Non si possono usare le impronte digitali per controllare le presenze dei lavoratori. E dunque le aziende non possono utilizzare sistemi di identificazione biometrica per controllare le presenze e gli orari di entrata e di uscita dei propri dipendenti se non vi sono particolari esigenze di sicurezza. Lo ha ribadito il Garante per la Privacy davanti al caso sollevato dal dipendente di un'azienda che aveva fatto installare un sistema di rilevazione delle impronte digitali per conteggiare l'esatta retribuzione ordinaria e straordinaria.

Il Garante ha vietato all'azienda l'ulteriore trattamento dei dati raccolti, in quanto illegittimo e invasivo. Dai controlli effettuati e dalle dichiarazioni rese all'Autorità dalla società non sono state individuate ragioni specifiche in grado di giustificare l'adozione del sistema di riconoscimento né alcuna particolare esigenza di sicurezza. Inoltre il sistema era stato installato senza che fosse stato raggiunto un accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, o vi fosse l'autorizzazione del Ministero del lavoro, una procedura prevista dallo Statuto dei lavoratori.

Chiamate telefoniche a campione ai numeri di pronto intervento dei distributori di gas, per verificare il funzionamento del servizio di tutela della sicurezza: è l'iniziativa lanciata dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas in collaborazione con la Guardia di Finanza. L'Autorità ha infatti avviato una campagna di controlli nei confronti di 50 distributori di gas con l'obiettivo di verificare il corretto funzionamento del servizio di pronto intervento, a tutela della sicurezza dei consumatori. L'iniziativa si propone di migliorare ulteriormente l'affidabilità della rete di distribuzione del gas, di ridurre i disservizi e rafforzare la prevenzione rispetto al rischio di incidenti.

I controlli si svolgeranno attraverso chiamate telefoniche "campione" al servizio di pronto intervento dei distributori, in collaborazione con le Unità Speciali della Guardia di Finanza, per verificare l'applicazione da parte delle imprese delle disposizioni fissate dall'Autorità che prevedono, ad esempio, l'obbligo di funzionamento continuativo 7 giorni su 7, 24 ore su 24, e la risposta da personale qualificato. Ci saranno anche sopralluoghi nelle sedi delle aziende.

L'Autorità ha inoltre ordinato a 19 imprese distributrici di gas di ottemperare, entro il 31 marzo 2009, a quanto disposto dalla Regolazione della qualità servizi di distribuzione e misura del gas in materia di attivazione di recapiti telefonici per il pronto intervento. Secondo la normativa, le imprese devono attivare uno o più recapiti telefonici con linea fissa, dedicati esclusivamente al servizio, con risposta diretta di un operatore, senza necessità di comporre altri numeri telefonici. E' invece risultato che 12 imprese si sono limitate a fornire solo numeri di telefonia mobile e 7 hanno fornito sia recapiti di rete fissa che di rete mobile, con il rischio di creare confusione tra gli utenti che avessero chiamato per segnalare una situazione di potenziale pericolo.

Dall'Unione Europea arriva un forte impegno per un consumo più sostenibile. Il Commissario all'Ambiente Stavros Dimas, il Commissario alla tutela dei consumatori Meglena Kuneva, il senatore e presidente dell'EuroCommerce Feargal Quinn e il rappresentante dell'ERRT (Tavola rotonda europea della distribuzione) lanceranno domani un Forum della distribuzione, cui parteciperanno produttori, consumatori e organizzazioni di difesa dell'ambiente.

L'obiettivo del Forum sarà quello di ridurre l'impatto sull'ambiente del settore del commercio al dettaglio e della distribuzione dei beni, promuovendo i prodotti più sostenibili e informando i consumatori sulle possibilità di fare acquisti ecologici. Oltre allo scambio di informazioni sulle buone pratiche, il Forum sarà anche il luogo in cui i dettaglianti potranno proporre le loro azioni per un consumo sostenibile, e potranno stringere partenariati con i fornitori; tutto questo comprenderà una vasta gamma di prodotti al consumo, dall'alimentare agli elettrodomestici, dai mobili all'abbigliamento. L'adesione al Forum sarà su base volontaria ed è aperta a tutti i dettaglianti che partecipano al REAP (Piano d'azione dei dettaglianti per l'ambiente).

"Se noi desideriamo davvero che i consumatori acquistino ecologico, bisogna incoraggiarli e facilitarli su questa via - ha dichiarato Meglena Kuneva - E' necessario che le informazioni sui prodotti siano chiare e che i prodotti sostenibili non siano prodotti di lusso. I dettaglianti europei sono in teoria pronti a collaborare a realizzare questo obiettivo. Essi partecipano alla quotidianità dei consumatori e possono influire sulle loro scelte. Sono convinta che questo Forum costituirà una buona base di partenza per un approccio comune tra i dettaglianti e gli altri attori interessati".

Sul sito dell'Agenzia delle entrate arrivano i modelli per presentare la dichiarazione annuale dell'imposta sul valore aggiunto tradotti in lingua inglese. La dichiarazione annuale Iva relativa all'anno 2008 deve essere presentata fra il 1° febbraio e il 31 luglio 2009 nel caso in cui il contribuente sia tenuto alla presentazione in via autonoma; va inoltrata sempre entro la stessa data nel caso in cui il contribuente sia tenuto a comprenderla nella dichiarazione unificata. I modelli in lingua inglese riprendono le novità degli omologhi italiani e sono consultabili nella sezione modulistica del sito Internet dell'Agenzia delle Entrate.

Sono quattro i modelli disponibili in inglese:

  • Modello dichiarazione annuale Iva 2009 da utilizzare per i redditi 2008;
  • Modello VR/09, da presentare per chiedere il rimborso dell'eccedenza d'imposta detraibile relativa al 2008;
  • Modello Iva 26 LP/09, che contiene il prospetto delle liquidazioni periodiche di enti o società controllanti;
  • Modello Iva 74-bis 2009 per le operazioni effettuate nella frazione di anno antecedente alla dichiarazione di fallimento o liquidazione coatta amministrativa, da utilizzare per l'anno di imposta 2009.

Da settembre 2009, sugli scaffali dei supermercati europei, non ci sarà più traccia delle lampadine a incandescenza, quelle tradizionali, che saranno sostituite da lampadine fluorescenti ed alogene. Dal 2012 l'Europa abbandonerà definitivamente le vecchie lampadine, con un risparmio energetico per le famiglie e per l'ambiente.

Le lampadine fluorescenti compatte, infatti, consumano il 75% di energia in meno di quelle tradizionali; le alogene sono almeno il 25% più efficaci. Inoltre si ridurrebbe di 15 tonnellate ogni anno l'emissione di CO2. Questa misura è stata proposta dalla Commissione Ue lo scorso dicembre e approvata in seguito dalla Commissione Ambiente, sanità e sicurezza alimentare del Parlamento europeo.

La sostituzione permetterà un risparmio di 40 terawatt l'ora, che corrispondono al consumo di 11 milioni di famiglie europee o all'equivalente della produzione annuale di 10 centrali elettriche di 500 megawatt. E una famiglia arriverà a risparmiare 50 euro all'anno sulla bolletta dell'energia elettrica, utilizzando le lampadine fluorescenti. Il risparmio per l'intera Unione dovrebbe oscillare tra i 5 e i 10 miliardi di euro ogni anno.

Il regolamento entrerà in vigore dopo venti giorni dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea. I prodotti già presenti sul mercato continueranno a essere commercializzati.

Un quarto dei servizi offerti dalla microfinanza è per i giovani, clienti che in banca crescono più degli altri. Carte bancomat, prepagate e conti correnti a pacchetto sono i prodotti più richiesti, seguiti a una certa distanza dall'accredito dello stipendio e dall'internet banking. A rivelarlo è la ricerca condotta dall'Associazione bancaria italiana su "Banche e inclusione finanziaria: indagine sul territorio italiano", per la quale la microfinanza è soprattutto giovane perché va a studenti e lavoratori precari il maggior numero di servizi e prodotti forniti dalle banche. Altra clientela importante è rappresentata inoltre dagli immigrati.

"Considerando sia le offerte dedicate agli studenti sia quelle per i lavoratori atipici - scrive l'Abi - dei servizi di risparmio quasi il 24% va alla clientela giovane, per quelli di credito il 22%, il 26,2% per il comparto dei conti correnti e dei servizi di pagamento". Fra i servizi di microfinanza, agli studenti va il 13,5% dei servizi di risparmio, il 9% dei servizi di credito e oltre il 14,2% se si considera il comparto dei conti correnti e dei servizi di pagamento. I lavoratori con contratti atipici raccolgono il 10% dei servizi di risparmio, oltre il 13% di quelli di credito e il 12% per servizi di conti correnti e di pagamento. Secondo l'ultimo monitoraggio Abi sul tasso di sviluppo per tipologia di clientela, in banca i clienti di età fino a 25 anni sono aumentati del 23% nel 2007 e rispetto a una media dell'1,5% è la clientela giovane quella che aumenta di più.

La microfinanza è giovane ed è immigrata. "In particolare - rileva l'Abi - dei servizi di microfinanza offerti alla clientela straniera va il 17,9% di quelli inerenti al risparmio, il 20,1% dell'offerta per i servizi di credito, circa il 26% per il comparto dei conti correnti e dei servizi di pagamento". Aumenta la clientela immigrata (più 12% in due anni) che si avvale inoltre di tutti i servizi legati alle rimesse, al prodotti di risparmio e a prodotti di credito immobiliare.

Nelle famiglie italiane aumentano le antenne paraboliche, le linee adsl e i lettori dvd. Ma il computer, che pure comincia a essere più diffuso, raggiunge solo la metà delle famiglie, fra le quali esiste un divario tecnologico legato a fattori generazionali, culturali ed economici: le famiglie più tecnologiche sono quelle con almeno un minorenne, quelle escluse sono formate da sole persone over 65. Aumenta il divario tecnologico fra Nord e Sud del Paese. E nelle classifiche europee l'Italia continua ad arrancare nell'accesso ad internet da casa e mediante banda larga: si piazza infatti quart'ultima e praticamente "doppiata" da Olanda, Svezia, Danimarca.

Il quadro emerge dal Rapporto "Cittadini e nuove tecnologie" pubblicato oggi dall'Istat e relativo al 2008, fatto su un'indagine condotta su oltre 19 mila famiglie lo scorso febbraio. I numeri: i beni tecnologici più diffusi sono il televisore, presente nel 95,4% delle famiglie e il cellulare (88,5%). Seguono il lettore dvd (59,7%), il videoregistratore (58,1%), il personal computer (50,1%) e l'accesso ad Internet (42%). Tra i beni tecnologici presenti nelle famiglie hanno un certo rilievo anche l'antenna parabolica (30,7%), la videocamera (26,8%), il decoder digitale terrestre (23,8%) e la consolle per videogiochi (18,1%). Rispetto al 2007 aumenta la quota di famiglie che dispone di decoder digitale terrestre (dal 19,3% al 23,8%), di antenna parabolica (dal 28,6% al 30,7%) e del personal computer (dal 47,8% al 50,1%). L'accesso ad Internet passa dal 38,8% al 42% e migliora anche la qualità della connessione usata per accedervi da casa: aumenta la quota di famiglie con connessione a banda larga (linea telefonica ADSL o altro tipo di connessione a banda larga), che passa dal 22,6% al 27,6%.

Le famiglie più tecnologiche sono quelle con un minorenne, che possiedono personal computer e accesso a Internet nel 74.3% e nel 60,9% dei casi. Sono queste le famiglie che hanno il più alto tasso di possesso di connessione a banda larga (41%), mentre per loro il telefono cellulare ha raggiunto i livelli di diffusione della televisione (99,6%). Molto diffusi anche il lettore dvd (84,5%), il videoregistratore (74,7%), la videocamera (47,5%) e la consolle per videogiochi (42,7%). Sull'altro versante, le famiglie più escluse dalla tecnologia sono quelle formate da sole persone di 65 anni e oltre: appena il 7,1% di esse possiede il personal computer, soltanto il 5,5% ha l'accesso ad Internet ed è quasi del tutto inesistente la diffusione di connessioni a banda larga (3,5%). Il divario fra le due tipologie si è ridotto solo rispetto al cellulare, che fra le famiglie di soli anziani arriva al 58,1%, mentre aumenta il divario nel possesso di beni quali decoder digitale, antenna parabolica, accesso a Internet, connessione a banda larga, videocamera e lettore dvd.

C'è poi il divario tecnologico fra Nord e Sud, in aumento. Sono le famiglie del Centro e del Nord a possedere le quote più elevate di beni tecnologici. Il personal computer, ad esempio, è diffuso in uguale misura al Centro e nel Nord (oltre il 52%) e meno nel Sud (44,9%). Inoltre, nel Centro-nord si riscontra la quota più alta di famiglie con accesso ad Internet (circa il 45%) e alla connessione a banda larga (circa il 30%), mentre nel Sud e nelle Isole le quote scendono rispettivamente al 35% e al 21% circa. Aumenta la distanza nel possesso del personal computer, dell'accesso a Internet, della connessione a banda larga.

Il 49,9% delle famiglie italiane non possiede un personal computer e il 58% non accede a Internet da casa. Fra le ragioni del mancato accesso a Internet, aumenta rispetto agli anni passati l'indicazione da parte degli intervistati della mancanza di capacità, segnalata nel 40,6% dei casi. Per l'Istat, dunque, il fenomeno del mancato accesso a Internet da casa dipende solo in misura ridotta da un problema di costo: "Si tratta in primo luogo di un problema culturale in quanto molte famiglie, pur riconoscendone l'utilità, non sono in grado di utilizzarlo".

L'Italia è ancora indietro rispetto all'Europa. Considerando la percentuale di famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 64 anni che possiedono un accesso ad Internet da casa, rileva l'Istat, l'Italia è indietro rispetto a molti dei paesi della Comunità europea, risultando quartultima in graduatoria (con un tasso di penetrazione del 42% rispetto alla media europea del 60%). Un altro indicatore del digital divide è dato dalle famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 64 anni che possiedono un accesso ad Internet da casa mediante banda larga: anche in questo caso l'Italia si colloca solo al ventesimo posto con un tasso di penetrazione del 31% rispetto alla media europea del 48%.

Nell'uso delle nuove tecnologie pesano inoltre differenze generazionali. Il picco dell'uso del personal computer si ha infatti fra i 15 e i 19 anni (oltre l'80%) e per Internet fra i 15 e 24 anni (oltre il 71%) mentre l'uso diventa più contenuto al salire dell'età. Ci sono anche differenze di genere: dichiarano, infatti, di utilizzare il personal computer il 50,4% degli uomini a fronte del 39,7% delle donne. Navigano in Internet il 45,8% degli uomini e il 35% delle donne. Ma fino a 34 anni le differenze di genere sono molto contenute e tra i 18-19 anni c'è invece il sorpasso femminile, mentre la differenza di genere si accentua a partire dai 35 anni a favore degli uomini e raggiunge il massimo tra le persone di 45-64 anni.

Cinque milioni. Tante saranno le famiglie che potranno usufruire del bonus elettrico. La stima è del Ministro Scajola che oggi ha presentato, con la collaborazione dell'Autorità dell'Energia Elettrica ed il gas (che ha definito le modalità applicative) e l'Anci, gli ultimi dettagli del bonus. Si tratta di un "aiuto" in bolletta a favore delle famiglie disagiate, quelle numerose e degli ammalati, una aiuto che varia a seconda del reddito familiare e che può arrivare fino ai 150 euro annui. "Avevamo promesso di agire per le categorie in difficoltà - ha spiegato Scajola - Il bonus è uno di questi strumenti al quale si aggiungerà entro l'estate il bonus gas che verrà erogato attraverso le stesse modalità. Sommando i diversi bonus, quello sociale, quello elettrico e si spera quello del gas, le famiglie a basso reddito potranno contare su aiuto complessivo annuo di 1400 euro".

Ma come si accede a questo bonus? "Non in maniera automatica - ha spiegato il Ministro - perché è necessario verificare il titolo di diritto ma attraverso una semplice domanda da presentare al proprio Comune di residenza. I Comuni, attraverso un software, saranno in grado di verificare immediatamente se si ha diritto o meno al bonus".

Ma facciamo chiarezza. Innanzitutto il bonus elettrico è retroattivo per il 2008 ciò significa che a partire dal 16 marzo e fino al 30 aprile (per ottenere il bonus relativo alle fatturazioni del 2008) le famiglie a basso reddito (con un ISEE fino a 7500 euro), le famiglie numerose (con quattro e più figli a carico con un ISEE fino a 20 mila euro) nonché gli ammalati che utilizzano macchinari elettromedicali possono fare richiesta del bonus presentando (in prima persona o attraverso un proprio delegato) la domanda al Comune di residenza. Se in possesso dei requisiti verrà erogato il bonus che va dai 60 ai 150 euro all'anno (dipende dal reddito). Per l'anno 2009, la domanda va presentata a partire sempre dal 16 marzo ma non c'è una scadenza nel senso che il bonus ha validità di 12 mesi a partire dalla data della presentazione della domanda e viene erogato non una tantum bensì spalmato sulle sei bollette.

Il bonus - ha spiegato Alessandro Ortis, presidente dell'Autorità per l'Energia Elettrica ed il gas - non costituisce vincolo di fedeltà a quel determinato gestore dal momento che non è l'Azienda che lo eroga, cioè il destinatario del bonus può in qualsiasi momento cambiare fornitore qualora si presenti un'offerta per lui più vantaggiosa. Il bonus non fidelizza il cliente, insomma. Abbiamo messo a punto un sistema di solidarietà che non discrimina nessun consumatore di energia elettrica in grado, cioè, di aiutare le famiglie bisognose ma pensando in modo del tutto marginale sulle molte altre famiglie e sulla totalità delle Aziende".

Cosa accade se le condizioni familiari si modificano dopo la presentazione della domanda? "Nessun problema - continua Ortis - Abbiamo predisposto una procedura semplice e adattabile flessibilmente al mutare delle situazioni familiari dei beneficiari".

Torna sui binari il Treno Verde, la campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato, che misura l'inquinamento atmosferico e acustico delle città italiane, portando a bordo della vettura tante informazioni sulla mobilità sostenibile, sull'energia rinnovabile, sul risparmio energetico e soprattutto sulle scelte responsabili e sulla gestione dei rifiuti.

"Quest'anno il Treno Verde è alla sua ventesima edizione e si presenta particolarmente ricco di connessioni con i maggiori problemi del Paese e tutto proiettato verso il traguardo del taglio delle emissioni di CO2" ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, in occasione della conferenza stampa di lancio della campagna che si è svolta oggi presso la stazione Termini di Roma.

Il Treno Verde è accompagnato dalla campagna Mal'aria di città, che ogni anno misura il PM10, la quantità di polveri sottili, nell'aria delle maggiori città d'Italia. "La classifica di quest'anno si presenta identica a quella dello scorso anno con l'aggravante delle piogge copiose di quest'inverno - ha detto Cogliati Dezza - Le piogge, infatti, contribuiscono ad abbassare l'inquinamento, che dunque quest'anno è stato maggiore".

Si confermano quindi al primo posto della classifica delle città inquinate Torino e Frosinone, che al 22 febbraio 2009, quindi ancora prima dello scadere dei primi due mesi dell'anno, hanno già esaurito il bonus dei 35 giorni di superamento del limite medio giornaliero consentito di 50 microgrammi/metro cubo previsto dalla legge. Quarantuno giorni di superamento per Torino e Frosinone, 38 per Brescia, Sondrio e Alessandria, 35 per Milano.

Oltre il 70% delle città che hanno registrato più di 20 giorni di superamento appartengono alle regioni dell'area padana, ma anche grandi città del centro-sud si attestano tra le prime posizioni; ad esempio Napoli con 30 giorni e Firenze con 24. Roma, aiutata dalle abbondanti piogge, ha diminuito drasticamente la concentrazione di polveri sottili nell'aria, superando il limite solo 17 giorni, al 22 febbraio.

"Purtroppo - ha specificato il presidente di Legambiente - il traffico veicolare resta il maggior responsabile e quanto emerso dal dossier dimostra che le misure adottate dalle amministrazioni locali non sono state sufficienti per affrontare concretamente il problema dell'inquinamento atmosferico e le possibili alternative alla mobilità privata su strada, in un Paese che vanta un'altissima media di automobili in circolazione: 62 su 100 abitanti".

Che fare allora? Secondo Vittorio Cogliati Dezza i punti prioritari su cui intervenire sono 3: la cura del ferro, azioni sul pendolarismo e politiche locali di trasporto sostenibile, di cui l'Ecopass di Milano è un esempio. "Gli interventi che proponiamo con la nostra campagna sono tutti interventi anticrisi: si possono mettere in atto da subito perché sono a costo zero e non hanno bisogno di investimenti".

"Anche quest'anno abbiamo avviato una bella collaborazione con Legambiente per offrire ai cittadini un termometro della salute e del clima delle grandi città" ha detto Mauro Moretti, amministratore delegato Ferrovie dello Stato, intervenendo alla conferenza stampa di oggi. Durante la conferenza è apparsa evidente l'importanza del treno, come mezzo di trasporto alternativo all'automobile e come strumento di riduzione dell'inquinamento.

"Soltanto nel trasporto regionale - ha dichiarato Moretti - nel 2008, un milione e 680mila viaggiatori al giorno hanno scelto il treno sottraendo alla strada 65mila automobili in più rispetto al 2007. Un risparmio di 27mila tonnellate di CO2 a cui si aggiungono i benefici che è in grado di produrre l'Alta Velocità. Infatti, a soli due mesi dall'attivazione della nuova linea Milano - Bologna oltre 2 milioni di italiani hanno viaggiato sul Frecciarossa. In molti hanno abbandonato l'aereo o l'auto preferendo il treno, e la loro scelta virtuosa vale, potenzialmente, 6mila tonnellate di anidride carbonica in meno. E a dicembre - ha annunciato l'ad FS - con l'apertura della Bologna - Firenze, e della Milano - Novara si completerà il sistema AV/AC da Torino fino a Salerno e la distanza tra Roma e Milano sarà coperta in sole tre ore. Il treno è destinato a crescere ancora".

Il Treno Verde farà tappa in sette città: partirà da Napoli per poi spostarsi a Taranto e risalire la penisola passando per Pescara, Verona, Alessandria, La Spezia e Firenze. Più di un mese di viaggio per monitorare la qualità dell'aria e il rumore ma anche per informare e sensibilizzare i cittadini sulle tematiche ambientali, raccogliendo la grande sfida ambientale contro i mutamenti climatici.

Per ogni tappa il Treno Verde effettuerà il monitoraggio sulla qualità dell'aria e i livelli di rumore attraverso le rilevazioni condotte dal Laboratorio mobile dell'Istituto sperimentale di RFI (Rete Ferroviaria Italiana), la società dell'infrastruttura del Gruppo Ferrovie dello Stato, mentre per il primo anno l'equipaggio del Treno Verde con l'ausilio di attrezzature scientifiche, fornite da Con.tec, effettuerà monitoraggi che forniranno ulteriori indicazioni sulla concentrazione delle polveri sottili anche in altre zone.

Nelle tre carrozze del Treno Verde i visitatori potranno saperne di più sulle problematiche legate ai mutamenti del clima e l'uso consapevole dell'energia e attraverso una mostra interattiva potranno testare i modi migliori per risparmiarla.

La prima carrozza è dedicata alla mobilità e a come può diventare sostenibile puntando sul trasporto pubblico e in particolare su ferro o su scelte di modelli particolarmente sostenibili. Grazie a un percorso articolato che va dal "pensare globale" all'"agire locale", nella seconda carrozza si spiega il meccanismo dell'effetto serra e i vantaggi delle energie rinnovabili, temi che conducono alla terza carrozza a bordo della quale si potranno scoprire le opportunità e le novità per risparmiare energia, eliminare gli sprechi e differenziare i nostri rifiuti smaltendoli correttamente, contribuendo alla salvaguardia dell'ambiente.

Tra le grandi novità di quest'anno a bordo del Treno Verde c'è Remedia, il principale sistema collettivo italiano multi-settore per la gestione eco-sostenibile dei rifiuti di apparecchiature elettriche e elettroniche (RAEE) che presenta Remigia, la locomotiva del riciclo per spiegare ai cittadini, grandi e piccoli, come si raccolgono, smistano e recuperano i RAEE. A bordo del convoglio di Legambiente ci sarà spazio anche per gli incontri e le conferenze organizzate per affrontare a livello territoriale i problemi legati al traffico e all'emergenza smog e per spronare gli amministratori a trovare soluzioni concrete, efficaci e continuative in tema di mobilità sostenibile, risparmio energetico e riduzione dell'inquinamento.

 

Se non è indispensabile in sede giudiziaria, non si può effettuare il test sulla paternità e maternità senza il consenso del figlio. Il principio è stato ribadito dal Garante privacy affrontando il caso di un genitore, il quale, nell'ambito di indagini avviate per verificare l'effettiva consanguineità, aveva effettuato un'analisi genetica ad insaputa del figlio. L'Autorità ha ritenuto violati i diritti del figlio e ha vietato al genitore e al suo legale l'ulteriore trattamento dei dati genetici illecitamente raccolti. "Il test di paternità senza consenso del figlio è possibile in sede giudiziaria solo se indispensabile e svolto nel rispetto delle regole", ha affermato Giuseppe Fortunato, relatore del provvedimento.

Su incarico del legale del genitore, un'agenzia di investigazioni aveva infatti raccolto due mozziconi di sigaretta gettati dal figlio maggiorenne. I campioni organici rilevati erano poi stati sottoposti, in segreto e senza informare l'interessato, a test per appurare la compatibilità genetica tra figlio e genitore. Venuto a conoscenza del fatto al momento della richiesta di disconoscimento di paternità presentata dal padre in tribunale, il figlio si era rivolto al Garante. La società d'investigazione e l'avvocato si erano difesi affermando che la legge garantirebbe la possibilità di effettuare analisi genetiche senza richiedere il consenso dell'interessato, qualora si tratti di difendere o far valere un diritto in sede giudiziaria. L'Autorità ha ritenuto invece violati i diritti del figlio e ha vietato al genitore e al suo legale l'ulteriore trattamento dei dati genetici illecitamente raccolti.

Il Garante ha innanzitutto ricordato che la raccolta e il trattamento dei dati genetici può avvenire esclusivamente con il consenso informato, "manifestato previamente e per iscritto", dell'interessato. Si può derogare all'obbligo del previo consenso per far valere o difendere un proprio diritto in sede giudiziaria, ma solo nel caso in cui l'accertamento sia assolutamente "indispensabile" e venga svolto nel rispetto delle regole fissate dal Garante. In particolare, l'obbligo di sottoporre all'interessato una specifica informativa nel caso in cui l'analisi dei suoi dati genetici sia volta ad accertare la maternità o paternità.


 

Un decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'11 febbraio 2009 definisce gli standard minimi dei servizi che gli alberghi devono fornire sul territorio nazionale. Tra gli obiettivi, offrire un più alto livello di tutela ai turisti, assicurare maggiore competitività all'offerta turistica e promuoverne un'immagine unitaria. Il decreto, emanato dal Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, indica le dotazioni per la classificazione degli alberghi, basata su un codice rappresentato da un numero di stelle crescente; le regioni e le province autonome, nelle norme di recepimento, possono introdurre miglioramenti o applicare caratteristiche più aderenti alle specificità climatiche o culturali dei loro territori. Gli standard minimi sono definiti in relazione all'apertura di nuovi alberghi o alla ristrutturazione di quelli già esistenti.

Le stelle indicano un insieme di servizi garantiti dall'albergatore per una certa struttura. In aggiunta a ciò, al fine di assicurare una maggiore tutela del turista, il decreto istituisce un sistema di rating che consentirà la misurazione e la valutazione della qualità del servizio reso ai clienti. A tale sistema aderiscono, su base volontaria, i singoli alberghi.

In un albergo ad 1 stella il ricevimento è assicurato 12 ore su 24, la pulizia delle camere una volta al giorno, le dimensioni minime della camera doppia sono di 14 metri quadri, il cambio della biancheria da camera è previsto una volta alla settimana.

In quello a 2 stelle ci dovrà essere anche l'ascensore e il cambio della biancheria da camera avviene due volte a settimana.

Le 3 stelle richiedono, tra l'altro, un servizio bar, la conoscenza di una lingua straniera da parte della reception (aperta almeno per 16 ore), divise per il personale, servizio internet e tutte le camere dotate di bagno privato.

Gli alberghi a 4 stelle devono offrire, oltre al servizio di pulizia giornaliero della camera, anche un riassetto pomeridiano e il cambio della biancheria ogni giorno, salvo diverse scelte del cliente a tutela dell'ambiente; servizio di lavaggio e stiratura della biancheria dei clienti, parcheggio per almeno il 50% delle camere, camere doppie di almeno 15 metri quadrati e bagno di 4.

Le 5 stelle garantiscono un servizio di ricevimento aperto 24 ore su 24 e tre lingue straniere da parte degli addetti; le camere singole devono avere una dimensione minima di 9 metri quadrati e le doppie di 16.

Sono oltre 165 mila gli immigrati imprenditori in Italia:si tratta di una ogni 33 imprese registrate in Italia. Il fenomeno ha visto un vero boom a partire dagli anni successivi al 2000 ed è triplicato rispetto al 2003 quando le aziende con titolari immigrati erano poco più di 56 mila. I settori imprenditoriali sono soprattutto edilizia e servizi, con una tipologia molto ampia di attività. E fra le diverse comunità, ai primi posti ci sono le imprese con titolari del Marocco (quasi 28 mila con un aumento del 27,4% rispetto al 2003) seguiti dalla Romania (23.554 imprese con un balzo del 61,2%), dalla Cina e dall'Albania (con quasi 18 mila imprese ciascuna).

Il quadro dell'imprenditoria immigrata è fotografato dal Rapporto "ImmigratImprenditori" realizzato dalla Fondazione Ethnoland e dal Dossier Statistico Immigrazione con la collaborazione dell'Abi, della Confartigianato, della Cna, della Provincia di Roma e di Unioncamere. Gli immigrati sempre più spesso si mettono in proprio e lavorano nell'edilizia e nel commercio. Lavanderie, pasticcerie, agenzie di viaggi, saloni di estetica, imprese edili, associazioni culturali, phone center e money transfer, ristorazione che fonde cucina etnica e italiana: sono numerosissime le attività intraprese, in genere piccole aziende dove lavora in modo continuativo solo il titolare, ma con una crescita di imprese che occupano anche dipendenti.

I numeri parlano dunque di 165.114 immigrati titolari d'impresa a giugno 2008. Si tratta di 1 ogni 33 imprese registrate in Italia (il 2,7% delle 6.133.429 imprese registrate e il 3,3% delle 5.169.086 attive). Il fenomeno è recentissimo: risale a prima del 2000 solo il 15% delle aziende ora operanti, mentre l'85% è stato registrato dal 2000 in poi. Sono 140.000 aziende create mediamente al ritmo 20.000 ogni anno.

"Questo è tanto più sorprendente se si considera che tra gli italiani in quest'ultimo periodo la situazione è stabile, anzi da qualche anno caratterizzata da una diminuzione del numero delle aziende - si legge nello studio - Gli immigrati stanno facendo rivivere in diverse Regioni del Nord quanto si verificò tra gli anni '60 e '70, con il boom delle piccole imprese create dai meridionali prima impiegati nelle grandi fabbriche: questa volta, però, la diffusione dell'imprenditoria riguarda tutta l'Italia e l'inserimento come lavoratori dipendenti è avvenuto in prevalenze nelle aziende piccole e medie".

L'industria conta il 50,6% delle aziende (83.578) con una netta prevalenza del comparto edile (64.549 aziende, pari a 4 su 10 di quelle gestite da immigrati, per lo più provenienti dall'Est Europa), seguito a distanza dal comparto tessile, abbigliamento e calzature (10.470 aziende), nel quale si sono posti in evidenza i cinesi. Segue il settore dei servizi, con 77.515 aziende che rappresentano il 46,9% delle imprese, con una prevalenza di aziende commerciali.

Ai vertici, per paese di origine, ci sono Marocco, Romania, Cina, Albania, seguite da Senegal, Tunisia, Egitto e Bangladesh. Il Marocco è maggiormente dedito al commercio (67,5% delle imprese) e la Romania all'edilizia (più dell'80%, e così anche l'Albania), mentre la Cina si ripartisce tra l'industria manifatturiera (46%) e il commercio (44,6%).

A livello territoriale, la regione italiana al primo posto per presenza di imprese con titolari immigrati è la Lombardia (30 mila imprenditori) seguita da Emilia Romagna (20 mila) e da Lazio, Piemonte, Toscana e Veneto (15 mila ciascuno). In Sardegna, Sicilia e Calabria gli immigrati hanno uguagliato il tasso di imprenditorialità degli italiani. Spiccano inoltre Milano e Roma quali province che vedono il forte protagonismo dell'imprenditoria immigrata, presente rispettivamente con oltre 17 mila e oltre 15 mila aziende.


 

Indennizzi automatici e bollette più leggere per le imprese alimentate in media tensione e una campagna informativa per promuovere l'adeguamento tecnico degli impianti elettrici: sono gli interventi messi in campo dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas in favore dei clienti in media tensione e dunque delle imprese alimentate a 15 mila o 20 mila Volt. Tutto questo, afferma l'Autorità in una nota, "a sostegno di uno sviluppo complessivo della qualità di sistema e quindi a beneficio di tutti i consumatori (domestici compresi)".

Per le imprese che provvederanno a specifici interventi di manutenzione periodica o all'installazione di dispositivi automatici, spiega l'Autorità, informandone poi il proprio distributore di energia elettrica, sono previsti concreti vantaggi, anche in termini economici. Fra questi, ci saranno indennizzi automatici direttamente in bolletta nel caso di interruzioni eccessivamente numerose o di eccezionale durata e l'eliminazione di una particolare componente tariffaria (CTS) che non dovrà più essere pagata in bolletta. Tutti i clienti in media tensione potranno accedere ad informazioni personalizzate sui siti internet dei distributori di elettricità.

L'iniziativa di informazione dei clienti in media tensione per il progressivo adeguamento degli impianti elettrici si aggiunge agli strumenti di regolazione già adottati verso i distributori di energia elettrica, sottolinea l'Autorità, che hanno permesso negli ultimi otto anni di ridurre del 70% la durata media delle interruzioni e del 43% la frequenza di interruzioni lunghe.

In 299 centri urbani il trattamento delle acque reflue non è all'altezza dello standard europeo. Per questo la Commissione europea sta per inviare un parere motivato all'Italia, che non si è ancora conformata alla legislazione della Ue. Gli scarichi delle acque reflue urbane non trattate, sottolinea la Commissione, rappresentano la principale fonte di inquinamento delle acque costiere e interne e per questo l'Italia potrebbe essere deferita alla Corte di giustizia europea.

La Commissione è dunque in procinto di inviare all'Italia un parere motivato, la seconda e ultima fase del procedimento d'infrazione, per la mancata conformità alla direttiva del 1991 sul trattamento delle acque reflue urbane. In base alla direttiva, entro il 31 dicembre 2000 l'Italia avrebbe dovuto istituire dei sistemi adeguati per la raccolta e il trattamento delle acque nei centri urbani con oltre 15mila abitanti. La prima lettera di diffida inviata è del luglio 2004. E dopo una successiva valutazione, la Commissione ha concluso che 299 agglomerati continuano a non essere conformi e ha pertanto deciso di inviare un parere motivato all'Italia, che ora ha due mesi di tempo per rispondere. Successivamente, la Commissione dovrà decidere se portare il caso dinanzi alla Corte di giustizia europea.

"Se non vengono trattate, le acque reflue urbane rappresentano un pericolo per la salute dei cittadini e per l'ambiente europei - ha detto il Commissario all'ambiente Stavros Dimas - Non è accettabile che a otto anni dalla scadenza prevista l'Italia non sia ancora in regola con questa importante normativa UE. Dobbiamo garantire che in tutta l'Unione europea ci sia lo stesso livello di trattamento delle acque reflue urbane. Sollecito pertanto l'Italia ad intervenire immediatamente per risolvere la situazione."

Rosso fisso a inizio 2009: il 30% dei commercianti segnala una flessione delle vendite e solo il 14% dichiara un aumento. Alle spalle ci sono gli strascichi di un 2008 che si è concluso con un calo delle vendite dell'1,5% nell'ultimo trimestre. I dati vengono dall'indagine sulla congiuntura realizzata dal Centro Studi Unioncamere. Le difficoltà maggiori sono previste per le imprese del Sud e quelle dei comparti non alimentari.

I dati sull'andamento del fatturato per il primo trimestre 2009, secondo quanto dichiarato dai commercianti, presentano un saldo negativo pari a -16 punti percentuali tra chi prevede un aumento e chi una diminuzione delle vendite. Più accentuata la preoccupazione delle imprese di maggiore dimensione rispetto a quella espressa dalle imprese con meno di 20 dipendenti. A soffrire di più sembrano soprattutto le imprese del comparto non alimentare con oltre 20 dipendenti (il saldo tra quanti dichiarano un aumento di fatturato e quanti prevedono una diminuzione è pari a -41). Tengono meglio il segmento alimentare e gli ipermercati, supermercati e grandi magazzini. A livello territoriale, la grande dimensione risulta fortemente penalizzata al Sud. Le imprese di piccole dimensione perdono maggiormente nel settore alimentare rispetto al non alimentare. con il Mezzogiorno che segna valori più bassi rispetto alle altre aree del paese. Ma le previsioni sono negative anche per le vendite di ipermercati, supermercati e grandi magazzini.

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