I prezzi sempre più “bollenti” hanno fatto scendere i consumi delle famiglie: per la prima volta dopo diversi anni, le vendite della Grande distribuzione organizzata hanno subito una flessione dello 0,3% tra luglio e agosto scorsi rispetto allo stesso periodo del 2007, mentre il costo della spesa è aumentato del 4,8%, facendo così raggiungere ad alcuni prodotti di largo consumo, come la pasta, ben il 40% di aumento in un anno. Lo afferma Unioncamere nell'inchiesta “Vendite Flash” relativa al quarto bimestre 2008.
La contrazione delle vendite si fa sentire di più nel Nord-Ovest (-1%) e nel Mezzogiorno (-0,5%), dove peraltro i prezzi registrano un incremento maggiore che nelle altre regioni. I fatturati di iper e supermercati, comunque, tengono (+4,5%), malgrado siano solo gli andamenti dei nuovi insediamenti commerciali e tenere alte le performance.
Nonostante la crescita più intensa dei prezzi rimanga concentrata nei reparti alimentari, tra luglio e agosto sono stati i beni per la cura della persona ad accelerare maggiormente rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’alimentare ha registrato un aumento del costo della spesa del 5.7%.
Tra le categorie di prodotti che registrano i maggiori aumenti negli ultimi 12 mesi si ritrovano la pasta di semola (+40.1%), gli oli di semi (+37.4%) e i biscotti (7.6%), merceologie che fanno parte della drogheria alimentare. Altri aumenti rilevanti sono quelli relativi a latte Uht (+10.3%) e mozzarelle (+8.7%) che si collocano nel fresco. Si contraggono, invece, i prezzi di vendita dei primi piatti pronti (-6,2%), dell’olio di oliva (-2,9%) e del bagno-doccia schiuma (-1,3%).
LINK: Il Rapporto di Unioncamere
Il consumatore attento sa scegliere cosa acquistare. Per aiutare l'ambiente ed i diritti umani, dal 18 al 26 ottobre riparte l'iniziativa "Io faccio la spesa giusta". Per la Settimana Nazionale per il commercio equosolidale, ideata da Fairtrade Italia in collaborazione con Legambiente, Banca Etica e La Feltrinelli, sono previsti molteplici eventi: incontri culturali ed enogastronomici, promozioni, letture a tema. Saranno inoltre ben 3000 i punti vendita che offriranno degustazioni e proposte del mercato responsabile.
"Sovranità alimentare, - ha dichiarato Maurizio Gubbiotti coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente - rispetto del lavoro, difesa dell'ambiente, tutela dei diritti e sostenibilità: queste sono le basi del commercio equo e solidale che in questi anni ha saputo affermarsi a tal punto nel mondo da rappresentare davvero la risposta agli effetti devastanti di questa cattiva globalizzazione. La scommessa di ‘Io faccio la spesa giusta’ è proprio quella di voler dare la possibilità ad un numero sempre maggiore di consumatori di conoscere altre modalità di acquisto responsabile, fondamentali per i produttori del sud del mondo, che possono in questo modo riconquistare dignità e una possibilità di futuro, ma anche per i consumatori che possono acquistare a prezzi accessibili prodotti di alta qualità disponibili nelle maggiori insegne della grande distribuzione italiana sapendo di fare una cosa giusta".
Anche il mondo della cultura sarà strettamente coinvolto per l'occasione. Le librerie Feltrinelli di nove città italiane ospiteranno una serie di incontri con personaggi dello spettacolo, dello sport, del teatro e della letteratura: Patrizio Roversi, Pino Cacucci, Massimo Carlotto, Raymond Dassi, Lino Angiuli, Saverio Tommasi, Pino Petruzzelli, Franca Rame, Amanda Sandrelli, Andra de Carlo, Riccardo Sardonè, solo per fare alcuni nomi.
Hanno aderito all'idea anche diverse catene della Grande Distribuzione, quali Coop, Crai, Lidl, Dico, B'io, Naturasì, Carrefour e Auchan. Ma per assaggiare le specialità equosolidali, sarà anche possibile recarsi presso numerosi ristoranti e self service, che presenteranno menù a base di prodotti Fairtrade. Simpatica anche l'idea di mettere a disposizione un kit completo per coloro che vorranno cucinare a casa propria una cenetta etica. Per conoscere tutte le iniziative di “Io faccio la spesa giusta 2008”, contatta il numero 049 875082 o clicca qui
Nuovi diritti per gli acquisti dei consumatori. Delle nuove tutele in arrivo dall'Unione Europea in una proposta di direttiva potranno beneficiare sia i consumatori che si affidano allo shopping tradizionale sia quelli che acquistano su internet.
Quanto proposto oggi dal
Le nuove misure hanno l'obiettivo di rafforzare la tutela dei consumatori contro i ritardi e le mancate consegne e fissano in modo rigoroso i diritti dei cittadini rispetto ai periodi di recessione del contratto, di restituzione, di rimborso e di riparazione e verso le clausole vessatorie. La nuova direttiva unifica le 4 direttive attuali che sono: la direttiva sulle clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori, quella sulle vendite e garanzie dei beni di consumo, quella sui contratti a distanza, quella sui contratti negoziati fuori dei locali commerciali.
Negli anni gli Stati membri hanno aggiunto ai requisiti minimi contenuti in queste legislazioni ulteriori regole creando così un panorama molto caotico del diritto contrattuale comunitario. Obblighi divergenti in materia di informazione, diversi tempi di rimborso o di recesso, hanno gettato ancora più confusione attorno al consumatore europeo.
Una serie di standard di termini contrattuali in materia di consumo ridurranno di molto i costi di applicazione della normativa, con risparmi fino al 97% per chi commercia su scala Ue. In poche parole
La nuova direttiva impone requisiti più rigorosi per le aste on line, che devono rispettare le regole dell'informazione. In generale la legislazione sui diritti dei consumatori riguarda i contratti relativi a vendite di beni e servizi tra imprese e consumatori e copre tutti i contratti, cioè gli acquisti fatti in negozio, a distanza o lontano dai locali dell'azienda. I punti principali della proposta sono:
"Con i bilanci delle famiglie sottoposti a forti pressioni e con i cittadini inquieti per il loro potere d'acquisto, è più importante che mai consentire ai consumatori di comparare i prezzi e di guardarsi attorno per trovare delle migliori offerte a prezzo concorrenziale".
E' quanto ha detto in conferenza stampa il Commissario Ue responsabile della tutela dei consumatori Meglena Kuneva. "Queste nuove regole - ha spiegato il Commissario - sono destinate a rafforzare la protezione e a chiudere le lacune in ambiti chiave che rischiavano di minare la fiducia dei consumatori. Il mercato unico ha le potenzialità per offrire ai consumatori un maggior numero di scelte e di opportunità. Ma a tal fine abbiamo bisogno di una rete di sicurezza su scala Ue costituita da chiari diritti dei consumatori affinché questi possano fare i loro acquisti in qualsiasi punto dell'Ue in modo sicuro e in piena tranquillità di spirito".
Per entrare in vigore la direttiva deve essere approvata dal Parlamento Ue e dai Governi dell'Ue in sede di Consiglio dei Ministri.
Per saperne di più: http://ec.europa.eu/consumers/strategy/index_en.htm
Anche gli aeroporti europei, sull'esempio di quelli americani, avranno il "body scanner" per il controllo "totale" dei passeggeri, anche se passare sotto allo strumento elettronico non sarà un obbligo ma un'opzione aggiuntiva, nel rispetto della privacy. Ieri sera la commissione Trasporti del Parlamento europeo, presieduta da Paolo Costa, ha detto sì all' introduzione dei sofisticati strumenti che al metal detector consentono di visualizzare una persona praticamente nuda.
L'ok dell'Europarlamento è arrivato, però, solo dopo le rassicurazioni scritte del Commissario Ue ai Trasporti Antonio Tajani, che ha spiegato che questa è "una misura di sicurezza non solo contro il terrorismo, ma anche per contrastare il traffico di droga". Per quanto riguarda gli aspetti relativi alla privacy e alla salute dei passeggeri sarà necessaria un'analisi più accurata, prima dell'entrata in vigore del regolamento.
Tuttavia, il Gruppo liberaldemocratico (Alde) del Parlamento Ue non è stato d'accordo con la decisione e lunedì presenterà una proposta di interrogazione orale in commissione Libertà pubbliche.
In arrivo nuovi strumenti per facilitare il commercio dei prodotti biologici e aiutare i coltivatori bio dei paesi in via di sviluppo. Si tratta di due iniziative lanciate questa settimana: una guida per la valutazione dei requisiti del bio, chiamata Equitool, e una lista minima di requisiti perché un prodotto possa essere certificato come biologico.
I nuovi strumenti sono frutto della collaborazione fra
Equitool è una guida realizzata per aiutare gli organi decisionali a valutare se la produzione biologica e le norme di trasformazione alimentare applicate in una regione corrispondano alla normativa in materia di produzione biologica vigente altrove. Significa non devono essere identici ma ugualmente validi.
Il secondo strumento, chiamato IROCB (Requisiti Internazionali per gli Organismi di Certificazione Biologica), è una lista minima di requisiti perché un prodotto possa essere certificato come biologico, per rendere possibile l'importazione di prodotti nell'ambito di sistemi di controllo di paesi stranieri.
I due strumenti sono stati approvati nella riunione conclusiva del Gruppo Internazionale di esperti per l'armonizzazione e l'equipollenza dell'agricoltura biologica (ITF).
Il mercato del biologico è in crescita. Il commercio di prodotti bio si sta espandendo a un ritmo del 15-20% annuo e sono più di cento i paesi che esportano prodotti certificati. Ma nel mercato mondiale operano più di 400 organismi per la certificazione. "Il mercato biologico è in piena espansione, con nuove questioni emergenti e con normative e procedure di certificazione in costante sviluppo - ha detto Alexander Müller, Vice Direttore Generale della FAO - Piuttosto che perdere tempo, soldi e mercati in questa giungla di norme e regolamentazioni, l'ITF ha posto le basi per una cooperazione armonica tra tutti coloro interessati alla crescita del biologico mantenendo al tempo stesso l'integrità del sistema".
Il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà, nel corso del convegno organizzato a Roma da Consumers'Forum, ha parlato di un taglio di 8 milioni di euro.
"Il Governo faccia un deciso passo indietro, dando prova inequivocabile di essere dalla parte dei cittadini consumatori". Così Antonio Longo, presidente del Movimento Difesa del Cittadino commenta l'annuncio del Presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Antonio Catricalà circa i tagli all'Antitrust previsti in Finanziaria.
"Si tratta di un grave danno alla tutela dei consumatori che fa pensare a una vera e propria resa del Governo alle lobbies delle imprese, in questi anni costantemente nell'occhio dell'Autorità Antitrust. Il taglio previsto porterà l'Autorità a ridurre drasticamente il personale della Direzione Generale Tutela del Consumare e a chiudere il servizio al cittadino offerto dal call center 800166661".
Sui tagli è intervenuta anche l'Unione Nazionale Consumatori. "Sarebbe un fatto grave se si riducesse da
La Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati ha approvato nei giorni scorsi un emendamento al decreto1441 ter che disciplina la legge annuale per il mercato e la concorrenza, al fine di rimuovere gli ostacoli regolatori, di carattere normativo.
Due mesi dopo la Relazione annuale al Parlamento - ha spiegato Antonio Catricalà nel corso del convegno organizzato questa mattina da Consumers'Forum - il Governo è tenuto ad adottare questa Legge per evitare che nel contempo vengano approvate dagli Enti locali delle norme restrittive della concorrenza. Quindi - ha continuato il Presidente - il Comune X non potrà più adottare una disciplina che prevede un numero chiuso per gli ottici, per le pizzerie e via dicendo".
L'emendamento approvato porta il nome di Della Vedova, il deputato che l'ha proposto, ma è bene ricordare che la proposta di una Legge Annuale sulle Liberalizzazioni era stata già avanzata da Bersani nel cd terzo pacchetto: in quell'occasione Della Vedova aveva però votato contro la Bersani ter
È partito il 1° ottobre il blocco automatico delle telefonate ai numeri a sovrapprezzo, tutti quelli (come 144 e affini) particolarmente costosi e critici per le ripercussioni che possono avere sulle bollette. È quanto ha stabilito l'Autorità Garante per le Comunicazioni.
Come deciso lo scorso giugno, dal 1° ottobre scatta dunque sulle linee di telefonia fissa il blocco permanente e gratuito delle telefonate verso i numeri a sovrapprezzo: il provvedimento intende ridurre il rischio di ricevere bollette gonfiate e bollette con addebiti per telefonate mai effettuate o servizi non richiesti.
Chi vorrà disporre del servizio a sovrapprezzo dovrà dunque chiedere esplicitamente al gestore telefonico l'attivazione e dunque la rimozione del blocco o la sostituzione di uno a Pin. Già lo scorso giugno l'Agcom aveva inoltre deciso una capillare campagna di informazione destinata ai consumatori attraverso spot, annunci sulla stampa e sul web e informazioni in bolletta.
LINK: Agcom
Oltre 20 miliardi di euro, pari al 2,2% dei consumi annuali delle famiglie o all'1,3% del Prodotto interno lordo: è quanto costano in Italia il ritardo delle liberalizzazioni e la mancata apertura di settori quali commercio, assicurazioni, banche, carburanti e farmaci.
Questo il risultato dell'Osservatorio sulle liberalizzazioni presentato a Milano da Federdistribuzione, l'organizzazione che raggruppa la Grande Distribuzione Organizzata in Italia, in collaborazione con Cermes, il Centro di Ricerche sui Mercati e sui Settori Industriali dell'Università Bocconi di Milano.
Le voci analizzate riguardano commercio al dettaglio alimentare e non, distribuzione carburanti, distribuzione farmaci, servizi bancari e servizi assicurativi. Una maggiore apertura del mercato, rileva l'indagine, avrebbe un impatto rilevante nel settore del commercio e dei servizi bancari e assicurativi, mentre l'impatto sarebbe minore ma psicologicamente rilevante sulla distribuzione di farmaci e carburanti, sui quali sarebbero pressoché immediate le ripercussioni della riduzione dei prezzi.
"L'Osservatorio si pone l'obiettivo di definire e monitorare nel tempo il grado di concorrenza e di apertura dei mercati presenti in Italia, verificando lo stato di avanzamento delle liberalizzazioni", ha commentato Paolo Barberini, Presidente di Federdistribuzione, per il quale a fronte di consumi fermi e "crescita zero" "l'Italia deve recuperare il gap che ha accumulato nei confronti delle realtà estere in termini di efficienza e produttività, mettendosi nelle condizioni di avere aziende moderne e in grado di ravvivare la concorrenza interna e sostenere quella internazionale. In questo processo - continua Barberini - non c'è dubbio che mantenere settori molto rilevanti della nostra economia ancora protetti dai venti della concorrenza non può che rappresentare un danno per cittadini e imprese, e quindi per l'intera comunità".
PDF: Osservatorio sulle liberalizzazioni in Italia - Sintesi del Rapporto
La fiducia dei consumatori rispetto all'acquisto di prodotti e servizi transfrontalieri aumenta sempre di più ma il potenziale del commercio transfrontaliero è ancora inespresso.
La percentuale dei consumatori che si fida di comprare on line da un altro Paese è aumentata dell'8% rispetto al 2006, raggiungendo il valore del 40%. Mentre però cresce la fiducia degli europei verso il commercio oltre confine, soltanto pochi commercianti al dettaglio offrono questa possibilità.
Attualmente il 75% dei commercianti vende soltanto ai consumatori del proprio Paese, ma se ci fosse un'armonizzazione di regole quasi la metà di questi sarebbero interessati alla vendita transfrontaliera. Anche il livello della pubblicità transfrontaliera è relativamente limitato; solo il 21% dei commercianti pubblicizza oltreconfine e oltre la metà dei consumatori europei non ha accesso a questo tipo di pubblicità. Ovviamente sono quelli che ne hanno accesso a fare più facilmente acquisti transfrontalieri.
Sono dati annunciati dalla Commissaria Ue alla tutela dei consumatori Meglena Kuneva che ha pubblicato i risultati di 2 inchieste Eurobarometro sulle attitudini di imprenditori e consumatori nei confronti del commercio transfrontaliero. Lo studio ha raccolto dato tra febbraio e marzo 2008 intervistando oltre 26mila consumatori e 7.200 imprenditori nei 27 Stati membri e in Norvegia.
Soltanto il 33% degli imprenditori e il 21% dei consumatori sa dove prendere le informazioni sulle vendite e sugli acquisti oltre confine.
Il 13% dei consumatori con una connessione internet domestica ha utilizzato il commercio transfrontaliero attraverso la rete; il 36% degli europei ha utilizzato la rete per fare una comparazione dei prezzi. La maggior parte di coloro i quali hanno fatto acquisti on line pensano che, in generale, i commercianti hanno rispettato i loro diritti e si sono sentiti abbastanza protetti dalle leggi a tutela dei consumatori.
"Il nostro obiettivo è che i consumatori siano in grado di beneficiare dell'acquisto delle migliori qualità a prezzi moderati. Il potenziale per un'ulteriore integrazione del mercato interno comune, in questo campo, è considerevole. Per questo è necessario assicurare che le barriere legali e pratiche non ostacolino il commercio transfrontaliero" ha dichiarato Meglena Kuneva.
Si apre venerdì 10 ottobre la IX Sessione Programmatica tra Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU) e Regioni.
"Dieci anni di attività del CNCU. L'incidenza del consumerismo sul territorio", è questo il titolo della due giorni di lavoro che si svolgerà a Saint-Vincent, in Valle d'Aosta.
La sessione inaugurale sarà aperta dal Sindaco di Saint-Vincent Sara Bordet e dai vari Assessori della Regione autonoma Valle d'Aosta. A seguire si tratterà il tema delle liberalizzazioni e dei servizi locali, con interventi del Garante per la sorveglianza dei prezzi Antonio Lirosi, del Presidente della Lega Consumatori Pietro Praderi, del Vicesegretario generale di Cittadinanzattiva Giustino Trincia e del Presidente dell'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (ANCI).
La seconda sessione verterà sui criteri di rappresentatività delle associazioni a livello locale e sull'efficacia dei progetti. Parleranno Eugenio Baronti, Assessore alla ricerca, all'università, alla casa, alle politiche per la tutela dei consumatori della Regione Toscana; Paolo Lando, Presidente di Adiconsum, Ivano Giacomelli Segretario nazionale di Codici, Antonio Longo Presidente del Movimento Difesa del cittadino e Lorenzo Miozzi Presidente del Movimento Consumatori. Le conclusioni della giornata sono affidate a Gianfranco Vecchio, Direttore Generale per la concorrenza e i consumatori del Ministero dello Sviluppo Economico.
Sabato 11 ottobre la mattinata sarà dedicata alla tutela transfrontaliera, con interventi di Luca Ciriani, Assessore alle Attività Produttive della Regione Friuli Venezia Giulia, di Anna Bartolini, rappresentante italiano all'ECCG-Gruppo Consultivo Europeo Consumatori, di Carlo Pileri, Presidente dell'Adoc. Prenderanno parte a questa sessione anche Vito Reggio dell'Enac, l'Ente Nazionale per l'aviazione civile, che parlerà della tutela nel settore del trasporto, Laura Galli del CEC Italia, che farà una panoramica del consumo transfrontaliero in ambito europeo, Walter Andreaus del CEC Bolzano che porterà l'esperienza di un consumo transfrontaliero "naturale", quello tra Italia e Austria e Jesus Orus Baguena della DG Sanco.
L'Italia ha pochi laureati e specializzati e nella classifica dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, si colloca al di sotto della media di Cile e Messico, vicino a Brasile, Turchia, Repubblica Ceca e Slovacchia. La metà degli studenti italiani che inizia un percorso universitario di primo livello, non riesce a portarlo a termine. E il problema dell'abbandono scolastico non affligge soltanto gli universitari: nel 2006 circa il 15% gli studenti delle scuole superiori non ha terminato l'intero ciclo; in Germania questo fenomeno è quasi inesistente.
Sono solo alcuni dei dati del Rapporto sull'istruzione, intitolato "Education at a Glace 2008", presentato a Parigi dall'Ocse.
Il quadro per l'Italia è complessivamente negativo. La percentuale di studenti che arriva a discutere la tesi è tra le più basse: il 45% contro il 69% dell'area Ocse. Inoltre solo il 19% dei 25-34enni italiani possono vantare un diploma di laurea, a fronte di una media Ocse del 33%; se si prende in considerazione la fascia di età tra i 55 e i 64 anni, la percentuale di laureati italiani scende al 9%.
Un dato positivo, invece, riguarda il tasso di laurea dei nuovi studenti che è passato dal 17% del 2000 al 39% del 2006. Questo risultato, si legge nel Rapporto, "va largamente attribuito alla riforma del 2002, quando agli studenti iscritti a corsi di laurea (pre riforma) è stata data la possibilità di concludere gli studi in tre anni. L'Italia poi resta indietro negli studi più brevi per la qualificazione professionale al lavoro.
La scuola italiana non brilla, ovviamente, agli occhi degli altri Paesi. Gli studenti stranieri che vengono attirati dal sistema educativo italiano sono soltanto il 2% contro il 20% degli Stati Uniti, l'11% della Gran Bretagna, il 9% della Germania, l'8% della Francia e, addirittura, il 4% del Giappone.
Siamo tra i Paesi che spendono di meno per l'istruzione: la spesa pubblica in educazione è stata del 9,3% nel 2005, leggermente in salita rispetto al 2000, ma inferiore alla media Ocse che è del 13,2%. Tra il 1995 e il 2005 gli investimenti nella scuola nell'Ocse sono aumentati del 41%, in Italia soltanto del 12%. E al terzo livello dell'istruzione, cioè quello universitario, che in Italia si investe di meno: poco più di 8mila dollari all'anno per studente, contro gli 11.512 della media Ocse. E gli insegnanti italiani sono tra i meno pagati e la crescita annuale degli stipendi è più bassa della media Ocse: tra il 1996 e il 2006 gli stipendi in Italia sono cresciuti dell'11%, mentre la crescita media Ocse è stata del 15%.
Un docente italiano, con 15 anni di esperienza, guadagna all'anno 29.287 dollari contro una media Ocse di 37.832 e una media Ue (Ue a 19) di 38.217. Positiva è, però, la percezione che hanno i genitori italiani dei docenti e delle scuole del loro Paese. L'80% dei genitori degli studenti di 15 anni sono convinti che gli standard degli istituti seguiti dai figli siano buoni o molto buoni contro una media Ocse del 77%.
LINK: “Education at a glance 2008”
E' ai nastri di partenza la campagna 'Fai valere le tue carte', promossa da PagoBancomat e Visa per favorire l'uso delle carte di pagamento e ridurre le operazioni in contante Italia, nell'obiettivo di colmare così il gap con il resto d'Europa. Ogni italiano, hanno spiegato i promotori nel corso della conferenza stampa che si è tenuta a Milano presso l'ABI (Associazione Bancaria Italiana), fa mediamente 21,6 operazioni con carte di pagamento l'anno, contro le 50,5 della media europea.
"Il problema - ha dichiarato Giuseppe Zadra, attuale direttore generale dell'ABI (Associazione Bancaria Italiana) - è di rilevanza economica e sociale, dato che in Italia la gestione del denaro contante costa circa 10 miliardi l'anno al sistema Paese (circa il 2% del PIL), cui si aggiungono i costi sociali legati a episodi criminali come furti e rapine".
I promotori della campagna per favorire l'uso massiccio delle carte di pagamento, hanno poi aggiunto che il 93% degli esercizi commerciali italiani è dotato di POS, gli italiani possiedono 67 milioni di carte di pagamento (circa due carte a testa nella popolazione attiva), ma effettuano solo un numero ridotto di operazioni l'anno, contro i finlandesi che ne fanno 150, gli inglesi 110, gli olandesi 100, i francesi 90 e i portoghesi 75.
''I nostri connazionali - ha commentato Zadra - non apprezzano i veri vantaggi delle carte di pagamento per una serie di ragioni, in testa alle quali c'è evidentemente la percezione che siano insicure''. Per migliorare la percezione degli italiani nei confronti del denaro elettronico, e dichiarare guerra al tradizionale contante, sono stati investiti per l'attività promozionale che durerà sei mesi, oltre 20 milioni di euro.
Davide Steffanini, direttore generale di Visa Europe, ha spiegato infatti come il contante sia uno strumento di pagamento vecchio, la cui gestione assorbe una cifra pari al 2% del nostro Pil. ''La spesa per la gestione del contante è di 200 euro pro capite l'anno".
''Il contante dà un senso di sicurezza fasullo'', ha aggiunto Zadra, ricordando come i furti in case, banche e negozi, o gli scippi prendano di mira proprio il denaro liquido. Tra i molti vantaggi delle carte di pagamento rispetto alle banconote, il direttore dell'ABI ha messo l'accento sulla comodità di approvvigionamento di fondi in Italia e all'estero, l'efficenza nei pagamenti senza problemi di monetine e resti, ma soprattutto la ''tracciabilità delle spese''.
''Gli italiani -ha aggiunto Zadra - perdono a testa più di 1.800 euro l'anno (da 36 a 100 euro la settimana in media), nel senso che non ricordano come sono stati spesi, mentre tra i vantaggi delle carte di pagamento c'è anche la facilità di controllo, in particolare quando si tratta di rimborsi spese per trasferte''.
''Noi puntiamo - ha sottileato Steffanini per sintetizzare la guerra dichiarata al contante dai circuiti dai promotori dell'iniziativa- a far si che le carte vengano usate anche per pagare caffè e giornale. Ormai il livello di frodi sulle carte è inferiore a quello sul contante, e le nuove tecnologie le hanno rese difficilmente clonabili''. Inoltre, ha aggiunto il direttore generale dell'ABI, nel contesto di Patti Chiari, si sta mettendo a punto un progetto per garantire tempi certi nei rimborsi delle cifre perse a causa di frodi con bancomat e carte di credito. "Stiamo lavorando per far sì che entro gennaio, gli aderenti al progetto 'Patti chiari', risarciscano i clienti in 15 giorni al massimo. Ci sono banche virtuose che già lo fanno, altre si prendono più tempo".
In Italia ogni giorno si rinviano sette processi su dieci. I processi che ogni giorno si concludono con la pronuncia di una sentenza rappresentano meno del 30% del totale mentre nei due terzi dei casi (69,3%) il processo si rinvia ad altra udienza. Fra i rinvii di carattere generale spiccano quelli per assenza del giudice titolare, che arrivano a coprire il 12,4%. "Particolarmente sintomatici delle reali patologie del processo penale italiano sono i dati relativi ai rinvii determinati dalla omessa o irregolare notifica delle citazione all'imputato, alla persone offesa e al difensore. Il 9,4% dei processi vengono rinviati ad altra udienza per "omessa o irregolare notifica all'imputato", l'1,3% alla "persona offesa", e solo lo 0,9% al "difensore".
Nell'istruttoria dibattimentale pesano le udienze che vanno a vuoto per assenza dei testi citati dal Pubblico Ministero: ben il 39,2%. E alla fine "il dato davvero clamoroso è che ben oltre la metà (il 54%) dei processi fissati per lo svolgimento della istruttoria dibattimentale viene rinviato senza lo svolgimento di alcuna attività, perché l'atto, in verità assai banale, della citazione del testimone o è stato del tutto omesso, o è stato effettuato in modo errato ovvero, pur effettuato regolarmente, non è stato ottemperato dal destinatario". È la fotografia che emerge dal Rapporto sul Processo Penale presentato a Roma e realizzato da Eurispes e Unione Camere Penali Italiane.
Il monitoraggio ha coinvolto 27 Camere Penali territoriali. I rilevamenti iniziavano con l'apertura dell'udienza e si concludevano con la sua chiusura. Il Rapporto evidenzia le criticità del funzionamento dei processi, ne analizza gli esiti, evidenzia le ragioni dei rinvii. Lo scorso anno l'indagine era stata fatta su una piazza difficile come Roma. Quest'anno è stata estesa sul territorio nazionale e i risultati evidenziano che "Roma - ha detto il presidente dell'Eurispes Gian Maria Fara - è la fotografia del resto del Paese".
Si parte dai tempi: dalla rilevazione è emerso, come dato generale, che la durata media della trattazione di un processo in udienza è di 18 minuti per i processi celebrati dinanzi al Giudice monocratico (a Roma si arriva a 12,51 minuti) e di 52 minuti per quelli celebrati dinanzi al Collegio (32 nella Capitale). La durata media del processo che prevede un singolo imputato dura di media 18 minuti, mentre nel caso di più imputati la durata media del processo in udienza è pari a 30 minuti. In caso di udienza conclusasi con rinvio ad altra udienza, i tempi del rinvio sono mediamente di 139 giorni per i processi svolti in aula monocratica e di 117 giorni per quelli dibattuti in aula collegiale. I processi con un solo imputato rappresentano il 77,5% del campione e processi con più di un imputato il 22%.
I riti alternativi non funzionano. Il rapporto evidenzia infatti che la percentuale di processi dibattimentali che si celebrano con rito ordinario copre il 90,6% dei casi monitorati (a Roma l'80,7%), mentre il 9,4% si svolge con riti alternativi: 5,4% con rito abbreviato, 4% con patteggiamento.
I processi che ogni giorno si concludono con una sentenza ammontano a meno del 30% del totale, mentre pressoché nei due terzi dei casi (69,3%) il processo si conclude con un rinvio ad altra udienza. Sul totale dei processi che si concludono con una sentenza, si tratta di una condanna nel 60,6% dei casi, di una assoluzione del 21,9% dei casi e di estinzione del reato nel 14,9%. E fra le sentenze di proscioglimento per estinzione del reato, la prescrizione copre il 45,5%.
Per il problema del consenso alla lettura degli atti processuali in caso di cambiamento del Giudice in corso di causa "i dati evidenziano in modo clamoroso la assoluta sua ininfluenza sulla durata del processo penale italiano": "Il numero di processi nel corso dei quali si pone il problema in questione è statisticamente quasi impercettibile (133 processi su 13.000 con un'incidenza sul totale dell'1%)".
In Italia si rinviano ogni giorno sette processi su dieci. Perché?
Ci sono, evidenzia l'indagine, dei rinvii di carattere generale. Fra questi il legittimo impedimento dell'imputato (2,6% dei processi) e il legittimo impedimento del difensore (5%), le "per esigenze difensive" (6,6% del totale). Ma è elevata soprattutto la percentuale dei processi rinviati per problemi tecnico-logistici (6,8%) che comprendono voci come indisponibilità dell'aula, indisponibilità del trascrittore, assenza dell'interprete di lingua straniera, mancanza del fascicolo del PM e, in alcuni casi, del fascicolo del dibattimento. Il 12,4% è coperto da rinvii "per discussione". Ma "molto alto" è il dato dei processi rinviati per assenza del Giudice titolare: ben il 12,4%. "In conclusione - rileva l'indagine - ben il 76,1% dei procedimenti penali fissati per il dibattimento ordinario avanti le aule collegiali e monocratiche dei Tribunale italiani vengono rinviati ad altra udienza (quando non ad altra fase procedimentale), e solo una parte di questi dopo avere per lo meno trattato e risolto le questioni preliminari e la fase della ammissione della prova".
Il rapporto evidenzia inoltre le ragioni di rinvio proprie dell'istruttoria dibattimentale. Qui i dati eclatanti riguardano l'omessa citazione dei testi del PM e soprattutto l'assenza del testi citati dal PM. Il 9,2% dei processi fissati per la istruttoria dibattimentale viene rinviato ad altra udienza senza lo svolgimento di alcuna attività per omessa citazione dei testi del P.M. Le udienze che vanno a vuoto per assenza dei testi citati dal P.M. rappresentano il 39,2% delle udienze fissate per la trattazione istruttoria. L'indagine rileva inoltre come in quasi il 40% dei casi il teste che, pur citato, non compare, appartiene alla Polizia giudiziaria.
La ripartizione territoriale dei problemi evidenzia differenze e diverse velocità ma anche una "inconsueta unità" del Paese. Come sintetizza infatti l'Eurispes, "l'analisi comparata di alcuni dei dati principali di questa ricerca, se da un lato offre in qualche caso la conferma di una Italia "a due velocità", sembra in realtà indicare piuttosto che la crisi strutturale del processo penale, nei suoi quasi esclusivi profili organizzativi ed amministrativi, non salva alla fine dei conti nessuna area del Paese, restituendoci una inconsueta unità del Paese nel segno di un naufragio della giustizia penale".
Quanto costa un farmaco da banco? Per i medicinali da banco non c'è obbligo di indicare il prezzo di vendita sulla confezione: un disagio, per il consumatore. Per questo partirà dal prossimo 16 ottobre una campagna informativa presso farmacie, parafarmacie e corners della grande distribuzione: un cartello informativo illustrerà il prezzo di vendita al pubblico di 20 confezioni di farmaci da banco, fra i quali 15 saranno selezionati all'interno di un elenco di 50 prodotti più commercializzati redatto ogni sei mesi mentre gli altri 5 farmaci saranno individuati autonomamente dal punto vendita.
E' quanto prevede il Protocollo d'intesa sulla trasparenza dei prezzi dei farmaci da banco sottoscritto al Ministero dello Sviluppo Economico dai rappresentanti delle istituzioni e categorie interessate (Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, Garante per la sorveglianza dei prezzi, CNCU, FEDERFARMA, ASSOFARM, ANPI-Parafarmacie, ANCC-COOP, Federchimica-ANIFA, Farmindustria).
La campagna informativa partirà il 16 ottobre presso i punti vendita che sceglieranno di aderire. L'iniziativa, promossa dal Garante per la sorveglianza dei prezzi, nasce dalle segnalazioni dei consumatori che avevano manifestato disagio per l'assenza dell'indicazione del prezzo di vendita sulle confezioni dei medicinali: verificare gli sconti proposti diventata infatti impossibile.
L'iniziativa, spiega Anpi-Parafarmacie, "è stata originata dalle numerose segnalazioni pervenute negli ultimi mesi al Garante per la sorveglianza dei prezzi, con le quali è stato manifestato il disagio dei consumatori sia perché dall'inizio del 2008 non trovano più l'indicazione del prezzo di vendita sulle confezioni dei medicinali (venendo meno l'obbligo in tal senso per i produttori, ai sensi della Legge Finanziaria del 2007), sia perché, in assenza di tale riferimento, non hanno più la possibilità di verificare gli sconti eventualmente proposti dalla farmacia o dal punto vendita prescelto".
LINK: Anpi-Parafarmacie