Rosso fisso a inizio 2009: il 30% dei commercianti segnala una flessione delle vendite e solo il 14% dichiara un aumento. Alle spalle ci sono gli strascichi di un 2008 che si è concluso con un calo delle vendite dell'1,5% nell'ultimo trimestre. I dati vengono dall'indagine sulla congiuntura realizzata dal Centro Studi Unioncamere. Le difficoltà maggiori sono previste per le imprese del Sud e quelle dei comparti non alimentari.

I dati sull'andamento del fatturato per il primo trimestre 2009, secondo quanto dichiarato dai commercianti, presentano un saldo negativo pari a -16 punti percentuali tra chi prevede un aumento e chi una diminuzione delle vendite. Più accentuata la preoccupazione delle imprese di maggiore dimensione rispetto a quella espressa dalle imprese con meno di 20 dipendenti. A soffrire di più sembrano soprattutto le imprese del comparto non alimentare con oltre 20 dipendenti (il saldo tra quanti dichiarano un aumento di fatturato e quanti prevedono una diminuzione è pari a -41). Tengono meglio il segmento alimentare e gli ipermercati, supermercati e grandi magazzini. A livello territoriale, la grande dimensione risulta fortemente penalizzata al Sud. Le imprese di piccole dimensione perdono maggiormente nel settore alimentare rispetto al non alimentare. con il Mezzogiorno che segna valori più bassi rispetto alle altre aree del paese. Ma le previsioni sono negative anche per le vendite di ipermercati, supermercati e grandi magazzini.

Accedere ai servizi pubblici attraverso gli sportelli bancari. E dunque avere la possibilità di ritirare un certificato al bancomat o di rinnovare il passaporto attraverso lo sportello bancario. Con questo obiettivo, l'Abi (Associazione bancaria italiana) partecipa al piano e-Government 2012 e al progetto Reti Amiche promossi dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione per facilitare l'accesso di cittadini e imprese ai servizi pubblici, riducendo i tempi e le attese delle procedure burocratiche.

Il Presidente dell'Abi, Corrado Faissola, e il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione, Renato Brunetta, hanno infatti firmato oggi a Roma un Protocollo d'Intesa che rafforza la collaborazione con il settore bancario in vista della partecipazione delle banche italiane al Piano e-Government 2012 e al progetto Reti Amiche. L'obiettivo è consentire a cittadini e imprese di accedere ai servizi pubblici attraverso gli sportelli e tutti i canali innovativi del settore bancario. L'Abi si impegna dunque a promuovere la partecipazione delle banche al progetto: in questo modo la relazione fra PA e cittadini potrebbe avvalersi di una rete composta da oltre 32 mila sportelli bancari, quasi 42 mila ATM (Automated Teller Machine) e 28 milioni di carte Bancomat. "Le banche italiane - ha detto il Presidente dell'Abi, Corrado Faissola - sono da sempre impegnate sul fronte dell'innovazione, che rappresenta un elemento costitutivo del loro patrimonio genetico". Per Faissola "il progetto "Reti Amiche" rappresenta un passo importante, al quale il settore bancario vuol dare il proprio contributo, verso un Paese più moderno ed efficiente e soprattutto verso una maggiore semplicità e vicinanza nel rapporto tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione".

Alla crisi gli italiani reagiscono con prudenza. Il 43% sceglie di risparmiare di più, il 22% ha intenzione di ridurre i consumi. Non c'è panico diffuso ma un atteggiamento che risponde alla crisi economica attraverso prudenza, risparmio, ricerca di occasioni che consentano di salvaguardare la buona qualità dei prodotti acquistati senza spendere cifre esorbitanti. E in una fase caratterizzata ancora da segnali di peggioramento, poco più della metà delle famiglie italiane dichiara di guardare al futuro con ottimismo (53%) mentre il 30% si dichiara pessimista. Risultato?"Crisi e incertezza sono reali e diffuse, ma esiste un capitale fiduciario privato che non deve essere disperso ma, anzi, opportunamente sviluppato perché, forse, è proprio da questo capitale che si potrà ripartire per costruire una strategia di ripresa della nostra economia": sono i principali risultati che emergono dall'"Outlook sui consumi" realizzato da Confcommercio in collaborazione con il Censis.

Si reagisce alla crisi con la riorganizzazione dei consumi e raramente si percepisce senso di smarrimento. Secondo la ricerca, infatti, c'è la tendenza o a rimuovere la crisi dal quotidiano oppure a guardare avanti. E dunque il 53% degli intervistati ha dichiarato di essere comunque ottimista; il 30% si dichiara pessimista; il 17% guarda al futuro con sostanziale incertezza. "Il saldo tra ottimisti e pessimisti, osservato in serie storica, si posiziona nel gennaio del 2009, agli stessi livelli dei primi mesi del 2007, quando ci fu l'illusione di una ripresa solida e duratura".

Il risparmio è imposto dagli eventi e da un mercato diventato un percorso a ostacoli. Il 42% delle famiglie intervistate ritiene di avere mantenuto stabili le proprie spese: "molte persone, soprattutto i giovani, le famiglie unipersonali e le coppie con figli - rileva la ricerca - tendono spesso a mettere in atto un comportamento forzosamente adattativo, spendendo poco, concedendosi pochi extra, ricercando prodotti in offerta speciale, in modo tale da non sforare budget a volte assai contenuti". Per quasi il 30% delle famiglie con spese in aumento, le maggiori uscite sono state determinate dalle tariffe sulle utenze domestiche.

Niente panico dunque ma un atteggiamento duplice. Da un lato c'è chi guarda con ottimismo al futuro (53%), dall'altro chi risponde alla crisi con comportamenti razionali e dunque con la scelta di risparmiare di più (43,2% degli intervistati) e ridefinire il paniere dei consumi (22,2%).

La metà delle famiglie che usa il credito al consumo ha dichiarato di farvi ricorso per mancanza di contanti. Ma il panorama è in chiaroscuro: solo l'1,4% degli intervistati nella ricerca ha dichiarato di doversi eventualmente indebitare per far fronte alla crisi economica e soli il 17% ha detto di aver sottoscritto un contratto di credito al consumo nell'ultimo anno.

Per il direttore dell'Ufficio Studi di Confcommercio Mariano Bella, "in questo momento decifrare il legame tra percezioni, aspettative sul futuro e comportamenti è eccezionalmente difficoltoso. Le evidenze emerse dall'indagine rispecchiano la difficoltà delle famiglie addirittura nel decidere quale strada prendere. In sostanza non si sa quanto la riduzione di reddito, verosimilmente ancora da patire, sarà profonda e duratura". La previsione di consumo indica una nuova flessione nel primo trimestre 2009. "Eppure - ha concluso il direttore dell'Ufficio Studi - il relativo ottimismo come reazione alla situazione attuale potrebbe indicare un miglioramento della pianificazione degli acquisti durante la fase centrale dell'anno. Sta anche ai decisori permettere che questo potenziale di fiducia si trasformi in più dinamici comportamenti di spesa".

Sempre più diffuso in Italia il ricorso all'acquisto tramite carte. Nel 2007 un terzo dei pagamenti è avvenuto tramite carta di credito o bancomat per un importo complessivo che sfiora i 129 miliardi di euro, in crescita dell'86% dal 2003. Ogni italiano ha a disposizione per le proprie spese 1,14 carte di credito, più di Paesi come la Francia e la Danimarca ma ancora al di sotto delle cifre registrate da Gran Bretagna o Germania. Un fenomeno in crescita, del 5,8% in un anno, più di Giappone (3,4%) o Stati Uniti (0,7%). Emerge da un'elaborazione Camera di commercio di Milano su dati Banca Centrale Europea 2008 e Bank for International Settlements 2008.

È finita l'era della "cash society" quando negli anni '60 e '70 si viveva appunto in una "società del pagamento in contanti", adesso il credito è offerto ai consumatori attraverso una miriade di strumenti finanziari ed è diventato il lubrificante della vita economica. Oggi il ricorso al credito non è più limitato ai tradizionali beni di investimento come gli immobili o l'acquisto dell'autovettura, degli arredi di casa e degli elettrodomestici, ma i finanziamenti vengono chiesti anche per l'acquisto dei generi di prima necessità, per "fare la spesa".

"La Camera di commercio è impegnata a promuovere un mercato trasparente per consumatori e imprese - ha dichiarato Lucia Moreschi, consigliere della Camera di commercio di Milano - Siamo attivi con strumenti di regolazione come i contratti tipo, pareri sulle clausole vessatorie, codici di autodisciplina, la conciliazione anche nel settore del credito. Con una attenzione ancora maggiore in un momento delicato come quello attuale, in cui le difficoltà internazionali stanno incidendo su abitudini e possibilità di consumo di tante famiglie, e in un impegno congiunto con le altre istituzioni e con le associazioni dei consumatori".

L'incontro è servito anche a presentare il "Parere sulla vessatorietà delle clausole contenute nei contratti di credito al consumo tramite carte revolving" realizzato dal servizio Armonizzazione del mercato della Camera di commercio di Milano con la collaborazione della CCIAA di Roma, approvato dal Ministero dello Sviluppo Economico e partecipato al sistema camerale tramite Unioncamere nazionale che si può consultare sul sito della Camera di Commercio.

Chiunque intenda emettere nell'ambiente Organismi Geneticamente Modificati è tenuto a fornire alle autorità nazionali competenti tutte le informazioni riguardo l'ubicazione e le dimensioni dei siti di emissione, e gli ecosistemi che potrebbero essere interessati dal fenomeno. E' quanto ha specificato oggi la Corte di Giustizia Europea rifacendosi al principio di precauzione e dei rischi cui vanno incontro l'ambiente e la salute umana, di fronte all'emissione di OGM.

Ne consegue che chiunque voglia avere informazioni sulle procedure di autorizzazione relative all'emissione di OGM, può farlo rivolgendosi alle autorità competenti. In nessun caso l'informazione relativa al luogo dell' emissione può rimanere riservata, neanche per motivi di protezione dell'ordine pubblico.

La sentenza della Corte Ue si riferisce ad un caso particolare. Nel 2004 un signore intendeva conoscere l'ubicazione delle sperimentazioni sul terreno di OGM, effettuate nel territorio del suo comune; ha chiesto al sindaco di Sausheim (Alta Alsazia) di trasmettergli, per ciascuna emissione di OGM effettuata nel territorio di tale comune, l'avviso al pubblico, la scheda d'impianto che consente di individuare la particella sfruttata a coltivazioni e la lettera prefettizia accompagnatoria di tali documenti. Ha chiesto inoltre le schede informative riguardanti ciascuna nuova emissione da realizzarsi nel 2004.

In assenza di risposta, il signore si è rivolto alla commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, la quale ha emesso un parere favorevole in merito alla comunicazione dell'avviso al pubblico e della prima pagina della lettera prefettizia accompagnatoria. Ma non è stata d'accordo sulla comunicazione della scheda d'impianto particellare e della mappa di ubicazione delle emissioni, argomentando che tale comunicazione avrebbe arrecato pregiudizio alla riservatezza e alla sicurezza degli operatori agricoli interessati.

Allora il Consiglio di Stato francese ha interrogato la Corte di Giustizia in merito alla definizione di "sito dell'emissione" e alla sua riservatezza. La risposta della Corte è stata che l'informazione relativa al luogo dell'emissione in nessun caso può rimanere riservata.

Contante o carte di pagamento? Sempre più spesso, nelle preferenze degli italiani la soluzione di questo dilemma vede prevalere la moneta elettronica, ritenuta più comoda, pratica e sicura del denaro contante: per due italiani su tre, infatti, le carte rappresentano il futuro dei pagamenti. A rivelarlo è un sondaggio condotto dall'Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione (ISPO) su un campione rappresentativo della popolazione nazionale maggiorenne. Secondo lo studio, gli italiani sono perfettamente consapevoli dei rischi legati all'uso del contante, primo fra tutti quello di subire un furto o una truffa; i vantaggi di sicurezza delle carte - di credito, di debito o prepagate - invece sono noti soprattutto a chi ne possiede almeno una nel proprio portafogli.

Secondo lo studio dell'ISPO, insieme al denaro contante gli italiani portano con sé anche molte preoccupazioni e, in particolare, oltre un terzo della popolazione (37%) teme di subire un furto o una truffa. Questa paura è ancor più diffusa tra le donne (42%) e le persone più anziane (43%) e si fonda in larga parte sull'esperienza diretta o indiretta degli intervistati, dal momento che più di un italiano su due (52%) è stato vittima o conosce qualcuno che ha subito furti o truffe di denaro contante. Un'altra preoccupazione ricorrente, invece, è quella di perdere banconote o monete, come è accaduto al 17% della popolazione. Anche per questo, il 77% degli italiani intervistati ammette di prendere piccole precauzioni quotidiane come quella di controllare il "resto".

Per gli italiani il "denaro di plastica" non è solo veloce e comodo, ma anche più sicuro. Il 75% degli intervistati, infatti, conosce i principali vantaggi di sicurezza delle carte di pagamento: dalla possibilità di bloccarle con una semplice telefonata alla propria banca o alla società che l'ha emesse (94%), a quella di fare reclamo per ottenere il rimborso di eventuali addebiti non autorizzati (70%), al servizio di allerta via sms che permette di tenere sempre sotto controllo le spese fatte con la propria carta (67%).

Secondo il sondaggio dell'ISPO, anche per i suoi vantaggi di praticità, velocità e sicurezza, il "denaro di plastica" è ormai entrato a pieno titolo nella quotidianità degli italiani. Il 62% di coloro che possiedono questo strumento dichiara di non uscire mai di casa senza cellulare e carta di pagamento, mentre uno su tre (31%) cerca di evitare i negozi che non accettano questo strumento. Per gli italiani, infine, nel futuro dei pagamenti ci sono soprattutto le carte. Il 67% degli intervistati, infatti, è convinto che nei prossimi anni questi strumenti sostituiranno quasi completamente il denaro contante che risulterà sempre più antiquato (50%). Le carte, quindi, saranno accettate ovunque (85%), dal taxi alla tabaccheria al bancone del bar, e verranno usate per pagare qualsiasi importo, dal caffè alle spese più consistenti (66%).

"Dona un farmaco a chi ne ha bisogno". Un farmaco da banco destinato a chi vive ai limiti della sussistenza. Si svolgerà domani la IX Giornata nazionale di raccolta del farmaco, organizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico, in collaborazione con la Federazione dell'Impresa Sociale - Compagnia delle Opere. L'iniziativa si terrà in 78 province, oltre 1.200 comuni e circa 3.000 farmacie che aderiranno in tutta Italia.

Nelle farmacie che esporranno la locandina della raccolta ci saranno volontari (diecimila in tutta Italia) che illustreranno l'iniziativa ai cittadini. E gli stessi farmacisti, rispetto alla domanda degli enti assistiti, consiglieranno il tipo di farmaco senza prescrizione medica più necessario. A beneficiare dell'iniziativa si stima saranno oltre 400 mila persone che ogni giorno vengono assistite da 1200 enti caritatevoli convenzionati con il Banco Farmaceutico. In otto anni, sono stati raccolti oltre 1.400.000 medicinali per un valore di circa 8.7 milioni di euro.

La Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco si svolge con l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, con il patrocinio del Segretariato Sociale della RAI e della Fondazione Pubblicità Progresso.

Clicca qui per conoscere l'elenco delle farmacie convenzionate.

Il furto della cyber identità, cioè dell'identità che un cittadino "mette" in internet sta diventando una grande emergenza, soprattutto da quando sono sempre più diffuse le operazioni economiche in rete. Dunque il consumatore di oggi che si trova di fronte alle nuove frontiere del commercio elettronico, è diventato oggetto di nuove forme di truffe nei confronti delle quali si trova spesso indifeso.

 

Come fare allora per tutelarlo? Soprattutto, il consumatore a chi deve affidare la sua sicurezza? Alla banca, a soggetti terzi o addirittura a se stesso?

 

L'incontro organizzato oggi dal Movimento Difesa del Cittadino (MDC) in collaborazione con il Master dell'Università di Roma Tre "Globalizzazione dei mercati e tutela dei consumatori", presso la Facoltà di Economia di Roma Tre, ha cercato di dare delle risposte a queste domande.

 

"Il desiderio di mercato unico su cui si basa la politica dell'Unione Europea trova degli intoppi e quello dell'ecommerce ne è sicuramente uno - ha detto Liliana Rossi Carleo, coordinatrice del Master dell'Università Roma Tre - Ci troviamo in una fase in cui siamo passati dalla micro-tutela ad una tutela preventiva, che non è più tutela individuale, ma guarda al mercato e ad un consumatore che non vuole ricorrere a rimedi, ma vuole che non vengano lesi i suoi diritti - ha spiegato Rossi Corleo.

 

"Internet purtroppo ha sfatato il mito secondo cui la legge può disciplinare tutto" ha dichiarato Federico Regaldo, l'avvocato responsabile del coordinamento scientifico del progetto finanziato dalla Commissione Ue, per la prevenzione delle frodi con i mezzi di pagamento elettronici.

 

"Internet, anzi si presta ad una competizione per le soluzioni più deleterie - ha aggiunto Regaldo - dunque fin dagli albori di internet si è pensato ad un meccanismo di autotutela, che può essere basata su codici di condotta che siano una sorta di bollino di garanzia. Questo assicurerebbe che un tal sito internet opera in un contesto più grande, di sicurezza. Ma ci sono dati allarmanti che ci dicono che questo non è sufficiente. Allora che fare?" Regaldo ha parlato della possibilità di estendere il principio della responsabilità da prodotto difettoso anche ai servizi di pagamento on line. "In questo modo - ha detto Regaldo - la responsabilità verrebbe spostata dalle vittime del cyber crime alle società che operano nel settore. A parte questo il diritto vigente fornisce ben pochi appigli e spero che in quest' incontro si trovino proposte interessanti".

 

"Abbiamo pensato di organizzare questo incontro nell'Università per avere come interlocutori i ragazzi che sono i veri protagonisti della rete - ha dichiarato Antonio Longo , Presidente di MDC - il problema delle truffe online sta diventando un'emergenza internazionale; infatti la Commissione europea sta finanziando una serie di seminari in tutti i 27 Paesi dell'Ue e questi seminari sono stati affidati alle associazioni dei consumatori".

 

"Il Movimento Difesa del Cittadino - ha aggiunto Longo - insieme con altre due associazioni italiane, Adiconsum e Federconsumatori, facciamo parte di un progetto con a capo un'associazione spagnola, l'ADICAE. Noi abbiamo scelto l'utenza diretta dell'ambiente universitario perché ci sembrava particolarmente recettivo. Soltanto tra ieri e oggi sul mio indirizzo di posta elettronico personale, ho ricevuto 4 mail di phishing. In testa c'è Poste Italiane".

 

"Il sito di Poste Italiane è uno dei più attaccati dal phishing. Che percezione avete di questo problema? E' grave o tutto sommato fisiologico?" Ha chiesto Antonio Longo a Raffaele Panico, fraud management di Poste Italiane.

 

"E' un problema sicuramente grave - ha risposto Panico - perché è un fenomeno di ingegneria sociale molto sviluppato a livello mondiale. Il nostro sito è sicuramente tra i più attaccati, soprattutto perché abbiamo uno strumento che è molto diffuso nel mondo che è la Carta Poste Pay (posseduta da 4 milioni e mezzo di clienti) che purtroppo, essendo uno strumento che si utilizza via internet, è molto appetibile ai truffatori. Questo problema lo abbiamo evidenziato dal 2005, da quando ci fu il primo phishing, che fu proprio un attacco alla nostra azienda. Oggi c'è una diversa percezione, anche dall'esterno, di tutte le attività che ha fatto l'azienda, per tutelare il consumatore. Una delle più importanti che stiamo sviluppando in questo periodo è la consegna di una sofisticata chiave d'accesso che si basa su una nuova tecnologia che assicura al cliente la massima sicurezza nelle transazioni".

 

"Oltre a questa sofisticata tecnologia ci sono altre forme di sicurezza che avete messo in atto?" Ha chiesto Longo.

 

"Sulla comunicazione al cliente già dal 2005 abbiamo iniziato a mandare avvertimenti; in più l'azienda manda continuamente comunicazioni a casa del cliente. Monitoriamo inoltre continuamente le transazioni dei nostri clienti, quindi al minimo allarme come potrebbe essere quello di una transazione fatta da un indirizzo IP straniero, quando normalmente l'operatività del cliente è su indirizzi IP italiani, noi blocchiamo la transazione e chiediamo conferma al cliente dell'effettività dell'operazione.

 

In Italia i malati cronici pagano cari i costi delle carenze pubbliche: ogni mese spendono 1.760 euro tra farmaci, protesi e badante e per altre spese private. I costi legati alla badante, quindi al supporto assistenziale, sono i più pesanti: ammontano a 986 euro. Per i farmaci indispensabili e insostituibili si spende circa 420 euro e quasi 300 euro per i farmaci che prevengono le complicanze.

E' questo per i malati cronici "Il prezzo dei diritti", come emerge dall'VIII Rapporto sulle politiche della cronicità, presentato oggi a Roma dal Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici (CnAMC)-Cittadinanzattiva. Il CnAMC è una rete di Cittadinanzattiva, cui aderiscono 140 organizzazioni; è stata istituita nel 1996 e rappresenta un esempio unico di alleanza trasversale per la tutela dei diritti dei cittadini affetti da patologie croniche e/o rare.

Secondo gli ultimi dati Istat 2008 è il 39,2% dei residenti in Italia a soffrire di almeno una patologia cronica e il 20,5% è addirittura affetto da due o più malattie croniche. Ovviamente il numero più alto di malati lo troviamo nella fascia anziana della popolazione: l'86,9% degli ultrasessantacinquenni soffre di almeno una malattia cronica e il 68,3% di due o più. E' l'artrosi/artrite la malattia più diffusa (17,9%), seguono ipertensione (15,8%), malattie allergiche (10,6%), osteoporosi (7,3%), bronchite cronica e asma bronchiale (6,4%) e diabete (4%). Sono 284 le malattie rare che in Italia hanno ricevuto un riconoscimento formale e le stime ci dicono che circa 30 milioni di cittadini sono affetti da patologie rare nell'unione Europea.

Il maggior problema per i malati cronici italiani è l'accesso alle cure, che è uno dei 14 diritti stabiliti dalla Carta dei diritti del malato, promossa da Cittadinanzattiva e riconosciuta dal Comitato Economico e Sociale. Dunque le difficoltà di accesso ai servizi socio-sanitari coinvolgono circa 23 milioni di italiani; quasi il 57% delle associazioni afferma che il diritto all'accesso è per nulla o poco rispettato, il 40% dice che lo è parzialmente e soltanto il 3% afferma che esso è totalmente rispettato. Per l'83% queste difficoltà di accesso alle cure si traducono nell'aumento di costi privati, per l'80% aumentano le complicanze della malattia e ben il 70% denuncia un conseguente peggioramento dello stato di salute.

Ma qual è l'ostacolo maggiore nell'accesso ai servizi socio-sanitari? La burocrazia, come ha evidenziato il 77% delle associazioni; questa incide nell'accesso ai farmaci, alle prestazioni sanitarie, con liste d'attesa, al rilascio o rinnovo dell'invalidità, all'ottenimento di protesi o ausili. Inoltre, oltre la metà delle associazioni ha difficoltà ad ottenere i benefici socioeconomici previsti dalla legge, in particolare l'accesso all'indennità di accompagnamento, il riconoscimento dell'invalidità civile e dell'handicap, i criteri di esenzione limitati, il mancato riconoscimento del codice esenzione e del contrassegno ed esenzione bollo auto.

Il 57% delle associazioni lamenta ancora difficoltà nell'accesso ai servizi sanitari territoriali, che includono residenze sanitarie assistenziali, assistenza domiciliare, lungodegenza e riabilitazione; altri punti critici sono l'assenza delle figure socio-assistenziali e la carenza di centri di riferimento specializzati.

Ma la nota più dolente per le associazioni è l'assistenza psicologica che, per il 77% di esse, manca completamente. L'elenco delle lamentele continua per l'assistenza farmaceutica che spesso vede il mancato accesso ai farmaci necessari e insostituibili per la cura della patologia. Il 33% delle associazioni denuncia differenze regionali, ma anche tra Asl della stressa regione, per l'accesso ai farmaci. Insomma secondo il 43% delle associazioni queste difficoltà si trasformano in costi privati che pesano sui malati cronici, che non ricevono le giuste garanzie dal Sistema Sanitario Nazionale.

Prevedere forme di partecipazione delle organizzazioni civiche ai processi decisionali è una delle proposte avanzate dal CnAMC, secondo cui si potrebbe istituire presso l'Inps un organismo permanente di consultazione che possa esprimersi sulle criticità esistenti e proporre miglioramenti. Inoltre, a detta del CnAMC, si dovrebbe prevedere un canale di priorità nelle prenotazioni delle prestazioni volte al monitoraggio delle patologie croniche e includere nei LEA le prestazioni necessarie per la terapia del dolore e le cure palliative destinati ai malati cronici non oncologici.


 

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, su proposta del Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola ha nominato il dottor Luigi Mastrobuono Garante per la Sorveglianza dei Prezzi, in seguito alle dimissioni del dottor Antonio Lirosi. Mastrobuono continuerà a svolgere l'incarico di Capo del Dipartimento Impresa e Internazionalizzazione del Ministero, al cui interno si trova la Direzione generale Mercato, Concorrenza, Consumatori, Vigilanza e Normativa tecnica che continuerà a fornire il supporto tecnico-economico al Garante.

"Sono certo - ha dichiarato il Ministro Scajola - che il dottor Mastrobuono saprà svolgere l'incarico di Garante per la Sorveglianza dei Prezzi con determinazione ed efficacia, collaborando attivamente con l'Antitrust e con la Guardia di Finanza per identificare, isolare e sanzionare i comportamenti anomali nella formazione dei prezzi, per contribuire ad ottimizzare le filiere distributive nel confronto con le categorie imprenditoriali e le organizzazioni dei consumatori, per favorire la tempestiva traduzione sui prezzi al consumo dei ribassi dei prezzi delle materie prime. Il Governo conferma l'importanza della funzione del Garante, al quale abbiamo conferito maggiori poteri nel Piano triennale di giugno e altri ne affideremo con l'approvazione ormai prossima del Disegno di legge Sviluppo".

Luigi Mastrobuono è nato a Roma nel 1954 ed è laureato in Giurisprudenza.

Ha ricoperto gli incarichi di:
- Amministratore Delegato BolognaFiere SpA
- Presidente di IPI Istituto per la Promozione Industriale
- Segretario generale di Unioncamere
- Sottosegretario all'Industria con competenza per commercio, artigianato, piccole imprese e fiere
- Segretario generale all'Ente vaticano per il Giubileo 2000
- Segretario generale Confcommercio
- Vice Direttore Generale di Confindustria

Ha fatto parte dei Consigli di Amministrazione di varie Società, soprattutto di servizi rivolti alle imprese ed ai Sistemi Associativi. Alla fine di gennaio è stato nominato, sempre dal ministro Scajola nell'ottica di un riassetto del Ministero, Capo del Dipartimento Impresa e Internazionalizzazione.


 

Arrivano al museo dei bambini Explora di Roma i "giochi solari" promossi dal Gestore dei Servizi Elettrici. Con la collaborazione del GSE, infatti, il museo Explora ha realizzato due giochi per far sperimentare ai più piccoli l'energia del sole: la Gara Solare, che impiega la luce per far correre alcune automobiline elettriche dotate di un pannello al silicio, e la Giostra solare. I giochi, che sono alimentanti dall'energia prodotta da due impianti fotovoltaici, sono stati inaugurati questa mattina alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola.

Il presidente e l'amministratore delegato del GSE, Carlo Andrea Bollino e Nando Pasquali, hanno illustrato i giochi agli studenti delle scuole elementari romane "Guido Alessi", "Istituto Comprensorio Karol Woityla" e "Circolo Didattico Ronconi", ricordando che "l'iniziativa si inserisce nel quadro della missione di servizio nazionale del GSE, e in quelle attività di informazione ed educazione che rappresentano uno strumento per indirizzare i cittadini, anche i più giovani, verso un approccio alle questioni energetiche". "Mi auguro - ha spiegato il ministro Scajola - che a questa eccellente iniziativa ne seguano altre, per informare i bambini sui possibili usi e sull'importanza delle altre fonti rinnovabili, per superare le diffidenze nei confronti del nucleare - che grazie alle nuove tecnologie è oggi tra le fonti energetiche più sicure - e per promuovere un consumo sempre più razionale e responsabile dell'energia".

Gli eurodeputati della Commissione "Mercato interno e protezione dei consumatori" hanno approvato stamattina la relazione del liberale olandese Toine Manders sulla protezione dei consumatori, in particolare dei minori, per quanto riguarda l'utilizzo dei videogiochi. Il rapporto di iniziativa prende spunto dalla comunicazione con la quale la Commissione ha recentemente illustrato la situazione di questa filiera di mercato nei 27 stati membri.

"Nel solo anno 2008 - ha dichiarato Catiuscia Marini, membro della Commissione "Mercato interno e protezione dei consumatori" - il mercato europeo dei videogiochi ha registrato entrate complessive pari a circa 7,3 miliardi di euro, già ben al di sopra di quello delle sale cinematografiche. Ci troviamo dunque di fronte alla più importante industria europea dei contenuti, che cresce a ritmi più rapidi di quella statunitense".

"E' quindi giusto e opportuno - ha aggiunto la deputata - che l'Ue si interroghi sulle misure a tutela del pubblico più giovane, soggetto talvolta a giochi inappropriati, violenti o dal messaggio fuorviante". Per Catiuscia Marini "non si tratta di introdurre censure o divieti, ma di riconoscere l'utilità dei videogiochi che contribuiscono a sviluppare capacità e conoscenza, introducendo però norme precise di classificazione per tutti quei videogiochi dai contenuti particolarmente violenti o fuorvianti".

Nell'aprile del 2003 è stato adottato il sistema volontario PEGI (Pan European Games Information) di classificazione dei software di intrattenimento in base all'età. Il PEGI è tutt'ora un sistema facoltativo di autoregolamentazione destinato ad impedire che i minori siano esposti a giochi inadatti alla loro fascia d'età. Tuttavia, pur essendo facoltativo, il successo iniziale di PEGI è dovuto al fatto che i principali fabbricanti di console di gioco hanno fatto ricorso a questo sistema di classificazione.

"Il sistema facoltativo PEGI di classificazione dei videogiochi per fasce d'età sta funzionando - ha spiegato Marini - tanto che il 93% dei consumatori europei di videogiochi ne riconosce il simbolo e la funzione. Ma per fare il salto di qualità necessario è opportuno che siano gli stati membri ad integrare il sistema PEGI nella loro normativa".

Per la deputata del Pse "tanti riconoscono il simbolo PEGI sulle confezioni e nei download online ma pochi sono quelli che lo sanno leggere e interpretare, ragion per cui all'introduzione del sistema PEGI nelle normative nazionali deve fare seguito un impegno della Commissione europea e degli stati membri per informare il pubblico".

Il 79% dei ragazzi e delle ragazze italiani vorrebbe ricevere maggiori informazioni su come i pirati della rete rubano le password dei loro profili personali e vorrebbe sapere, dunque, come fare a proteggere la propria privacy. Il 64,4% di loro chiede ai gestori di social network e di altre piattaforme su web di non rendere obbligatorie troppe informazioni personali nella creazione dei profili e oltre la metà dei ragazzi invita questi gestori e le istituzioni a realizzare campagne di sensibilizzazione sui problemi e i rischi che si possono incontrare in internet.

Un'altra forte esigenza avvertita dai ragazzi è quella di inserire dei filtri di ricerca più sicuri, affinché non si venga rintracciati dagli sconosciuti, ma si possa visualizzare un profilo prima di accettarlo tra i propri contatti. Infine, una richiesta che arriva dai ragazzi ed evidenzia il loro elevato grado di consapevolezza nei confronti della rete, è quella di vietare che pubblicità per adulti siano accessibili ai minori o arrivino direttamente sui propri profili personali. Il 65,2% dei ragazzi vorrebbe quindi che sia facilitata la segnalazione degli abusi.

Queste sono in sintesi alcune delle richieste emerse dall'indagine "Servizi web 2.0 e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza" presentata oggi in occasione del Safer Internet Day, nel corso di un evento svoltosi a Roma e organizzato da Save the Children e Adiconsum, i referenti in Italia del Programma Safer Internet della Commissione europea.

"Quest'anno abbiamo pensato di celebrare questa giornata istituita dalla Commissione Ue per promuovere un uso consapevole di Internet e delle nuove tecnologie, dando voce direttamente ai ragazzi che sono coloro che utilizzano di più la rete" ha spiegato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia. " E devo ammettere - ha aggiunto Neri - di aver appreso tante cose, a cui non avevo mai pensato, come ad esempio la grande paura, condivisa dalla maggior parte dei ragazzi, di vedersi rubare la password del proprio profilo personale. Dalla ricerca emerge chiaramente il forte grado di consapevolezza che i ragazzi hanno verso la propria privacy e il bisogno di garanzie di sicurezza della propria identità, di fronte a cui non possiamo restare fermi.

Per questo - ha concluso Neri - le istituzioni qui presenti dovranno garantire che il dialogo di oggi venga portato ad un livello di utilità più alto. Credo che sia necessario un atto di autoregolamentazione e che il Governo garantisca che si arrivi ad un patto con le aziende per una maggiore sicurezza della rete".

Oggi, si è ricordato durante il convegno, a Bruxelles si arriverà ad una Carta dei principi generali, che detteranno le linee guida per i gestori europei di network e piattaforme in rete.

"La rete rappresenta per i giovani un'occasione di conoscenza e di socializzazione, ma anche di eventuale rischio - ha dichiarato Paolo Landi, Segretario Generale di Adiconsum - Internet è una grande autostrada della comunicazione e, come le vere autostrade, presenta tanti pericoli. Per questo vogliamo che ci sia una segnaletica completa, a disposizione dei ragazzi, e un controllo da parte di tutti. I genitori devono fare la loro parte, magari mettendo i computer in stanze comuni della casa e non in posti isolati, ma è indispensabile l'ausilio della scuola e un'opera preventiva da parte degli stessi gestori. Le proposte dei ragazzi - ha sottolineato Landi - sono concrete ed efficaci; ci aspettiamo quindi da parte degli operatori una pari disponibilità per la loro attuazione".

La rete, infatti, è sempre più diffusa tra i minori italiani: l'86% di essi naviga in Internet e il 51,8% utilizza i servizi web 2.0 tutti i giorni; il più usato è il servizio di messaggistica istantanea (il 50,9% dei ragazzi si collega tutti i giorni a MSN, Skype e YahooMessanger); seguono i servizi di visualizzazione video, ad esempio YouTube e i social network classici, come LiveSpace di MSN, NetLog, Myspace e Facebook.

I ragazzi coinvolti nella ricerca presentata oggi sono stati 962 tra gli 11 e i 16 anni, i quali hanno risposto a questionari elaborati dai ragazzi delle scuole medie di Roma "A. Rosmini" e "D.R. Chiodi" e del centro di aggregazione "Il muretto". Questi ragazzi hanno raggruppato i punti deboli dei servizi web 2.0 in 4 gruppi principali:

  • la privacy;
  • i contatti con gli sconosciuti;
  • i contenuti inadeguati e il cyber bullismo;
  • la comunicazione e l'informazione.

Le problematiche e le soluzioni sono state poi rapportate alla Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, cercando dei collegamenti con i vari articoli.

"Devo ammettere una cosa di cui forse, noi genitori non ci rendiamo conto - ha dichiarato Isabella Rauti, Capodipartimento alle Pari opportunità - ho trovato dei ragazzi pienamente consapevoli; la loro coscienza dei rischi di Internet è decisamente maggiore di quello che percepiamo noi e questo è già un messaggio preciso che abbrevia il gap generazionale. Grazie alle richieste fatte da loro, abbiamo di fronte un quadro di rischi e potenzialità estremamente chiaro e non possiamo che assumerci ora le nostre responsabilità. Possiamo usare questo catalogo di rischi e vantaggi - ha concluso Rauti - come canovaccio per stilare un codice di autoregolamentazione".

Anche l'europarlamentare Roberta Angelilli ha espresso la sua meraviglia di fronte alla chiarezza e concretezza con cui i ragazzi hanno presentato le loro richieste. "Devo fare un mea culpa - ha detto Angelilli - nonostante la mia giovane età, quando sono entrata in parlamento europeo mi sono messa dalla parte degli adulti e rispetto alla questione della rete ho sempre visto soltanto i rischi. Consideravo i minori come dei piccoli adulti dispersi tra una serie di pericoli; ma oggi ho capito che internet ha anche grandi potenzialità e che non si può solo bloccare e demonizzare. La legislazione - ha concluso Roberta Angelilli - non deve essere solo degli adulti, ma deve parlare un linguaggio comune ai ragazzi, coinvolgerli nelle decisioni che li riguardano ed in questo è fondamentale il ruolo delle scuole e delle associazioni".

 

Contro il bullismo online, l'adescamento in rete a scopi sessuali e la divulgazione di informazioni personali, le società del web hanno firmato per la prima volta un accordo europeo per migliorare la sicurezza dei minorenni che usano i siti di socializzazione in rete. L'accordo è stato firmato oggi a Lussemburgo, annuncia la Commissione europea, in occasione del Safer Internet Day, la giornata che la Commissione Europea dedica ad un uso consapevole e senza rischi di Internet.

L'accordo è stato firmato da 17 importanti società del web (tra cui Arto, Bebo, Dailymotion, Facebook, Giovani.it, Google/YouTube, Hyves, Microsoft Europe, Myspace, Nasza-klaza.pl, Netlog, One.lt, Skyrock, StudiVZ, Sulake/Habbo Hotel, Yahoo!Europe e Zap.lu.) che intendono assumersi responsabilità e identificare i rischi potenziali che i loro siti comportano per i minorenni, in particolare il bullismo online (molestie ai bambini su siti Internet o tramite sms), l'adescamento in rete a scopi sessuali (quando un adulto entra in contatto con un bambino con l'intenzione di commettere abusi sessuali) e comportamenti rischiosi come rivelare informazioni personali.

Quali i provvedimenti? Le società intendono limitare i rischi attraverso un tasto "segnalazione di abusi" di facile uso e accessibile, che consenta agli utenti di segnalare con un click contatti o comportamenti inappropriati di altri utenti. Inoltre agiranno perché i profili completi online e gli elenchi dei contatti di utenti di siti Internet registrati come minorenni siano automaticamente classificati come "privati", in modo tale che i malintenzionati abbiano maggiori difficoltà ad entrare in contatto con i giovani.

Le aziende intendono agire garantendo che sia impossibile compiere ricerche in merito ai profili privati di utenti minorenni e che le opzioni di tutela della privacy siano evidenti e accessibili in ogni momento, cosicché gli utenti possano capire facilmente se solo i loro amici possano vedere quanto da loro messo online o se possa accedervi chiunque. Dovrebbe inoltre diventare difficile usare siti di socializzazione a utenti che non hanno l'età minima richiesta. I siti di social network informeranno la Commissione sulle loro politiche di sicurezza e sull'attuazione dei principi previsti entro aprile 2009.

Con 41,7 milioni di utenti regolari in Europa, i siti di socializzazione in rete sono un fenomeno sociale ed economico emergente, rileva la Commissione europa: l'uso di reti sociali è cresciuto lo scorso anno del 35% in Europa ed entro il 2012 il numero degli utenti dovrebbe più che raddoppiare salendo a 107,4 milioni.

"La Commissione accoglie con favore questo primo accordo europeo sulla socializzazione in rete. Si tratta di un progresso importante per garantire la sicurezza dei nostri figli che si collegano ai siti di socializzazione in rete - ha dichiarato da Viviane Reding, commissaria europea per la società dell'informazione e i media - La socializzazione in rete ha un enorme potenziale di sviluppo in Europa e può contribuire a rafforzare la nostra economia e a rendere la nostra società più interattiva - purché vi siano gli strumenti idonei a garantire che bambini e adolescenti possano fidarsi ed essere sicuri quando si fanno nuovi "amici" e condividono dati personali online".

 

Cambia il paniere dell'Istat e apre a nuovi prodotti che fotografano i cambiamenti di consumo delle famiglie. E così fanno il loro ingresso per il 2009 quattro nuove posizioni: "Pasta base per pizze, rustici e dolci", "Mais in confezione", "Chiave USB" e "Film in DVD". È quanto comunica l'Istat aggiornando la composizione del paniere usato per il calcolo dell'inflazione.

Non si registrano uscite di posizioni già esistenti e gli aggiornamenti riguardano l'ingresso di nuove posizioni e la modifica di alcune già comprese nel paniere. Entrano dunque mais e pasta base, i prodotti dell'elettronica come le USB e i DVD, mentre sono stati inseriti nuovi prodotti all'interno di posizioni già esistenti. In particolare, la posizione relativa ai Servizi di telefonia fissa comprende ora anche le "Tariffe inerenti tecnologie di tipo DSL" mentre in quella relativa a Personal computer è stato introdotto il nuovo prodotto "Netbook".

Nel 2009 il paniere per il calcolo dell'inflazione sarà dunque composto da 530 posizioni rappresentative (erano 533 nel 2008), che costituiscono il campione di prodotti o di gruppi di prodotti per i quali vengono diffusi mensilmente i relativi indici dei prezzi al consumo. Poiché molte posizioni comprendono più prodotti, sono in tutto 1.143 i beni e servizi inclusi nel paniere (erano 1.099 nel 2008).

Ci sono poi cinque capitoli che registrano un incremento del loro peso relativo rispetto all'anno precedente: "Abbigliamento e calzature", "Abitazione, acqua, elettricità e combustibili", "Mobili, articoli e servizi per la casa", "Comunicazioni" e "Servizi ricettivi e di ristorazione". In termini assoluti, la diminuzione più rilevante riguarda invece il capitolo "Trasporti".

L'aggiornamento del paniere viene effettuato alla fine di ogni anno, comunica l'Istat, "sulla base della verifica della rappresentatività dei prodotti, della loro evoluzione tecnologica, delle tendenze degli specifici mercati, delle differenziazioni regionali. Questa operazione conduce all'inserimento di quei prodotti che hanno assunto maggiore importanza nella spesa effettiva delle famiglie e all'esclusione di altri la cui diffusione o utilizzo risulta in declino o marginale". I comuni che concorrono al calcolo dell'indice restano 84 per una copertura di popolazione provinciale pari all'86,6%.


 

DIALOGO APERTO
LA NEWSLETTER
Archivio