Nuovo aggiornamento della lista nera delle compagnie aeree europee, pubblicato oggi dalla Commissione Ue. Oltre alle restrizioni esistenti è stato imposto il divieto di volo alla compagnia cambogiana Siem Reap Airways International. La compagnia non rispetta né i regolamenti relativi all'aviazione civile della Cambogia, né le norme dell'Organizzazione dell'aviazione civile internazionale (OACI). L'OACI ha inoltre espresso seri dubbi sulla propensione da parte delle autorità cambogiane dell'aviazione civile a mettere in atto e far rispettare le norme di sicurezza internazionali.
La Commissione ha poi esteso il divieto di volo a tutte le compagnie aeree dell'Angola. Restano ferme le compagnie Ukraine Mediterranean Airlines e Ukraine Cargo Airways, che non hanno attestato la messa in atto di misure correttive sufficienti.
"La lista nera è soprattutto uno strumento che garantisce la sicurezza dello spazio aereo europeo - ha dichiarato Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue e responsabile dei trasporti - Grazie a questa lista i passeggeri aerei europei e non solo, che viaggiano in Europa sanno che è garantito loro un grado di sicurezza. La Commissione proseguirà nel suo dialogo con tutti gli Stati, sia all'interno sia all'esterno dell'Ue, con le autorità dell'aviazione civile e con le compagnie aeree per assicurare un rispetto continuo dei livelli di sicurezza aerea fissati nell'ambito internazionale" ha concluso Tajani.
Il Bureau Européen des Unions de Consommateurs, organismo europeo che riunisce 42 associazioni indipendenti di trentuno Paesi, ha eletto nella serata di ieri il nuovo presidente: è Paolo Martinello, di Altroconsumo, che guiderà l'associazione per i prossimi due anni. Al suo fianco, nel ruolo di vicepresidente dell'organismo, Breda Kutin, dell'associazione slovena ZPS.
Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo dal 1995, è dal 2000 membro dell'Esecutivo dell'organismo con sede a Bruxelles, e ne ha ricoperto la vicepresidenza dal 1996 al 1998.
"Gli effetti della crisi finanziaria ed economica che oggi si stanno ripercuotendo così pesantemente sui consumatori, in termini di potere d'acquisto, qualità della vita e possibilità di scelta, conferiscono al BEUC responsabilità e impegni maggiori che nel passato - ha dichiararto Martinello - La precarietà dell'attuale scenario economico internazionale dimostra la necessità di realizzare al più presto riforme nel settore dei servizi finanziari, sui fronti del credito al consumo, della trasparenza e dell'informazione. Tali misure non sono solo indispensabili per la tutela degli interessi dei consumatori ma per tutto il sistema economico e la società nella sua accezione più globale".
Il sistema sanitario italiano si piazza al 16° posto nella classifica annuale europea che comprende 31 paesi. Oggi a Bruxelles è stato presentato l'indice dei consumatori Euro Health Consumer Index (EHCI), edizione 2008 del sondaggio annuale sulla sanità europea. Dal sondaggio risulta che l'Italia ha fatto qualche piccolo passo avanti rispetto all'anno scorso, ma ottiene comunque un risultato mediocre simile a quelli di Spagna e Grecia, restando indietro rispetto a paesi dell'Europa dell'Est come Estonia e Ungheria.
I Paesi Bassi sono in testa alla classifica con 839 punti su un potenziale punteggio teorico di 1.000. Seconda classificata la Danimarca, che vince il Diabetes Index 2008, l'Austria che aveva vinto nell'EHCI 2007 arriva terza, a seguire Lussemburgo e Svezia.
L'Euro Health Consumer Index è suddiviso in sei aree: Diritti e informazione dei pazienti, e Sanità, Tempi di attesa per il trattamento, Risultati, Gamma e ambito dei servizi forniti e Farmaci. L'Index è il prodotto di statistiche pubbliche e ricerche indipendenti ed è realizzato dall' organizzazione di analisi e informazione Health Consumer Powerhouse.
Nelle sei categorie, che coprono 34 indicatori della performance, l'Italia ottiene 640 punti. "Abbiamo osservato alcuni miglioramenti per quanto riguarda l'accesso e i tempi di attesa, che indicano una volta tanto una positiva controtendenza dell'Italia," si legge in una nota del Dr. Arne Björnberg, Direttore della ricerca dell'Euro Health Consumer Index. "Ciononostante - conclude il Dr. Bjornberg - in linea generale il sistema sanitario italiano è mediocre e deve migliorare in tutte le subcategorie".
Che cosa si può fare meglio in Italia? "Come già osservavamo l'anno scorso, il sistema sembra essere ancora governato da Dei in camice bianco e questo non è certo il modo migliore di garantire al paziente la conformità con gli ordinamenti per il trattamento. Il sistema sanitario italiano ha bisogno di un passaggio di potere dai medici ai pazienti," afferma il presidente della Health Consumer Powerhouse, Johan Hjertqvist, nell'analizzare i risultati dell'Index per l'Italia.
"La sanità italiana ha urgente bisogno di una modernizzazione: non è un caso se il nostro paese si colloca al sedicesimo posto tra i sistemi sanitari europei, dietro a paesi come Estonia e Ungheria". Così Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, ha commentato in una nota questi dati.
"A tal fine ho presentato un disegno di legge che mira all'introduzione di un'agenzia di valutazione super partes così come esiste in molti altri paesi moderni, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, poiché il Sistema Sanitario italiano ha bisogno dell'introduzione immediata di criteri di valutazione e verifica basati su indicatori scientifici, che ci aiutino a premiare il merito e ad eliminare sprechi e inefficienze.
I dati parlano chiaro. Il nostro paese - ha concluso Marino - è indietro in importanti settori come l'informatizzazione dei sevizi e l'accesso alle medicine, anche se non dobbiamo dimenticarci dell'enorme risorsa positiva costituita da una sanità universalistica e gratuita come la nostra".
Sulla home page di VendereSicuro c'è una cassaforte.
E accanto, si spiega: "La combinazione per vendere sicuro è semplice. Più vendiamo sicurezza e più venderemo. Seguiamo quattro semplice regole e aumenteremo la fiducia e i profitti".
Le regole? Sincerità, apertura, flessibilità ed efficienza, che insieme formano l'acronimo SAFE - in inglese, sicuro. Questo lo spirito che sta alla base della campagna di educazione alla vendita su web, intitolata Venderesicuro.it, presentata da Polizia Postale e eBay.
Venderesicuro.it è un sito realizzato per spiegare quali sono, nel mondo del commercio elettronico, le regole di base per aumentare la fiducia degli acquirenti e i propri profitti. Sul sito internet è infatti possibile trovare tutte le informazioni per impostare una vendita corretta e sicura. E si può scaricare la "cassaforte della sicurezza", verificare con un semplice test on-line la propria conoscenza delle regole di base e ricevere consigli su come aumentare e migliorare la sicurezza della vendita.
"Mai come in una transazione online è fondamentale il rapporto di fiducia tra chi vende e chi acquista - ha spiegato Domenico Vulpiani, direttore del servizio polizia postale e delle comunicazioni - Sta alla responsabilità e professionalità del venditore avviare la vendita nel rispetto della sicurezza, dando garanzie ai compratori e dimostrando la propria affidabilità".
La campagna si fonda sulle quattro regole Sincerità-Apertura-Flessibilità-Efficienza che formano l'acronimo 'Safe':
Il Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha esaminato oggi uno schema di provvedimento relativo alla proposta Telecom Italia di un aumento di 1,26 euro del canone di abbonamento mensile per i clienti residenziali. Il canone passerebbe così da 12,14 a 13,4 euro al mese, a decorrere dal 1° febbraio 2009.
Tale aumento mira a recuperare parzialmente l'inflazione che, dall'ultima manovra di adeguamento del canone telefonico attuata dall'azienda a luglio 2002, ha fatto crescere i prezzi al consumo del 14,6%. I prezzi dei servizi di accesso residenziale di Telecom sono, invece, rimasti fermi a 6 anni fa.
L'Agcom ha chiesto all'azienda di impegnarsi, a fronte dell'aumento, a migliorare la qualità del servizio e ha precisato che per i clienti residenziali in condizioni di particolare disagio economico, ossia per coloro i quali possono accedere alla social card, il canone rimarrà invariato. Rimarrebbe inoltre in vigore la riduzione del 50% del canone per i clienti appartenenti alle fasce sociali agevolate.
Nei prossimi giorni le associazioni dei consumatori saranno consultate su questo schema di provvedimento.
La Commissione Ue ha presentato nuove regole per le agenzie di rating del credito per garantire una qualità più elevata ed evitare condizionamenti da conflitti di interessi. La proposta della Commissione stabilisce condizioni per l'emissione di rating del credito che sono necessarie per ripristinare la fiducia dei mercati ed aumentare la tutela degli investitori.
Essa introduce una procedura per la registrazione delle agenzie di rating del credito intesa a consentire alle autorità di vigilanza europee di controllare le attività delle agenzie i cui rating sono utilizzati dagli enti creditizi, dalle imprese di investimento, dalle imprese di assicurazioni del settore vita e non vita e dalle imprese di riassicurazione, dagli organismi di investimento collettivo in valori mobiliari e dai fondi pensione all'interno dell'Ue.
Le agenzie di rating del credito dovranno rispettare norme rigorose per garantire:
Le nuove regole prevedono che le agenzie di rating del credito:
Il loro incarico, non rinnovabile, non potrà superare i cinque anni e potrà essere revocato soltanto in caso di condotta professionale scorretta. Almeno uno di essi dovrebbe essere un esperto in materia di cartolarizzazione e di finanza strutturata.
Alcune delle norme proposte si basano sugli standard stabiliti nel codice della International Organisation of Securities Commissions (IOSCO). La proposta conferisce a tali norme un carattere giuridicamente vincolante. Inoltre, nei casi in cui gli standard della IOSCO non sono sufficienti per ripristinare la fiducia dei mercati e garantire la tutela degli investitori, la Commissione ha proposto norme più severe.
"Voglio che l'Europa adotti un ruolo guida in questo settore. La nostra proposta va oltre le regole che si applicano in altri paesi. Si tratta di norme molto severe che sono necessarie per ripristinare la fiducia del mercato nell'attività di rating nell'Unione europea", è quanto dichiarato dal commissario per il Mercato interno e servizi Charlie McCreevy.
Aumentano (ma soprattutto per la presenza degli immigrati), si sposano un po' di più con un aumento dei riti civili, sono sempre più vecchi, sono generalmente insoddisfatti. E' la fotografia dell'Italia e degli italiani è restituita dall'Istat che ha pubblicato oggi l'Annuario statistico italiano 2008.
Nel 2008 le persone che si dichiarano per niente o poco soddisfatte della propria situazione economica si attesta infatti al 53,7% (era il 33,1% nel 2001) con livelli di insoddisfazione maggiori al Sud (64,2%), meno accentuati invece al Nord (45,9%) e al Centro (53,5%).
Le persone che si dichiarano invece molto o abbastanza soddisfatte della loro situazione economica scendono al 43,7% (erano il 64,1% nel 2001). Di più e più vecchi. Alla fine del 2007 i residenti in Italia sono 59.619.290, circa 488.000 in più rispetto all'anno precedente, ma l'incremento si deve al saldo attivo del movimento migratorio (+494.871 unità).
Gli stranieri residenti al primo gennaio 2008 sono 3.432.651 con un incremento di 493.729 unità rispetto all'anno precedente; gli stranieri iscritti in anagrafe rappresentano il 5,8% della popolazione totale, un valore che conferma il trend crescente degli anni precedenti.
La fecondità delle donne residenti nel 2007 è salita a 1,37 figli per donna (da 1,35 nel 2006): è il livello più alto registrato negli ultimi anni, anche se nell'Unione europea, fatta eccezione per la Germania con 1,34 figli per donna, solo alcuni paesi dell'Europa dell'Est hanno livelli di fecondità più bassi (in particolare la Slovacchia con 1,24 e la Polonia con 1,27).
Continua l'invecchiamento della popolazione: un italiano su cinque è ultrassessantacinquenne e anche i "grandi vecchi" (dagli ottanta anni in su) rappresentano il 5,3% della popolazione italiana. Al 1° gennaio 2008 l'indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e quella con meno di 15) registra un ulteriore incremento, raggiungendo un valore pari al 142,6%.
Più nozze fra tradizione e riti civili. I matrimoni sono in lieve ripresa dopo il calo osservato fino allo scorso anno: salgono dunque dai 245.992 del 2006 ai 250.041 del 2007, mentre il tasso di nuzialità rimane costante al 4,2 per mille. Il matrimonio religioso rimane ancora la scelta più diffusa (65%), anche se sono in continuo aumento i matrimoni celebrati con rito civile. Il modello tradizionale prevale soprattutto nelle regioni meridionali dove la percentuale dei matrimoni celebrati con rito religioso è del 79,2% (contro il 53,5% del Nord e il 59,3% del Centro).
Fra salute e patologie croniche. La maggior parte degli italiani valuta positivamente il proprio stato di salute (73,3%) con differenze di genere a svantaggio delle donne. Ma quasi il quaranta per cento dichiara di soffrire di patologie croniche. Il 39,2% dei residenti in Italia dichiara di essere affetto da almeno una delle principali patologie croniche, in particolare l'artrosi/artrite (17,9%), l'ipertensione (15,8%), le malattie allergiche (10,6%) e l'osteoporosi (7,3%).
Lavoro sì, lavoro no. Nel 2007 gli occupati aumentano di 234.000 unità, arrivando a 23.222.000 (+1% rispetto all'anno precedente). Il numero delle persone in cerca di occupazione è sceso di 167 mila rispetto al 2006: ora si attesta a 1.506.000 con un meno 10%). Il tasso di disoccupazione è al 6,1% dal 6,8% del 2006. Come nel 2006, anche nel 2007 la componente straniera ha contribuito in maniera rilevante all'aumento della occupazione complessiva: circa i due terzi dell'aumento riguarda i cittadini stranieri (+154.000), di conseguenza la quota di lavoratori stranieri sale dal 5,9% del 2006 al 6,5% attuale. La crescita dell'occupazione riguarda entrambi i sessi ma con una crescita maggiore (+1,3%) per la componente femminile. Il tasso di occupazione raggiunge il 58,7% ma resta al di sotto della media Ue, pari al 65,4%.
Cultura: primo il cinema, ultima la lettura. Nel 2008 il 65,2% della popolazione di sei anni e oltre ha fruito di almeno uno spettacolo o intrattenimento fuori casa. Il cinema si conferma in cima alle preferenze: una persona su due è andata almeno una volta a vedere un film in sala. Nella graduatoria seguono le visite a musei e mostre (28,5%), gli spettacoli sportivi (26,8%), la frequentazione di discoteche e balere (22,7%), le visite a siti archeologici e monumenti (21,4%), il teatro (20,7%), gli altri concerti di musica (19,9%) e, all'ultimo posto, i concerti di musica classica che interessano appena il 9,9% della popolazione. Il teatro è l'unica attività fuori casa in cui la partecipazione femminile è maggiore rispetto a quella maschile (22,5% delle donne contro il 18,7% degli uomini). La quasi totalità della popolazione guarda la televisione (un'abitudine consolidata per il 94,3% della popolazione di 3 anni e più) mentre il 57,7% ascolta la radio tutti i giorni. L'abitudine alla lettura invece è meno diffusa: legge un quotidiano almeno una volta a settimana il 56,6% delle persone di 6 anni e più (erano il 58,8% l'anno precedente) mentre il 44,0% dedica parte del proprio tempo libero alla lettura di libri.
Internet e telefonia. Nel 2008 il 44,9% della popolazione dichiara di utilizzare il personal computer e il 40,2% si collega ad Internet. L'uso del pc riguarda soprattutto i giovani: tocca il livello massimo nella fascia di età tra i 15 e i 19 anni (oltre l'80%); con il crescere dell'età diminuisce l'uso e nella fascia 65-74 anni la percentuale scende al 9,1%, raggiungendo l'1,9% per i 75 anni e oltre. Resta lo squilibrio territoriale nell'uso del pc e di internet, più diffusi al Nord e al Centro rispetto al Mezzogiorno. Aumentano le linee telefoniche mobili: nel 2008 sono 81,6 milioni (erano 71,9 all'inizio del 2006) e aumentano anche le carte telefoniche prepagate attive che salgono a 73,7 milioni dai 65,3 del 2006. Le utenze internet sono complessivamente circa 11,6 milioni con una maggiore diffusione nell'Italia nord-occidentale e nel Mezzogiorno.
I problemi quotidiani. Traffico, inquinamento dell'aria, difficoltà di parcheggio, rischio criminalità, rumore, diffidenza verso l'acqua del rubinetto sono alcuni dei problemi maggiormente sentiti dalle famiglie italiane nell'area dove abitano. In particolare, i problemi più segnalati sono il traffico (45,6%), l'inquinamento dell'aria (41,4%) la difficoltà di parcheggio (39,3%), il rischio criminalità (36,8%), il rumore (36,0%), il non fidarsi a bere acqua dal rubinetto (32,8%), la sporcizia nelle strade e la difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici (entrambe 29,4%).
Investigazioni difensive e privacy: è stato varato il Codice di deontologia per avvocati e investigatori privati. Il Codice, che sarà presto pubblicato nella Gazzetta ufficiale, entrerà in vigore il primo gennaio 2009. Le garanzie individuate dalle associazioni di categoria hanno infatti ricevuto il via libera del Garante per la protezione dei dati personali. Il Codice, spiega una nota del Garante Privacy, fissa le tutele per il trattamento dei dati personali dei clienti da parte di avvocati e investigatori privati, prevede una semplificazione degli adempimenti e tutele effettive per i clienti.
Le nuove regole di condotta prevedono che avvocati e investigatori potranno informare la clientela una tantum, anche oralmente in modo semplice e colloquiale, sull'uso che verrà fatto dei loro dati personali. L'informativa scritta potrà anche essere affissa nello studio o pubblicata sul sito web. Avvocati e investigatori privati devono adottare adeguate misure di sicurezza dei sistemi informatici per evitare accessi abusivi o furti di dati e custodire con cura fascicoli e documentazione.
Gli avvocati devono fornire concrete istruzioni al personale di studio affinché si pongano speciali cautele in caso di utilizzo di registrazioni audiovideo, di tabulati telefonici e di perizie. Atti e documenti possono essere conservati in originale o in copia, solo se risultino necessari per altre esigenze difensive della parte assistita o dell'avvocato.
Gli investigatori, da parte loro, non possono intraprendere di propria iniziativa investigazioni, ricerche o altre forme di raccolta dei dati. Le investigazioni sono lecite solo se l'incarico è conferito per iscritto da un difensore o da un altro soggetto. Conclusa l'attività investigativa, e comunicati i risultati al difensore o a chi ha conferito l'incarico, i dati raccolti devono essere cancellati.
Il codice di deontologia è stato sottoscritto dal Consiglio nazionale forense, dall'Unione camere penali, dell'Unione camere civili, dall'Unione avvocati europei, dall'Associazione italiana giovani avvocati, dall'Organismo unitario dell'avvocatura italiana, da Federpol e da Aipros.
Si va verso la riduzione delle tariffe del soccorso autostradale. L'Antitrust ha infatti chiuso l'istruttoria avviata il 20 settembre 2007 nei confronti delle società di gestione autostradale e degli operatori Aci e Europe Assistance accettando e rendendo vincolanti gli impegni presi dalle società.
"Le misure adottate - informa l'Antitrust in una nota - renderanno possibile una riduzione delle tariffe grazie all'aumento della concorrenza. Per il soccorso ai veicoli leggeri le selezioni per l'affidamento del servizio avranno una base massima inferiore del 20% al prezzo massimo oggi applicato".
L'attuazione degli impegni presi, spiega dunque l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, "comporterà una significativa riduzione dei prezzi del soccorso, per effetto di un aumento della pressione concorrenziale, derivante dal potenziale ingresso di nuovi operatori interessati a fornire tali servizi sulla rete autostradale".
L'Antitrust ha infatti deciso di accettare, rendendoli vincolanti, gli impegni presentati da Autostrade per l'Italia S.p.A., Strada dei Parchi S.p.A., Società Autostrada Tirrenica S.p.A., ANAS S.p.A., ACI Global S.p.A., Europ Assistance VAI S.p.A. e l'associazione AISCAT, nell'ambito dell'istruttoria avviata per accertare un presunto abuso di posizione dominante da parte delle società concessionarie autostradali e l'esistenza di un insieme di intese tra le concessionarie, l'associazione di categoria e gli operatori di soccorso autostradale, con l'obiettivo di massimizzare i profitti a danno degli automobilisti.
In particolare, le società concessionarie, spiega l'Antitrust, affideranno i servizi di soccorso a seguito di procedure da gara a evidenza pubblica che riguarderanno micro-tratte di dimensioni limitate e saranno distinte per il soccorso ai veicoli pesanti e ai veicoli leggeri.
Per i veicoli leggeri, la tariffa massima a base della selezione sarà pari alla tariffa massima oggi applicata ridotta del 20% e a parità di altre condizioni verranno selezionati gli operatori che offriranno la tariffa più bassa.
Una tecnologia satellitare permetterà inoltre alla sala radio delle società di localizzare in tempo reale il carro di soccorso più vicino. Per gli interventi effettuati in condizioni di sicurezza, come nei parcheggi o nelle aree di servizio, gli utenti avranno la possibilità di selezionare l'operatore di soccorso autorizzato a fornire il servizio sulla base delle condizioni offerte. E ci saranno anche pannelli informativi per facilitare la scelta.
L'Antitrust rileva inoltre che vengono meno i profili relativi all'abuso di posizione dominante in quanto ANAS, Autostrade per l'Italia e le due concessionarie del gruppo (Strada dei Parchi e SAT) hanno eliminato totalmente il contributo di sala radio operativa precedentemente richiesto alle organizzazioni di soccorso, che gravava sulle tariffe finali del servizio pagate dai consumatori.
Domani è in calendario l'incontro fra Mr Prezzi e le aziende della distribuzione.
Ma intanto dal Garante per la sorveglianza dei prezzi Antonio Lirosi arriva una considerazione: "Esistono i presupposti e le condizioni per una riduzione del prezzo della pasta. Alcuni marchi e alcuni produttori locali hanno già avviato la riduzione dei prezzi, a riprova che è possibile andare in questa direzione".
È quanto ha commentato Lirosi a conclusione degli incontri con le principali industrie del settore, nel quadro dell'azione di controllo e contenimento del caro vita disposta dal Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola.
Nel dossier sul prezzo della pasta, informa il Ministero, è possibile osservare l'accentuarsi dal 2007 a oggi del divario fra l'andamento dei prezzi di grano e semola e l'andamento dei prezzi della pasta di semola di grano duro, con un ulteriore allargamento della forbice nell'ultimo trimestre.
I produttori hanno confermato l'entità e la dinamica delle variazioni dei prezzi e hanno comunicato di aver operato, nell'ultimo anno, aumenti dei listini anche per consentire di "spalmare" su un tempo più lungo l'impatto del rialzo del costo delle materie prime che si è avuto fra l'estate 2007 e la primavera 2008.
I produttori, afferma una nota del MSE, hanno inoltre sottolineato che fra i fattori che influenzano le strategie commerciali c'è "la difficoltà connessa all'attuale fase di negoziazione per il rinnovo dei contratti con la grande distribuzione, dal cui esito dipenderà il prezzo della pasta nel 2009". Tema che sarà oggetto fra gli altri dell'incontro che il Garante terrà domani con le aziende della distribuzione.
"I consumatori - ha detto il Ministro Scajola - non possono attendere che si risolvano le trattative commerciali tra le singole industrie e le grandi catene distributive per poter beneficiare del calo delle quotazioni del grano. Auspico pertanto una immediata e serena conclusione dei negoziati in modo da consentire, anche in vista del periodo natalizio, una rapida estensione delle riduzioni del prezzo della pasta, anche con l'avvio di campagne promozionali".
"La famiglia è un problema morale prima che politico. C'è un impoverimento strutturale della nostra società che pesa sulle spalle delle famiglie più numerose. Entro dicembre ci impegniamo, come Governo, a portare a casa almeno il provvedimento sulla detrazione fiscale sui pannolini per l'infanzia". E' quanto ha dichiarato Andrea Ronchi, Ministro per le Politiche Europee durante la conferenza stampa, che si è tenuta oggi a Roma, in cui si è presentata la proposta di riduzione dell'Iva sui prodotti per l'infanzia.
Alcuni eurodeputati, tra cui Roberta Angelilli che ha preso parte alla conferenza di oggi, hanno firmato una petizione che sarà inviata al Presidente del Parlamento Ue, in cui si chiede un maggior coordinamento tra le politiche macroeconomiche e le politiche sociali, affinché la crescita e la produttività dell'Unione Europea rispondano alle sfide dell'invecchiamento demografico in atto nel nostro continente.
"Il Parlamento europeo ha sempre spinto verso l'adozione di politiche sociali, di contrasto alle nuove povertà - ha dichiarato Roberta Angelilli. "Le nuove povertà non sono solo un problema italiano e per questo a Bruxelles si aprirà un tavolo il 25 novembre per affrontare le emergenze di crescita zero e di invecchiamento demografico. In Italia - ha spiegato Angelilli - esiste un problema di cultura della maternità e della famiglia e anche gli immigrati, che sono abituati a fare 4 o 5 figli, quando arrivano in Italia ne fanno di meno".
Il Ministro Ronchi ha insistito sulla necessità di "imporre un'Europa sociale, di sussidiarietà e non solo un'Europa delle banche". L'appello lanciato oggi è quello di aprire un dibattito istituzionale a livello europeo, e soprattutto a livello italiano, visto che i dati fanno emergere quanto il nostro Paese sia indietro nelle politiche sociali, di aiuto alle famiglie.
Basti pensare che in Irlanda e nel Regno Unito si applica un'aliquota zero al vestiario ed alle calzature per bambini, mentre in Lussemburgo l'aliquota su questi prodotti è del 3%; Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca e Malta applicano un'Iva ridotta sui pannolini e la maggior parte degli Stati membri sono favorevoli ad introdurre vantaggi fiscali per il consumo dei prodotti per l'infanzia.
"Queste non sono politiche assistenziali, ma investimenti strategici per il futuro dei paesi che, tra qualche anno, dovranno sostenere, l'Italia soprattutto, il problema delle pensioni" ha spiegato Angelo De Santis, Presidente dell'Associazione Famiglie Numerose.
"Spero che l'introduzione di riduzioni fiscali sui pannolini sia soltanto un inizio e non un punto d'arrivo, visto che le spese per le coppie che hanno dei figli sono moltissime" ha detto De Santis. E infatti in Italia le famiglie non possono spendere meno di 400 euro all'anno per i pannolini e meno di mille euro all'anno per il latte.
Sul problema del latte ha illustrato il pesante quadro Grazia Passeri, Presidente dell'Associazione Salvabebè e Salvamamme. "Nonostante i Ministeri abbiamo fatto più volte pressione per l'abbassamento dei prezzi, in Italia ci sono dei tipi di latte, che sono quelli più conosciuti, che applicano il doppio del prezzo applicato dallo stesso gruppo industriale in altri paesi.
Ma c'è un problema ancora più grave - ha continuato Passeri - e cioè quello che negli ospedali si consigliano i tipi di latte più costosi e non si guarda neanche in faccia la mamma. Tra tutte le nazionalità che si rivolgono a noi, che sono 79, quella più numerosa è l'italiana. Questo significa che sono molte le mamme italiane che si trovano con le spalle al muro".
In Italia il 23% dei nuclei familiari con figli a carico è a rischio di povertà mentre la media europea è del 17%. Oggi l'Eurostat ha diffuso alcuni dati allarmanti sulle nuove povertà e sulla spesa sociale dell'Ue. Secondo l'ufficio europeo di statistiche l'Italia è tra gli ultimi paesi europei in termini di prestazioni sociali a favore delle famiglie e dei bambini: solo il 4,5% del totale delle prestazioni sociali vengono destinate a questo settore, contro una media europea dell'8%.
L'Irlanda registra la percentuale più alta che è del 14,7%. Le donne italiane hanno in media la prima gravidanza intorno ai 31 anni e l'instabilità economica è tra i motivi principali per cui si tende a costruire sempre più tardi il nucleo familiare.
Le associazioni che hanno partecipato alla conferenza stampa di oggi hanno chiesto al Ministro Ronchi di "sorvegliare su chi mangia sulla povertà" e il Ministro ha prontamente risposto che il Governo "ha messo a punto una task force per andare a controllare non solo le frodi ma tutte le situazioni di speculazione".
Nel 2009 la recessione sarà più pesante nel Sud Italia, che più delle altre aree pagherà il prezzo della crisi economica. Meno 0,6% la diminuzione del Pil prevista nel Mezzogiorno contro una media nazionale di meno 0,3%. L'economia rallenterà soprattutto in Basilica, Molise, Puglia e Calabria. E solo l'Emilia Romagna registrerà una debole crescita con un più 0,1% del Pil.
È quanto rilevano gli "Scenari di sviluppo delle economie locali italiane" elaborati dal Centro Studi di Unioncamere in collaborazione con Prometeia. Il rallentamento della crescita delle esportazioni nel 2009 sarà più accentuato nel Meridione, l'area dove i consumi delle famiglie conosceranno la diminuzione più sensibile.
Per Unioncamere la contrazione della spesa per consumi delle famiglie - previsti in flessione dello 0,3% sia per il 2008 che per il 2009 - è conseguenza degli aumenti dei prezzi delle materie prime, del deterioramento del clima di fiducia e delle condizioni di indebitamento. Ad eccezione di Lombardia e Umbria, la spesa per consumi delle famiglie dovrebbe diminuire ancora dello 0,3% in tutta Italia, con le flessioni più accentuate in tutto il Mezzogiorno (meno 0,6%) e specialmente in Molise e Campania (meno 0,7%), seguite da Puglia, Basilicata e Calabria (meno 0,6%).
L'aggravamento della crisi finanziaria internazionale ha portato a rivedere le prospettive di crescita dell'economia italiana: per il 2008 si prevede per l'Italia una contrazione del prodotto interno lordo pari a meno 0,2% e per il 2009 una flessione dello 0,3%.
"In tutte le regioni del Mezzogiorno l'andamento del Pil nel prossimo anno appare preceduto da un segno meno, compreso tra il meno 0,9% della Basilicata e il meno 0,3% della Sicilia - rileva Unioncamere - Nel Nord-Ovest (meno 0,3% la media della ripartizione) è la Liguria che preannuncia maggiori difficoltà (meno 0,4%), mentre Lombardia e Piemonte si allineano al dato medio nazionale (meno 0,3%). Al Centro (meno 0,2%) dovrebbero essere invece le Marche (meno 0,4%) la regione più penalizzata. Solo il Nord-Est (0,0%) fa sperare in una stabilità sostanziale, con l'Emilia Romagna unica regione a registrare una debole crescita (più 0,1% il Pil previsto nel 2009)".
E' atteso inoltre un aumento del tasso di disoccupazione, che a livello nazionale salirebbe dal 6,1% del 2007 al 6,8% del 2008 fino al 7,2% nel 2009, con una dinamica che peserà maggiormente nelle regioni meridionali.
"Il quadro è sicuramente difficile, soprattutto perché mostra che la crisi attuale si abbatterà con maggior violenza sulle regioni economicamente più deboli del Paese - ha commentato il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello - Tuttavia il nostro sistema produttivo è fondamentalmente sano e sta già lavorando per reagire alla congiuntura negativa. Questo mi fa guardare al futuro con l'ottimismo della ragione". Per Mondello la priorità è dunque "assicurare l'accesso al credito delle imprese" che altrimenti rischiano di non riuscire ad agganciare la ripresa.
"Serve un rilancio del Mezzogiorno altrimenti la crescita sarà difficile in tutta l'Italia": questo il commento del presidente nazionale della Confederazione Italiana Esercenti Commercianti (Cidec) Agostino Goldin. "Infrastrutturazione, servizi e legalità sono le tre priorità per il Mezzogiorno - commenta Goldin - la sicurezza del territorio è un problema centrale insieme alla disoccupazione giovanile. Su questo la Cidec ha un impegno continuo. E poi la burocrazia: gli imprenditori lamentano una pubblica amministrazione asfissiante. Occorre perciò uno snellimento delle procedure burocratiche e l'ottimizzazione dell'impiego delle risorse sul territorio". Per la Confederazione sono necessari la stabilizzazione del credito d'imposta, l'attivazione della fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno e la capacità di investire al meglio le risorse che arrivano sul territorio.
C'è un "differenziale strutturale" fra i prezzi medi italiani dei carburanti e quelli europei. Bisogna dunque interrogarsi "sul perchè siamo costretti a pagare stabilmente prezzi alla pompa della benzina e del gasolio più cari di queli francesi o tedeschi di 3, 4 o 5 centesimi di euro".
È quanto ha detto oggi il presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Antonio Catricalà, in audizione alla Commissione Industria del Senato sulla dinamica dei prezzi all'interno della filiera petrolifera e sulle ricadute in termini di prezzi dell'energia elettrica e del gas.
Nella filiera dei prodotti petroliferi, ha detto l'Antitrust, "l'impressione generalmente percepita dall'opinione pubblica nazionale è che le società petrolifere abbiano adeguato i propri prezzi finali in maniera rapida e completa rispetto alle variazioni verso l'alto delle quotazioni Platt's durante i periodi di crescita del barile, mentre abbiano ribaltato con un certoritardo ed in misura non perfetta le variazioni verso il basso. Da questa sensazione deriva una periodica accusa alle società petrolifere di scarsa concorrenza nelle fasi di discesa delle quotazioni internazionali".
Per Catricalà "innegabili fenomeni di inerzia verso il basso dei prezzi dei prodotti petroliferi si riscontrano in quasi tutti i paesi". "Ma assume maggiore importanza e preoccupa molto di più, in una prospettiva concorrenziale, il permanere - ha aggiunto - di un differenziale strutturale tra i prezzi medi italiani dei carburanti e quelli medi europei". Di conseguenza, oltre a interrogarsi sul tasso di adeguamento del prezzo italiano alle variazioni internazionali, per l'Antitrust "dovremmo interrogarci sul perchè siamo costretti a pagare stabilmente prezzi alla pompa della benzina e del gasolio più cari di quelli francesi o tedeschi di 3, 4 o 5 centesimi di euro".
L'Antitrust ha ricordato in audizione l'impegno dell'Eni a praticare per il triennio 2008-2011 su almeno 3mila impianti che erogano in modalità Iperself prezzi alla pompa in media pari ai prezzi europei, con prezzi Iperself che siano almeno 5 centesimi inferiori rispetto al "servito".
Se Eni ottempera a questi impegni, ha spiegato Catricalà, "i consumatori italiani possono già da ora, qualora prescelgano una modalità self service di acquisto, pagare la benzina ed il gasolio allo stesso prezzo medio dei Paesi" che hanno reti distributive più efficienti di quella italiana.
La chiave di volta è rappresentata dalla concorrenza.
Spiega Catricalà che "nel contesto oligopolistico che caratterizza attualmente il mercato della distribuzione di carburanti in rete italiano - con otto società verticalmente integrate nelle fasi della logistica e della raffinazione che si dividono il mercato - gli stimoli per politiche di riduzione dei margini lordi lucrati sulla vendita della benzina e del gasolio sarebbero sicuramente rafforzati in presenza di una concreta minaccia concorrenziale rappresentata dall'ingresso sul mercato di competitors nuovi ed aggressivi non verticalmente integrati. Si pensi, come esempio, agli operatori della Grande Distribuzione Organizzata, interessati a forme di vendita che utilizzano estesamente la modalità self service e a costi contenuti".
Di conseguenza "è la concorrrenza effettiva e potenziale esercitata dalla minaccia di entrata su larga scala di nuovi operatori aggressivi la chiave, nel medio periodo, per costringere le società petrolifere a attivare un processo virtuoso di ristrutturazione della rete: incremento del self service, abbattimento dei costi commerciali, riduzione strutturale dei prezzi alla pompa".
Catricalà si è inoltre soffermato sulle ricadute degli aumenti delle materie prime energetiche sui prezzi dell'energia elettrica e del gas e sulle nuove proposte tariffarie concorrenziali. Per Catricalà "è necessario che i mercati della vendita al dettaglio di energia elettrica e gas divengano più concorrenziali di quanto non lo siano ora". E dunque "cambiare fornitore di energia elettrica e di gas deve diventare un'operazione facile sia per il consumatore finale, in termini di minor costo di ricerca e di confrontabilità delle varie opportunità, sia per i venditori, in termine di accessibilità alle informazioni necessarie e minore burocrazia connessa all'acquisizione di un nuovo cliente. Solo così sarà possibile abbassare i costi commerciali e rafforzare il processo di discesa dei prezzi nel regime di libero mercato".
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Rispetto al 2007 gli acquisti su internet sono cresciuti del 21% e il fatturato di quest'anno dovrebbe essere di 7 miliardi di euro (oltre l'1% del totale delle vendite al dettaglio), se si contano anche gli acquisti fatti dagli italiani da siti esteri. Ma il commercio elettronico italiano ha ancora un grosso potenziale inespresso: sono, infatti, 18 milioni gli italiani che usano il web per ricercare informazioni su prodotti e servizi (il cosiddetto "info-commerce"), e, per ora, solo un terzo di questi (6 milioni di italiani) completano la propria transazione online.
Il comparto con il tasso di crescita più elevato è l'abbigliamento che registra un +43%, seguito dal turismo (+28%) e dall'editoria, musica ed audiovisivi (+20%), mentre tutti gli altri comparti faranno registrare tassi di crescita inferiori alla media del mercato. Il settore dell'abbigliamento presenta alcune interessanti novità, con modelli di business innovativi e l'ingresso di alcune grandi "griffe" del Made in Italy che hanno aperto negozi on line.
Sono alcuni dati della Ricerca dell'Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - School of Management del Politecnico di Milano, presentata oggi in occasione del Convegno "L'eCommerce B2c in Italia: una crescita che sfida la crisi" che si è svolto presso l'Aula Rogers del Politecnico di Milano.
L'analisi è basata su oltre 200 casi di studio e fornisce una fotografia completa del mercato italiano dell'eCommerce B2c nel 2008; in più, nello studio di quest'anno ci sono due ulteriori approfondimenti: una lettura dell'e-commerce in una prospettiva multicanale e una valutazione critica della user experience dei siti di e-commerce italiani.
Sebbene il mercato italiano del commercio elettronico sia in continua crescita, resta l'ampio divario con i Paesi industrializzati: in termini di valore assoluto dell'e-commerce l'Italia è un decimo della Gran Bretagna e un terzo della Francia. Alcune delle cause sono: i limiti strutturali dell'Italia (penetrazione di Internet e della banda larga, costi della logistica distributiva), le attitudini degli Italiani, che conservano una forte diffidenza verso l'utilizzo della carta di credito online e una scarsa propensione all'acquisto a distanza; l'oggettiva difficoltà nel vendere online alcune tipologie di prodotti.
Ma il motivo principale, che non può essere nascosto, è la presenza di significativi "buchi" nell'offerta, specialmente in talune categorie merceologiche: abbigliamento, prodotti per la casa, auto e accessori, vino e gastronomia. Inoltre si fatica a sfruttare sapientemente la multicanalità, in particolare tra canale online e canali fisici "tradizionali".
"Sembra che in Italia sia in atto un circolo vizioso difficile da scardinare - ha spiegato Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell'Osservatorio eCommerce B2c di Netcomm. "Vi sono pochi web shopper in quanto l'offerta online è deficitaria e nel contempo gli operatori del commercio più affermati sono restii ad andare online perché ritengono la domanda ancora immatura e numericamente non significativa. Come scardinare questo circolo vizioso ed attivare invece quel circolo virtuoso per cui l'offerta attira la domanda e la domanda attira l'offerta?"
Secono Perego "è decisivo che la distribuzione moderna giochi seriamente la partita del commercio elettronico. Senza distribuzione moderna, come l'esperienza all'estero testimonia inequivocabilmente, non si colgono almeno due obiettivi primari: la crescita di fiducia del consumatore verso lo strumento dell'e-commerce, che può essere enormemente rafforzata dalla presenza online delle insegne e dei marchi di riferimento, e la capacità di sfruttare le sinergie tra il canale fisico ed il canale online. I consumatori - ha dichiarato Perego - sarebbero i primi a sentire gli effetti positivi della discesa in campo della distribuzione moderna, ma tali effetti si estenderebbero di riflesso sulla crescita complessiva del mercato a beneficio di tutti gli operatori.
In secondo luogo - ha concluso il Responsabile dell'Osservatorio - per tutte le categorie merceologiche più tipiche del Made in Italy - dal turismo al fashion, dalla gastronomia all'arredamento - occorre puntare sui consumatori stranieri che del circolo virtuoso dell'eCommerce sono già protagonisti. Non è un caso che i comparti con i più alti tassi di crescita in questi ultimi anni siano proprio i comparti del Turismo e dell'Abbigliamento che hanno una significativa componente di vendite fuori dall'Italia."
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