"Ricerca e innovazione sono la fonte principale per la crescita della produttività e dell'efficienza economica del sistema Paese. In quest'ottica, è necessario sviluppare sinergie di valore tra industria bancaria e attori dello sviluppo del Paese. Allo stesso tempo è fondamentale rafforzare ulteriormente una strategia comune europea per il recupero dei ritardi strutturali e dei livelli di competitività internazionale". Lo ha dichiarato il Presidente dell'Abi (Associazione bancaria italiana), Corrado Faissola, intervenendo a Roma al convegno "Finanziare la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione", un evento che si inserisce nell'ambito della settimana europea per le Pmi.
"L'aumento degli investimenti per ricerca, sviluppo e innovazione - ha sottolineato Faissola - può essere una delle migliori soluzioni per non restare indietro e cogliere le opportunità che verranno dal superamento della crisi". Ciò significa investire anche nella salute, nelle energie rinnovabili, nell'eco innovazione, nell'educazione, nell'università e conoscenza.
Per quanto riguarda le banche italiane, è stata evidenziata la particolare attenzione verso le imprese innovative, definendo e utilizzando strumenti ad hoc con caratteristiche di snellezza e semplificazione che tendono a facilitare il rapporto della stessa impresa con il mondo del credito:
Le associazioni del CNCU chiedono ai presidenti dei Gruppi parlamentari, alla Camera e al Senato un'audizione sulla class action. I rappresentanti delle associazioni "contestano il testo di recente approvato dal Senato in tema di class action giudicandolo inapplicabile, dannoso per i consumatori, avulso dal Codice del Consumo e contrario alle indicazioni provenienti dall'Unione Europea in merito alla prossima introduzione dell'azione collettiva risarcitoria transfrontaliera".
È quanto si legge nella lettera inviata dal responsabile della Direzione generale per il mercato, la concorrenza, il consumatore, la vigilanza e la normativa tecnica Gianfrancesco Vecchio. Le associazioni, si legge, "ritenendo che l'emendamento del Governo in materia di class action abbia scavalcato sia il dibattito parlamentare che le unitarie proposte delle associazioni dei consumatori, non consultate su un aspetto così delicato, richiedono una formale audizione per illustrare le ragioni della ferma opposizione al testo già approvato dal Senato".
Iniziative congiunte per monitorare la qualità dei servizi, campagne di educazione al consumo e più informazioni ai consumatori sono alcune delle iniziative al via dopo la firma di un nuovo protocollo di intesa fra l'Autorità per l'energia e il CNCU.
Alla luce del recente processo di liberalizzazione, l'accordo promuove una serie di iniziative a tutela del cittadino consumatore. "La libertà di scegliere il proprio fornitore di energia è uno diritto primario del consumatore, presupposto indispensabile per la creazione di un vero mercato - ha detto Alessandro Ortis, presidente dell'Aeeg - e, per questo, è indispensabile far sì che le scelta possa essere davvero consapevole e libera, con l'obiettivo comune di dare al cittadino un ruolo sempre più attivo e centrale. In quest'ottica è essenziale l'apporto delle Associazioni dei consumatori con le quali, ormai da anni, abbiamo avviato una proficua collaborazione, a tutela e promozione dei diritti riconosciuti".
L'accordo prevede in particolare campagne di educazione al consumo, seminari di aggiornamento per le Associazioni dei consumatori, iniziative per migliorare la diffusione delle informazioni utili ai consumatori di fronte al nuovo assetto dei mercati energetici e l'avvio di un monitoraggio costante sulla qualità dei servizi erogati dalle aziende di energia elettrica e gas. Come dati di analisi saranno presi in considerazione anche i reclami che arrivano alle associazioni dei consumatori.
Al via la procedura di conciliazione delle controversie per oltre 30 milioni di clienti Enel dell'elettricità e del gas, sia del mercato libero che del servizio di maggior tutela. Grazie a un accordo fra l'azienda e le associazioni dei Consumatori del CNCU, e dopo una fase sperimentale avviata in Piemonte e una formazione che ha coinvolto 560 operatori e più di 150 conciliatori, da oggi i clienti Enel possono rivolgersi alla procedura di conciliazione paritetica su base volontaria delle controversie, che permetterà di azzerare i costi attraverso una procedura online.
Dopo l'invio di un reclamo scritto, se non ritengono soddisfacente la risposta o non hanno ricevuto esito entro 30 giorni dall'invio, i clienti Enel potranno dunque rivolgersi alle associazioni dei Consumatori firmatarie dell'accordo (informazioni sul sito dedicato dell'Enel e sui sito delle associazioni) e attivare la procedura di conciliazione.
L'accordo si applica a tutti i clienti di Enel Servizio Elettrico e di Enel Energia, con un contratto per uso domestico o condominiale con potenza impegnata fino a 15 kW e per i clienti del gas con un consumo annuo fino a 50 mila metri cubi.
L'ampliamento dell'accordo a tutti i clienti dell'elettricità e del gas, auspicato da sempre anche dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, si articola - spiega Enel in una nota stampa - in un regolamento che fissa le linee-guida della procedura che si svolgerà interamente online e riguarderà quasi tutti i tipi di controversie.
Oltre a quelle già stabilite con il precedente regolamento (ricostruzione dei consumi a seguito del malfunzionamento del contatore; fatture di importi anomali rispetto alla media di quelli fatturati al cliente nei due anni precedenti; riduzione di potenza e sospensione della potenza per morosità), oggi si possono regolare anche le controversie legate ai consumi presunti in acconto elevati ed anomali rispetto alla media dei consumi; quelle derivanti dalla rateizzazione per bollette con consumi effettivi elevati, anche se non di conguaglio, e dalla rateizzazione e dai rimborsi per bollette di conguaglio; quelle nate da rifatturazioni e doppia fatturazione.
Per l'Antitrust è necessario cambiare il criterio di remunerazione della componente distributiva dei farmaci erogati a carico del Servizio Sanitario Nazionale prevedendo, ad esempio, "di riconoscere al farmacista una retribuzione a forfait per ogni servizio di vendita di ciascun medicinale, indipendentemente dal suo prezzo", che sgancerebbe la remunerazione dal valore del farmaco (attualmente sono previste quote di spettanza in percentuali fissate sul prezzo di vendita netto dei medicinali) e "renderebbe neutrale la scelta circa le confezioni da consegnare". Il tutto avrebbe un impatto positivo sulla diffusione dei medicinali equivalenti.
È quanto scrive l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ha inviato una segnalazione ai presidenti di Camera e Senato, al presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
L'Antitrust segnala i possibili effetti distorsivi della concorrenza del sistema di remunerazione dei farmaci erogati a carico del SSN e sottolinea nella sua segnalazione "la forte asimmetria informativa esistente fra il consumatore e il farmacista", che consente a quest'ultimo di orientare la scelta dei farmaci anche in tema di medicinali equivalenti e laddove "la presenza, per il farmacista, di incentivi economici di vendita distorti a favore di alcune categorie di farmaci è in grado, dunque, di produrre effetti di un qualche rilievo sulla composizione delle vendite".
L'Autorità, si legge nella segnalazione, "ritiene necessaria l'adozione di un diverso criterio di remunerazione della componente distributiva, con riferimento alla distribuzione dei farmaci erogati dal SSN, in grado di porre il distributore finale in una condizione di relativa neutralità rispetto alla scelta del farmaco da consigliare al paziente, se non addirittura di rendere maggiormente conveniente la vendita del farmaco più economico". Da qui la proposta di una sorta di "fee for service", un sistema di retribuzione a forfait usato da altri paesi europei nei quali, sottolinea l'Antitrust, la diffusione dei farmaci equivalenti è superiore rispetto all'Italia.
Potere decisionale a sovranità limitata perché influenzato da vincoli di natura finanziaria e politica, con un rapporto molto stretto con sfera politica: è quanto evidenzia un'indagine su 51 direttori generali di Asl e aziende ospedaliere realizzata dal Censis in collaborazione con la Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere). La ricerca ha permesso di tracciare un profilo dei direttori generali e del loro punto di vista sul Sistema sanitario in Italia.
Uno dei dati più rilevanti è il condizionamento della politica: oltre il 63% dei direttori generali intervistati definisce molto o abbastanza intensi i rapporti con i sovraordinati della sfera politica, con un fenomeno particolarmente accentuato al Sud Italia dove il rapporto con la politica si presenta totalizzante, mentre al Nord e al Centro Italia a definire tale rapporto molto o abbastanza intenso sono rispettivamente il 51,5% e il 44% degli intervistati.
Qual è l'identikit dei direttori generali? In tema di formazione, il 38,5% dei direttori generali di Asl e aziende ospedaliere ha una laurea in ambito medico e circa un quarto ha una laurea in giurisprudenza, quota che sale al 40% al Sud-Isole. Fra le esperienze professionali precedenti, il 61% indica di aver operato in ambito medico-sanitario, il 23,5% in ambito economico e poco meno del 16% in quello politico - quest'ultima percentuale sale però al 44% nel Sud insieme a una quota analoga che ha lavorato nel settore economico.
Il legame con la politica, ma anche la convinzione di operare sotto tutela, è maggiore fra i direttori generali che operano nelle Regioni con Piani di Rientro, per le quali cambia in parte anche l'identikit formativo: è più forte la presenza di direttori generali senza formazione universitaria di tipo medico-sanitaria o esperienza professionale pregressa in ambito medico-sanitario.
L'indagine evidenzia anche quali sono, secondo i direttori generali intervistati, i problemi più generali della sanità: ai primi posti ci sono la ridotta strutturazione della medicina del territorio e le poche risorse rispetto ai fabbisogni reali (70% entrambe), la poca attenzione alla cultura e alla pratica manageriale (36%) e l'eccesso di ospedali rispetto ai bisogni assistenziali attuali (34%). Le proposte per migliorare l'offerta sanitaria indicano l'attivazione di un confronto delle performance dei provider e la costituzione di un sistema organico per la diffusione delle best practices. Quasi l'81% degli intervistati è favorevole alla valorizzazione del privato sottoposto a controlli più rigorosi, mentre una percentuale più ridotta (meno del 20% ma con punte del 28,6% al Centro Italia) vuole un'offerta interamente pubblica.
Sono circa 600 mila i lavoratori domestici in Italia, in gran parte donne straniere provenienti da Romania, Ucraina e Filippine. Un dato che si rivela superiore secondo le stime che comprendono colf e assistenti irregolari, che arrivano a calcolarne quasi il doppio. Per le immigrate è il lavoro che permette di mantenere la famiglia o costruire una casa; per le italiane - che in tempi di crisi sembrano in parte ritornare al settore domestico - è invece un modo per arrotondare il bilancio familiare.
È la fotografia del lavoro domestico scattata dalle Acli Colf in occasione della XVII Assemblea nazionale "Per un nuovo welfare della cura oltre il fai da te" in corso da oggi a Roma. In gran parte si tratta di lavoratrici straniere (solo il 22,3% è di nazionalità italiana) e soprattutto di donne, che rappresentano l'87% fra i lavoratori stranieri e il 96% fra gli italiani.
Fra le immigrate, il 20% proviene dalla Romania, il 12,7% dall'Ucraina, il 9% circa dalle Filippine e il 6% dalla Moldavia; seguono Perù, Ecuador, Polonia e Sri Lanka, con percentuali che vanno dal 3,6 al 2,8% e rappresentanze minori di numerosi altri Paesi, europei, asiatici, africani e sudamericani.
"Queste donne - commentano le Colf delle Acli - rappresentano oggi l'unica speranza delle famiglie italiane per la cura dei bambini e l'assistenza di anziani. Infatti è noto che il nostro welfare è largamente carente di adeguati servizi per l'infanzia, per le persone anziane o per i non autosufficienti". In periodo di crisi economica sono però numerose le donne italiane che tornano al settore domestico. Secondo le Acli Colf, "per le italiane il lavoro domestico ad ore rappresenta un'occasione per arrotondare il bilancio familiare e per conciliare l'occupazione extradomestica, seppur svolta in un'altra casa, con le proprie esigenze casalinghe. Per le immigrate, la cui famiglia è rimasta in patria, è il modo per mantenere i figli, il marito o per costruire la casa".
Un fenomeno legato al lavoro nel settore domestico da parte delle immigrate è la presenza forte di famiglie divise, che sono più del 60%: solo il 38% delle colf straniere ha i familiari più stretti (figli o coniuge) che vivono tutti in Italia. Il 57% delle lavoratrici vive lontano dai propri figli, che sono affidati in patria alle cure dell'altro coniuge (41%) o degli altri parenti (41%).
Diffuso è il lavoro sommerso: il 57% delle colf straniere dichiara di lavorare completamente o in parte senza contratto. Si tratta di un dato, evidenziano le Acli, che deriva dalla somma del numero di coloro che non possono avere un contratto perché residenti in Italia irregolarmente (24%) al numero di coloro (33%) che pur possedendo il permesso o la carta di soggiorno, svolgono almeno un lavoro in nero. Se si considerano i soli collaboratori regolari, oltre la metà (55%) denuncia irregolarità nei versamenti previdenziali perché o non vengono versati contributi (24%) oppure vengono versati solo parzialmente (31%).
L'Assemblea rappresenta l'occasione per le Acli Colf di proporre una "rivoluzione copernicana" con un pacchetto di proposte che intende riorganizzare il lavoro domestico restituendo risorse alle famiglie e favorendo l'emersione del lavoro nero.
Fra le proposte, c'è quella di dare alle famiglie la possibilità di detrarre l'intero costo del lavoro domestico in sede di dichiarazione dei redditi; abolire le retribuzioni convenzionali e introdurre una aliquota legata alla retribuzione effettiva; prevedere nuove forme di prelievo fiscale per le colf perché possano pagare le tasse con una rateizzazione meno concentrata e elevata; dividere il lavoro domestico dal lavoro di assistenza alle persone, inserendo quest'ultimo nella rete dei servizi sociali di sostegno alla famiglia.
"Senza una presa in carico forte da parte dello Stato - spiegano le Colf - l'irregolarità nel lavoro domestico è un circolo vizioso spesso legato a fattori di reciproca convenienza: la famiglia risparmia non pagando o pagando meno contributi, la lavoratrice guadagna qualcosa in più, rinunciando a diritti previdenziali e assistenziali di cui difficilmente riuscirebbe a godere per l'esiguità della copertura assicurativa, oltre ai problemi legati alla debolezza del sistema previdenziale transnazionale". Le proposte delle Acli Colf mirano dunque a spezzare questo circolo vizioso rendendo appetibile per entrambe le parti - famiglie e lavoratrici - la regolarizzazione del lavoro domestico.
Maglia nera alle telecomunicazioni per il terzo anno di fila. Il settore delle tlc, infatti, è risultato il servizio più criticato dai cittadini nel 2008: i cittadini in questione sono quelli che si sono rivolti al Pit servizi di Ciattdinanzattiva che oggi ha presentato la IX Relazione dal titolo - significativo - "I consumatori pagano il conto".
Al secondo e terzo posto di questa classifica "all'ingù" si piazzano, rispettivamente, la pubblica amministrazione e i servizi pubblici locali. "La Relazione è solo il punto di partenza - ha commentato Teresa Petrangolini - segretario generale dell'Associazione - che indica la strada da percorrere per il futuro. Cittadinanzattiva sarà impegnata nel futuro a rafforzare il sistema di tutela, a rafforzare il ruolo delle Autorità di Vigilanza che devono essere sempre più indipendenti, tempestive e trasparenti. Infine è necessario rafforzare il ruolo dei cittadini tramite la valutazione e la partecipazione civica".
Il Pit ha raccolto nell'anno passato 8330 segnalazioni, +25% rispetto al 2007 quando erano stati "solo" 6643 i cittadini a rivolgersi al servizio di Cittadinanzattiva che fornisce gratuitamente ai cittadini assistenza e tutela dei diritti nei servizi di pubblica utilità. Il 36% dei cittadini che si rivolgono al Pit, che nel 48% dei casi provengono dal Sud e dalle Isole, hanno bisogno di essere assistiti perché da soli non riescono a risolvere i disservizi che hanno subito; il 24 % richiede, invece, una consulenza; un altro 24% un'informazione infine il restante 16% mette a conoscenza l'Associazione di un reclamo inoltrato alla Società. Quanto allo status dei casi, si registra un successo di Cittadinanzattiva che nel 70% delle volte è riuscita a risolvere il caso soppotosto; il 17% dei casi è avviato a soluzione; il 10% è pendente e il 3% è la quota dei casi che non sono rivolti direttamente all'Associazione per cui non si prevede un intervento diretto.
Elementi ricorrenti per cui i cittadini hanno scelto di rivolgersi al Pit sono i più svariati e sono stati ricompresi sotto queste categorie: l'aumento del costo della vita e la conseguente perdita del potere di acquisto relativamente a quelli che sono considerati beni di prima necessità come la luce, il gas o l'acqua; l'impossibilità di accedere o sostenere i costi dei servizi; la crisi dei diritti; l'inadeguatezza delle forme di tutela; la "controriforma" Bersani.
I disservizi sono stati valutati e classificati tenendo presente la Carta dei Diritti dei Cittadini che Cittadinanzattiva ha promosso nel 2000 e nella quale sono elencati i diritti fondamentali che dovrebbero essere sempre garantiti ai cittadini. Ebbene, i diritti più frequentemente violati sono il diritto all'informazione (particolarmente nei settori delle tlc, della pubblica amministrazione e dell'energia); il diritto al servizio (particolarmente nei settori delle tlc, dei servizi locali,e dei trasporti) e il diritto alla sostenibilità economica (particolarmente nei settori bancario, dell'energia e delle telecomunicazioni).
Ritornando alla classifica dei settori più criticati, diamo uno sguardo ai singoli settori soffermandoci sui primi tre della lunga lista rimandando al sito dell'Associazione per una più approfondita analisi: nel settore delle telecomunicazioni - che ricordiamo si classifica al primo posto della classifica dei più criticati - gli ambiti dove si riscontrano le maggiori criticità sono la telefonia fissa (61%), telefonia mobile (25%), internet (11%) e pay tv (3%). Nel settore della pubblica amministrazione gli ambiti peggiori sono: multe (27%), fisco (23%), pratiche amministrative (20%), welfare (15%), sicurezza (13%) e la giustizia (3%). Nel settore dei servizi pubblici locali, infine, i disservizi principali riguardano l'acqua (56%), i rifiuti (16%) e il trasporto pubblico locale (11%).
Rafforzare il rapporto di fiducia e collaborazione con le associazioni dei Consumatori e far conoscere le attività e gli impegni assunti per migliorare la qualità dei propri servizi: questo l'obiettivo del progetto "Open WIND" con il quale l'azienda apre le porte ai Consumatori. Il progetto è condiviso da Consumer Associations - Direzione Regulatory Affairs and Institutional Relations. Il piano delle iniziative prevede apertura dei customer care e dei punti vendita, il potenziamento dell'area consumatori del sito internet e un workshop finale.
Il piano delle iniziative di Open WIND è così articolato:
Dopo i vademecum sul Mutuo Informato e sul Prezzo Valore, arriva la Guida alle Garanzie Preliminari per l'acquisto di una casa. E' il frutto del lavoro congiunto del Consiglio Nazionale del Notariato e delle Associazioni dei Consumatori appartenenti al CNCU (Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti) ed è appunto il terzo esempio di una collaborazione che risale ormai al 2006.
Uno strumento utile e trasparente che chiarisce al cittadino, sia esso il venditore o l'acquirente, quali sono i suoi diritti e doveri rispetto all'atto preliminare di vendita, quel compromesso con cui le parti si obbligano a concludere una compravendita, stabilendone modalità e termini.
"Questa guida ha un significato particolare - ha detto Paolo Piccoli, Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato durante la conferenza stampa di presentazione della guida, che si è svolta oggi a Roma - perché entra nel vivo dell'acquisto della casa e fa capire al cittadino che il contratto preliminare è complesso e contiene una serie di verifiche da fare per non incorrere in problemi economici o giuridici".
"Noi insistiamo sul fatto che i preliminari fai da te sono da evitare per entrambe le parti. Anche il venditore, infatti - ha spiegato Piccoli - potrebbe trovarsi a dover pagare plusvalenze senza saperlo; se poi ha ereditato la casa la questione è ancora più complicata perché ci potrebbero essere altri proprietari e la banca avrebbe problemi a concedere il mutuo".
"Purtroppo il contratto preliminare non è un contratto standard - ha precisato il notaio Rizzi che ha lavorato alla stesura della Guida - quindi si deve diffidare da chi presenta un modello standard perché il preliminare è come un vestito tagliato su misura, va fatto caso per caso. Grazie alle Associazioni dei Consumatori - ha aggiunto Rizzi - siamo riusciti a tradurre il nostro linguaggio tecnico in linguaggio semplice e utile a tutti".
"Spesso è proprio nell'acquisto della prima casa che si fanno errori - ha ribadito Antonio Longo, Presidente del Movimento Difesa del Cittadino (MDC) - La garanzia preliminare è importante e questa Guida arriva in un momento delicato in cui il Governo sta mettendo in discussione il ruolo dei notai come intermediari, che ci affiancano nell'acquisto della prima casa. Ci impegniamo, per questo, a diffondere questa Guida nelle nostre sedi e ci auguriamo che la collaborazione con i notai prosegua".
"Questo opuscolo apre la mente di chi deve comprare una casa - ha detto Mario Finzi di Assoutenti - Spiega l'importanza della proposta d'acquisto, in cui già ci sono contenuti che legano il venditore all'acquirente; elenca tutte le verifiche da fare nella fase preliminare. Io le ho contate, sono 16 e questo opuscolo assiste il cittadino fin dal primo momento".
Le Associazioni dei Consumatori all'unanimità hanno dato la loro disponibilità a continuare questo percorso, insieme al Consiglio Nazionale del Notariato, per far conoscere ai cittadini tutti i loro diritti e doveri rispetto ad una scelta così importante, quale è quella della casa. Durante la conferenza sia i notai che i rappresentanti dei consumatori hanno parlato di altre due guide future: quella sull'acquisto di case in costruzione e quella sulle successioni.
"Noi vogliamo affinare sempre di più gli strumenti a disposizione dei cittadini - ha dichiarato Teresa Petrangolini, Segretario Generale di Cittadinanzattiva - Questa terza Guida è un esempio anche del ruolo che i notai possono avere nella nostra società. Alcuni pensano che siano soltanto una corporazione da evitare; noi invece abbiamo scelto la strada del dialogo e crediamo possano essere utili agli italiani in un momento in cui il cittadino è sempre più senza tutela".
Notai e consumatori, dunque, insieme al fianco dei cittadini in un momento delicato della loro vita, in cui facilmente si rischia di essere preda di venditori senza scrupoli o di agenti immobiliari "poco professionali", che, a differenza dei notai, non rispondono in prima persona davanti alla legge. Questo, infatti, è stato un altro punto sollevato durante l'incontro di oggi: è importante registrare garanzie preventive per avere un responsabile che risponda in caso di problemi.
"La guida spiega proprio quali sono le nostre responsabilità - ha detto il notaio Piccoli - Non a caso negli Stati Uniti, dove non ci sono i notai, è successo lo scandalo dei Subprime, che in parte è stato causato dalla mancanza di un controllo indipendente sulle compravendite".
"E ci tengo a sottolineare - ha concluso il Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato - che il costo maggiore delle transazioni immobiliari non è nella formalizzazione, ma nell'intermediazione. E' vero che ci sono forti imposte, ma tra privati la tassazione non avviene sul valore dell'immobile, ma sulla rendita catastale e questo ha fatto riequilibrare le nostre tariffe, facendo passare l'aliquota dal 3% allo 0,2%".
Dunque registrare un contratto preliminare dovrebbe costare meno che usare una carta di credito e il risultato è che si ha una forte garanzia dai casi in cui "si compra una casa che non esiste o che è stata venduta anche ad altre persone oppure che, sebbene il venditore ne sia inconsapevole, ha una serie di ipoteche su di sé". Piccoli ha, infine, annunciato che presto potrebbe arrivare una tariffa più trasparente e meno macchinosa anche per l'acquisto di case in costruzione.
E' stato firmato oggi a Roma, alla presenza del Ministro dell'Economia e delle Finanze Giulio Tremonti, un accordo quadro tra Banca Europea per gli Investimenti (BEI), Associazione Bancaria Italiana (ABI) e Confindustria. Lo scopo dell'accordo è quello di incrementare i finanziamenti della BEI alle imprese italiane per investimenti in Ricerca, Sviluppo e Innovazione (RSI) e alle Piccole e medie imprese (PMI).
Secondo l'accordo le tre istituzioni collaboreranno in più settori:
Per valutare periodicamente i risultati raggiunti e individuare nuove iniziative volte a migliorare la collaborazione e`stato stabilito di costituire un gruppo di lavoro congiunto BEI-ABI-Confindustria.
Nel corso del 2008 i finanziamenti BEI al sistema economico italiano sono stati pari a 8,3 miliardi (+48% sul 2007): 2,5 miliardi sono stati destinati, con l'intermediazione dei 25 gruppi bancari italiani partner della BEI, alle PMI, attivando programmi di investimento cofinanziati da BEI e Banche partner per circa cinque miliardi.
Un concorso pubblico europeo per valutare e premiare le soluzioni di e-government e l'applicazione delle Information and Communication Technologies (ICT) nell'amministrazione pubblica: sono aperte le iscrizioni alla IV edizione degli European eGovernment Awards, il concorso della Commissione Europea per la selezione di best practices nell'uso delle ICT per i servizi pubblici. Le iscrizioni si chiuderanno il 10 giugno e le soluzioni di e-gov ritenute migliori saranno presentate durante la 5° Ministerial eGovernment Conference 2009, che si terrà a Malmö (Svezia) il 19 novembre 2009.
Il concorso è aperto a tutte le pubbliche amministrazioni dei paesi europei - locali, regionali, nazionali o internazionali - e intende dimostrare come le ICT possono migliorare i servizi ai cittadini e il mercato europeo. Gli Awards sono organizzati ogni due anni con l'obiettivo di identificare e selezionare le buone pratiche nell'uso delle ICT nei servizi pubblici, sottolineando dunque i benefici che queste comportano in relazione a una migliore qualità di vita dei cittadini, a una accresciuta fiducia pubblica nelle istituzioni e a una maggiore competitività.
Il Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò, ha approvato un provvedimento sulla qualità dei servizi telefonici di contatto (cosiddetti call center) al fine di migliorare il servizio che questi rendono agli utenti sia in inbound che in outbound. L'intervento dell'Autorità ha fatto seguito a numerose segnalazioni delle associazioni dei consumatori nonché di singoli cittadini che hanno lamentato tempi di attesa troppo lunghi, risposte poco chiare o inadeguate, solo per fare qualche esempio.
Sono in particolare stabiliti:
La commissaria Meglena Kuneva ha presentato i dati di un'indagine iniziata nel settembre del 2007 circa la correttezza informativa dei siti internet che vendono biglietti aerei. Più di 100, esattamente 137, i siti internet esaminati e 115 di questi sono stati "corretti". Cinquantadue compagnie aeree sono state promosse: un ottimo risultato se si pensa che 67 sono quelle esaminate.
"Questa indagine su scala UE sulle linee aeree sta cambiando l'aspetto dei siti web europei. Ma questo non basta, c'è ancora molto da fare. Ma questa prima indagine paneuropea ha mostrato di essere efficace e di poter dare dei risultati. La prossima fase sarà costituita da un accordo comune al trasporto aereo mentre continueremo a controllare da vicino gli sviluppi nel settore", ha affermato la Kuneva.
Tre le liste stilate dalla Commissione europea. Nella prima quelle come Iberia, Sas e Tap, Finnair, Air Malta e Tarom e altre compagnie nordiche, che hanno ricevuto il placet di Bruxelles. La più corposa è quella che raccoglie 38 compagnie, tra cui Alitalia, Air One, EasyJet, Ryanair, British Airways e AirFrance-Klm (queste ultime due sono state aggiunte stamattina dopo una telefonata con i servizi della Kuneva), che hanno promesso di mettersi in regola entro luglio, se non vogliono finire vittima delle azioni legale che le autorità dei consumatori nazionali potrebbero loro intentare. Nell'ultima lista, quella dei "cattivi", da una dozzina di compagnie, tra cui Myair e Windjet, ma anche Olympic Airlines, Turkish Airlines o Royal Air Maroc che non hanno risposto all'inchiesta di Bruxelles, "dimostrando una scarsa o nulla attenzione ai consumatori e ai loro passeggeri".
Il Vicepresidente Antonio Tajani, responsabile per i Trasporti, ha affermato "L'applicazione di una totale trasparenza dei prezzi costituisce un obbligo nell'ambito del regolamento relativo ai servizi aerei. Le linee aeree hanno il dovere di imporre standard elevati nel settore dei servizi aerei; è nostra responsabilità assicurare che tutte le parti in causa rispettino le stesse regole. Questo riveste la massima importanza per il consumatore che desidera comparare i prezzi tra le varie linee aeree e operare una scelta reale".
I risultati della valutazione sono stati trasmessi alle autorità nazionali preposte all'applicazione della legislazione, per l'eventuale seguito da dare. La Commissione, comunque, sta lavorando con il settore delle linee aeree per raggiungere un accordo comune per il mantenimento dei livelli, compreso il monitoraggio effettuato da una terza parte indipendente.
La Commissione presenterà nel giugno 2009, una comunicazione sull'attuazione, per rafforzare il lavoro della rete delle autorità nazionali preposte all'applicazione della legislazione dopo due anni di attività (rete CPC).
Via libera del Senato alla nuova formulazione della class action. L'aula ha infatti approvato l'articolo 30-bis del disegno di legge sullo Sviluppo che riscrive la disciplina sulle azioni risarcitorie collettive per come era prevista in origine dalla Finanziaria 2008. Il ddl Sviluppo sarà licenziato dal Senato tra oggi e domani mattina. Anche se il provvedimento dovrà tornare in terza lettura alla Camera la prossima settimana, sono improbabili nuove modifiche al testo.
La class action sarà applicabile "agli illeciti compiuti successivamente all'entrata in vigore" del provvedimento. L'aula ha approvato anche un emendamento presentato dal senatore Alberto Balboni (Pdl) che ha cancellato la parziale retroattività da luglio 2008 della class action inserita nella versione originale dell'articolo 30-bis.
Il provvedimento stabilisce che i diritti individuali dei consumatori sono "tutelabili anche attraverso l'azione di classe". Ciascun componente della classe dovrà però agire per ottenere la condanna al risarcimento.
Una formulazione contestata con forza dalle associazioni dei consumatori, che ritengono il testo inapplicabile. Il nodo riguarda le possibili conseguenze per i ricorrenti. Dato che le associazioni non possono attivare autonomamente l'azione risarcitoria, se il Tribunale rigetta l'istanza ritenendola inammissibile, i ricorrenti rischiano di vedersi condannati al rimborso delle spese legali.
COME FUNZIONA LA CLASS ACTION ALL'ITALIANA
Il ddl Sviluppo prevede che i consumatori, al momento di aderire alla Class action, debbano depositare la "documentazione probatoria" in tribunale. L'adesione comporta la rinuncia a ogni azione risarcitoria individuale. Alla prima udienza il tribunale decide con una ordinanza sull'ammissibilità della domanda.
La domanda è dichiarata inammissibile quando è "manifestamente infondata, quando sussiste un conflitto di interessi ovvero quando il giudice non ravvisa l'identità dei diritti individuali tutelabili [...] nonché quando il proponente non appare in grado di curare adeguatamente l'interesse della classe".
Se ammette la class action, il tribunale fissa "termini e modalità della più opportuna pubblicità, ai fini della tempestiva adesione degli appartenenti alla classe".
Spetta sempre al giudice fissare un termine perentorio per l'adesione, "non superiore a 120 giorni dalla scadenza di quello per l'esecuzione della pubblicità". In caso di pronuncia a favore della richiesta di risarcimento, il tribunale stabilisce il criterio omogeneo di calcolo per la liquidazione delle somme.
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