"In una recente pagina pubblicitaria sotto forma di "lettera aperta", Coop prospetta il tema straordinariamente complesso e critico dei prezzi in una chiave semplicistica e prettamente demagogica, che occulta le dinamiche reali del mercato". Mentre "nessun produttore può permettersi di aumentare i propri listini se non assolutamente costretto e nella misura minima indispensabile". È quanto scrive Centromarca, l'associazione italiana dell'industria di marca, in risposta alla lettera pubblicata sabato sui giornali italiani dalla Coop (leggi la lettera sul sito della Coop).
Nella lettera la Coop scriveva che le industrie non hanno abbassato i prezzi nonostante la discesa del prezzo delle materie prime: "In molti settori, soprattutto ad opera delle industrie multinazionali, ci troviamo invece di fronte a richieste di aumenti, dal 4% fino all'8%, su prodotti importanti per la spesa delle famiglie italiane. Richieste ingiustificate e incompatibili con la necessità di contenere i prezzi e favorire i consumi in un momento di grave crisi; si corre il rischio, dopo l'ondata di crescita dei prezzi di inizio 2008, di una ulteriore crescita dell'inflazione nel 2009. Per questo Coop non accetterà richieste ingiustificate di aumento dei prezzi. Lo diciamo apertamente e pubblicamente".
Risponde Centromarca: "Nessun produttore - con mercati stagnanti, potere d'acquisto calante e competizione feroce - può permettersi di aumentare i propri listini se non assolutamente costretto e nella misura minima indispensabile".
"D'altra parte - continua Centromarca - la fissazione dei prezzi di cessione è un momento cruciale dell'esercizio di impresa e dei rischi connessi, massimizzati oggi da un contesto drammatico in cui la tenuta delle imprese non è certo meno importante dei prezzi dei loro prodotti: consumatori e lavoratori sono le stesse persone".
L'associazione ribadisce dunque che "l'industria di marca è tale grazie alla reputazione costruita con il rigore, la passione e la fatica di intere generazioni".
Intanto, dopo la pubblicazione della lettera, il Codacons ha deciso di inviare un esposto alla magistratura affinchè vengano aperte indagini sui prezzi al dettaglio in tutta Italia. "Se è vero quanto denunciato da Coop - ha detto il presidente Codacons Carlo Rienzi - ossia una evidente incongruenza tra andamento dei costi produttivi e andamento dei listini nel settore alimentare, allora siamo di fronte ad un illecito che danneggia la moltitudine di cittadini che ogni giorno va a fare la spesa. Chiediamo alla Procura della Repubblica di Roma di analizzare e approfondire la denuncia di Coop, aprendo delle indagini per aggiotaggio, contro i responsabili dell'incremento ingiustificato dei prezzi al dettaglio''.
Pagare le rate di mutui e prestiti crea difficoltà anche serie all'84% degli italiani tanto che per il prossimo anno un'ampia maggioranza di intervistati - il 64% - esclude categoricamente di accendere nuovi mutui e solo l'8% si dice pronto a farne di nuovi. Sono alcuni dei risultati di un sondaggio Confesercenti-Swg.
Ma la rinuncia a rate, prestiti e mutui - si legge nel comunicato stampa - è già stata forte: solo quest'anno c'è un 50% che ha girato alla larga da queste forme di indebitamento. "Non c'è dubbio che il Governo deve intervenire subito - sostiene Marco Venturi Presidente della Confesercenti - imponendo alle banche di tagliare gli interessi per evitare il concreto rischio usura e, se è utile, allungare i tempi. Ormai c'è un vero e proprio allarme mutui e credito.
"Secondo il sondaggio Confesercenti-Swg ogni mese in media escono dai bilanci familiari 478 euro, ma per il 23% degli intervistati la spesa si colloca fra i 500 e i 1000 euro. E c'è infine anche un 10% che spende fra i 1000 e i 2000 euro. Ma quante volte ricorrono gli italiani a varie forme di prestito? Fino ad oggi in media circa tre volte negli ultimi tre anni. Anche se c'è un 7% che vi è ricorso più di 5 volte. Le motivazioni più gettonate sono due: il 57% degli intervistati intendeva ridurre l'impatto del pagamento, un altro 41% non possedeva l'intera cifra.
La "regina" dei desideri per i quali si ricorre ai prestiti è la casa (ristrutturazioni o acquisto di prima o seconda casa) segue l'auto elettrodomestici e mobili, computer e altri prodotti tecnologici. Ma c'è anche un 6% che si indebita per cerimonie e un 2% per regalare o regalarsi un gioiello.
Per poter sostenere le spese mensili fisse le famiglie riorganizzano i bilanci e tagliano in primo luogo le risorse per le vacanze (lo fa un 21%). Subito dopo a rimetterci è il tempo libero su cui si abbatte il taglio di un altro 20% del campione. Notevole anche la rinuncia a comprare nuovi capi di abbigliamento o scarpe con un altro 17% di intervistati. E si arriva ad un 9% che usa le "forbici" per rifilare tutte le voci del proprio bilancio.
Fino ad oggi i risparmiatori italiani intervistati ritengono di aver perso quasi il 17% in termini di rendimento dei propri investimenti fatti. Ma la maggioranza delle "formiche" italiane ha suddiviso i suoi risparmi in conti correnti (22%), in fondi ( 17%), in Bot ed altri titoli di Stato (15%). Solo un 10% si è indirizzato verso le azioni, mentre un 2% ha riscoperto il ... materasso e tiene i soldi in casa. Questo 2% è destinato a salire di un punto nei prossimi mesi che saranno dominati - stando alle risposte date al sondaggio - dalla preferenza dei risparmiatori verso i titoli di Stato.
Poi vengono gli immobili e i conti correnti bancari. Solo un altro 2% si farà abbagliare dal colore dell'oro. Ma la prudenza degli investitori emerge anche da un'altra percentuale: quella di chi non modificherà i propri investimenti e che si aggira attorno all'11%.
L'economia perde colpi e i consumi calano, ma qual è la percezione dei prezzi dei consumatori italiani? A questa domanda tenta di dare una risposta una ricerca effettuata da GFK Panel Services su un campione di 1.000 famiglie rappresentative dell'universo dei consumatori italiani.
Secondo i risultati della ricerca, oltre l'83% degli intervistati da Gfk Panel Services ha osservato un incremento consistente e inesorabile dei prezzi. Tra le categorie di beni maggiormente colpite dalla crescita dei prezzi si trovano i carburanti, le bollette di luce e gas, il comparto alimentare e in particolare prodotti di base come il pane, la pasta, il riso, la frutta e verdura, il pesce e il latte. A questa categoria si aggiungono poi le spese relative alla casa (affitti, ristrutturazioni, interventi di manutenzione...).
Per tentare di combattere l'inarrestabile caro-vita, oltre il 52% degli intervistati dichiara di cambiare spesso punto vendita nel tentativo di individuare il più conveniente e il 58,9% ammette di acquistare sempre più spesso prodotti no logo, proprio per evitare di pagare un surplus di prezzo per un prodotto di marca.
Significativa la percentuale di persone che ultimamente cercano di ridurre il consumo di prodotti superflui: oltre l'82% dichiara infatti di aver tagliato l'acquisto di prodotti non strettamente necessari. Il 70,5% delle famiglie, inoltre, dichiara di prestare molta attenzione ai prezzi.
Solo il 33,3% degli intervistati dichiara che non ridurrà alcun consumo, mentre un 33,1% ridurrà il consumo di bevande analcoliche e il 34,3% ridurrà il consumo di merendine.
"L'indagine nasce con lo scopo di indagare il sentimento generale degli italiani verso i consumi in una situazione storico-economica particolare per il nostro Paese - spiega Marco Pellizzoni, Key account manager di GFK e autore della ricerca - In questo periodo di recessione, l'analisi ha confermato una preoccupazione diffusa e un'attenzione alla spesa particolare che ha portato il consumatore ad avvicinarsi ancor più al mondo del discount, delle marche private e del risparmio attraverso la ricerca delle promozioni."
Il mondo è in deficit ecologico. Servirebbe un altro pianeta nel 2035 per mantenere lo stile di vita attuale. E l'Italia è quarta al mondo per consumo di acqua. È quanto denuncia il Living Planet Report 2008 del WWF.
"Recessione ecologica". L'umanità è in debito ecologico nei confronti del pianeta Terra: consuma un terzo in più di quanto questo possa sostenere tanto che, al ritmo attuale, nel 2035 servirebbe un altro pianeta tutto intero per mantenere gli stessi stili di vita. E dal 1970 a oggi si è perso il 30% di biodiversità.
E l'Italia? Non brilla se si piazza 24ma al mondo nella classifica dei paesi con maggiore Impronta ecologica e quarta per Impronta idrica. Il Bel Paese è insomma il quarto paese al mondo consumatore di acqua. Questa la fotografia scattata dal WWF nel Living Planet Report 2008, la pubblicazione che restituisce lo stato di salute del pianeta attraverso i risultati di indicatori quali l'Indice del pianeta vivente, l'Impronta ecologica e, per la prima volta nell'edizione di quest'anno, l'Impronta idrica.
Non è solo tempo di crisi economica ma è tempo di "recessione ecologica". La domanda di capitale naturale mondiale provocata dalle attività umane è infatti superiore di un terzo rispetto a quanto il pianeta può sostenere, denuncia il WWF, e questo provoca un "debito ecologico". Praticamente c'è uno spicchio di Terra, pari a un terzo, che l'umanità consuma ma che non si è ancora rigenerato. Oltre i tre quarti della popolazione - afferma il Report prodotto dal WWF insieme alla Società Zoologica di Londra e al Global Footprint Network - vive in Paesi debitori in termini ecologici, nei quali i consumi nazionali hanno superato la capacità biologica nazionale.
L'Impronta ecologica misura la domanda dell'umanità sulla biosfera in termini di superficie di terra e mare produttiva dal punto di vista biologico, necessaria alla produzione delle risorse che le persone usano e all'assorbimento dei materiali di rifiuti che generano. L'analisi dell'Impronta ecologica - rileva il Report del WWF, giunto alla VII edizione - mostra come la biocapacità globale (l'area necessaria a produrre le risorse primarie per i nostri consumi e a "catturare" le nostre emissioni di gas serra) è di circa 2,1 ettari globali procapite mentre l'Impronta ecologica sale a 2,7 ettari globali procapite, con un deficit procapite di 0,6 ettari.
Ci sono naturalmente differenze nazionali. Le Impronte ecologiche nazionali più estese sono di Stati Uniti e Cina, che consumano ognuno il 21% circa di biocapacità globale. Diverso è il livello procapite, per il quale gli Stati Uniti si confermano i maggiori divoratori del pianeta con una media di 9,4 ettari globali. Che significa? Che ogni americano vive con le risorse di quattro pianeti e mezzo, spiega il WWF. L'Italia è 24ma e presenta un'impronta di 4,8 ettari globali procapite e una biocapacità di 1,2 ettari globali procapite. È quindi in deficit ecologico per 3,5 ettari globali procapite.
"Il mondo - ha detto James Leape, direttore del WWF Internazionale - sta vivendo l'incubo di una recessione economica per aver sovrastimato le risorse finanziarie a disposizione ma una crisi ancor più grave è alle porte, ovvero l'erosione del debito ecologico causato dall'aver sottovalutato l'importanza delle risorse ambientali come base del benessere di ogni società. Se la nostra pressione sulla Terra continuerà a crescere ai ritmi attuali, intorno al 2035 potremmo avere bisogno di un altro pianeta per mantenere gli stessi stili di vita". "In un momento di crisi economica - ha detto Michele Candotti, direttore generale WWF Italia - il primo capitale dove si va a raschiare è quello naturale".
Il Report segnala inoltre la perdita di biodiversità nel corso del tempo. Attraverso l'Indice del Pianeta vivente si registra infatti come, dal 1970 a oggi, si sia perso circa il 30% di biodiversità nel mondo. Sono i risultati di un'analisi su circa 5mila popolazioni di 1.686 specie di animali vertebrati.
Altro tema è il consumo di acqua, risorsa scarsa. Per produrre una maglietta di cotone servono 2.900 litri di acqua, 15.500 per un kg di carne di manzo e 1.500 litri per un kg di zucchero di canna. Novità del Report 2008 è l'Impronta idrica del paese, rappresentata dal volume totale di risorse idriche utilizzate per produrre beni e servizi consumati dagli abitanti di quella stessa nazione. A sua volta, questa si divide in impronta idrica interna (l'acqua necessaria per produrre beni e servizi prodotti e consumati all'interno del paese) e impronta idrica esterna (che deriva dal consumo delle merci importate). L'Italia in classifica si piazza fra i principali consumatori di acqua al mondo, al 4° posto, preceduta solo da Stati Uniti, Grecia e Malesia e con un'Impronta idrica quasi spacca a metà fra interna ed esterna.
"Le stazioni sono dei non luoghi, ma sono decisive per l'immagine delle città perché rappresentano le porte d'accesso e devono essere spazi socialmente qualificanti". Così il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha salutato stamattina, presso Palazzo Valentini a Roma, la "Carta europea per lo sviluppo di iniziative sociali nelle stazioni", firmata in primis da Ferrovie dello Stato, e da altre tre imprese di trasporto europee: la SNCF francese, la B Holding belga e la CLF lussemburghese. Il fine di questa Carta è appunto quello di promuovere azioni di solidarietà nelle stazioni ferroviarie, grandi e piccole, per garantire una maggiore sicurezza ai cittadini.
"Quest'iniziativa parte dal principio di solidarietà sociale, che deve essere una delle principali responsabilità di un'azienda - ha dichiarato Alemanno - soprattutto le aziende che hanno una funzione pubblica, come quelle dei trasporti, devono dare l'esempio e sprigionare, dal proprio interno, azioni come queste, collocandole dentro il proprio processo industriale". Secondo il sindaco di Roma, dunque, la firma di questa Carta è proprio un simbolo di questa responsabilità sociale dell'azienda ed è importante che rappresenti un intervanto concreto e condiviso a livello europeo.
Anche il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, è soddisfatto di quest'iniziativa di cui Ferrovie dello Stato è la capofila. "Il tema della solidarietà accompagnata dalla sicurezza, promosso da Ferrovie dello Stato, è tutt'uno con la nostra politica - ha spiegato Zingaretti. "Le società europee non sono mai state così insicure, poiché è forte la percezione della paura verso un futuro incerto. Per competere meglio le nostre società hanno bisogno di una grande coesione sociale e questa battaglia va combattuta su più piani. Le stazioni sono luoghi della socialità - ha concluso il Presidente della Provincia di Roma - da sempre importanti nella costruzione del tessuto sociale delle città e per questo noi siamo pronti a investire sulla loro sicurezza".
L'Amministratore delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti ha presentato questa Carta come una dimostrazione concreta della responsabilità sociale di un'azienda. "Da un po' di tempo le stazioni - ha dichiarato Moretti - sono state emarginate dall'attenzione dei servizi e noi stiamo cercando di recuperarle, rendendole degli spazi normali in cui il cittadino si senta tranquillo. Si potrebbe addirittura prevedere degli asili nido nelle stazioni, per aiutare le giovani coppie. Ma tutte queste iniziative - ha concluso Moretti - le stiamo facendo in collaborazione con le autorità locali e le forze dell'ordine".
La Carta firmata oggi è un documento di condivisione di valori sociali e le imprese firmatarie si sono impegnate a considerarla la base di ispirazioni delle loro iniziative, nel rispetto dei progetti autonomamente elaborati dalle rispettive aziende. Queste si incontreranno periodicamente per condividere le problematiche dell'emarginazione sociale e scambiarsi informazioni ed esperienze.
Questi alcuni degli impegni condivisi:
L'Help Center si trova al centro di vari soggetti, le ferrovie e le autorità locali da una parte, i servizi e i cittadini dall'altra, e svolge un importante ruolo di collegamento. Oggi sono 11 gli Help Center attivi in tutta Italia ed è stato allestito un grande database per lo scambio delle informazioni; un altro obiettivo prioritario di questi centri è quello di diffondere anche un'uniformità di linguaggio, per far comprendere al cittadino "normale" chi è veramente quel bisognoso che spesso incontra in stazione, spiegando la differenza tra un barbone, un "senza fissa dimora" eccetera.
La rete in cui si muovono gli Help Center è quella dell'Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà, nato in collaborazione con l'ANCI, l'Associazione Nazionale Comuni Italiani. L'Osservatorio ogni semestre pubblica un Rapporto con alcuni numeri significativi sul lavoro svolto. A settembre 2008 è risultato che la media giornaliera dei contatti degli Help Center è di 258, 48 dei quali sono nuove identificazioni, la maggior parte sono uomini e stranieri.
Il confine tra legale e illegale nell'agricoltura italiana è spesso ambiguo. E non solo nel campo della sicurezza alimentare: mafia, frodi fiscali, abigeato sono alcuni dei problemi che affliggono il settore. Questa la fotografia dell'agroalimentare italiano scattata dal Primo Rapporto sulla legalità e la sicurezza in agricoltura nell'era della globalizzazione, ricerca che la Fondazione Cloe ha presentato oggi a Roma.
Due le sezioni del rapporto: sicurezza e qualità dell'agroalimentare e criminalità, illegalità e fattori di rischio in agricoltura. Per quanto riguarda la prima parte Francesco Baldarelli, segretario generale della Fondazione ha detto: "Il sistema italiano è un riferimento non solo per l'economia del Paese ma anche per la qualità e l'identità del nostro cibo. La legislazione europea e in particolare quella italiana contengono norme estremamente vincolanti per far sì che sulla nostra tavola giunga solo cibo sano e sicuro. Sul processo di rintracciabilità manca però la trasparenza soprattutto perché non è di facile accesso per i consumatori".
Non solo maggiore trasparenza in tema di rintracciabilità ma anche un modello normativo più organico in tutta la materia della sicurezza alimentare. Il rapporto effettua infatti una ricognizione della normativa regionale di recepimento delle direttive europee e dei principali progetti di tracciabilità a livello regionale. Quello che emerge è un quadro normativo frammentato e disorganico. C'è il rischio - si legge nella ricerca - che l'organicità e la congruenza delle linee-giuda Ue possano incrinarsi dal momento che le diverse regioni si muovono liberalmente nella pianificazione e nell'applicazione delle direttive e dei regolamenti Ue.
"Un altro limite - ha proseguito Baldarelli - è rappresentato dalla presenza di una molteplicità di soggetti istituzionali non perfettamente coordinati tra di loro per cui in futuro occorrerà indirizzare ogni sforzo per semplificare e razionalizzare il modello nazionale di sicurezza alimentare".
La seconda parte del rapporto è invece dedicata al ruolo della criminalità nel settore agroalimentare, un comparto che "oggi ricopre - ha commentato Massimo D'Alema, presidente della Fondazione Italianieuropei - un ruolo cruciale dell'economia del nostro paese. Basti pensare alla enorme crescita del fabbisogno mondiale e all'aumento della richiesta di qualità. Non è un caso che la criminalità si interessi a questo settore".
Un interesse che tradotto in cifre è rappresentato dai 2,4 miliardi di euro del volume di affari delle macellazioni abusive o dai 3mila euro per ogni capo di bestiame rubato. Secondo il rapporto, solo nel 2006 i furti di animali da allevamento in Italia sono aumentati del 20% rispetto all'anno precedente. In Sardegna la percentuale è arrivata al 33,4%.
I fenomeni di illegalità sono quindi sempre più diffusi e pervasivi: dal mercato del lavoro al controllo di quello ortofrutticolo e florovivaistico, ai segmenti della catena produttiva, commerciale e logistica. Ammontano a oltre 2.600 le presone denunciate e a 419 le aziende sequestrate dalla magistratura e dalle forze di polizia nel biennio 2005-2006. Come ha spiegato il presidente della Fondazione Cloe, Marco Minniti " si sono verificati casi in cui anche grosse catene distributive e titolari di marchi noti hanno operato sotto il controllo di organizzazioni mafiose attraverso l'uso di prestanome e la copertura di insospettabili imprenditori. Il controllo della distribuzione avviene sia attraverso la richiesta del pizzo, sia imponendo alle imprese commerciali la vendita e la collocazione sugli scaffali di determinati prodotti oppure l'assunzione di manodopera. E quando l'attività di impresa entra in crisi scattano le modalità usuraie".
Altro dramma dell'agricoltura italiana è quello del lavoro nero o non regolare. Secondo l'Istat nel 2005 il tasso di irregolarità in agricoltura è pari al 22,2%, un dato in crescita rispetto al 2004 (19,9%), al 2003 (18,3%) e al 2001 (20,9%). Si tratta di un problema che affligge soprattutto il Mezzogiorno dove il 25,3% delle unità di lavoro sono irregolari.
Al lavoro nero si affianca il fenomeno degli infortuni in agricoltura. Secondo il rapporto nel periodo 2001-2007 sono stati 481.394 gli incidenti di cui 999 mortali (fonte Inail-Istat). L'indice di incidenza degli infortuni nel 2007 è pari a 61,9 in agricoltura, al 57,5 per quanto riguarda l'industria e 29,6 per i servizi.
"Il fenomeno criminale in agricoltura - ha concluso Minniti- sembra rappresentatre la metafora più efficace del dispiegarsi della vocazione totalitaria di 'ndrangheta, mafia e camorra. La mafia tende a monopolizzare il mercato alimentare fissando prezzi e quantità; compromette l'integrità del territorio con lo smaltimento dei rifiuti; è responsabile di adulterazioni e sofisticazioni alimentari. Non solo: la mafia arriva anche ad imporre gusti e scelte ai consumatori. Molti affari conclusi nell'Europa dell'Est da alcuni boss mafiosi hanno inciso sulle abitudini alimentari degli italiani. Si pensi al caso di alcune varietà d'uva coltivate nell'est europeo e importate in Italia dalla mafia e che oggi sono tra le più diffuse in Sicilia e Puglia".
Da oggi i consumatori europei avranno a disposizione un Forum per l'energia, in cui i cittadini affronteranno i problemi che incontrano nel mercato energetico dell'Ue e potranno proporre soluzioni concrete per far sì che i diritti dei consumatori su scala europea siano rispettati.
Il Forum, inaugurato oggi dal Commissario Ue alla Tutela dei Consumatori, Meglena Kuneva e dal Commissario Ue all'Energia Andris Piebalgs, ha anche l'intento di fornire ai cittadini informazioni chiare e dirette sulle scelte che si prospettano loro quando devono acquistare le forniture di gas e di elettricità e punta ad assicurare più efficaci mercati al dettaglio dell'elettricità e del gas.
"I prezzi elevati dell'energia costituiscono una delle grandi preoccupazioni per i cittadini europei - ha ricordato Kuneva - Abbiamo bisogno di uno sforzo su scala europea per elevare gli standard su tutta una serie di questioni che vanno da bollette più chiare a contatori intelligenti e al cambio dei fornitori per far sì che i consumatori abbiano una scelta effettiva, possano ridurre i consumi e fare i loro acquisti energetici in modo economico. Dobbiamo sorvegliare attentamente il mercato dell'energia per poter intervenire nel caso di eventuali abusi. E dobbiamo porre - ha concluso Meglena Kuneva - in primo piano nella nostra agenda politica la protezione dei consumatori vulnerabili poiché ci aspetta un inverno duro".
La Commissione Ue ha calcolato che, con scelte intelligenti, una famiglia media può risparmiare ogni anno 1000 euro o più di bollette del gas e dell'elettricità. L'impatto di tali scelte è tanto più importante considerato che circa il 40% dell'energia nell'Ue è utilizzata negli edifici, comprese le nostre case e le nostre aziende. Anche la riduzione delle emissioni di carbonio che ne deriverebbe rappresenterebbe un risultato positivo.
"Considerato l'aumento dei costi dell'energia e gli eventi registrati di recente sui mercati finanziari mondiali - ha dichiarato Piebalgs - è essenziale operare in stretta collaborazione per proteggere gli interessi dei consumatori e produrre risultati effettivi in modo da fare la differenza per i nostri cittadini. L'inclusione, per la prima volta, di rappresentanti dei consumatori in un simile forum introdurrà una nuova dinamica e fornirà un utile strumento per dar voce ai consumatori sul mercato dell'energia" ha ribadito il Commissario Ue all'Energia.
L'idea del Forum è stata proposta nell'ambito di un'iniziativa della Commissione Ue, il 3° pacchetto legislativo sul mercato interno dell'energia, ed ha conferito a questo un nuovo potere: gli Stati membri riferiranno anche al Forum in relazione alle loro attività di monitoraggio dei prezzi alle famiglie, dei tassi di cambio di fornitore o dei reclami.
Questi sono alcuni dei soggetti che verranno discussi nel Forum dei cittadini per l'energia:
fatturazione: la bolletta del gas o dell'elettricità è l'indicatore migliore e più semplice del consumo di energia per il consumatore medio; la bolletta deve essere semplice, accurata e permettere il raffronto tra fornitori;
efficienza energetica: le etichette relative all'efficienza degli apparecchi che utilizzano energia devono essere semplici e chiare;
cambio di fornitori: il passaggio da un fornitore all'altro deve essere agevole, rapido e esente da oneri; le informazioni sul modo per passare da un fornitore all'altro devono essere chiare e accessibili;
contatori intelligenti: le nuove tecnologie possono contribuire a migliorare l'accuratezza delle bollette, a capire più facilmente quanto si paga e possono consentire alle società di meglio consigliare i consumatori a seconda del loro profilo di consumo;
protezione dei consumatori vulnerabili: le persone che dipendono dall'energia per sopravvivere devono essere protette; il forum affronterà questioni quali: come evitare l'interruzione dell'alimentazione energetica per le persone che usano apparecchi cardiaci e di respirazione o si sottopongono a dialisi? Cosa fare per le persone che si trovano in difficoltà finanziarie e non sono in grado di pagare le loro bollette energetiche? Le autorità nazionali, le organizzazioni dei consumatori e l'industria dovrebbero elaborare soluzioni per questa problematica.
Il Forum riunisce le organizzazioni nazionali dei consumatori, l'industria, le autorità nazionali di regolamentazione e le autorità governative per trattare di questioni chiave quale il passaggio da un fornitore di energia all'altro, la fatturazione user-friendly o la tutela di gruppi vulnerabili.
Centottantamila visitatori in 5 giorni. E' questo il bilancio conclusivo del Salone del Gusto che si è chiuso ieri a Torino. Rispetto alla scorsa edizione si è registrato un aumento del 4%.
"Quello che però mi fa più piacere - ha detto Carlo Petrini, presidente Slow Food, durante la conferenza stampa di chiusura - è il forte incremento della presenza di giovani. In quello che qualcuno ha già definito il Salone dei trentenni, le adesioni di ragazzi al Movimento Slow Food sono addirittura sestuplicate. Inoltre, 2280 bambini, provenienti da 76 scuole, hanno partecipato alle attività didattiche di Orto in Condotta".
Notevole anche la presenza di stranieri, stimata intorno al 25%: molti gli americani, ma anche tanto Oriente ed Est Europa. Un Laboratorio del Gusto dedicato all'aceto balsamico tradizionale di Modena ha visto la partecipazione di 35 stranieri su un totale di 40 partecipanti. Hanno avuto un grande successo l'iniziativa Strada Maestra e le conferenze di Terra Madre, simboli del tratto distintivo del Salone del Gusto e cioè il binomio tra enogastronomia e tematiche ambientali.
Importante è il dato sul basso impatto ambientale del Salone: secondo l'Amiat, l'Agenzia multi servizi igiene ambientale Torino Spa, è stato differenziato circa il 60% dei 100 000 chili di rifiuti di cui si è stimata la produzione durante i 5 giorni di eventi. Quantitativo già fortemente ridimensionato (meno 90 000 chili) rispetto all'edizione 2006 grazie alle iniziative messe in atto in fase di progettazione e allestimento.
Carlo Petrini ha quindi concluso il suo intervento annunciando la volontà di Lingotto Fiere di Torino di allestire un quinto padiglione in tempo per l'edizione 2010 del Salone del Gusto e di Terra Madre: "un modo per rendere ancora più fruibili e ariose le due manifestazioni".
Il presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso ha espresso grande soddisfazione per l'aumento inaspettato delle presenze, considerando il periodo di crisi che stiamo attraversando: "Un risultato che va a sottolineare come il Salone sia considerato non solo un grande mercato ma prima di tutto luogo di scambio culturale. Inoltre, dall'incremento delle presenze di stranieri si può constatare come sia nata una rete di persone che abbraccia la stessa filosofia in diverse parti del mondo. E infatti - ha sottolineato Mercedes Bresso - l'appuntamento biennale del Salone rappresenta il momento per il confronto tra coloro che appartengono a un movimento di opinione internazionale.
Questo aspetto, insieme alla compresenza dell'evento di Terra Madre, ci differenzia dagli altri saloni gastronomici. Non c'è dubbio che sia aumentato l'interesse ai prodotti tipici dei territori e ai sapori antichi, che tornano a essere presenti sulle tavole anche attraverso i 300 Presìdi Slow Food.
Risulta vincente - ha concluso il presidente della Regione Piemonte - l'intreccio tra tutela dei prodotti, attenzione ai valori delle comunità contadine e attenzione al paesaggio e all'ambiente. Il passaggio tra la civiltà passata e il cibo è molto importante e bisogna saperne sottolineare l'innovazione".
A chiusura della conferenza, l'assessore Alessandro Altamura ha aggiunto un ulteriore dato a quelli già illustrati: "nei 5 giorni del Salone presso lo stand della Città sono stati distribuiti oltre 20 000 depliant d'informazione turistica e vendute più di 400 tessere Torino+Piemonte".
"Verso un'energia a basso tenore di carbonio", è questo lo slogan del convegno internazionale che si svolge oggi a Parigi, per discutere del Piano europeo strategico per le tecnologie energetiche (SET PLAN). Nell'ambito della conferenza è stata firmata un'Alleanza per la ricerca sull'energia che è stata sottoscritta dai dieci principali Istituti Europei di Ricerca (European Energy Research Alliance - EERA).
L'Alleanza si pone l'obiettivo di creare iniziative di ricerca congiunte con cui, mediante la condivisione di competenze, risorse umane e strumentali, venga favorita l'accelerazione tecnologica, obiettivo principale del SET PLAN. Le prime due aree tecnologiche oggetto di valutazione comune saranno quelle del Carbone Zero Emission e del Solare a concentrazione, cui seguiranno nel 2009 le altre tematiche, dal nucleare all'eolico ai Biocarburanti.
EERA avrà una struttura di governo rappresentata dai 10 Enti di ricerca sottoscrittori e sarà aperta a tutti i potenziali attori dei paesi Europei in grado di contribuire con le loro risorse e competenze allo sviluppo delle attività di ricerca. Oltre alle risorse proprie, EERA potrà utilizzare finanziamenti provenienti da programmi Europei di Ricerca.
Gli attuali membri dell'EERA sono:
Il Presidente dell'ENEA, Prof. Luigi Paganetto ha sottoscritto l'istituzione dell'Alleanza, evidenziando che: "L'iniziativa a suo tempo presa da ENEA di realizzare un incontro di lancio del piano strategico Europeo per le tecnologie dell'energia ha avuto un seguito nell'Alleanza che si è concretizzata oggi."
L'Alleanza è stata salutata con entusiasmo dal Commissario Europeo per la Ricerca Janez Potocnik che ha dichiarato: "Per sviluppare delle tecnologie energetiche di punta è necessario mettere in comune, al di là delle frontiere nazionali, i cervelli e le risorse migliori. La creazione di un'Alleanza europea per la ricerca nell'ambito dell'energia che coordinerà i programmi nazionali e comunitari in materia è un passo decisivo su questa strada".
Nei luoghi stessi della conferenza è stata allestita una mostra: vetrina del sapere in materia di tecnologie per la riduzione delle emissioni di CO2 attuali e future, essa offre uno spazio di espressione e d'incontro, su una superficie totale di 1600 mq, nelle pause durante i lavori della giornata.
Quanto è importante la consulenza preventiva gratuita per l'acquisto della casa e per la stipula, la rinegoziazione e la portabilità del mutuo?
Lo ribadiscono ancora una volta le Associazioni dei Consumatori che, insieme ai notai, mercoledì 29 ottobre incontreranno i cittadini per affrontare le tematiche relative all'acquisto della casa e all'aumento del costo dei mutui, individuando i modi più efficaci per combattere il problema.
L'incontro "Caro mutui: cosa fare?", si terrà a Milano presso la sala Orlando dell'Unione del Commercio, sarà moderato da Antonio Lubrano, e vedrà gli interventi di Domenico de Stefano Presidente del Consiglio Notarile di Milano, Giustino Trincia, responsabile per le politiche dei Consumatori di Cittadinanzattiva, Angelo Peppetti di ABI, l'Associazione Bancaria Italiana, Roberto Anedda di MutuiOnline e Domenico Storchi Vicepresidente Vicario di FIMAA Milano.
Si informeranno i cittadini anche sul Protocollo di intesa sulla portabilità dei mutui siglato dal Consiglio Notarile di Milano e da Banca Antonveneta, Banca Intesa San Paolo, Banca Popolare di Milano, ING Direct, UniCredit Banca, UniCredit Banca per la Casa e inviato per adesione a tutte le banche presenti sul territorio milanese per far sì che la portabilità prevista dal decreto Bersani venga di fatto applicata senza oneri per il cittadino.
Dal 23 ottobre sul sito www.comprarcasasenzarischi.it stanno arrivando le prenotazioni dei cittadini per oltre 1100 appuntamenti disponibili presso 240 studi notarili di Milano e della Lombardia per il periodo dal 3 al 14 novembre. Nell'occasione saranno distribuite le nuove Guide al Cittadino che il Consiglio Nazionale del Notariato ha realizzato con 11 Associazioni dei Consumatori per informare su questi temi nel modo più semplice e comprensibile.
L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha assegnato a una serie di istituzioni accademiche la realizzazione di 14 progetti di ricerca nell'ambito del programma "Infrastrutture e servizi a banda larga e ultra larga".
Il programma, messo a gara lo scorso luglio da Agcom, è suddiviso in tre macro aree, tutte dirette ad analizzare le condizioni tecniche, economiche e giuridiche per la realizzazione di reti e servizi a banda larga nel nostro paese (quadro tecnico-infrastrutturale, economico-regolatorio, giuridico-normativo).
Lo stanziamento massimo previsto è di 50.000 euro per ognuno dei 14 progetti vincitori, pari a 700.000 euro complessivi. Sono state presentate 8 offerte da Università, anche consorziate tra loro, e centri di ricerca, corrispondenti a 67 progetti.
L'Università La Sapienza di Roma (capofila), insieme al Politecnico di Torino, Politecnico di Milano, Università di Pisa, Università di Siena, Università Roma Tre e Imperial College di Londra, è assegnataria di 5 Work Package; l'Università Federico II di Napoli è risultata assegnataria di 5 progetti; l'Università di Roma Tor Vergata (capofila), insieme al Politecnico di Milano, Università Bocconi di Milano, Università di Cagliari, Luiss Roma, Università di Napoli, Università Roma Tre, è assegnataria di 3 Work Package; il CERADI - Centro di ricerca per il diritto di impresa - della Università Luiss Guido Carli è assegnatario di un Work Package.
L'inizio delle attività di ricerca è previsto per il prossimo mese di novembre, con consegna dei risultati dei lavori entro la prossima estate. Agcom, nel sottolineare "la propria soddisfazione per l'impegnativo programma che sarà realizzato insieme al meglio della cultura accademica in materia, ritiene che i progetti rappresenteranno uno stimolo per la ricerca in un settore così rilevante per l'economia italiana, un importante strumento per la definizione di regole e modalità di intervento volte a promuovere innovazione e concorrenza e, infine, un utile riferimento per tutte le imprese del settore".
Ci saranno nuovi contatori elettronici anche per il gas e le bollette saranno calcolate sui consumi effettivi e senza dover ricorrere a stime. Risultato: una migliore qualità nella misurazione e nell'erogazione del servizio e un impulso per la concorrenza nella vendita del gas.
È quanto annunciato oggi dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas.
Dopo la diffusione, in via di completamento, dei nuovi contatori elettronici per l'energia elettrica, l'Autorità prevede infatti misuratori 'intelligenti' anche per il gas, che faciliteranno il controllo diretto dei consumi attraverso letture periodiche e distanza e renderanno più semplice la lettura e l'elaborazione della bollette. Il provvedimento è stato annunciato oggi dal presidente dell'Autorità Alessandro Ortis nel corso del convegno del Forum energetico internazionale a Pisa.
Con i nuovi misuratori le bollette, ha spiegato Ortis, saranno calcolate sui consumi effettivi, senza dover più ricorrere a stime. Si assicura così, informa una nota dell'Autorità, la possibilità di conoscere immediatamente i propri consumi reali e meglio valutare le offerte per eventuali libere scelte di fornitori convenienti. Ciò darà impulso anche alla concorrenza nella vendita di gas. Il nuovo sistema permetterà inoltre di avere prezzi differenziati per fasce giornaliere e stagionali.
In futuro saranno dunque introdotti contatori capaci di correggere la misurazione del gas istante per istante sulla base dei valori temperatura e pressione. Per le famiglie la correzione avverrà per temperatura mentre per la correzione delle pressione si continuerà ad applicare un coefficiente correttivo sul dato di consumo fissato dall'Autorità. Le famiglie avranno inoltre a disposizione una elettrovalvola che permetterà di disabilitare la fornitura del gas da remoto per ragioni contrattuali o di sicurezza.
Le prime attivazioni di nuovi dispositivi, informa inoltre l'Autorità, dovranno obbligatoriamente esser fatte entro 26 mesi per i grandi utilizzatori di gas ed entro 4 anni per le famiglie.
La delibera con le novità sarà pubblicata sul sito internet dell'Autorità.
Indagare, confrontare e stimolare il dibattito sulla cultura del consumerismo nei principali paesi europei mappando le più significative rappresentanza dei consumatori e le loro relazioni con le istituzioni, con le imprese e con il resto dell'associazionismo di stampo consumerista nei paesi di riferimento.
Questo l'obiettivo del workshop "Europa e consumatori: l'esperienza di Consumers'Forum" promosso da Consumers'Forum e che si è svolto questa mattina a Roma.
L'iniziativa è stata l'occasione per presentare una ricerca condotta dalla Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) dal titolo "Europa e Consumatori: modelli di relazione e cooperazione tra associazioni dei consumatori, imprese pubbliche e private, istituzioni nei paesi dell'Unione Europea" che si propone di identificare, analizzare e confrontare i modelli e le modalità consolidate di dialogo, comunicazione, confronto e interazione tra le organizzazioni e le istituzioni di riferimento che operano nei Paesi dell'Unione Europea a favore della cultura del consumo e della tutela dei consumatori e tra questi e le principali associazioni rappresentative delle imprese pubbliche e private.
In particolare l'indagine si propone di delineare e analizzare le relazioni e le forme di cooperazione tra le associazioni e attori pubblici per definire una mappatura Paese per Paese della rete di interrelazioni tra rappresentanze dei consumatori e interlocutori istituzionali e privati.
Ma vediamo nel dettaglio alcuni dei risultati che emergono dalla ricerca. Innanzitutto hanno a che fare con le tipologie di azione più attuate dalle associazioni. Al primo posto si classificano le correzioni dei fallimenti del mercato con particolare riguardo alla sicurezza e qualità dei prodotti e all'informazione degli associati.
L'educazione del consumatore e la promozione di una cultura del consumo socialmente responsabile rappresenta - in ordine di priorità assegnata - la seconda tipologia di azione praticata dall'associazionismo europeo. Minoritaria è invece considerata per priorità e risultati l'azione finalizzata alla correzione dei fallimenti dello Stato, con particolare riguardo alla qualità ed efficienza dei beni e servizi pubblici.
Secondo il prof. Carlo Antonio Ricciardi (IULM) che ha curato la ricerca, le cause di fallimento del mercato sono in ordine: imperfezioni informative, distorsioni concorrenziali dal lato dell'offerta, effetti esterni prodotti dal consumo, particolare natura economica di alcuni beni e servizi. Quanto alle cause di fallimento dello Stato, il prof. Ricciardi identifica: voto di maggioranza per decidere se produrre o non produrre un bene pubblico o un bene privato affidato al settore pubblico, effetto della prevalenza di interessi speciali o particolari, preferenza degli organi di governo pubblico e dei politici per le scelte che prospettano benefici evidenti e/o immediati e costi futuri.
Gli interventi delle associazioni dei consumatori considerate sono finalizzati al risarcimento del danno ovvero a porre rimedio alle inefficienze prodotte dalle cause strutturali di fallimento dei meccanismi economici piuttosto che a incidere su queste ultime. Non è trascurabile l'azione volta ad incrementare il numero degli associati.
Altra evidenza che emerge dalla ricerca riguarda la tipologia e l'intensità delle relazioni attivate nei diversi Paesi dalle associazioni dei consumatori con altri interlocutori pubblici e privati.
A questo riguardo la ricerca ha identificato cinque categorie di interlocutori: istituzioni ed enti pubblici nazionali; associazioni di imprese, ordini professionali; autorità di supervisione e regolamentazione; altre associazioni di consumatori nazionali; interlocutori internazionali.
Il risultato è stata una classifica che vede al primo posto l'Italia (valore effettivo delle relazioni: 400 - valore massimo teorico: 500), dove l'intensità delle relazioni è maggiore, seguita da Repubblica Ceca (275/500), Spagna (275/500), Francia (225/500), Germania (225/500), Polonia (225/500), Portogallo (175/500), Regno Unito (74/500), Finlandia (75/500), Danimarca (50/500), Belgio (25/500), Bulgaria (25/500), Cipro (257500), Grecia (0/500).
La ricerca, infine, indica che le associazioni non identificano alcuni settori o mercati come prioritari o più inefficienti rispetto alla sovranità e all'interesse dei consumatori rispetto ad altri e quindi meritevoli di un maggiore impegno per l'attivazione di forme di dialogo, di confronto o collaborazioni con le imprese.
Hanno ottenuto il via libera dal Parlamento Ue le nuove norme che migliorano la tutela del turista che fa vacanze in multiproprietà stabilendo eque condizioni di concorrenza su questo segmento del mercato. L'industria della multiproprietà, che registra un giro d'affari di oltre 10,5 miliardi di euro e occupa circa 40mila cittadini all'interno dell'Ue, ha deciso di eliminare i truffatori che causano problemi ai consumatori e compromettono la reputazione degli operatori onesti.
Le vacanze in multiproprietà sono molto popolari in numerosi paesi comunitari. Ad esempio, il Regno Unito, la Svezia, la Germania, l'Italia e la Spagna, dispongono del maggior numero di consumatori che acquistano vacanze in multiproprietà. La Spagna, il Portogallo, la Germania, l'Italia e la Francia hanno un numero ragguardevole di industrie interne di multiproprietà. Paesi come la Repubblica ceca, l'Ungheria e la Polonia presentano un mercato crescente per i consumatori che acquistano le vacanze in multiproprietà.
La nuova direttiva mira ad aggiornare quella attualmente in vigore, che risale al 1994, ed estende la tutela ai settori di rivendita e scambio dei diritti di multiproprietà, ampliando il campo di applicazione ai nuovi prodotti apparsi sul mercato, tra cui club vacanze, le vacanze in multiproprietà su navi da crociera o roulotte. Inoltre la nuova direttiva include:
Il Commissario per i consumatori Meglena Kuneva ha detto: "Apprezzo l'appoggio del Parlamento a questa direttiva che contribuirà a garantire ai consumatori sicurezza e tranquillità al momento di firmare il contratto per la vacanza dei loro sogni. Queste norme serviranno ad assicurare la miglior protezione possibile ai consumatori nel mercato moderno delle vacanze e a far sì che i truffatori non siano più in grado di approfittare delle lacune nella legge"
LINK: Leggi nei dettagli il comunicato dell'Europarlamento
E' Taranto la città più inquinata d'Italia. Lo evidenzia una mappa dell'Italia inquinata dalle ciminiere, elaborata da PeaceLink. L'associazione ha scelto un "paniere" di agenti inquinanti, considerati cancerogeni, mutageni, teratogeni e neurotossici, tra le emissioni del registro INES (Inventario Nazionale Emissioni e loro Sorgenti). Diossine, mercurio, benzene, IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), piombo, arsenico e altre sostanze pericolose, che spesso sfuggono alle misurazioni delle centraline urbane di monitoraggio.
Dalle informazioni sulle emissioni in aria e in acqua di questi inquinanti provenienti dai principali settori produttivi e da grossi stabilimenti presenti sul territorio italiano, PeaceLink ha elaborato un macro-indicatore statistico. Tale indicatore, studiato appositamente per rendere omogenee le grandezze da sommare (modificazione da valori assoluti a lavori relativi), ha consentito di elaborare una graduatoria.
Con il suo macro-indicatore statistico, Taranto ha raggiunto ben 528 punti, sommando il 92% di emissioni di diossine e furani in aria, il 57,2% del mercurio in aria, il 34,3% del mercurio in acqua, il 95,8% di IPA in aria, ecc. ecc. Le città che seguono prendono un grande distacco da Taranto.
Al secondo posto troviamo Livorno con 101 punti, in buona parte frutto delle emissioni in acqua di arsenico (2930 chili all'anno) e piombo (5945 chili all'anno).
Al terzo c'è Nuoro nella cui provincia c'è Ottana (con la sua industria petrolchimica e la produzione di fibre tessili sintetiche) e il comune di Siniscola con il suo cementificio.
Al quarto posto di posiziona Venezia, già nota per gli storici processi per inquinamento promossi dal giudice Felice Casson.
Al quinto posto troviamo Caltanissetta per via delle emissioni della zona industriale Gela. Trieste, al sesto posto, si distingue per il mercurio in acqua (489 chili all'anno) e, sempre in acqua, per il piombo scaricato: ben 1168 chili annui.
Che fare per migliorare la situazione? Una proposta di intervento è quella di intervenire nelle AIA, le autorizzazioni integrate ambientali in discussione al Ministero dell'Ambiente e presso le Regioni.
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