Il 5,3% delle famiglie italiane ha dichiarato di aver avuto "momenti con insufficienti risorse per l'acquisto di cibo" nel 2007. Erano il 4,2% l'anno precedente. Il 15,4% delle famiglie ha dichiarato di "arrivare con molta difficoltà alla fine del mese". Erano il 14,6% nel 2006. Una spesa imprevista di 700 euro crea disagio in un terzo delle famiglie italiane: il 32,9% ha infatti dichiarato di "non essere in grado di far fronte a una spesa imprevista" pari a quella cifra. La fotografia sul disagio economico delle famiglie nel 2007 è scattata dall'Istat nell'analisi "Distribuzione del reddito e condizioni di vita in Italia" resa nota oggi.

Alla fine del 2007, il 15,4% delle famiglie ha infatti dichiarato di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese e il 32,9% di non essere in grado di far fronte ad una spesa imprevista di 700 euro. Le quote di famiglie che hanno avuto difficoltà nel provvedere regolarmente al pagamento delle bollette sono l'8,8%, percentuale che sale al 10,7% per quanto riguarda l'adeguato riscaldamento della propria abitazione. Sul versante dei beni di prima necessità - alimentari, spese mediche e vestiario indispensabile - nel 2007 il 5,3% delle famiglie ha dichiarato di aver avuto, negli ultimi dodici mesi, momenti con insufficienti risorse per l'acquisto di cibo. La percentuale sale per farmaci e abbigliamento: è pari al 11,1% per le spese mediche e al 16,9% per l'acquisto di abiti necessari.

Disagi marcati si registrano soprattutto al Sud e nelle Isole, che denunciano percentuali di difficoltà maggiori. Così il 22% delle famiglie meridionali e insulari arriva con grande difficoltà alla fine del mese e il 46,4% dichiara di non poter far fronte ad una spesa imprevista di 700 euro. Inoltre, il 19,4% ha avuto difficoltà a pagare le spese mediche e il 7,3% ha dichiarato di non aver avuto i soldi per le spese alimentari.

Le difficoltà sono legate alla tipologia familiare. A vivere uno stato di disagio sono più spesso le famiglie monoreddito (fra le quali il 18,5% dichiara di arrivare con difficoltà alla fine del mese), le famiglie numerose con tre o più figli, le famiglie composte da un solo genitore e quelle di anziani soli. L'11,1% delle coppie con figli e, tra queste, il 21% di quelle con tre o più figli dichiara di essersi trovata in arretrato con il pagamento delle bollette (contro il 5,3% di quelle senza figli). La situazione di maggiore vulnerabilità delle coppie con almeno tre figli è confermata anche da altri dati: il 25% dichiara di arrivare a fine mese con molta difficoltà, l'8,1% di aver avuto insufficienti risorse per le spese alimentari e il 25,3% per le spese di vestiario.

Nel pomeriggio di ieri l'Antitrust ha incontrato le principali associazioni di categoria dei panificatori per esaminare i problemi concorrenziali del settore e gli accordi restrittivi esistenti. "Ho chiesto alle associazioni di categoria - ha detto il Presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà al termine dell'incontro - di fare uno sforzo per evitare che gli associati si mettano d'accordo sui prezzi. Mi sembra che la richiesta sia stata accolta positivamente".

Nel corso della riunione Catricalà ha chiarito che l'obiettivo dell'Autorità "è fare moral-suasion" alla luce delle molte segnalazioni ricevute da cittadini, associazioni dei consumatori, Guardia di Finanza e dal Garante dei Prezzi Antonio Lirosi. Si tratta di segnalazioni che danno conto di una prassi, estremamente diffusa in vari Comuni e aree del territorio nazionale, consistente nella fissazione concordata tra panificatori, talvolta anche con l'ausilio di associazioni di categoria, del livello dei prezzi del pane, nonché della tempistica e dell'entità degli aumenti.

"Sulla base della normativa a tutela della concorrenza - ha ribadito Catricalà - sono vietate tutte le intese volte a fissare i prezzi di vendita. Le iniziative concertate tra gli operatori, con il dichiarato obiettivo di abbassare i prezzi di vendita, potrebbero risultare suscettibili di essere singolarmente autorizzate dall'Antitrust solo se aventi carattere meramente temporaneo e promozionale".

Il Presidente ha invitato tutti i rappresentanti delle associazioni di categoria ad astenersi dal porre in essere qualsiasi comportamento che possa favorire il coordinamento delle politiche di prezzo tra operatori concorrenti e ha chiesto di attivarsi per ottenere lo stesso risultato anche presso i loro associati.

"L'obiettivo - ha spiegato Catricalà - è attivare un circuito virtuoso per evitare che l'Antitrust sia costretta a intervenire sulle singole realtà con lo strumento sanzionatorio, che potrebbe colpire non solo le associazioni ma anche le singole aziende".

 

Oltre 65 milioni di prodotti contraffatti, adulterati o pericolosi. E una recrudescenza di tutti i fenomeni che riguardano la sofisticazione o contraffazione dei prodotti agroalimentari di qualità e di fascia alta come olio d'oliva a denominazione protetta, vino doc e formaggi. È quanto emerge dal Bilancio dell'attività operativa svolta nel 2008 dalla Guardia di Finanza, presentato oggi a Roma nel corso della tradizionale cerimonia di fine anno.

La tutela del made in Italy ha dunque visto il sequestro di oltre 65 milioni di prodotti contraffatti, alterati o pericolosi, tra capi di abbigliamento, articoli di pelletteria, supporti audiovisivi e giocattoli.

Sul fronte della lotta all'evazione fiscale, sono state constatate - al 30 novembre 2008 - basi imponibili sottratte a tassazione per 27,5 miliardi di euro ed IVA evasa per 4,3 miliardi di euro, dati ancora superiori a quelli dell'anno scorso, che già hanno rappresentato il massimo storico dell'ultimo decennio; inoltre, sono state rilevate violazioni all' I.R.A.P. Per 19,4 miliardi di euro, pari a quasi il 30% in più di tutto il 2007.

L'attività operativa nei confronti dei soggetti che sfruttano il lavoro nero ed irregolare e che non presentano affatto le dichiarazioni dei redditi ed IVA ha portato a scoprire quest'anno 6.414 evasori totali e redditi evasi che ammontano a 8,8 miliardi di euro. Il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale internazionale ha fatto scoprire infine basi imponibili evase per 5,1 miliardi di euro, quasi tre volte superiori a quelle di tutto il 2007 (pari a 1,9 miliardi di euro).

La lotta ai traffici illeciti ha visto il sequestro di 19,8 tonnellate di stupefacenti e 198 tonnellate di tabacchi lavorati esteri di contrabbando, con un aumento del 60% rispetto allo scorso anno. Nel settore giochi, scommesse e lotterie, sono aumentati i sequestri delle strumentazioni informatiche usate per le scommesse clandestine, pari al 44% in più rispetto allo scorso anno, e sono aumentati anche i sequestri di tagliandi di manifestazioni a premi falsi o illegali (oltre 3 milioni 200 mila) con un aumento del 166% rispetto ai sequestri del 2007.

Nell'ambito del mercato dei capitali, sono stati sequestrati patrimoni e capitali pari a 582 milioni di euro che rappresentano prodotto, profitto o reinvestimento di riciclaggio, usura e altri reati finanziari e societari. I sequestri fatti nei confronti delle criminalità di stampo mafioso sono stati pari a 2,1 miliardi di euro, tre volte in più rispetto al 2007.

Oltre al Rapporto Annuale 2008, la Finanza ha presentato il Calendario Storico 2009: parte del ricavato delle vendite sarà devoluto all'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) per sostenere la lotta contro la fame nel mondo.

I giocattoli e gli imballaggi di quelli contenuti negli alimenti non dovranno presentare il rischio di asfissia, né danneggiare l'udito; dovranno presentare livelli molto più bassi di metalli pesanti e, quelli cosmetici, non potranno contenere un lungo elenco di fragranze allergizzanti. E' quanto prevede la direttiva approvata oggi dal Parlamento Ue, con 481 voti favorevoli e 73 contrari, che integra le attuali norme sulla sicurezza dei giocattoli, per garantirne la circolazione nell'Ue e tutelare meglio i bambini al di sotto dei 14 anni.

Per evitare incidenti, si dovrà apporre delle avvertenze sui giocattoli in modo chiaro, visibile e leggibile, in una lingua facilmente compresa dai consumatori. Non sono ammesse avvertenze che contraddicono l'uso cui è destinato il giocattolo, in particolare la menzione "non adatto a bambini di età inferiore ai 36 mesi" su giocattoli chiaramente previsti per questa fascia di età. I giocattoli contenuti negli alimenti o incorporati ad essi devono recare la dicitura: "Contiene un giocattolo; si raccomanda la sorveglianza degli adulti".

La direttiva si applicherà ai prodotti concepiti o destinati, in tutto o in parte, a essere utilizzati per fini di gioco da bambini di età inferiore a 14 anni. Un allegato elenca una serie di prodotti che non rientrano in questa definizione, tra cui figurano decorazioni e addobbi per festività e feste, prodotti destinati a collezionisti adulti, attrezzature sportive come pattini a rotelle o skateboard, biciclette con un'altezza massima alla sella di oltre 435 millimetri, monopattini e altri mezzi di trasporto destinati allo sport o a essere utilizzati per spostamenti sulla pubblica via, puzzle di oltre 500 pezzi, attrezzature subacquee, sedili gonfiabili e braccioli, fucili e pistole a gas compresso (escluse le pistole ad acqua), fuochi d'artificio, prodotti e giochi con proiettili appuntiti (quali giochi di freccette con punte metalliche).

Ma non sono considerati giocattoli nemmeno i prodotti educativi funzionali, quali forni, ferri da stiro o altri prodotti elettrici venduti esclusivamente per essere utilizzati a fini didattici sotto sorveglianza di un adulto, apparecchiature elettroniche quali PC e console di gioco o accessori di moda per bambini. Inoltre, la direttiva non si applicherà alle attrezzature per aree da gioco aperte al pubblico, alle macchine da gioco automatiche, a moneta o no, destinate al pubblico, ai veicoli-giocattolo con motore a combustione o a vapore, nonché alle fionde e alle catapulte.

Sono previsti molti più obblighi per fabbricanti e importatori di giocattoli. Prima che un fabbricante controlli se il suo giocattolo rispetta i requisiti di sicurezza della direttiva, deve effettuare una valutazione di sicurezza del giocattolo e stabilire informazioni tecniche più complete per tutti i suoi prodotti, incluse le informazioni sui prodotti chimici utilizzati, al fine di consentire la rintracciabilità dalle autorità di sorveglianza del mercato.

Gli importatori devono controllare se i fabbricanti hanno effettuato una valutazione di conformità dei giocattoli ed eventualmente devono svolgere personalmente prove casuali.

Gli Stati membri devono garantire che le autorità di controllo del mercato effettuino controlli adeguati ai confini esterni dell'Ue e all'interno dell'Ue, comprese visite a stabilimenti di tutti gli operatori economici per garantire che i giocattoli pericolosi siano immediatamente vietati o ritirati. Le autorità di vigilanza del mercato possono anche distruggere giocattoli che presentano un serio rischio.

Grazie al rafforzamento delle disposizioni di sorveglianza del mercato sono state rafforzate anche le disposizioni relative alla marcatura CE. È ora necessario apporla sempre sull'imballaggio se il marchio sul giocattolo non è visibile dall'esterno dell'imballaggio. La direttiva potrà entrare in vigore poco dopo la sua pubblicazione ma, per consentire agli operatori di adattarsi alle nuove regole, diventerà applicabile solo due anni dopo.

"La proposta di direttiva approvata dal Parlamento europeo per introdurre regole più severe sulla sicurezza dei giocattoli appare priva di ambizioni e orientata più verso gli interessi dell'industria che verso quelli dei bambini". E' quanto sostiene l'Organizzazione europea dei consumatori (Beuc), che sottolinea comunque i passi avanti fatti nell'introduzione delle nuove norme.

In particolare sono due i punti che, secondo l'associazione, andrebbero rivisti: nonostante il no ai prodotti chimici presenti nei giocattoli, rimarrebbero ancora troppe le sostanze nocive per la salute dei bambini, come gli allergenici, permesse nel processo di fabbricazione del prodotto.

Inoltre i consumatori contestano il fatto che molti giocattoli stanno per essere messi sul mercato senza essere stati sottoposti al controllo, obbligatorio con le nuove norme, di un'autorità esterna. In particolare, sottolinea l'Organizzazione, "giochi che hanno già causato seri incidenti nel passato". "Abbiamo fatto dei test e sappiamo che molti giocattoli venduti in questi giorni sui mercati europei sono illegali e poco sicuri", ha commentato Stephen Russell, segretario generale dell'Organizzazione.

 

I cittadini europei fanno una valutazione pessimistica, molto più negativa rispetto allo scorso anno, dell'attuale contesto economico dell'Ue. E' quanto emerge dall'indagine "Eurobarometro Standard" che, tra il 6 ottobre e il 6 novembre 2008 ha intervistato 30.130 persone per fare una quadro dell'autunno 2008.

Il 69%, cioè il 20% in più dell'autunno 2007, ritiene che la situazione della propria economia nazionale sia difficile, rispetto al 58% (+31) che considera l'economia europea in una situazione difficile. La valutazione dell'attuale situazione economica mondiale - una domanda introdotta per la prima volta in questa indagine - rispecchia la valutazione dell'economia nazionale, che il 71% considera altrettanto difficile.

Gli europei sono anche molto pessimisti riguardo alle prospettive a breve termine. Più della metà ritiene che la situazione economica nel proprio paese peggiorerà nei prossimi dodici mesi, mentre il 41% esprime questo parere per quanto riguarda la situazione economica dell'Ue e il 49% per la situazione economica mondiale. Il 37% dei cittadini Ue considera la situazione economica (+17) una delle due questioni più importanti che il proprio paese deve affrontare in questo momento, questione che è diventata la principale preoccupazione nazionale allo stesso livello dell'inflazione.

I tre principali indicatori degli atteggiamenti generali nei confronti dell'Unione europea - il sostegno al fatto di essere membri dell'Ue (53%, +1), i vantaggi percepiti risultanti dall'essere membri dell'Ue (56%, +2) e l'immagine dell'Ue (45%, -3) - rimangono stabili o indicano una leggera diminuzione dalla primavera del 2008.

Anche la fiducia nelle istituzioni europee rimane piuttosto stabile - Commissione europea, 47%, Parlamento europeo 51% Banca centrale europea 48% - ma c'è un leggero aumento nella tendenza alla mancanza di fiducia. Per quanto riguarda il conflitto in Georgia, l'Unione europea è considerata dal 26% dei cittadini europei come l'attore che ha avuto uno dei più importanti ruoli nel porre fine al conflitto e il 60% ritiene che tale conflitto avrebbe potuto avere un impatto sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico nell'Ue.

Circa la metà dei cittadini dell'Ue (48%) ritiene che l'ampliamento abbia rafforzato l'Ue e i due terzi circa (65%) che la caduta del muro di Berlino è stata positiva per l'Ue. Sviluppare l'economia e favorire la crescita nell'Ue sono considerati attualmente gli obiettivi principali per costruire l'Europa (23%) ma il 23% ritiene che migliorare il livello di vita di tutti i cittadini dell'Ue dovrebbe essere l'obiettivo principale del processo di costruzione europea.

"Il nuovo Eurobarometro - ha dichiarato Margot Wallstrom, Vicepresidente della Commissione Ue - riflette i tempi difficili in cui viviamo attualmente. I cittadini sono profondamente preoccupati dalla crisi economica. La sfida per l'Ue è mettere in atto il pacchetto destinato alla ripresa che è stato adottato recentemente. Sottolineo che le cifre relative al sostegno al fatto di essere membri dell'Ue e i vantaggi percepiti non sono in diminuzione. Questo fa pensare che l'Ue sia considerata una componente fondamentale della soluzione".

Frode milionaria nel settore del commercio delle pelli. E' quanto individuato dall'operazione "Dirty Leather" conclusa oggi dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Vicenza. Questi i numeri: oltre 130 finanzieri hanno perquisito 51 aziende e abitazioni, di cui 36 nella sola provincia di Vicenza, hanno denunciato 72 soggetti e 54 società coinvolte in un giro di fatture soggettivamente false, per un valore complessivo di 308 milioni di euro e una frode sull'Iva di oltre 62 milioni di euro. Le pelli erano destinate all'industria conciaria del distretto di Arzignano-Chiampo, polo manifatturiero di fama nazionale.

Nelle operazioni risultano coinvolte numerose società filtro/cartiere, a responsabilità limitata, amministrate da prestanomi nullatenenti, che si interpongono, tra il cedente (quasi sempre straniero extracomunitario) e l'effettiva impresa acquirente, ultima utilizzatrice della materia prima. Queste società estraggono, in genere, le pelli importate dai depositi Iva senza pagamento dell'imposta, per effetto dell'emissione di autofatture - risultano, per effetto della successiva fatturazione nazionale interna (in vendita), debitrici dell'imposta sul valore aggiunto, che, naturalmente, non versano. Le società acquirenti, invece, portano la stessa iva in detrazione. Il valore delle merci formalmente acquistate dalle società filtro ammonta, invece, a circa 70 milioni di euro.

Sono stati riscontrati elementi comuni a tutte queste società: mancanza di professionalità imprenditoriale dei rappresentanti legali; fase di start up estremamente brillante (talune società conseguono, sin dal primo anno di vita, un volume d'affari elevato e certamente del tutto incongruo con le potenzialità economiche/patrimoniali/finanziarie dei soci, in un mercato connotato, peraltro, da rilevante competitività e dall'elevata professionalità); non adeguata solidità patrimoniale delle società; omissione, in alcuni casi, da parte delle società stesse, della presentazione delle dichiarazioni ai fini delle imposte dirette e indirette; indicazione (in qualche caso) di un oggetto sociale non rispondente a quello effettivo; omesso versamento, sempre, dell'Iva e delle altre imposte (in taluni casi, ad esempio, le imprese non versano l'iva a debito; in altri, evidenziano, con artifizi contabili, addirittura un'inesistente iva a credito).

Complessivamente risultano effettuate 111 perquisizioni in aziende, abitazioni ed altri luoghi, interventi presso istituti bancari con sequestro di conti corrente e sequestri cautelari di beni, tra cui autovetture di grossa cilindrata ed imbarcazioni di pregio (anche di 15 metri, con motori entrobordo di 850 cavalli), container di pelli grezze importate dalla Nuova Zelanda); sono state individuate frodi aventi ad oggetto pelli per un valore di 155 milioni di euro.

Pochi giorni fa il Tribunale di Vicenza - Sezione Fallimentare - ha dichiarato il fallimento della GRIFO TRADING S.r.l., altra società filtro/cartiera, individuata nella prima fase dell'indagine. Questa sentenza ha riconosciuto insolvente la predetta GRIFO TRADING S.r.l. in relazione ai milioni di euro di Iva che la stessa deve versare al Fisco, emergente dalle fatture emesse: ciò ad ulteriore riprova, appunto, del preordinato meccanismo frodatorio che la Guardia di Finanza di Vicenza ha così interrotto.

L'incisività degli interventi e la risolutezza della stessa Autorità Giudiziaria stanno avendo un'indubbia efficacia deterrente ed è stato avviato un efficace coordinamento con l'Agenzia delle Entrate e delle Dogane, per aggredire trasversalmente ed efficacemente il fenomeno, che non pochi danni ha generato all'economia vicentina.

 

Troppo traffico e smog, ancora troppo poche le misure di mobilità sostenibile. E' questa la realtà delle città italiane presentata dal Rapporto di Euromobility e Kyoto Club.
 
La città più eco-mobile d'Italia è Parma, che guida la classifica delle 50 principali città, con più di 100mila abitanti, stilata da Euromobility e Kyoto Club che oggi hanno presentato a Roma il secondo Rapporto "Mobilità sostenibile in Italia", realizzato in collaborazione con Assogasliquidi e Consorzio Ecogass e il patrocinio del Ministero dell'Ambiente. Parma dunque è la migliore città per il trasporto pubblico, per la gestione della mobilità, per la quantità di auto a basso impatto e per il controllo dello smog.

La seguono Bologna, Firenze Venezia e Padova. Sesta è arrivata Torino e solo al settimo posto c'è una città del Sud: Bari. In coda alla classifica troviamo Taranto, L'Aquila e Campobasso.

Le città italiane sono comunque sempre più assediate da traffico e smog. L'auto privata resta padrona incontrastata delle strade con un indice di motorizzazione che in tutte le città è molto superiore alla media europea, con una punta di circa il 73% a Latina. La media italiana è comunque di 62 veicoli ogni 100 abitanti.

Stentano dunque a decollare le misure di mobilità sostenibile efficienti. Le auto "euro IV" a basso inquinamento sono ancora poche nella città italiane, con livelli bassissimi ad Andria (11,8%); la presenza di mezzi ecologici, cioè alimentati a Gpl e metano, è in leggero aumento rispetto allo scorso anno, ma non riesce a raggiungere a livello provinciale la media del 5%; aumenta anche l'offerta di bike sharing e di car sharing, ma è ancora problematica l' efficienza del servizio.

I trasporti pubblici non riescono a far fronte alla domanda. Alcune città, come, ad esempio, L'Aquila, poi, non hanno avviato alcun esperimento in mobilità sostenibile (car o bike sharing, taxi collettivo, mobility manager ecc) e in molte città lo smog è ancora fuori controllo: a Siracusa, ad esempio, ci sono stati, in un anno, 282 giorni di superamento del Pm10.

LINK: Il Rapporto

"Fare cultura al fine di far comprendere a tutti i cittadini e ai soggetti coinvolti nell'alimentazione che la sana alimentazione e l'educazione alimentare sono delle sfide che dobbiamo saper cogliere". E' quanto ha dichiarato il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, alla presentazione dei risultati dell'iniziativa Frutta Snack. Si tratta di un progetto pilota nazionale di educazione al gusto e alla salute rivolto agli studenti delle scuole superiori avviato oltre un anno fa dai ministeri della Pubblica Istruzione e della Salute. In particolare, sono stati introdotti negli istituti distributori automatici di spuntini a base di frutta: macedonie, frutta secca, confezioni monofrutto, succhi e yogurt.

"Nono dobbiamo sottovalutare- ha proseguito il Sottosegretario - il problema dell'obesità infantile perché un bambino obeso oggi è un bambino privato di fattori di salute. Frutta Snack ha rappresentato un apripista positivo per la predisposizione di alimenti a base di frutta nelle scuole. In questi ultimi 20 anni l'alimentazione delle giovani generazioni è stata molto influenzata dall'import statunitense. Con questo progetto vogliamo riavvicinare i più piccoli a quel modello alimentare che prevede 5 porzioni di frutta al giorno. Desideriamo inoltre educare il loro palato a questi cibi sani".

Frutta Snack ha previsto non solo la presenza dei distributori automatici di merendine "sane" nelle scuole ma anche molte altre azioni come attività di formazione nei confronti di ben 119 insegnanti; una campagna di informazione e sensibilizzazione agli studenti e alle loro famiglie; una campagna di comunicazione istituzionale e la diffusione di materiale promozionale. E' stato infine realizzato un concorso dove gli studenti sono stati invitati a creare uno spot radiofonico sul tema "Comunica ai tuoi coetanei l'importanza del consumo di frutta e verdura".

"Il progetto - ha aggiunto Martini - proseguirà rifinanziato. A gennaio è previsto un vertice con le direzioni competenti per aprire la strada alla creazione di un Piano su alimentazione e nutrizione che coinvolgerà le istituzioni, tutto il mondo scientifico, il territorio e gli enti locali con una campagna informativa importante".

La giornata di oggi è stata soprattutto l'occasione per presentare i risultati di questo progetto. Nel corso dell'iniziativa sono stati realizzati focus group e monitoraggio proprio per valutare lo sviluppo di Frutta Snack. Il professore Salvatore Zappalà, della facoltà di psicologia dell'Università di Bologna, ne ha illustrato i risultati: "Abbiamo distribuito 2100 questionari e ne sono stati restituiti 1500. Dal monitoraggio è emerso che il consumo medio di frutta e verdura da parte dei ragazzi è di 3 porzioni. In particolare le ragazze mangiano in 2 giorni 5,6 porzioni rispetto alle 5,2 dei ragazzi: in media occorrono due giorni per raggiungere i consumi giornalieri raccomandati".

L'indagine ha riguardato anche i consumi e la soddisfazione da parte degli studenti. Dei 1004 ragazzi delle scuole aderenti al progetto Frutta Snack, il 60% ha dichiarato di aver provato i prodotti del distributore. Di questi il 58% li ha usati 1 o 2 volte al mese, il 18% li ha usati un paio di volte a settimana e un 11% li ha usati più volte. "E' la macedonia - ha aggiunto Zappalà - il prodotto più gradito. E' stata assaggiata dal 50% dei soggetti seguita dalle fette di mele essiccate, dagli spicchi di mela fresca, yogurt e succhi di frutta".

Qualche critica è giunta sul fronte dei prezzi considerati troppo alti. Si va da un minino di 0,50 centesimi a un massimo di 1,50 euro ovvero il costo della macedonia. Ad ogni modo Zappalà ha sottolineato come "il 54% degli intervistati abbia dichiarato di aver aumento i propri consumi di frutta e verdura proprio grazie al progetto".

Aumenta il consumo di farmaci: confezioni, dosi assunte e ricette. Aumenta la prescrizione dei farmaci equivalenti, che rappresentano a oggi il 42,4% dei consumi. La spesa territoriale del Sistema Sanitario Nazionale resta però stabile grazie a provvedimenti di contenimento dei prezzi che hanno portato a una diminuzione complessiva del 7,2%. I dati si riferiscono ai primi nove mesi del 2008 e sono stati resi noti dall'Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali (OSMED) nel "Rapporto sull'uso dei farmaci in Italia", curato dall' Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).

Aumentano del 5,3% le confezioni a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per ogni singolo cittadino, passate dalle 16 del 2007 alle 19 del 2008; le dosi assunte quotidianamente ogni mille abitanti salgono dalle 875 dello scorso anno alle 931 di quest'anno, con un aumento del 6,4%, e la tendenza al rialzo riguarda anche le prescrizioni farmaceutiche che aumentano del 6%.

Cresce inoltre del 51% la prescrizione dei farmaci equivalenti e del 34,3% la spesa relativa. In particolare, gli equivalenti rappresentano il 42,4% dei consumi e il 26,2% della spesa totale del SSN, grazie alla perdita di protezione del brevetto di alcune molecole, quali l'amlodiplina, il ramipril, l'omeprazolo e la claritromicina.

Quali i medicinali più prescritti? Ai primi posti del consumo ci sono i farmaci cardiovascolari che rappresentano il 36% della spesa e il 49% delle dosi prescritte. Aumentano le ricette per farmaci gastrointestinali (+11%), per quelli del sistema nervoso centrale (+ 6,2%), in particolare gli antidepressivi, e per gli antibatterici (+ 5,6%).

La spesa farmaceutica territoriale totale, rileva il Rapporto, è stimata in 14.529 milioni di euro. Il 58,7% è per i farmaci di classe A a totale carico del SSN, il 4,9% per i farmaci di classe A acquistati privatamente, il 16% per i farmaci di classe C con ricetta, il 10,7% è destinato ai farmaci di automedicazione, il 9,7% ai farmaci della distribuzione diretta e per conto, ossia gratuita per il paziente ed erogata attraverso le farmacie ospedaliere e i distretti ASL.

Da oggi il 112, numero unico europeo per le emergenze, è accessibile per tutti i cittadini europei. Si potrà chiamare il 112 da qualsiasi telefono che si trovi in uno dei 27 Stati membri dell'Ue: anche in Romania e Bulgaria, dove ancora il servizio non era stato attivato completamente. "Il 112 funzionante ovunque nell'UE è un bel regalo per tutti gli europei, che arriva proprio al momento giusto nel periodo delle vacanze natalizie, in cui molti viaggiano e passano lunghi periodi in paesi europei diversi dal proprio. Prevedo che d'ora in poi il 112 sarà un fedele compagno di viaggio per tutti coloro che si recano in vacanza in ogni angolo dell'UE", ha affermato Viviane Reding, Commissaria europea delle telecomunicazioni.

"Il compito degli Stati membri non finisce certo qui, ma il primo obiettivo di disporre di un numero unico di emergenza è stato raggiunto. Mi fa molto piacere constatare il coronamento dei nostri sforzi per far funzionare il numero di emergenza unico in tutta l'Unione, perché è il segno che l'Europa dei risultati ha un'incidenza concreta nella vita quotidiana dei suoi cittadini."

Il numero di emergenza europeo 112 è stato istituito nel 1991 come numero complementare ai numeri nazionali di emergenza e ai fini di una maggiore accessibilità dei servizi di emergenza in tutti gli Stati membri dell'Unione europea. Dal 1998 la normativa dell'UE impone agli Stati membri di garantire che tutti gli utenti di telefonia fissa e mobile possano chiamare gratuitamente il 112. Dal 2003 gli operatori di telecomunicazioni sono tenuti a fornire ai servizi di emergenza informazioni sulla localizzazione di chi chiama il 112. A settembre scorso Bruxelles ha aperto una procedura di infrazione per l'Italia che avrebbe dovuto garantire un maggiore collegamento tra i vari sistemi di risposta alle emergenze, in particolare le chiamate alla polizia, alle ambulanze, ai vigili del fuoco.

Nel 2007 sono stati restituiti, direttamente con le bollette, oltre 3 milioni di euro di rimborsi, il 20% in più dell'anno precedente. E' quanto emerge dalle verifiche dell'Autorità per l'energia sugli effetti della regolazione della qualità commerciale nel settore gas, nel 2007. Gli indennizzi automatici riguardano, in particolare, il non rispetto della tempestività di esecuzione, da parte del distributore o del venditore di prestazioni quali preventivi, allacciamenti, attivazioni, verifiche tecniche, risposte a reclami e a richieste scritte di informazioni, rettifiche di fatturazione, ecc.

Nel dettaglio, più di 2 milioni e 800mila euro sono stati restituiti per indennizzi legati alla distribuzione del gas e 200 mila euro per quelli legati alla vendita. Un risultato raggiunto anche grazie all'entrata in vigore di standard specifici più stringenti dei quali hanno beneficiato in particolare i consumatori domestici.

Servizio di distribuzione del gas naturale
Gli indennizzi sono scattatati soprattutto per i ritardi nell''attivazione della fornitura' di gas: circa 23.000 indennizzi per un valore di oltre 1 milione e 350mila euro.

Al secondo posto, gli indennizzi per violazione degli standard fissati dall'Autorità per l' 'esecuzione di lavori semplici' (8.600 indennizzi per oltre 610mila euro restituiti), poi quelli per ritardi alla fornitura di preventivi (più di 5.000 indennizzi per 400mila euro) e quelli per 'disattivazione della fornitura' (oltre 4.000 indennizzi per 355 mila euro).

Completano il quadro, gli indennizzi erogati per il non rispetto della 'fascia di puntualità' per appuntamenti personalizzati, dei tempi per la riattivazione per morosità e per la fornitura dei preventivi dei lavori complessi.

Più in generale, l'Autorità ha riscontrato un miglioramento del rispetto degli standard generali per i tempi di 'risposta ai reclami scritti' e per l' 'esecuzione di lavori complessi'; ancora da migliorare restano le prestazioni legate alla verifica dei contatori che, secondo quanto stabilito dall'Autorità, deve avvenire entro 10 giorni lavorativi per almeno il 90% delle richieste.

Servizio di vendita del gas naturale
In sensibile miglioramento anche gli interventi di 'rettifica di fatturazione': nel 2007 la 'correzione' delle bollette errate è stata eseguita mediamente in 23 giorni, contro i 90 fissati dall'Autorità. Per questa particolare tipologia di intervento sono stati restituiti alle famiglie, sotto forma di indennizzi automatici, circa 200 mila di euro, corrispondenti a 1.016 indennizzi.

Per quanto riguarda la 'gestione dei reclami', nell'86,7% dei casi gli operatori hanno dato risposta entro i termini stabiliti dall'Autorità che prescrive di effettuare le prestazione entro 20 giorni lavorativi almeno nel 90% delle richieste.

Il 100% dei bambini italiani di 4 anni sono iscritti ad una struttura educativa per l'infanzia; in generale per l'iscrizione prescolare dei bambini dai 3 ai 6 anni l'Italia è seconda solo alla Francia. Sono i servizi educativi per la prima infanzia che scarseggiano: l'Italia è al penultimo posto, con il 10% delle iscrizioni dei bambini sotto i 3 anni, contro una media Ocse (Organizzazione per la cooperazione e la sviluppo economico) del 25% e un picco danese del 60%. Sono i dati principali di uno studio comparativo dei servizi educativi e assistenziali dell'infanzia nei 25 Paesi Ocse, pubblicato oggi dall'Unicef Centro Ricerca Innocenti.

Sui 10 standard minimi di base, presi come parametri comparativi per la prima infanzia, l'Italia ne soddisfa 4:

  1. un Piano nazionale che dia priorità alle persone svantaggiate;
  2. servizi educativi per l'infanzia finanziati e qualificati per l'80% dei bambini di 4 anni;
  3. formazione dell'80% di tutto il personale di assistenza all'infanzia;
  4. il 50% del personale dei servizi educativi per l'infanzia qualificati con istruzione di livello universitario e relative qualifiche.

E' la Svezia l'unico paese a soddisfare tutti i parametri, ma anche Islanda, Danimarca, Finlandia, Francia e Norvegia se la cavano. "I parametri di riferimento proposti devono essere considerati come un primo passo verso l'istituzione di una serie di standard minimi che facilitino buoni sviluppi nella prima infanzia" ha detto Marta Santos Pais, Direttore dell'Unicef Centro di Ricerca Innocenti.

Ecco il quadro in base ai 10 parametri:

  • Il diritto ad un periodo minimo di congedo parentale retribuito (1 anno al 50% di stipendio); è soddisfatto da 6 paesi dei 25 Ocse. L'Italia ha un indice di 32, al 10° posto e non soddisfa lo standard previsto; prima è la Norvegia con un indice di 116 e ultimi sono Stati Uniti e Australia con 0.
  • Un Piano Nazionale che dia priorità ai bambini svantaggiati: è presente in 19 Paesi tra cui l'Italia.
  • Standard minimo di assistenza per i bambini sotto i 3 anni (servizi di assistenza all'infanzia finanziati e regolamentati per il 25% dei bambini sotto i 3 anni): l'Italia non si conforma allo standard minimo (del 25%) ed è agli ultimi posti. Per quanto concerne il tasso di occupazione delle donne con bambini sotto i 3 anni, l'Italia è sotto il 50% .
  • Standard minimo di assistenza per i bambini di 4 anni (servizi educativi per l'infanzia finanziati e qualificati per l'80% dei bambini di 4 anni): l'Italia, come altri 14 dei 25 Paesi OCSE, soddisfa lo standard.
  • Standard minimo di formazione per il personale (formazione dell'80% di tutto il personale di assistenza all'infanzia): solo 17 dei 25 Paesi OCSE - tra cui l'Italia- soddisfano lo standard.
  • Percentuale minima di personale (50%) dei servizi educativi per l'infanzia qialificata con un diploma universitario e di formazione professionale: 20 Paesi OCSE (tra cui l'Italia) su 25 sono riusciti a conformarsi a questo standard.
  • Rapporto numerico minimo tra personale e bambini (di 1:15 nell'istruzione prescolare): soltanto 12 dei 25 Paesi OCSE soddisfano questo standard; l'Italia non soddisfa lo standard.
  • Standard minimo di finanziamento pubblico (1% del PIL speso nei servizi per la prima infanzia): l'Italia è intorno allo 0,5%, sotto la media OCSE (0,7%). Soltanto 6 dei 25 Paesi OCSE raggiungono o superano il minimo dell'1% del PIL.
  • Livello basso di povertà infantile (inferiore al 10%): solo 10 Paesi soddisfano lo standard; tra questi non c'è l'Italia.
  • Inclusione universale (copertura quasi universale ai servizi sanitari di base per l'infanzia): solo 8 paesi su 25 soddisfano 2 dei 3 criteri. L'Italia non soddisfa questo parametro poiché ha:
  • un tasso di mortalità infantile pari a 4,7 decessi su mille nati vivi (l'Islanda è al primo posto con il 2,3 su mille, il Messico all'ultimo con il 18,8 su mille), rispetto allo standard del 4%;                 
  • il 6,7% di bambini nati sottopeso (peso inferiore a 2.500 grammi) alla nascita (al primo posto c'è l'Islanda, con il 3,9% ), rispetto allo standard del 6%;
  • una copertura media della vaccinazione dei bambini dai 12 ai 23 mesi pari al 93,3%, rispetto allo standard del 95%; in particolare: la copertura contro il morbillo è pari all'87%, contro la polio al 97%, contro difterite-tetano- pertosse al 96%.

"L'alta qualità dei servizi educativi e della cura hanno un enorme potenziale nel migliorare lo sviluppo cognitivo, linguistico e sociale dei bambini - afferma Marta Santos Pais - può contribuire a rafforzare l'istruzione, limitare l'iniziale situazione di svantaggio, promuovere l'inclusione, diventare un investimento su buone pratiche di cittadinanza e migliorare il progresso per le donne".


 

Nel 2007 il Pil procapite del Lussemburgo è stato più di 2 volte e mezzo la media europea, a parità di potere d'acquisto. Austria, Svezia, Danimarca, Regno Unito e Belgio hanno registrato un Pil procapite tra il 15% e il 25% al di sotto della media Ue; Francia, Italia e Spagna si sono posizionati tra lo 0 e il 10% della media, come anche Grecia e Cipro.

Sono i dati pubblicati oggi dall'Eurostat che mettono in evidenza come nel 2007 il Pil procapite dei 27 Stati membri è oscillato, a seconda del Paese, dal 37% al 267% della media Ue.
 

 

Sabato sarà il Pegi Day, la giornata per l'acquisto consapevole dei videogiochi in occasione del Natale. L'iniziativa, che coinvolgerà 105 punti vendita dell'elettronica di consumo a Milano, Roma e Napoli, consiste in una campagna di informazione per far conoscere il Pegi, il sistema di classificazione dei videogiochi in base a contenuto ed età, e si rivolge in particolare ai genitori.

La campagna ha il patrocinio del Ministro della Giventù Giorgia Meloni: "Da molti anni il Governo italiano è impegnato, in collaborazione con gli organismi europei preposti al controllo e alla applicazione del codice Pegi, nella valutazione di una normativa che possa rafforzarne il peso in ambito nazionale. Le ultime decisioni prese dall'Advisory Board europea, in cui l'Italia è rappresentata fin dalle origini, sono in pressoché totale sintonia con quanto valutato negli ultimi tempi in ambito governativo - ha dichiarato il Ministro Meloni - Nel frattempo faccio appello al senso di responsabilità di tutti i soggetti in campo perché, ne sono convinta, la maturità di una comunità non può essere valutata solo dalla sua capacità di rispettare le norme ma anche e, forse soprattutto, dalla sua capacità di credere nel valore etico di un comportamento".

La giornata è organizzata da Aesvi (Associazione Editori Software Videoludico Italiana), Federdistribuzione (Organismo di coordinamento e di rappresentanza della distribuzione moderna) e Aires (Associazione Italiana Retailer Elettrodomestici Specializzati) e prende le mosse dalla sempre più ampia diffusione dei videogiochi in Italia.

Nel 2007 il mercato ha infatti registrato un volume d'affari di oltre 1 miliardo di Euro, nei primi quattro mesi del 2008 le vendite di hardware e software hanno segnato un aumento del 29,5% e le previsioni per l'intero 2008 (più 44%) e per il 2009 (più 51%) confermano la tendenza.

Il Pegi Day si svolgerà dunque sabato 13 dicembre in 105 punti vendita delle insegne dell'elettronica di consumo aderenti ad Aires a Milano, Roma e Napoli. In ogni punto vendita sarà presente una hostess che, con l'ausilio di totem e volantini informativi, spiegherà il funzionamento del Pegi.

L'iniziativa rappresenta inoltre il primo passo del protocollo d'intesa firmato oggi da Aesvi e Federdistribuzione, si legge in una nota, con lo scopo di "sviluppare un piano di azioni condivise per la definizione, l'adozione e la promozione di condotte socialmente responsabili al fine di consentire ai consumatori di avere le informazioni necessarie per l'acquisto consapevole dei videogiochi".

Presto la televisione mobile arriverà anche sui cellulari dei cittadini europei. La Commissione Ue ha pubblicato oggi una serie di orientamenti per accelerare l'istallazione del servizio in tutta Europa che, nel 2013, potrebbe arrivare a fatturare 7,8 miliardi di euro. I servizi commerciali di tv mobile sono stati lanciati prima dell'estate 2008 ed hanno avuto una risposta di gradimento da parte dei consumatori: nei soli Paesi Bassi 10 000 utenti si sono abbonati al servizio all'inizio dell'autunno.

Prima che gli operatori telefonici possano lanciare qualsiasi offerta commerciale, gli Stati membri devono ottenere l'autorizzazione per i servizi di televisione mobile. Gli orientamenti della Commissione mirano a creare un ambiente normativo omogeneo e favorevole per il decollo e l'adozione di questo nuovo servizio. Con una regolamentazione non onerosa e regimi di autorizzazione delle licenze chiari, l'industria avrà la certezza del diritto necessaria a lanciare rapidamente offerte per la TV mobile.

Già nel luglio 2007 la Commissione aveva proposto una strategia di promozione della televisione mobile in Europa che prevedeva l'utilizzo dello standard aperto DVB-H come norma comune per la televisione mobile terrestre in tutta Europa. Nel marzo 2008 la Commissione ha approvato l'aggiunta del DVB-H all'elenco europeo delle norme ufficiali.

I servizi commerciali basati sul DVB-H sono sempre più diffusi e applicati in altre parti del mondo, come il Marocco, l'Indonesia, la Russia o Singapore. Inoltre è probabile che servizi di televisione mobile transfrontalieri satellitari che utilizzano lo standard DVB-SH inizino già nel 2009 in Europa e in tutto il mondo. Finora pochi Stati membri, come l'Austria, la Finlandia, la Francia e la Germania, hanno adottato una normativa per i nuovi servizi di televisione mobile.

"Il successo delle operazioni commerciali di lancio della televisione mobile in Austria, Italia, Finlandia e Paesi Bassi ha dimostrato che l'efficienza delle procedure di autorizzazione costituisce un fattore cruciale per la rapida diffusione della televisione mobile. In Austria 5 000 cittadini utilizzavano la televisione mobile nelle prime settimane del suo lancio. Con l'aumento delle vendite previsto nel periodo natalizio, molti più cittadini europei dovrebbero avere la possibilità di guardare la televisione nel corso dei loro spostamenti", ha dichiarato Viviane Reding, Commissario europeo alle telecomunicazioni.

"Per questo motivo vogliamo fornire orientamenti agli Stati membri sui metodi che consentono all'industria di far partire questi servizi innovativi con la massima rapidità e un minimo di complicazioni. Siamo a favore di un'impostazione collaborativa tra tutti i soggetti interessati, comprese le emittenti, gli operatori mobili e di piattaforme, e osteggiamo pesanti interventi normativi o procedure di autorizzazione macchinose per l'introduzione della televisione mobile in Europa."

Una procedura diretta, trasparente e non discriminatoria per la concessione delle licenze è fondamentale per un'impostazione adeguata che non provochi inutili ritardi. La qualità del servizio prestato ai consumatori, compresa la ricezione negli interni e la qualità della trasmissione, dovrebbe rientrare nelle condizioni di aggiudicazione. Le frequenze disponibili per la televisione mobile verranno ritirate qualora il servizio non inizi entro un periodo di tempo ragionevole.

Le autorità di regolamentazione potranno tenere aperto a tutti i soggetti dell'industria il processo di autorizzazione, incoraggiando la cooperazione tra operatori di telecom (prestatori di servizi) ed emittenti (che forniscono il contenuto). L'industria deve assicurare la collaborazione dei servizi di televisione mobile DVB-H in ogni paese dell'Ue. A tal fine sarà possibile scegliere tecnologie non proprietarie che tutti i consumatori potrebbero utilizzare senza plug-in supplementari e indipendentemente dal dispositivo utilizzato, per accedere ai contenuti della tv mobile.

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