"Dona un farmaco a chi ne ha bisogno". Un farmaco da banco destinato a chi vive ai limiti della sussistenza. Si svolgerà domani la IX Giornata nazionale di raccolta del farmaco, organizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico, in collaborazione con la Federazione dell'Impresa Sociale - Compagnia delle Opere. L'iniziativa si terrà in 78 province, oltre 1.200 comuni e circa 3.000 farmacie che aderiranno in tutta Italia.

Nelle farmacie che esporranno la locandina della raccolta ci saranno volontari (diecimila in tutta Italia) che illustreranno l'iniziativa ai cittadini. E gli stessi farmacisti, rispetto alla domanda degli enti assistiti, consiglieranno il tipo di farmaco senza prescrizione medica più necessario. A beneficiare dell'iniziativa si stima saranno oltre 400 mila persone che ogni giorno vengono assistite da 1200 enti caritatevoli convenzionati con il Banco Farmaceutico. In otto anni, sono stati raccolti oltre 1.400.000 medicinali per un valore di circa 8.7 milioni di euro.

La Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco si svolge con l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, con il patrocinio del Segretariato Sociale della RAI e della Fondazione Pubblicità Progresso.

Clicca qui per conoscere l'elenco delle farmacie convenzionate.

Il furto della cyber identità, cioè dell'identità che un cittadino "mette" in internet sta diventando una grande emergenza, soprattutto da quando sono sempre più diffuse le operazioni economiche in rete. Dunque il consumatore di oggi che si trova di fronte alle nuove frontiere del commercio elettronico, è diventato oggetto di nuove forme di truffe nei confronti delle quali si trova spesso indifeso.

 

Come fare allora per tutelarlo? Soprattutto, il consumatore a chi deve affidare la sua sicurezza? Alla banca, a soggetti terzi o addirittura a se stesso?

 

L'incontro organizzato oggi dal Movimento Difesa del Cittadino (MDC) in collaborazione con il Master dell'Università di Roma Tre "Globalizzazione dei mercati e tutela dei consumatori", presso la Facoltà di Economia di Roma Tre, ha cercato di dare delle risposte a queste domande.

 

"Il desiderio di mercato unico su cui si basa la politica dell'Unione Europea trova degli intoppi e quello dell'ecommerce ne è sicuramente uno - ha detto Liliana Rossi Carleo, coordinatrice del Master dell'Università Roma Tre - Ci troviamo in una fase in cui siamo passati dalla micro-tutela ad una tutela preventiva, che non è più tutela individuale, ma guarda al mercato e ad un consumatore che non vuole ricorrere a rimedi, ma vuole che non vengano lesi i suoi diritti - ha spiegato Rossi Corleo.

 

"Internet purtroppo ha sfatato il mito secondo cui la legge può disciplinare tutto" ha dichiarato Federico Regaldo, l'avvocato responsabile del coordinamento scientifico del progetto finanziato dalla Commissione Ue, per la prevenzione delle frodi con i mezzi di pagamento elettronici.

 

"Internet, anzi si presta ad una competizione per le soluzioni più deleterie - ha aggiunto Regaldo - dunque fin dagli albori di internet si è pensato ad un meccanismo di autotutela, che può essere basata su codici di condotta che siano una sorta di bollino di garanzia. Questo assicurerebbe che un tal sito internet opera in un contesto più grande, di sicurezza. Ma ci sono dati allarmanti che ci dicono che questo non è sufficiente. Allora che fare?" Regaldo ha parlato della possibilità di estendere il principio della responsabilità da prodotto difettoso anche ai servizi di pagamento on line. "In questo modo - ha detto Regaldo - la responsabilità verrebbe spostata dalle vittime del cyber crime alle società che operano nel settore. A parte questo il diritto vigente fornisce ben pochi appigli e spero che in quest' incontro si trovino proposte interessanti".

 

"Abbiamo pensato di organizzare questo incontro nell'Università per avere come interlocutori i ragazzi che sono i veri protagonisti della rete - ha dichiarato Antonio Longo , Presidente di MDC - il problema delle truffe online sta diventando un'emergenza internazionale; infatti la Commissione europea sta finanziando una serie di seminari in tutti i 27 Paesi dell'Ue e questi seminari sono stati affidati alle associazioni dei consumatori".

 

"Il Movimento Difesa del Cittadino - ha aggiunto Longo - insieme con altre due associazioni italiane, Adiconsum e Federconsumatori, facciamo parte di un progetto con a capo un'associazione spagnola, l'ADICAE. Noi abbiamo scelto l'utenza diretta dell'ambiente universitario perché ci sembrava particolarmente recettivo. Soltanto tra ieri e oggi sul mio indirizzo di posta elettronico personale, ho ricevuto 4 mail di phishing. In testa c'è Poste Italiane".

 

"Il sito di Poste Italiane è uno dei più attaccati dal phishing. Che percezione avete di questo problema? E' grave o tutto sommato fisiologico?" Ha chiesto Antonio Longo a Raffaele Panico, fraud management di Poste Italiane.

 

"E' un problema sicuramente grave - ha risposto Panico - perché è un fenomeno di ingegneria sociale molto sviluppato a livello mondiale. Il nostro sito è sicuramente tra i più attaccati, soprattutto perché abbiamo uno strumento che è molto diffuso nel mondo che è la Carta Poste Pay (posseduta da 4 milioni e mezzo di clienti) che purtroppo, essendo uno strumento che si utilizza via internet, è molto appetibile ai truffatori. Questo problema lo abbiamo evidenziato dal 2005, da quando ci fu il primo phishing, che fu proprio un attacco alla nostra azienda. Oggi c'è una diversa percezione, anche dall'esterno, di tutte le attività che ha fatto l'azienda, per tutelare il consumatore. Una delle più importanti che stiamo sviluppando in questo periodo è la consegna di una sofisticata chiave d'accesso che si basa su una nuova tecnologia che assicura al cliente la massima sicurezza nelle transazioni".

 

"Oltre a questa sofisticata tecnologia ci sono altre forme di sicurezza che avete messo in atto?" Ha chiesto Longo.

 

"Sulla comunicazione al cliente già dal 2005 abbiamo iniziato a mandare avvertimenti; in più l'azienda manda continuamente comunicazioni a casa del cliente. Monitoriamo inoltre continuamente le transazioni dei nostri clienti, quindi al minimo allarme come potrebbe essere quello di una transazione fatta da un indirizzo IP straniero, quando normalmente l'operatività del cliente è su indirizzi IP italiani, noi blocchiamo la transazione e chiediamo conferma al cliente dell'effettività dell'operazione.

 

In Italia i malati cronici pagano cari i costi delle carenze pubbliche: ogni mese spendono 1.760 euro tra farmaci, protesi e badante e per altre spese private. I costi legati alla badante, quindi al supporto assistenziale, sono i più pesanti: ammontano a 986 euro. Per i farmaci indispensabili e insostituibili si spende circa 420 euro e quasi 300 euro per i farmaci che prevengono le complicanze.

E' questo per i malati cronici "Il prezzo dei diritti", come emerge dall'VIII Rapporto sulle politiche della cronicità, presentato oggi a Roma dal Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici (CnAMC)-Cittadinanzattiva. Il CnAMC è una rete di Cittadinanzattiva, cui aderiscono 140 organizzazioni; è stata istituita nel 1996 e rappresenta un esempio unico di alleanza trasversale per la tutela dei diritti dei cittadini affetti da patologie croniche e/o rare.

Secondo gli ultimi dati Istat 2008 è il 39,2% dei residenti in Italia a soffrire di almeno una patologia cronica e il 20,5% è addirittura affetto da due o più malattie croniche. Ovviamente il numero più alto di malati lo troviamo nella fascia anziana della popolazione: l'86,9% degli ultrasessantacinquenni soffre di almeno una malattia cronica e il 68,3% di due o più. E' l'artrosi/artrite la malattia più diffusa (17,9%), seguono ipertensione (15,8%), malattie allergiche (10,6%), osteoporosi (7,3%), bronchite cronica e asma bronchiale (6,4%) e diabete (4%). Sono 284 le malattie rare che in Italia hanno ricevuto un riconoscimento formale e le stime ci dicono che circa 30 milioni di cittadini sono affetti da patologie rare nell'unione Europea.

Il maggior problema per i malati cronici italiani è l'accesso alle cure, che è uno dei 14 diritti stabiliti dalla Carta dei diritti del malato, promossa da Cittadinanzattiva e riconosciuta dal Comitato Economico e Sociale. Dunque le difficoltà di accesso ai servizi socio-sanitari coinvolgono circa 23 milioni di italiani; quasi il 57% delle associazioni afferma che il diritto all'accesso è per nulla o poco rispettato, il 40% dice che lo è parzialmente e soltanto il 3% afferma che esso è totalmente rispettato. Per l'83% queste difficoltà di accesso alle cure si traducono nell'aumento di costi privati, per l'80% aumentano le complicanze della malattia e ben il 70% denuncia un conseguente peggioramento dello stato di salute.

Ma qual è l'ostacolo maggiore nell'accesso ai servizi socio-sanitari? La burocrazia, come ha evidenziato il 77% delle associazioni; questa incide nell'accesso ai farmaci, alle prestazioni sanitarie, con liste d'attesa, al rilascio o rinnovo dell'invalidità, all'ottenimento di protesi o ausili. Inoltre, oltre la metà delle associazioni ha difficoltà ad ottenere i benefici socioeconomici previsti dalla legge, in particolare l'accesso all'indennità di accompagnamento, il riconoscimento dell'invalidità civile e dell'handicap, i criteri di esenzione limitati, il mancato riconoscimento del codice esenzione e del contrassegno ed esenzione bollo auto.

Il 57% delle associazioni lamenta ancora difficoltà nell'accesso ai servizi sanitari territoriali, che includono residenze sanitarie assistenziali, assistenza domiciliare, lungodegenza e riabilitazione; altri punti critici sono l'assenza delle figure socio-assistenziali e la carenza di centri di riferimento specializzati.

Ma la nota più dolente per le associazioni è l'assistenza psicologica che, per il 77% di esse, manca completamente. L'elenco delle lamentele continua per l'assistenza farmaceutica che spesso vede il mancato accesso ai farmaci necessari e insostituibili per la cura della patologia. Il 33% delle associazioni denuncia differenze regionali, ma anche tra Asl della stressa regione, per l'accesso ai farmaci. Insomma secondo il 43% delle associazioni queste difficoltà si trasformano in costi privati che pesano sui malati cronici, che non ricevono le giuste garanzie dal Sistema Sanitario Nazionale.

Prevedere forme di partecipazione delle organizzazioni civiche ai processi decisionali è una delle proposte avanzate dal CnAMC, secondo cui si potrebbe istituire presso l'Inps un organismo permanente di consultazione che possa esprimersi sulle criticità esistenti e proporre miglioramenti. Inoltre, a detta del CnAMC, si dovrebbe prevedere un canale di priorità nelle prenotazioni delle prestazioni volte al monitoraggio delle patologie croniche e includere nei LEA le prestazioni necessarie per la terapia del dolore e le cure palliative destinati ai malati cronici non oncologici.


 

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, su proposta del Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola ha nominato il dottor Luigi Mastrobuono Garante per la Sorveglianza dei Prezzi, in seguito alle dimissioni del dottor Antonio Lirosi. Mastrobuono continuerà a svolgere l'incarico di Capo del Dipartimento Impresa e Internazionalizzazione del Ministero, al cui interno si trova la Direzione generale Mercato, Concorrenza, Consumatori, Vigilanza e Normativa tecnica che continuerà a fornire il supporto tecnico-economico al Garante.

"Sono certo - ha dichiarato il Ministro Scajola - che il dottor Mastrobuono saprà svolgere l'incarico di Garante per la Sorveglianza dei Prezzi con determinazione ed efficacia, collaborando attivamente con l'Antitrust e con la Guardia di Finanza per identificare, isolare e sanzionare i comportamenti anomali nella formazione dei prezzi, per contribuire ad ottimizzare le filiere distributive nel confronto con le categorie imprenditoriali e le organizzazioni dei consumatori, per favorire la tempestiva traduzione sui prezzi al consumo dei ribassi dei prezzi delle materie prime. Il Governo conferma l'importanza della funzione del Garante, al quale abbiamo conferito maggiori poteri nel Piano triennale di giugno e altri ne affideremo con l'approvazione ormai prossima del Disegno di legge Sviluppo".

Luigi Mastrobuono è nato a Roma nel 1954 ed è laureato in Giurisprudenza.

Ha ricoperto gli incarichi di:
- Amministratore Delegato BolognaFiere SpA
- Presidente di IPI Istituto per la Promozione Industriale
- Segretario generale di Unioncamere
- Sottosegretario all'Industria con competenza per commercio, artigianato, piccole imprese e fiere
- Segretario generale all'Ente vaticano per il Giubileo 2000
- Segretario generale Confcommercio
- Vice Direttore Generale di Confindustria

Ha fatto parte dei Consigli di Amministrazione di varie Società, soprattutto di servizi rivolti alle imprese ed ai Sistemi Associativi. Alla fine di gennaio è stato nominato, sempre dal ministro Scajola nell'ottica di un riassetto del Ministero, Capo del Dipartimento Impresa e Internazionalizzazione.


 

Arrivano al museo dei bambini Explora di Roma i "giochi solari" promossi dal Gestore dei Servizi Elettrici. Con la collaborazione del GSE, infatti, il museo Explora ha realizzato due giochi per far sperimentare ai più piccoli l'energia del sole: la Gara Solare, che impiega la luce per far correre alcune automobiline elettriche dotate di un pannello al silicio, e la Giostra solare. I giochi, che sono alimentanti dall'energia prodotta da due impianti fotovoltaici, sono stati inaugurati questa mattina alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola.

Il presidente e l'amministratore delegato del GSE, Carlo Andrea Bollino e Nando Pasquali, hanno illustrato i giochi agli studenti delle scuole elementari romane "Guido Alessi", "Istituto Comprensorio Karol Woityla" e "Circolo Didattico Ronconi", ricordando che "l'iniziativa si inserisce nel quadro della missione di servizio nazionale del GSE, e in quelle attività di informazione ed educazione che rappresentano uno strumento per indirizzare i cittadini, anche i più giovani, verso un approccio alle questioni energetiche". "Mi auguro - ha spiegato il ministro Scajola - che a questa eccellente iniziativa ne seguano altre, per informare i bambini sui possibili usi e sull'importanza delle altre fonti rinnovabili, per superare le diffidenze nei confronti del nucleare - che grazie alle nuove tecnologie è oggi tra le fonti energetiche più sicure - e per promuovere un consumo sempre più razionale e responsabile dell'energia".

Gli eurodeputati della Commissione "Mercato interno e protezione dei consumatori" hanno approvato stamattina la relazione del liberale olandese Toine Manders sulla protezione dei consumatori, in particolare dei minori, per quanto riguarda l'utilizzo dei videogiochi. Il rapporto di iniziativa prende spunto dalla comunicazione con la quale la Commissione ha recentemente illustrato la situazione di questa filiera di mercato nei 27 stati membri.

"Nel solo anno 2008 - ha dichiarato Catiuscia Marini, membro della Commissione "Mercato interno e protezione dei consumatori" - il mercato europeo dei videogiochi ha registrato entrate complessive pari a circa 7,3 miliardi di euro, già ben al di sopra di quello delle sale cinematografiche. Ci troviamo dunque di fronte alla più importante industria europea dei contenuti, che cresce a ritmi più rapidi di quella statunitense".

"E' quindi giusto e opportuno - ha aggiunto la deputata - che l'Ue si interroghi sulle misure a tutela del pubblico più giovane, soggetto talvolta a giochi inappropriati, violenti o dal messaggio fuorviante". Per Catiuscia Marini "non si tratta di introdurre censure o divieti, ma di riconoscere l'utilità dei videogiochi che contribuiscono a sviluppare capacità e conoscenza, introducendo però norme precise di classificazione per tutti quei videogiochi dai contenuti particolarmente violenti o fuorvianti".

Nell'aprile del 2003 è stato adottato il sistema volontario PEGI (Pan European Games Information) di classificazione dei software di intrattenimento in base all'età. Il PEGI è tutt'ora un sistema facoltativo di autoregolamentazione destinato ad impedire che i minori siano esposti a giochi inadatti alla loro fascia d'età. Tuttavia, pur essendo facoltativo, il successo iniziale di PEGI è dovuto al fatto che i principali fabbricanti di console di gioco hanno fatto ricorso a questo sistema di classificazione.

"Il sistema facoltativo PEGI di classificazione dei videogiochi per fasce d'età sta funzionando - ha spiegato Marini - tanto che il 93% dei consumatori europei di videogiochi ne riconosce il simbolo e la funzione. Ma per fare il salto di qualità necessario è opportuno che siano gli stati membri ad integrare il sistema PEGI nella loro normativa".

Per la deputata del Pse "tanti riconoscono il simbolo PEGI sulle confezioni e nei download online ma pochi sono quelli che lo sanno leggere e interpretare, ragion per cui all'introduzione del sistema PEGI nelle normative nazionali deve fare seguito un impegno della Commissione europea e degli stati membri per informare il pubblico".

Il 79% dei ragazzi e delle ragazze italiani vorrebbe ricevere maggiori informazioni su come i pirati della rete rubano le password dei loro profili personali e vorrebbe sapere, dunque, come fare a proteggere la propria privacy. Il 64,4% di loro chiede ai gestori di social network e di altre piattaforme su web di non rendere obbligatorie troppe informazioni personali nella creazione dei profili e oltre la metà dei ragazzi invita questi gestori e le istituzioni a realizzare campagne di sensibilizzazione sui problemi e i rischi che si possono incontrare in internet.

Un'altra forte esigenza avvertita dai ragazzi è quella di inserire dei filtri di ricerca più sicuri, affinché non si venga rintracciati dagli sconosciuti, ma si possa visualizzare un profilo prima di accettarlo tra i propri contatti. Infine, una richiesta che arriva dai ragazzi ed evidenzia il loro elevato grado di consapevolezza nei confronti della rete, è quella di vietare che pubblicità per adulti siano accessibili ai minori o arrivino direttamente sui propri profili personali. Il 65,2% dei ragazzi vorrebbe quindi che sia facilitata la segnalazione degli abusi.

Queste sono in sintesi alcune delle richieste emerse dall'indagine "Servizi web 2.0 e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza" presentata oggi in occasione del Safer Internet Day, nel corso di un evento svoltosi a Roma e organizzato da Save the Children e Adiconsum, i referenti in Italia del Programma Safer Internet della Commissione europea.

"Quest'anno abbiamo pensato di celebrare questa giornata istituita dalla Commissione Ue per promuovere un uso consapevole di Internet e delle nuove tecnologie, dando voce direttamente ai ragazzi che sono coloro che utilizzano di più la rete" ha spiegato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia. " E devo ammettere - ha aggiunto Neri - di aver appreso tante cose, a cui non avevo mai pensato, come ad esempio la grande paura, condivisa dalla maggior parte dei ragazzi, di vedersi rubare la password del proprio profilo personale. Dalla ricerca emerge chiaramente il forte grado di consapevolezza che i ragazzi hanno verso la propria privacy e il bisogno di garanzie di sicurezza della propria identità, di fronte a cui non possiamo restare fermi.

Per questo - ha concluso Neri - le istituzioni qui presenti dovranno garantire che il dialogo di oggi venga portato ad un livello di utilità più alto. Credo che sia necessario un atto di autoregolamentazione e che il Governo garantisca che si arrivi ad un patto con le aziende per una maggiore sicurezza della rete".

Oggi, si è ricordato durante il convegno, a Bruxelles si arriverà ad una Carta dei principi generali, che detteranno le linee guida per i gestori europei di network e piattaforme in rete.

"La rete rappresenta per i giovani un'occasione di conoscenza e di socializzazione, ma anche di eventuale rischio - ha dichiarato Paolo Landi, Segretario Generale di Adiconsum - Internet è una grande autostrada della comunicazione e, come le vere autostrade, presenta tanti pericoli. Per questo vogliamo che ci sia una segnaletica completa, a disposizione dei ragazzi, e un controllo da parte di tutti. I genitori devono fare la loro parte, magari mettendo i computer in stanze comuni della casa e non in posti isolati, ma è indispensabile l'ausilio della scuola e un'opera preventiva da parte degli stessi gestori. Le proposte dei ragazzi - ha sottolineato Landi - sono concrete ed efficaci; ci aspettiamo quindi da parte degli operatori una pari disponibilità per la loro attuazione".

La rete, infatti, è sempre più diffusa tra i minori italiani: l'86% di essi naviga in Internet e il 51,8% utilizza i servizi web 2.0 tutti i giorni; il più usato è il servizio di messaggistica istantanea (il 50,9% dei ragazzi si collega tutti i giorni a MSN, Skype e YahooMessanger); seguono i servizi di visualizzazione video, ad esempio YouTube e i social network classici, come LiveSpace di MSN, NetLog, Myspace e Facebook.

I ragazzi coinvolti nella ricerca presentata oggi sono stati 962 tra gli 11 e i 16 anni, i quali hanno risposto a questionari elaborati dai ragazzi delle scuole medie di Roma "A. Rosmini" e "D.R. Chiodi" e del centro di aggregazione "Il muretto". Questi ragazzi hanno raggruppato i punti deboli dei servizi web 2.0 in 4 gruppi principali:

  • la privacy;
  • i contatti con gli sconosciuti;
  • i contenuti inadeguati e il cyber bullismo;
  • la comunicazione e l'informazione.

Le problematiche e le soluzioni sono state poi rapportate alla Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, cercando dei collegamenti con i vari articoli.

"Devo ammettere una cosa di cui forse, noi genitori non ci rendiamo conto - ha dichiarato Isabella Rauti, Capodipartimento alle Pari opportunità - ho trovato dei ragazzi pienamente consapevoli; la loro coscienza dei rischi di Internet è decisamente maggiore di quello che percepiamo noi e questo è già un messaggio preciso che abbrevia il gap generazionale. Grazie alle richieste fatte da loro, abbiamo di fronte un quadro di rischi e potenzialità estremamente chiaro e non possiamo che assumerci ora le nostre responsabilità. Possiamo usare questo catalogo di rischi e vantaggi - ha concluso Rauti - come canovaccio per stilare un codice di autoregolamentazione".

Anche l'europarlamentare Roberta Angelilli ha espresso la sua meraviglia di fronte alla chiarezza e concretezza con cui i ragazzi hanno presentato le loro richieste. "Devo fare un mea culpa - ha detto Angelilli - nonostante la mia giovane età, quando sono entrata in parlamento europeo mi sono messa dalla parte degli adulti e rispetto alla questione della rete ho sempre visto soltanto i rischi. Consideravo i minori come dei piccoli adulti dispersi tra una serie di pericoli; ma oggi ho capito che internet ha anche grandi potenzialità e che non si può solo bloccare e demonizzare. La legislazione - ha concluso Roberta Angelilli - non deve essere solo degli adulti, ma deve parlare un linguaggio comune ai ragazzi, coinvolgerli nelle decisioni che li riguardano ed in questo è fondamentale il ruolo delle scuole e delle associazioni".

 

Contro il bullismo online, l'adescamento in rete a scopi sessuali e la divulgazione di informazioni personali, le società del web hanno firmato per la prima volta un accordo europeo per migliorare la sicurezza dei minorenni che usano i siti di socializzazione in rete. L'accordo è stato firmato oggi a Lussemburgo, annuncia la Commissione europea, in occasione del Safer Internet Day, la giornata che la Commissione Europea dedica ad un uso consapevole e senza rischi di Internet.

L'accordo è stato firmato da 17 importanti società del web (tra cui Arto, Bebo, Dailymotion, Facebook, Giovani.it, Google/YouTube, Hyves, Microsoft Europe, Myspace, Nasza-klaza.pl, Netlog, One.lt, Skyrock, StudiVZ, Sulake/Habbo Hotel, Yahoo!Europe e Zap.lu.) che intendono assumersi responsabilità e identificare i rischi potenziali che i loro siti comportano per i minorenni, in particolare il bullismo online (molestie ai bambini su siti Internet o tramite sms), l'adescamento in rete a scopi sessuali (quando un adulto entra in contatto con un bambino con l'intenzione di commettere abusi sessuali) e comportamenti rischiosi come rivelare informazioni personali.

Quali i provvedimenti? Le società intendono limitare i rischi attraverso un tasto "segnalazione di abusi" di facile uso e accessibile, che consenta agli utenti di segnalare con un click contatti o comportamenti inappropriati di altri utenti. Inoltre agiranno perché i profili completi online e gli elenchi dei contatti di utenti di siti Internet registrati come minorenni siano automaticamente classificati come "privati", in modo tale che i malintenzionati abbiano maggiori difficoltà ad entrare in contatto con i giovani.

Le aziende intendono agire garantendo che sia impossibile compiere ricerche in merito ai profili privati di utenti minorenni e che le opzioni di tutela della privacy siano evidenti e accessibili in ogni momento, cosicché gli utenti possano capire facilmente se solo i loro amici possano vedere quanto da loro messo online o se possa accedervi chiunque. Dovrebbe inoltre diventare difficile usare siti di socializzazione a utenti che non hanno l'età minima richiesta. I siti di social network informeranno la Commissione sulle loro politiche di sicurezza e sull'attuazione dei principi previsti entro aprile 2009.

Con 41,7 milioni di utenti regolari in Europa, i siti di socializzazione in rete sono un fenomeno sociale ed economico emergente, rileva la Commissione europa: l'uso di reti sociali è cresciuto lo scorso anno del 35% in Europa ed entro il 2012 il numero degli utenti dovrebbe più che raddoppiare salendo a 107,4 milioni.

"La Commissione accoglie con favore questo primo accordo europeo sulla socializzazione in rete. Si tratta di un progresso importante per garantire la sicurezza dei nostri figli che si collegano ai siti di socializzazione in rete - ha dichiarato da Viviane Reding, commissaria europea per la società dell'informazione e i media - La socializzazione in rete ha un enorme potenziale di sviluppo in Europa e può contribuire a rafforzare la nostra economia e a rendere la nostra società più interattiva - purché vi siano gli strumenti idonei a garantire che bambini e adolescenti possano fidarsi ed essere sicuri quando si fanno nuovi "amici" e condividono dati personali online".

 

Cambia il paniere dell'Istat e apre a nuovi prodotti che fotografano i cambiamenti di consumo delle famiglie. E così fanno il loro ingresso per il 2009 quattro nuove posizioni: "Pasta base per pizze, rustici e dolci", "Mais in confezione", "Chiave USB" e "Film in DVD". È quanto comunica l'Istat aggiornando la composizione del paniere usato per il calcolo dell'inflazione.

Non si registrano uscite di posizioni già esistenti e gli aggiornamenti riguardano l'ingresso di nuove posizioni e la modifica di alcune già comprese nel paniere. Entrano dunque mais e pasta base, i prodotti dell'elettronica come le USB e i DVD, mentre sono stati inseriti nuovi prodotti all'interno di posizioni già esistenti. In particolare, la posizione relativa ai Servizi di telefonia fissa comprende ora anche le "Tariffe inerenti tecnologie di tipo DSL" mentre in quella relativa a Personal computer è stato introdotto il nuovo prodotto "Netbook".

Nel 2009 il paniere per il calcolo dell'inflazione sarà dunque composto da 530 posizioni rappresentative (erano 533 nel 2008), che costituiscono il campione di prodotti o di gruppi di prodotti per i quali vengono diffusi mensilmente i relativi indici dei prezzi al consumo. Poiché molte posizioni comprendono più prodotti, sono in tutto 1.143 i beni e servizi inclusi nel paniere (erano 1.099 nel 2008).

Ci sono poi cinque capitoli che registrano un incremento del loro peso relativo rispetto all'anno precedente: "Abbigliamento e calzature", "Abitazione, acqua, elettricità e combustibili", "Mobili, articoli e servizi per la casa", "Comunicazioni" e "Servizi ricettivi e di ristorazione". In termini assoluti, la diminuzione più rilevante riguarda invece il capitolo "Trasporti".

L'aggiornamento del paniere viene effettuato alla fine di ogni anno, comunica l'Istat, "sulla base della verifica della rappresentatività dei prodotti, della loro evoluzione tecnologica, delle tendenze degli specifici mercati, delle differenziazioni regionali. Questa operazione conduce all'inserimento di quei prodotti che hanno assunto maggiore importanza nella spesa effettiva delle famiglie e all'esclusione di altri la cui diffusione o utilizzo risulta in declino o marginale". I comuni che concorrono al calcolo dell'indice restano 84 per una copertura di popolazione provinciale pari all'86,6%.


 

Il Governo non abroghi il divieto delle clausole di esclusiva nel rapporto di distribuzione tra compagnie assicurative e agenti, introdotto dal Decreto Legge 4 luglio 2006, né la facoltà di recesso annuale senza oneri, prevista per i contratti assicurativi con durata pluriennale. E' quanto chiede l'Antitrust in un documento inviato al Presidente del Senato, della Camera, del Consiglio dei Ministri e al Ministro dello Sviluppo Economico.

L'Autorità precisa che tale decreto è intervenuto su alcune delle cause strutturali alla base del "mancato impatto positivo della deregolamentazione di tariffe e condizioni di contratto sul livello dei prezzi, sulla qualità dei prodotti offerti e sulle modalità distributive" nel settore della Responsabilità civile auto (RCA).

La norma ha vietato la possibilità di prevedere clausole che impongano il monomandato nel rapporto compagnia di assicurazione/agenti e aprendo, conseguentemente, la possibilità alla diffusione di reti in plurimandato. Il divieto di esclusiva è stato poi esteso alla distribuzione di servizi assicurativi relativi a tutti i rami danni e ha introdotto la facoltà di recesso a favore dell'assicurato titolare di una polizza avente durata poliennale.

Entrambe le norme risultano in corso di esame, presso la X Commissione permanente Industria, Commercio e Turismo, del Senato della Repubblica, e se fossero abrogate comporterebbero effetti restrittivi in un'ottica antitrust incidendo negativamente tanto sugli assetti concorrenziali dei mercati assicurativi coinvolti, quanto sulla tutela del consumatore.

"A giudizio dell'Autorità, il confronto competitivo non può che essere innescato dai positivi stimoli provenienti da una domanda finale correttamente informata, in grado di comparare agevolmente e senza costi di ricerca le varie offerte, quindi di scegliere e cambiare rapidamente l'originario fornitore.

Le richiamate proposte di modifica volte da un lato a reintrodurre la possibilità di adozione di clausole di esclusiva nella fase distributiva e, dall'altro, a limitare il diritto di recesso per il consumatore nei contratti poliennali, sembrano andare in una direzione esattamente opposta agli auspicati sviluppi pro-competitivi nella struttura dei mercati e di tutela del consumatore finale. Tra l'altro, solo il confronto competitivo nella fase distributiva e la mobilità della domanda sono il veicolo per indurre una riduzione nel livello dei prezzi finali delle polizze assicurative in esame; ciò, in un contesto di crisi quale l'attuale, appare indispensabile.

In tre anni i riti alternativi al processo sono più che triplicati ma la loro diffusione potrebbe essere ancora maggiore. Il numero di domande che riguardano la giustizia alternativa in Italia - dunque conciliazione e arbitrati amministrati - è più che triplicato, passando dalle 15.916 del 2005, alle 26.896 del 2006 fino alle 50.808 del 2007. Nel 2007 le domande di conciliazione rappresentano il 98% di tutte le domande di giustizia alternativa e la maggior parte riguarda controversie fra un'impresa e un consumatore, generalmente promosse dal consumatore stesso. E iniziano a comparire i primi casi di conciliazione online. Sono i risultati principali del Secondo Rapporto sulla diffusione della giustizia alternativa in Italia, presentato oggi a Milano e realizzato da Unioncamere, Camera di Commercio di Milano, Camera Arbitrale di Milano insieme a ISDACI (Istituto per lo studio e la diffusione dell'arbitrato e del diritto commerciale internazionale).

Negli ultimi tre anni, rileva dunque lo studio, è più che triplicato il numero globale delle domande inerenti il ricorso agli strumenti di giustizia alternativa, proveniente sia dal mondo delle Camere di commercio, sia da tutti gli altri operatori che non fanno capo ad esse, passando da 15.916 del 2005, a 26.896 del 2006 e 50.808 del 2007. La durata dei procedimenti è in media di 70 giorni per una conciliazione e di 138 giorni per un arbitrato amministrato. Quasi tutte le tipologie di conciliazione, nel 2007, sono risultate gratuite.

In tema di valore dei procedimenti, per le conciliazioni quello medio è di 17.555 euro (per le conciliazioni presso i Corecom è di 340 euro), mentre per gli arbitrati è di 132.300 euro (ma per la Camera dei Lavori Pubblici e la Camera Arbitrale di Milano il valore medio supera i tre milioni di euro).

Nel 2007 le domande di conciliazione rappresentano il 98% di tutte le domande di giustizia alternativa, quelle di arbitrato solo l'1%. In particolare, c'è una preferenza per la conciliazione presso i Corecom (33.167 domande) e presso le Camere di commercio (che dal 2005 al 2007 hanno più che raddoppiato il volume delle conciliazioni gestite, passando da 6.034 a 14.183). Il maggior numero di domande di conciliazione rilevate nel 2007 riguarda controversie sorte tra un'impresa e un consumatore, generalmente promosse da quest'ultimo. L'86% degli arbitrati ha visto invece contrapporsi due imprese. E anche in Italia, rileva lo studio, iniziano a comparire i primi casi conciliazione on line, come il servizio offerto dalla Camera Arbitrale di Milano.

"I consumatori, così come gli imprenditori, - ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano - hanno bisogno di norme in grado di offrire soluzioni veloci e flessibili delle controversie. Una necessità che oggi la giustizia civile fatica a soddisfare e che trova invece una risposta nell'arbitrato e nella conciliazione". Per Francesco Bettoni, Vice Presidente di Unioncamere "la crisi della giustizia civile ha un costo elevato sulla competitività delle imprese italiane e incide fortemente sull'attrazione degli investimenti. In questa fase delicata dell'economia è ancora più importante rafforzare gli strumenti di giustizia alternativa che possono contribuire a recuperare la certezza del diritto".

Per il presidente di ISDACI Giovanni Deodato, "il positivo trend di crescita degli strumenti di giustizia alternativa evidenziato dal Rapporto è indubbiamente un risultato lusinghiero ma siamo ancora davanti ad una goccia d'acqua nel mare della conflittualità. In particolare, l'informazione resa possibile dal Rapporto si rivolge innanzitutto al Parlamento e al Governo e poi alle associazioni imprenditoriali, dei consumatori, nonché all'opinione pubblica affinché sia conosciuta l'offerta delle modalità di accesso alla giustizia privata. L'offerta dei servizi di arbitrato, mediazione e conciliazione, infatti, adempie ad un ruolo che forse non dobbiamo più definire soltanto alternativo, bensì anche complementare alla amministrazione della giustizia".

 

Ogni giorno 156 italiani perdono la vita per le conseguenze dell'eccesso di peso. Secondo l'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel nostro paese le morti attribuibili a sovrappeso e obesità sono state circa 57mila nel 2002, un decimo del totale. "Sono numeri da guerra è oggi il sovrappeso è un problema troppo sottovalutato" ha detto Franco Di Mare, giornalista di RaiUno, in occasione della conferenza stampa di lancio dell'iniziativa "Dai peso al peso" che si è tenuta oggi presso il policlinico Umberto I di Roma.

In cosa consiste il progetto "Dai peso al peso" che vede coinvolti per la prima vota diversi soggetti, tra cui l'Istituto Superiore di Sanità, l'IRCCS San Raffaele Pisana, la Società Italiana dell'Obesità e Acaya Formazione & Salute, in partnership con Abbott e Coop? Dal 13 febbraio fino al mese di giugno, milioni di italiani che hanno superato i limiti di peso potranno recarsi in un supermercato Coop per un check-up gratuito che misurerà il loro stato di sovrappeso.

In oltre 50 centri IperCoop di tutta Italia, le persone di età compresa tra i 18 anni e i 75 anni, in sovrappeso evidente o sospetto, potranno eseguire il controllo dei valori ematologici, misurazione della pressione arteriosa, misurazione della circonferenza addominale, indice di massa corporea, valutazione della distribuzione di grasso rispetto alla massa magra, e test sul comportamento psicologico nei confronti dell'alimentazione.

L'obiettivo del progetto è quello di valutare i principali fattori di rischio legati all'eccesso di peso creando un data base unico nel suo genere, nonché quello di aumentare nelle persone il grado di consapevolezza sulla propria condizione di rischio e incoraggiarle a modificare il proprio stile di vita.

Perché si è scelto il supermercato invece che la piazza? "Abbiamo pensato di intervenire lì dove ci sono le scelte del consumatore, per orientare il gusto, ma soprattutto lo stile di vita nella giusta direzione" ha spiegato Salvatore Puscio, Presidente Acaya Consulting, una società che fa simulazioni di interventi ospedalieri per preparare meglio i medici alle operazioni reali. "Il progetto nasce da una forte esigenza di testare i problemi di sovrappeso degli italiani - ha detto Puscio - e abbiamo deciso di farlo sul campo, offrendo gratuitamente la possibilità agli italiani attraverso degli ambulatori mobili".

Il sovrappeso ormai è un'epidemia che coinvolge milioni di persone: i più recenti dati Istat indicano che più di un italiano su tre (34,2%) è in sovrappeso, mentre quasi uno su 10 (9,8%) è obeso. Gli obesi adulti sono ormai un esercito di oltre 4 milioni di persone. E il loro numero è in crescita. Le statistiche confermano che vi è stato un incremento dell'obesità in tutti i Paesi in Europa, in Australia e soprattutto negli Stati Uniti con un aumento delle persone obese fino a circa il 30% della popolazione. Dagli anni '70 ad oggi la popolazione in sovrappeso e obesa in Italia è aumentata del 10% e in Inghilterra di circa il 18%.

Secondo uno studio condotto dall'Istituto Superiore della Sanità sulla fascia d'età 6-11, è emerso che dal 1990 ad oggi, si è verificata una crescita della popolazione giovane in sovrappeso e/o obesa di circa il 30%, che corrisponde al dato del 30% degli adulti in USA.

"Il grasso in realtà è un vero e proprio organo - ha dichiarato Saverio Cinti, Presidente Società Italiana dell'Obesità - in quest'organo ci sono due tipi di cellule: un tipo trasforma i grassi in calore quindi è positivo, mentre l'altro tipo sono cellule che accumulano il grasso e possono scoppiare generando un'infiammazione. Quando succede ci troviamo di fronte ad una vera e propria malattia e non si può far da soli". Giuseppe Rosano, del Centro di Ricerca Clinica e Sperimentale del San Raffaele di Roma, ha ricordato che "siamo fatti per vivere in assenza di cibo. Quindi quando c'è uno sbilanciamento tra quello che sprechiamo e quello che immagazziniamo, l'organismo accumula. E l'aumento di peso - ha concluso Rosano - aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e di tutta una serie di altre malattie". Diabete, ipertensione, ictus e anche tumori sono i rischi del sovrappeso, con pesanti ricadute anche in termini sanitari e socio-economici.

"C'è la necessità di spiegare che questo non è un problema estetico - ha ribadito Giovanni Spera, Prof. Di Medicina Interna all'Università La Sapienza di Roma - purtroppo è una malattia che va gestita dal Sistema Sanitario e da tutte quelle strutture che possono affrontare il problema. Oggi ci sono dei protocolli standard che prevedono tante attività che funzionano. La chirurgia è sicuramente quella che dà risultati sul breve periodo, ma ci sono anche altre soluzioni". Infatti la perdita di grasso non è necessariamente perdita di peso e i due presupposti fondamentali per combattere il sovrappeso restano una dieta equilibrata e un giusto esercizio fisico. "Tutte o quasi tutte le terapie farmacologiche per dimagrire sono estremamente pericolose - ha ribadito Cinti.

Ma cosa ci si aspetta da questi dati che si raccoglieranno sul sovrappeso degli italiani? "Sicuramente c'è una curiosità scientifica - ha detto Cinti - non sappiamo realmente quanti soggetti in sovrappeso hanno una situazione di pericolo dal punto di vista sanitario. Questa è la prima volta che viene fatto uno screening di massa che ci aiuterà a capire le abitudini degli italiani". "Oltre ad essere tutto anonimo - ha precisato Stefano Vella dell'Istituto Superiore di Sanità - così che nessuno possa sentirsi schedato, verrà messa su una corte epidemiologica, per cui quest'iniziativa non darà solo una fotografia statica della situazione, ma seguirà i dati ne tempo, cercando di analizzare i fattori avversi e gli impatti dell'obesità nel tempo".

"L'obesità è una malattia solo dei paesi ricchi?" ha chiesto Franco Di Mare in conclusione. "Non è proprio così. Certo dove non c'è da mangiare ci sono altre urgenze, ma nei posti dove c'è un apporto di cibo almeno sufficiente subito si affaccia il problema dell'obesità". "Perché è un problema soprattutto di educazione alla salute, su cui si deve investire, e bisogna avere un approccio sistemico per inquadrare la malattia nel suo complesso" ha concluso Vella.

La caduta dei consumi segna un rallentamento e si attenua le tendenza negativa per quasi tutti i beni e servizi, in particolare per alimentari e bevande. La situazione resta critica per gli acquisti di autovetture e motocicli mentre continua a essere dinamica, anche se in frenata, la domanda di beni e servizi per comunicazioni. La previsione di una sostanziale "tenuta" dei consumi viene dalla Confcommercio. Secondo l'Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC), infatti, "a dicembre c'è stato un calo dello 0,5% e si è così attenuata la tendenza negativa dei consumi per quasi tutti i beni e servizi, in particolare per gli alimentari e le bevande". Dopo il meno 5% di novembre "si conferma la previsione di una sostanziale tenuta dei consumi, conseguenza anche di un comportamento delle famiglie nel periodo natalizio non particolarmente difforme da quanto tenuto negli anni precedenti".

Nella media dell'anno le quantità acquistate hanno registrato una riduzione del 2,3% a fronte di una crescita nel 2007 dell'1,1%. Anche a dicembre è proseguita la tendenza a un ridimensionamento dell'inflazione, rileva Confcommercio, e dunque i prezzi relativi al paniere di beni e servizi che compongono l'ICC hanno fatto registrare una crescita dello 0,7%, "in sensibile ridimensionamento rispetto ai valori raggiunti in estate". In termini tendenziali le diminuzioni più rilevanti hanno interessato i beni e servizi per la mobilità e le comunicazioni. Dopo il meno 2,8% registrato nel mese di novembre, la domanda per beni e servizi ricreativi ha registrato a dicembre 2008 una ulteriore diminuzione (meno 2,0% in termini tendenziali). Solo per dischi, supporti per la registrazione e concorsi a pronostici si è riscontrata una crescita. Nella media dell'intero anno la flessione è stata del 3,4%.

A dicembre continua a diminuire la domanda di beni e servizi per la mobilità (meno 5,8% in termini reali rispetto all'analogo mese del 2007) dovuta al permanere di una situazione fortemente critica per gli acquisti di autovetture e motocicli e delle spese per il trasporto aereo. Si conferma invece dinamica la domanda relativa ai beni e servizi per le comunicazioni, con una variazione in termini reali del più 9,8%, evoluzione a cui ha contribuito la tendenza espansiva degli acquisti di dotazioni per l'informatica e telecomunicazioni. Ciò nonostante, anche questo aggregato presenta un sensibile rallentamento rispetto al 2007 se si considera che nella media annuale l'aumento è stato del 7% a fronte del più 12,9% registrato nel 2007.

Beni e servizi per la cura della persona fanno registrare un ulteriore aumento delle quantità vendute (più 2,4% nel mese, più 2,3% nella media del 2008), quasi esclusivamente per la domanda di prodotti farmaceutici e terapeutici. Segnali negativi per abbigliamento e calzature (meno 3,1%) per i quali le famiglie spostano gli acquisti durante i saldi. E per quanto riguarda la domanda delle famiglie per i prodotti alimentari, bevande e tabacchi, la stima per dicembre 2008 pur evidenziando una ulteriore flessione (meno 0,6% in termini tendenziali) indica la tendenza a mantenere inalterati gli acquisti per questa tipologia di consumi in occasione delle festività di fine anno. In media nel 2008 la flessione della domanda è stata del 3,6% rispetto al 2007.

 

Quattro facciate al posto di otto e istruzioni ridotte da 100 a 24 pagine. Numeri mini per Unico mini, versione "pocket" e "user friendly" del modello Unico persone fisiche studiata dalle Entrate per i circa 4 milioni di contribuenti italiani con i redditi più comuni. Breve e facile da riempire, il nuovo modello si presenta all'appello con la prossima stagione delle dichiarazioni con righi ridotti nel numero ma ampliati nelle dimensioni per rendere più agevole la compilazione.

I dati anagrafici, ad esempio, che nel modello Unico ordinario richiedono una pagina intera, sono condensati in un solo rigo, dove il contribuente si limiterà a indicare nome, cognome, codice fiscale e domicilio fiscale. Una tappa ulteriore, dunque, nel percorso di semplificazione degli adempimenti portato avanti dall'Amministrazione finanziaria anche attraverso modelli di dichiarazione più chiari e "leggeri".

Unico mini, platea maxi
Sulla base dei dati di Unico persone fisiche 2008, saranno in 4 milioni a poter optare per Unico mini 2009, di cui 3 milioni di lavoratori dipendenti e un milione di titolari di altri redditi (ad esempio di terreni e fabbricati).
Il nuovo modello potrà essere utilizzato dai contribuenti residenti in Italia che hanno percepito uno o più tipi di redditi tra: redditi di terreni e di fabbricati, di lavoro dipendente o assimilati, di pensione, derivanti da attività commerciali e di lavoro autonomo non esercitate abitualmente e che intendono fruire delle detrazioni e deduzioni per gli oneri sostenuti e delle detrazioni per carichi di famiglia e lavoro.

Essendo dedicato ai contribuenti che presentano le situazioni più comuni e più semplici, è invece off limits per i titolari di partita Iva, per chi deve presentare la dichiarazione per conto di altri (ad esempio eredi o tutori) e per coloro che devono presentare una dichiarazione correttiva nei termini o integrativa.

Unico mini, vantaggi maxi
Tutte le agevolazioni introdotte per il 2008 trovano naturalmente spazio in Unico mini. In particolare, il nuovo modello accoglie - con un'apposita colonna in cui indicare il reddito complessivo dei singoli familiari - il bonus straordinario per le famiglie e la tassazione con imposta sostitutiva del 10% da applicare alle prestazioni di lavoro straordinario e assimilate, nel caso in cui la scelta venga effettuata in sede di dichiarazione.

Sostanzialmente invariati nella struttura i quadri RA e RB (redditi dei terreni e dei fabbricati), dai quali vengono però tenuti fuori i casi più particolari: mancata coltivazione del terreno, immobili inagibili, canoni di affitto in regime vincolistico o non percepiti per morosità. Semplificati anche i quadri RC (redditi di lavoro dipendente e assimilati), che si presenta senza la tradizionale suddivisione in sezioni, e RP (oneri e spese), che include tutte le spese detraibili - comprese quelle sostenute per lavori di ristrutturazione - ad eccezione degli oneri che comportano particolari complessità nei calcoli.

Ridotti, infine, i righi del quadro RN (determinazione dell'Irpef), che tiene fuori crediti d'imposta e una serie di informazioni non necessarie perché relative a dati non presenti nei quadri precedenti. Chiude il nuovo modello il riquadro destinato alla richiesta del bonus straordinario per le famiglie a basso reddito e quelli relativi alla firma della dichiarazione, all'impegno alla presentazione telematica e alla destinazione dell'otto e del cinque per mille.


 

Disattivare i siti web pedopornografici, ostacolare i loro sistemi di pagamento online, promuovere filtri per i siti porno e punire i gestori di forum pedofili. Lo raccomanda il Parlamento europeo che oggi ha approvato con 591 voti favorevoli e 2 contrari, la relazione dell'eurodeputata italiana Roberta Angelilli, che propone di rafforzare la lotta allo sfruttamento sessuale dei bambini, adottando anche norme comuni sul turismo sessuale, favorendo le denunce e tutelando di più le vittime di violenze.

Anzitutto il Parlamento Ue chiede di incoraggiare gli Stati membri che non lo hanno ancora fatto a sottoscrivere, ratificare e attuare tutte le convenzioni internazionali pertinenti, in particolare quella del Consiglio d'Europa (firmata dall'Italia nel novembre 2007), e ad aiutarli a migliorare la loro legislazione, anche sancendo che i reati a sfondo sessuale nei confronti delle persone di età inferiore a 18 anni "siano sempre classificati in tutta l'Unione europea come abuso di minori" e penalizzando tutte le forme di abuso sessuale nei confronti dei minori.

Ma i deputati chiedono anche di rivedere la decisione quadro in modo da elevare il livello di protezione almeno sino a quello previsto dalla Convenzione del Consiglio d'Europa e da concentrare l'attenzione sugli abusi connessi a Internet e ad altre tecnologie della comunicazione. Più in particolare, chiedono di punire la partecipazione ad attività sessuali con una persona di età inferiore a 18 anni ricorrendo a coercizione, forza o minaccia, oppure abusando di una posizione riconosciuta di fiducia, autorità o influenza, o di una disabilità mentale o fisica del minore, o ancora dando in pagamento denaro o altre forme di compenso in cambio del coinvolgimento del bambino in attività sessuali. La nuova decisione quadro dovrebbe anche penalizzare il matrimonio forzato di un bambino nonché la partecipazione intenzionale a esibizioni di carattere pornografico che coinvolgano bambini e li costringano intenzionalmente ad assistere ad abusi o attività sessuali.

 

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