Nelle famiglie italiane aumentano le antenne paraboliche, le linee adsl e i lettori dvd. Ma il computer, che pure comincia a essere più diffuso, raggiunge solo la metà delle famiglie, fra le quali esiste un divario tecnologico legato a fattori generazionali, culturali ed economici: le famiglie più tecnologiche sono quelle con almeno un minorenne, quelle escluse sono formate da sole persone over 65. Aumenta il divario tecnologico fra Nord e Sud del Paese. E nelle classifiche europee l'Italia continua ad arrancare nell'accesso ad internet da casa e mediante banda larga: si piazza infatti quart'ultima e praticamente "doppiata" da Olanda, Svezia, Danimarca.
Il quadro emerge dal Rapporto "Cittadini e nuove tecnologie" pubblicato oggi dall'Istat e relativo al 2008, fatto su un'indagine condotta su oltre 19 mila famiglie lo scorso febbraio. I numeri: i beni tecnologici più diffusi sono il televisore, presente nel 95,4% delle famiglie e il cellulare (88,5%). Seguono il lettore dvd (59,7%), il videoregistratore (58,1%), il personal computer (50,1%) e l'accesso ad Internet (42%). Tra i beni tecnologici presenti nelle famiglie hanno un certo rilievo anche l'antenna parabolica (30,7%), la videocamera (26,8%), il decoder digitale terrestre (23,8%) e la consolle per videogiochi (18,1%). Rispetto al 2007 aumenta la quota di famiglie che dispone di decoder digitale terrestre (dal 19,3% al 23,8%), di antenna parabolica (dal 28,6% al 30,7%) e del personal computer (dal 47,8% al 50,1%). L'accesso ad Internet passa dal 38,8% al 42% e migliora anche la qualità della connessione usata per accedervi da casa: aumenta la quota di famiglie con connessione a banda larga (linea telefonica ADSL o altro tipo di connessione a banda larga), che passa dal 22,6% al 27,6%.
Le famiglie più tecnologiche sono quelle con un minorenne, che possiedono personal computer e accesso a Internet nel 74.3% e nel 60,9% dei casi. Sono queste le famiglie che hanno il più alto tasso di possesso di connessione a banda larga (41%), mentre per loro il telefono cellulare ha raggiunto i livelli di diffusione della televisione (99,6%). Molto diffusi anche il lettore dvd (84,5%), il videoregistratore (74,7%), la videocamera (47,5%) e la consolle per videogiochi (42,7%). Sull'altro versante, le famiglie più escluse dalla tecnologia sono quelle formate da sole persone di 65 anni e oltre: appena il 7,1% di esse possiede il personal computer, soltanto il 5,5% ha l'accesso ad Internet ed è quasi del tutto inesistente la diffusione di connessioni a banda larga (3,5%). Il divario fra le due tipologie si è ridotto solo rispetto al cellulare, che fra le famiglie di soli anziani arriva al 58,1%, mentre aumenta il divario nel possesso di beni quali decoder digitale, antenna parabolica, accesso a Internet, connessione a banda larga, videocamera e lettore dvd.
C'è poi il divario tecnologico fra Nord e Sud, in aumento. Sono le famiglie del Centro e del Nord a possedere le quote più elevate di beni tecnologici. Il personal computer, ad esempio, è diffuso in uguale misura al Centro e nel Nord (oltre il 52%) e meno nel Sud (44,9%). Inoltre, nel Centro-nord si riscontra la quota più alta di famiglie con accesso ad Internet (circa il 45%) e alla connessione a banda larga (circa il 30%), mentre nel Sud e nelle Isole le quote scendono rispettivamente al 35% e al 21% circa. Aumenta la distanza nel possesso del personal computer, dell'accesso a Internet, della connessione a banda larga.
Il 49,9% delle famiglie italiane non possiede un personal computer e il 58% non accede a Internet da casa. Fra le ragioni del mancato accesso a Internet, aumenta rispetto agli anni passati l'indicazione da parte degli intervistati della mancanza di capacità, segnalata nel 40,6% dei casi. Per l'Istat, dunque, il fenomeno del mancato accesso a Internet da casa dipende solo in misura ridotta da un problema di costo: "Si tratta in primo luogo di un problema culturale in quanto molte famiglie, pur riconoscendone l'utilità, non sono in grado di utilizzarlo".
L'Italia è ancora indietro rispetto all'Europa. Considerando la percentuale di famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 64 anni che possiedono un accesso ad Internet da casa, rileva l'Istat, l'Italia è indietro rispetto a molti dei paesi della Comunità europea, risultando quartultima in graduatoria (con un tasso di penetrazione del 42% rispetto alla media europea del 60%). Un altro indicatore del digital divide è dato dalle famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 64 anni che possiedono un accesso ad Internet da casa mediante banda larga: anche in questo caso l'Italia si colloca solo al ventesimo posto con un tasso di penetrazione del 31% rispetto alla media europea del 48%.
Nell'uso delle nuove tecnologie pesano inoltre differenze generazionali. Il picco dell'uso del personal computer si ha infatti fra i 15 e i 19 anni (oltre l'80%) e per Internet fra i 15 e 24 anni (oltre il 71%) mentre l'uso diventa più contenuto al salire dell'età. Ci sono anche differenze di genere: dichiarano, infatti, di utilizzare il personal computer il 50,4% degli uomini a fronte del 39,7% delle donne. Navigano in Internet il 45,8% degli uomini e il 35% delle donne. Ma fino a 34 anni le differenze di genere sono molto contenute e tra i 18-19 anni c'è invece il sorpasso femminile, mentre la differenza di genere si accentua a partire dai 35 anni a favore degli uomini e raggiunge il massimo tra le persone di 45-64 anni.
Cinque milioni. Tante saranno le famiglie che potranno usufruire del bonus elettrico. La stima è del Ministro Scajola che oggi ha presentato, con la collaborazione dell'Autorità dell'Energia Elettrica ed il gas (che ha definito le modalità applicative) e l'Anci, gli ultimi dettagli del bonus. Si tratta di un "aiuto" in bolletta a favore delle famiglie disagiate, quelle numerose e degli ammalati, una aiuto che varia a seconda del reddito familiare e che può arrivare fino ai 150 euro annui. "Avevamo promesso di agire per le categorie in difficoltà - ha spiegato Scajola - Il bonus è uno di questi strumenti al quale si aggiungerà entro l'estate il bonus gas che verrà erogato attraverso le stesse modalità. Sommando i diversi bonus, quello sociale, quello elettrico e si spera quello del gas, le famiglie a basso reddito potranno contare su aiuto complessivo annuo di 1400 euro".
Ma come si accede a questo bonus? "Non in maniera automatica - ha spiegato il Ministro - perché è necessario verificare il titolo di diritto ma attraverso una semplice domanda da presentare al proprio Comune di residenza. I Comuni, attraverso un software, saranno in grado di verificare immediatamente se si ha diritto o meno al bonus".
Ma facciamo chiarezza. Innanzitutto il bonus elettrico è retroattivo per il 2008 ciò significa che a partire dal 16 marzo e fino al 30 aprile (per ottenere il bonus relativo alle fatturazioni del 2008) le famiglie a basso reddito (con un ISEE fino a 7500 euro), le famiglie numerose (con quattro e più figli a carico con un ISEE fino a 20 mila euro) nonché gli ammalati che utilizzano macchinari elettromedicali possono fare richiesta del bonus presentando (in prima persona o attraverso un proprio delegato) la domanda al Comune di residenza. Se in possesso dei requisiti verrà erogato il bonus che va dai 60 ai 150 euro all'anno (dipende dal reddito). Per l'anno 2009, la domanda va presentata a partire sempre dal 16 marzo ma non c'è una scadenza nel senso che il bonus ha validità di 12 mesi a partire dalla data della presentazione della domanda e viene erogato non una tantum bensì spalmato sulle sei bollette.
Il bonus - ha spiegato Alessandro Ortis, presidente dell'Autorità per l'Energia Elettrica ed il gas - non costituisce vincolo di fedeltà a quel determinato gestore dal momento che non è l'Azienda che lo eroga, cioè il destinatario del bonus può in qualsiasi momento cambiare fornitore qualora si presenti un'offerta per lui più vantaggiosa. Il bonus non fidelizza il cliente, insomma. Abbiamo messo a punto un sistema di solidarietà che non discrimina nessun consumatore di energia elettrica in grado, cioè, di aiutare le famiglie bisognose ma pensando in modo del tutto marginale sulle molte altre famiglie e sulla totalità delle Aziende".
Cosa accade se le condizioni familiari si modificano dopo la presentazione della domanda? "Nessun problema - continua Ortis - Abbiamo predisposto una procedura semplice e adattabile flessibilmente al mutare delle situazioni familiari dei beneficiari".
Torna sui binari il Treno Verde, la campagna di Legambiente e Ferrovie dello Stato, che misura l'inquinamento atmosferico e acustico delle città italiane, portando a bordo della vettura tante informazioni sulla mobilità sostenibile, sull'energia rinnovabile, sul risparmio energetico e soprattutto sulle scelte responsabili e sulla gestione dei rifiuti.
"Quest'anno il Treno Verde è alla sua ventesima edizione e si presenta particolarmente ricco di connessioni con i maggiori problemi del Paese e tutto proiettato verso il traguardo del taglio delle emissioni di CO2" ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, in occasione della conferenza stampa di lancio della campagna che si è svolta oggi presso la stazione Termini di Roma.
Il Treno Verde è accompagnato dalla campagna Mal'aria di città, che ogni anno misura il PM10, la quantità di polveri sottili, nell'aria delle maggiori città d'Italia. "La classifica di quest'anno si presenta identica a quella dello scorso anno con l'aggravante delle piogge copiose di quest'inverno - ha detto Cogliati Dezza - Le piogge, infatti, contribuiscono ad abbassare l'inquinamento, che dunque quest'anno è stato maggiore".
Si confermano quindi al primo posto della classifica delle città inquinate Torino e Frosinone, che al 22 febbraio 2009, quindi ancora prima dello scadere dei primi due mesi dell'anno, hanno già esaurito il bonus dei 35 giorni di superamento del limite medio giornaliero consentito di 50 microgrammi/metro cubo previsto dalla legge. Quarantuno giorni di superamento per Torino e Frosinone, 38 per Brescia, Sondrio e Alessandria, 35 per Milano.
Oltre il 70% delle città che hanno registrato più di 20 giorni di superamento appartengono alle regioni dell'area padana, ma anche grandi città del centro-sud si attestano tra le prime posizioni; ad esempio Napoli con 30 giorni e Firenze con 24. Roma, aiutata dalle abbondanti piogge, ha diminuito drasticamente la concentrazione di polveri sottili nell'aria, superando il limite solo 17 giorni, al 22 febbraio.
"Purtroppo - ha specificato il presidente di Legambiente - il traffico veicolare resta il maggior responsabile e quanto emerso dal dossier dimostra che le misure adottate dalle amministrazioni locali non sono state sufficienti per affrontare concretamente il problema dell'inquinamento atmosferico e le possibili alternative alla mobilità privata su strada, in un Paese che vanta un'altissima media di automobili in circolazione: 62 su 100 abitanti".
Che fare allora? Secondo Vittorio Cogliati Dezza i punti prioritari su cui intervenire sono 3: la cura del ferro, azioni sul pendolarismo e politiche locali di trasporto sostenibile, di cui l'Ecopass di Milano è un esempio. "Gli interventi che proponiamo con la nostra campagna sono tutti interventi anticrisi: si possono mettere in atto da subito perché sono a costo zero e non hanno bisogno di investimenti".
"Anche quest'anno abbiamo avviato una bella collaborazione con Legambiente per offrire ai cittadini un termometro della salute e del clima delle grandi città" ha detto Mauro Moretti, amministratore delegato Ferrovie dello Stato, intervenendo alla conferenza stampa di oggi. Durante la conferenza è apparsa evidente l'importanza del treno, come mezzo di trasporto alternativo all'automobile e come strumento di riduzione dell'inquinamento.
"Soltanto nel trasporto regionale - ha dichiarato Moretti - nel 2008, un milione e 680mila viaggiatori al giorno hanno scelto il treno sottraendo alla strada 65mila automobili in più rispetto al 2007. Un risparmio di 27mila tonnellate di CO2 a cui si aggiungono i benefici che è in grado di produrre l'Alta Velocità. Infatti, a soli due mesi dall'attivazione della nuova linea Milano - Bologna oltre 2 milioni di italiani hanno viaggiato sul Frecciarossa. In molti hanno abbandonato l'aereo o l'auto preferendo il treno, e la loro scelta virtuosa vale, potenzialmente, 6mila tonnellate di anidride carbonica in meno. E a dicembre - ha annunciato l'ad FS - con l'apertura della Bologna - Firenze, e della Milano - Novara si completerà il sistema AV/AC da Torino fino a Salerno e la distanza tra Roma e Milano sarà coperta in sole tre ore. Il treno è destinato a crescere ancora".
Il Treno Verde farà tappa in sette città: partirà da Napoli per poi spostarsi a Taranto e risalire la penisola passando per Pescara, Verona, Alessandria, La Spezia e Firenze. Più di un mese di viaggio per monitorare la qualità dell'aria e il rumore ma anche per informare e sensibilizzare i cittadini sulle tematiche ambientali, raccogliendo la grande sfida ambientale contro i mutamenti climatici.
Per ogni tappa il Treno Verde effettuerà il monitoraggio sulla qualità dell'aria e i livelli di rumore attraverso le rilevazioni condotte dal Laboratorio mobile dell'Istituto sperimentale di RFI (Rete Ferroviaria Italiana), la società dell'infrastruttura del Gruppo Ferrovie dello Stato, mentre per il primo anno l'equipaggio del Treno Verde con l'ausilio di attrezzature scientifiche, fornite da Con.tec, effettuerà monitoraggi che forniranno ulteriori indicazioni sulla concentrazione delle polveri sottili anche in altre zone.
Nelle tre carrozze del Treno Verde i visitatori potranno saperne di più sulle problematiche legate ai mutamenti del clima e l'uso consapevole dell'energia e attraverso una mostra interattiva potranno testare i modi migliori per risparmiarla.
La prima carrozza è dedicata alla mobilità e a come può diventare sostenibile puntando sul trasporto pubblico e in particolare su ferro o su scelte di modelli particolarmente sostenibili. Grazie a un percorso articolato che va dal "pensare globale" all'"agire locale", nella seconda carrozza si spiega il meccanismo dell'effetto serra e i vantaggi delle energie rinnovabili, temi che conducono alla terza carrozza a bordo della quale si potranno scoprire le opportunità e le novità per risparmiare energia, eliminare gli sprechi e differenziare i nostri rifiuti smaltendoli correttamente, contribuendo alla salvaguardia dell'ambiente.
Tra le grandi novità di quest'anno a bordo del Treno Verde c'è Remedia, il principale sistema collettivo italiano multi-settore per la gestione eco-sostenibile dei rifiuti di apparecchiature elettriche e elettroniche (RAEE) che presenta Remigia, la locomotiva del riciclo per spiegare ai cittadini, grandi e piccoli, come si raccolgono, smistano e recuperano i RAEE. A bordo del convoglio di Legambiente ci sarà spazio anche per gli incontri e le conferenze organizzate per affrontare a livello territoriale i problemi legati al traffico e all'emergenza smog e per spronare gli amministratori a trovare soluzioni concrete, efficaci e continuative in tema di mobilità sostenibile, risparmio energetico e riduzione dell'inquinamento.
Se non è indispensabile in sede giudiziaria, non si può effettuare il test sulla paternità e maternità senza il consenso del figlio. Il principio è stato ribadito dal Garante privacy affrontando il caso di un genitore, il quale, nell'ambito di indagini avviate per verificare l'effettiva consanguineità, aveva effettuato un'analisi genetica ad insaputa del figlio. L'Autorità ha ritenuto violati i diritti del figlio e ha vietato al genitore e al suo legale l'ulteriore trattamento dei dati genetici illecitamente raccolti. "Il test di paternità senza consenso del figlio è possibile in sede giudiziaria solo se indispensabile e svolto nel rispetto delle regole", ha affermato Giuseppe Fortunato, relatore del provvedimento.
Su incarico del legale del genitore, un'agenzia di investigazioni aveva infatti raccolto due mozziconi di sigaretta gettati dal figlio maggiorenne. I campioni organici rilevati erano poi stati sottoposti, in segreto e senza informare l'interessato, a test per appurare la compatibilità genetica tra figlio e genitore. Venuto a conoscenza del fatto al momento della richiesta di disconoscimento di paternità presentata dal padre in tribunale, il figlio si era rivolto al Garante. La società d'investigazione e l'avvocato si erano difesi affermando che la legge garantirebbe la possibilità di effettuare analisi genetiche senza richiedere il consenso dell'interessato, qualora si tratti di difendere o far valere un diritto in sede giudiziaria. L'Autorità ha ritenuto invece violati i diritti del figlio e ha vietato al genitore e al suo legale l'ulteriore trattamento dei dati genetici illecitamente raccolti.
Il Garante ha innanzitutto ricordato che la raccolta e il trattamento dei dati genetici può avvenire esclusivamente con il consenso informato, "manifestato previamente e per iscritto", dell'interessato. Si può derogare all'obbligo del previo consenso per far valere o difendere un proprio diritto in sede giudiziaria, ma solo nel caso in cui l'accertamento sia assolutamente "indispensabile" e venga svolto nel rispetto delle regole fissate dal Garante. In particolare, l'obbligo di sottoporre all'interessato una specifica informativa nel caso in cui l'analisi dei suoi dati genetici sia volta ad accertare la maternità o paternità.
Un decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'11 febbraio 2009 definisce gli standard minimi dei servizi che gli alberghi devono fornire sul territorio nazionale. Tra gli obiettivi, offrire un più alto livello di tutela ai turisti, assicurare maggiore competitività all'offerta turistica e promuoverne un'immagine unitaria. Il decreto, emanato dal Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, indica le dotazioni per la classificazione degli alberghi, basata su un codice rappresentato da un numero di stelle crescente; le regioni e le province autonome, nelle norme di recepimento, possono introdurre miglioramenti o applicare caratteristiche più aderenti alle specificità climatiche o culturali dei loro territori. Gli standard minimi sono definiti in relazione all'apertura di nuovi alberghi o alla ristrutturazione di quelli già esistenti.
Le stelle indicano un insieme di servizi garantiti dall'albergatore per una certa struttura. In aggiunta a ciò, al fine di assicurare una maggiore tutela del turista, il decreto istituisce un sistema di rating che consentirà la misurazione e la valutazione della qualità del servizio reso ai clienti. A tale sistema aderiscono, su base volontaria, i singoli alberghi.
In un albergo ad 1 stella il ricevimento è assicurato 12 ore su 24, la pulizia delle camere una volta al giorno, le dimensioni minime della camera doppia sono di 14 metri quadri, il cambio della biancheria da camera è previsto una volta alla settimana.
In quello a 2 stelle ci dovrà essere anche l'ascensore e il cambio della biancheria da camera avviene due volte a settimana.
Le 3 stelle richiedono, tra l'altro, un servizio bar, la conoscenza di una lingua straniera da parte della reception (aperta almeno per 16 ore), divise per il personale, servizio internet e tutte le camere dotate di bagno privato.
Gli alberghi a 4 stelle devono offrire, oltre al servizio di pulizia giornaliero della camera, anche un riassetto pomeridiano e il cambio della biancheria ogni giorno, salvo diverse scelte del cliente a tutela dell'ambiente; servizio di lavaggio e stiratura della biancheria dei clienti, parcheggio per almeno il 50% delle camere, camere doppie di almeno 15 metri quadrati e bagno di 4.
Le 5 stelle garantiscono un servizio di ricevimento aperto 24 ore su 24 e tre lingue straniere da parte degli addetti; le camere singole devono avere una dimensione minima di 9 metri quadrati e le doppie di 16.
Sono oltre 165 mila gli immigrati imprenditori in Italia:si tratta di una ogni 33 imprese registrate in Italia. Il fenomeno ha visto un vero boom a partire dagli anni successivi al 2000 ed è triplicato rispetto al 2003 quando le aziende con titolari immigrati erano poco più di 56 mila. I settori imprenditoriali sono soprattutto edilizia e servizi, con una tipologia molto ampia di attività. E fra le diverse comunità, ai primi posti ci sono le imprese con titolari del Marocco (quasi 28 mila con un aumento del 27,4% rispetto al 2003) seguiti dalla Romania (23.554 imprese con un balzo del 61,2%), dalla Cina e dall'Albania (con quasi 18 mila imprese ciascuna).
Il quadro dell'imprenditoria immigrata è fotografato dal Rapporto "ImmigratImprenditori" realizzato dalla Fondazione Ethnoland e dal Dossier Statistico Immigrazione con la collaborazione dell'Abi, della Confartigianato, della Cna, della Provincia di Roma e di Unioncamere. Gli immigrati sempre più spesso si mettono in proprio e lavorano nell'edilizia e nel commercio. Lavanderie, pasticcerie, agenzie di viaggi, saloni di estetica, imprese edili, associazioni culturali, phone center e money transfer, ristorazione che fonde cucina etnica e italiana: sono numerosissime le attività intraprese, in genere piccole aziende dove lavora in modo continuativo solo il titolare, ma con una crescita di imprese che occupano anche dipendenti.
I numeri parlano dunque di 165.114 immigrati titolari d'impresa a giugno 2008. Si tratta di 1 ogni 33 imprese registrate in Italia (il 2,7% delle 6.133.429 imprese registrate e il 3,3% delle 5.169.086 attive). Il fenomeno è recentissimo: risale a prima del 2000 solo il 15% delle aziende ora operanti, mentre l'85% è stato registrato dal 2000 in poi. Sono 140.000 aziende create mediamente al ritmo 20.000 ogni anno.
"Questo è tanto più sorprendente se si considera che tra gli italiani in quest'ultimo periodo la situazione è stabile, anzi da qualche anno caratterizzata da una diminuzione del numero delle aziende - si legge nello studio - Gli immigrati stanno facendo rivivere in diverse Regioni del Nord quanto si verificò tra gli anni '60 e '70, con il boom delle piccole imprese create dai meridionali prima impiegati nelle grandi fabbriche: questa volta, però, la diffusione dell'imprenditoria riguarda tutta l'Italia e l'inserimento come lavoratori dipendenti è avvenuto in prevalenze nelle aziende piccole e medie".
L'industria conta il 50,6% delle aziende (83.578) con una netta prevalenza del comparto edile (64.549 aziende, pari a 4 su 10 di quelle gestite da immigrati, per lo più provenienti dall'Est Europa), seguito a distanza dal comparto tessile, abbigliamento e calzature (10.470 aziende), nel quale si sono posti in evidenza i cinesi. Segue il settore dei servizi, con 77.515 aziende che rappresentano il 46,9% delle imprese, con una prevalenza di aziende commerciali.
Ai vertici, per paese di origine, ci sono Marocco, Romania, Cina, Albania, seguite da Senegal, Tunisia, Egitto e Bangladesh. Il Marocco è maggiormente dedito al commercio (67,5% delle imprese) e la Romania all'edilizia (più dell'80%, e così anche l'Albania), mentre la Cina si ripartisce tra l'industria manifatturiera (46%) e il commercio (44,6%).
A livello territoriale, la regione italiana al primo posto per presenza di imprese con titolari immigrati è la Lombardia (30 mila imprenditori) seguita da Emilia Romagna (20 mila) e da Lazio, Piemonte, Toscana e Veneto (15 mila ciascuno). In Sardegna, Sicilia e Calabria gli immigrati hanno uguagliato il tasso di imprenditorialità degli italiani. Spiccano inoltre Milano e Roma quali province che vedono il forte protagonismo dell'imprenditoria immigrata, presente rispettivamente con oltre 17 mila e oltre 15 mila aziende.
Indennizzi automatici e bollette più leggere per le imprese alimentate in media tensione e una campagna informativa per promuovere l'adeguamento tecnico degli impianti elettrici: sono gli interventi messi in campo dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas in favore dei clienti in media tensione e dunque delle imprese alimentate a 15 mila o 20 mila Volt. Tutto questo, afferma l'Autorità in una nota, "a sostegno di uno sviluppo complessivo della qualità di sistema e quindi a beneficio di tutti i consumatori (domestici compresi)".
Per le imprese che provvederanno a specifici interventi di manutenzione periodica o all'installazione di dispositivi automatici, spiega l'Autorità, informandone poi il proprio distributore di energia elettrica, sono previsti concreti vantaggi, anche in termini economici. Fra questi, ci saranno indennizzi automatici direttamente in bolletta nel caso di interruzioni eccessivamente numerose o di eccezionale durata e l'eliminazione di una particolare componente tariffaria (CTS) che non dovrà più essere pagata in bolletta. Tutti i clienti in media tensione potranno accedere ad informazioni personalizzate sui siti internet dei distributori di elettricità.
L'iniziativa di informazione dei clienti in media tensione per il progressivo adeguamento degli impianti elettrici si aggiunge agli strumenti di regolazione già adottati verso i distributori di energia elettrica, sottolinea l'Autorità, che hanno permesso negli ultimi otto anni di ridurre del 70% la durata media delle interruzioni e del 43% la frequenza di interruzioni lunghe.
In 299 centri urbani il trattamento delle acque reflue non è all'altezza dello standard europeo. Per questo la Commissione europea sta per inviare un parere motivato all'Italia, che non si è ancora conformata alla legislazione della Ue. Gli scarichi delle acque reflue urbane non trattate, sottolinea la Commissione, rappresentano la principale fonte di inquinamento delle acque costiere e interne e per questo l'Italia potrebbe essere deferita alla Corte di giustizia europea.
La Commissione è dunque in procinto di inviare all'Italia un parere motivato, la seconda e ultima fase del procedimento d'infrazione, per la mancata conformità alla direttiva del 1991 sul trattamento delle acque reflue urbane. In base alla direttiva, entro il 31 dicembre 2000 l'Italia avrebbe dovuto istituire dei sistemi adeguati per la raccolta e il trattamento delle acque nei centri urbani con oltre 15mila abitanti. La prima lettera di diffida inviata è del luglio 2004. E dopo una successiva valutazione, la Commissione ha concluso che 299 agglomerati continuano a non essere conformi e ha pertanto deciso di inviare un parere motivato all'Italia, che ora ha due mesi di tempo per rispondere. Successivamente, la Commissione dovrà decidere se portare il caso dinanzi alla Corte di giustizia europea.
"Se non vengono trattate, le acque reflue urbane rappresentano un pericolo per la salute dei cittadini e per l'ambiente europei - ha detto il Commissario all'ambiente Stavros Dimas - Non è accettabile che a otto anni dalla scadenza prevista l'Italia non sia ancora in regola con questa importante normativa UE. Dobbiamo garantire che in tutta l'Unione europea ci sia lo stesso livello di trattamento delle acque reflue urbane. Sollecito pertanto l'Italia ad intervenire immediatamente per risolvere la situazione."
Rosso fisso a inizio 2009: il 30% dei commercianti segnala una flessione delle vendite e solo il 14% dichiara un aumento. Alle spalle ci sono gli strascichi di un 2008 che si è concluso con un calo delle vendite dell'1,5% nell'ultimo trimestre. I dati vengono dall'indagine sulla congiuntura realizzata dal Centro Studi Unioncamere. Le difficoltà maggiori sono previste per le imprese del Sud e quelle dei comparti non alimentari.
I dati sull'andamento del fatturato per il primo trimestre 2009, secondo quanto dichiarato dai commercianti, presentano un saldo negativo pari a -16 punti percentuali tra chi prevede un aumento e chi una diminuzione delle vendite. Più accentuata la preoccupazione delle imprese di maggiore dimensione rispetto a quella espressa dalle imprese con meno di 20 dipendenti. A soffrire di più sembrano soprattutto le imprese del comparto non alimentare con oltre 20 dipendenti (il saldo tra quanti dichiarano un aumento di fatturato e quanti prevedono una diminuzione è pari a -41). Tengono meglio il segmento alimentare e gli ipermercati, supermercati e grandi magazzini. A livello territoriale, la grande dimensione risulta fortemente penalizzata al Sud. Le imprese di piccole dimensione perdono maggiormente nel settore alimentare rispetto al non alimentare. con il Mezzogiorno che segna valori più bassi rispetto alle altre aree del paese. Ma le previsioni sono negative anche per le vendite di ipermercati, supermercati e grandi magazzini.
Accedere ai servizi pubblici attraverso gli sportelli bancari. E dunque avere la possibilità di ritirare un certificato al bancomat o di rinnovare il passaporto attraverso lo sportello bancario. Con questo obiettivo, l'Abi (Associazione bancaria italiana) partecipa al piano e-Government 2012 e al progetto Reti Amiche promossi dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione per facilitare l'accesso di cittadini e imprese ai servizi pubblici, riducendo i tempi e le attese delle procedure burocratiche.
Il Presidente dell'Abi, Corrado Faissola, e il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione, Renato Brunetta, hanno infatti firmato oggi a Roma un Protocollo d'Intesa che rafforza la collaborazione con il settore bancario in vista della partecipazione delle banche italiane al Piano e-Government 2012 e al progetto Reti Amiche. L'obiettivo è consentire a cittadini e imprese di accedere ai servizi pubblici attraverso gli sportelli e tutti i canali innovativi del settore bancario. L'Abi si impegna dunque a promuovere la partecipazione delle banche al progetto: in questo modo la relazione fra PA e cittadini potrebbe avvalersi di una rete composta da oltre 32 mila sportelli bancari, quasi 42 mila ATM (Automated Teller Machine) e 28 milioni di carte Bancomat. "Le banche italiane - ha detto il Presidente dell'Abi, Corrado Faissola - sono da sempre impegnate sul fronte dell'innovazione, che rappresenta un elemento costitutivo del loro patrimonio genetico". Per Faissola "il progetto "Reti Amiche" rappresenta un passo importante, al quale il settore bancario vuol dare il proprio contributo, verso un Paese più moderno ed efficiente e soprattutto verso una maggiore semplicità e vicinanza nel rapporto tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione".
Alla crisi gli italiani reagiscono con prudenza. Il 43% sceglie di risparmiare di più, il 22% ha intenzione di ridurre i consumi. Non c'è panico diffuso ma un atteggiamento che risponde alla crisi economica attraverso prudenza, risparmio, ricerca di occasioni che consentano di salvaguardare la buona qualità dei prodotti acquistati senza spendere cifre esorbitanti. E in una fase caratterizzata ancora da segnali di peggioramento, poco più della metà delle famiglie italiane dichiara di guardare al futuro con ottimismo (53%) mentre il 30% si dichiara pessimista. Risultato?"Crisi e incertezza sono reali e diffuse, ma esiste un capitale fiduciario privato che non deve essere disperso ma, anzi, opportunamente sviluppato perché, forse, è proprio da questo capitale che si potrà ripartire per costruire una strategia di ripresa della nostra economia": sono i principali risultati che emergono dall'"Outlook sui consumi" realizzato da Confcommercio in collaborazione con il Censis.
Si reagisce alla crisi con la riorganizzazione dei consumi e raramente si percepisce senso di smarrimento. Secondo la ricerca, infatti, c'è la tendenza o a rimuovere la crisi dal quotidiano oppure a guardare avanti. E dunque il 53% degli intervistati ha dichiarato di essere comunque ottimista; il 30% si dichiara pessimista; il 17% guarda al futuro con sostanziale incertezza. "Il saldo tra ottimisti e pessimisti, osservato in serie storica, si posiziona nel gennaio del 2009, agli stessi livelli dei primi mesi del 2007, quando ci fu l'illusione di una ripresa solida e duratura".
Il risparmio è imposto dagli eventi e da un mercato diventato un percorso a ostacoli. Il 42% delle famiglie intervistate ritiene di avere mantenuto stabili le proprie spese: "molte persone, soprattutto i giovani, le famiglie unipersonali e le coppie con figli - rileva la ricerca - tendono spesso a mettere in atto un comportamento forzosamente adattativo, spendendo poco, concedendosi pochi extra, ricercando prodotti in offerta speciale, in modo tale da non sforare budget a volte assai contenuti". Per quasi il 30% delle famiglie con spese in aumento, le maggiori uscite sono state determinate dalle tariffe sulle utenze domestiche.
Niente panico dunque ma un atteggiamento duplice. Da un lato c'è chi guarda con ottimismo al futuro (53%), dall'altro chi risponde alla crisi con comportamenti razionali e dunque con la scelta di risparmiare di più (43,2% degli intervistati) e ridefinire il paniere dei consumi (22,2%).
La metà delle famiglie che usa il credito al consumo ha dichiarato di farvi ricorso per mancanza di contanti. Ma il panorama è in chiaroscuro: solo l'1,4% degli intervistati nella ricerca ha dichiarato di doversi eventualmente indebitare per far fronte alla crisi economica e soli il 17% ha detto di aver sottoscritto un contratto di credito al consumo nell'ultimo anno.
Per il direttore dell'Ufficio Studi di Confcommercio Mariano Bella, "in questo momento decifrare il legame tra percezioni, aspettative sul futuro e comportamenti è eccezionalmente difficoltoso. Le evidenze emerse dall'indagine rispecchiano la difficoltà delle famiglie addirittura nel decidere quale strada prendere. In sostanza non si sa quanto la riduzione di reddito, verosimilmente ancora da patire, sarà profonda e duratura". La previsione di consumo indica una nuova flessione nel primo trimestre 2009. "Eppure - ha concluso il direttore dell'Ufficio Studi - il relativo ottimismo come reazione alla situazione attuale potrebbe indicare un miglioramento della pianificazione degli acquisti durante la fase centrale dell'anno. Sta anche ai decisori permettere che questo potenziale di fiducia si trasformi in più dinamici comportamenti di spesa".
Sempre più diffuso in Italia il ricorso all'acquisto tramite carte. Nel 2007 un terzo dei pagamenti è avvenuto tramite carta di credito o bancomat per un importo complessivo che sfiora i 129 miliardi di euro, in crescita dell'86% dal 2003. Ogni italiano ha a disposizione per le proprie spese 1,14 carte di credito, più di Paesi come la Francia e la Danimarca ma ancora al di sotto delle cifre registrate da Gran Bretagna o Germania. Un fenomeno in crescita, del 5,8% in un anno, più di Giappone (3,4%) o Stati Uniti (0,7%). Emerge da un'elaborazione Camera di commercio di Milano su dati Banca Centrale Europea 2008 e Bank for International Settlements 2008.
È finita l'era della "cash society" quando negli anni '60 e '70 si viveva appunto in una "società del pagamento in contanti", adesso il credito è offerto ai consumatori attraverso una miriade di strumenti finanziari ed è diventato il lubrificante della vita economica. Oggi il ricorso al credito non è più limitato ai tradizionali beni di investimento come gli immobili o l'acquisto dell'autovettura, degli arredi di casa e degli elettrodomestici, ma i finanziamenti vengono chiesti anche per l'acquisto dei generi di prima necessità, per "fare la spesa".
"La Camera di commercio è impegnata a promuovere un mercato trasparente per consumatori e imprese - ha dichiarato Lucia Moreschi, consigliere della Camera di commercio di Milano - Siamo attivi con strumenti di regolazione come i contratti tipo, pareri sulle clausole vessatorie, codici di autodisciplina, la conciliazione anche nel settore del credito. Con una attenzione ancora maggiore in un momento delicato come quello attuale, in cui le difficoltà internazionali stanno incidendo su abitudini e possibilità di consumo di tante famiglie, e in un impegno congiunto con le altre istituzioni e con le associazioni dei consumatori".
L'incontro è servito anche a presentare il "Parere sulla vessatorietà delle clausole contenute nei contratti di credito al consumo tramite carte revolving" realizzato dal servizio Armonizzazione del mercato della Camera di commercio di Milano con la collaborazione della CCIAA di Roma, approvato dal Ministero dello Sviluppo Economico e partecipato al sistema camerale tramite Unioncamere nazionale che si può consultare sul sito della Camera di Commercio.
Chiunque intenda emettere nell'ambiente Organismi Geneticamente Modificati è tenuto a fornire alle autorità nazionali competenti tutte le informazioni riguardo l'ubicazione e le dimensioni dei siti di emissione, e gli ecosistemi che potrebbero essere interessati dal fenomeno. E' quanto ha specificato oggi la Corte di Giustizia Europea rifacendosi al principio di precauzione e dei rischi cui vanno incontro l'ambiente e la salute umana, di fronte all'emissione di OGM.
Ne consegue che chiunque voglia avere informazioni sulle procedure di autorizzazione relative all'emissione di OGM, può farlo rivolgendosi alle autorità competenti. In nessun caso l'informazione relativa al luogo dell' emissione può rimanere riservata, neanche per motivi di protezione dell'ordine pubblico.
La sentenza della Corte Ue si riferisce ad un caso particolare. Nel 2004 un signore intendeva conoscere l'ubicazione delle sperimentazioni sul terreno di OGM, effettuate nel territorio del suo comune; ha chiesto al sindaco di Sausheim (Alta Alsazia) di trasmettergli, per ciascuna emissione di OGM effettuata nel territorio di tale comune, l'avviso al pubblico, la scheda d'impianto che consente di individuare la particella sfruttata a coltivazioni e la lettera prefettizia accompagnatoria di tali documenti. Ha chiesto inoltre le schede informative riguardanti ciascuna nuova emissione da realizzarsi nel 2004.
In assenza di risposta, il signore si è rivolto alla commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, la quale ha emesso un parere favorevole in merito alla comunicazione dell'avviso al pubblico e della prima pagina della lettera prefettizia accompagnatoria. Ma non è stata d'accordo sulla comunicazione della scheda d'impianto particellare e della mappa di ubicazione delle emissioni, argomentando che tale comunicazione avrebbe arrecato pregiudizio alla riservatezza e alla sicurezza degli operatori agricoli interessati.
Allora il Consiglio di Stato francese ha interrogato la Corte di Giustizia in merito alla definizione di "sito dell'emissione" e alla sua riservatezza. La risposta della Corte è stata che l'informazione relativa al luogo dell'emissione in nessun caso può rimanere riservata.
Contante o carte di pagamento? Sempre più spesso, nelle preferenze degli italiani la soluzione di questo dilemma vede prevalere la moneta elettronica, ritenuta più comoda, pratica e sicura del denaro contante: per due italiani su tre, infatti, le carte rappresentano il futuro dei pagamenti. A rivelarlo è un sondaggio condotto dall'Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione (ISPO) su un campione rappresentativo della popolazione nazionale maggiorenne. Secondo lo studio, gli italiani sono perfettamente consapevoli dei rischi legati all'uso del contante, primo fra tutti quello di subire un furto o una truffa; i vantaggi di sicurezza delle carte - di credito, di debito o prepagate - invece sono noti soprattutto a chi ne possiede almeno una nel proprio portafogli.
Secondo lo studio dell'ISPO, insieme al denaro contante gli italiani portano con sé anche molte preoccupazioni e, in particolare, oltre un terzo della popolazione (37%) teme di subire un furto o una truffa. Questa paura è ancor più diffusa tra le donne (42%) e le persone più anziane (43%) e si fonda in larga parte sull'esperienza diretta o indiretta degli intervistati, dal momento che più di un italiano su due (52%) è stato vittima o conosce qualcuno che ha subito furti o truffe di denaro contante. Un'altra preoccupazione ricorrente, invece, è quella di perdere banconote o monete, come è accaduto al 17% della popolazione. Anche per questo, il 77% degli italiani intervistati ammette di prendere piccole precauzioni quotidiane come quella di controllare il "resto".
Per gli italiani il "denaro di plastica" non è solo veloce e comodo, ma anche più sicuro. Il 75% degli intervistati, infatti, conosce i principali vantaggi di sicurezza delle carte di pagamento: dalla possibilità di bloccarle con una semplice telefonata alla propria banca o alla società che l'ha emesse (94%), a quella di fare reclamo per ottenere il rimborso di eventuali addebiti non autorizzati (70%), al servizio di allerta via sms che permette di tenere sempre sotto controllo le spese fatte con la propria carta (67%).
Secondo il sondaggio dell'ISPO, anche per i suoi vantaggi di praticità, velocità e sicurezza, il "denaro di plastica" è ormai entrato a pieno titolo nella quotidianità degli italiani. Il 62% di coloro che possiedono questo strumento dichiara di non uscire mai di casa senza cellulare e carta di pagamento, mentre uno su tre (31%) cerca di evitare i negozi che non accettano questo strumento. Per gli italiani, infine, nel futuro dei pagamenti ci sono soprattutto le carte. Il 67% degli intervistati, infatti, è convinto che nei prossimi anni questi strumenti sostituiranno quasi completamente il denaro contante che risulterà sempre più antiquato (50%). Le carte, quindi, saranno accettate ovunque (85%), dal taxi alla tabaccheria al bancone del bar, e verranno usate per pagare qualsiasi importo, dal caffè alle spese più consistenti (66%).
"Dona un farmaco a chi ne ha bisogno". Un farmaco da banco destinato a chi vive ai limiti della sussistenza. Si svolgerà domani la IX Giornata nazionale di raccolta del farmaco, organizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico, in collaborazione con la Federazione dell'Impresa Sociale - Compagnia delle Opere. L'iniziativa si terrà in 78 province, oltre 1.200 comuni e circa 3.000 farmacie che aderiranno in tutta Italia.
Nelle farmacie che esporranno la locandina della raccolta ci saranno volontari (diecimila in tutta Italia) che illustreranno l'iniziativa ai cittadini. E gli stessi farmacisti, rispetto alla domanda degli enti assistiti, consiglieranno il tipo di farmaco senza prescrizione medica più necessario. A beneficiare dell'iniziativa si stima saranno oltre 400 mila persone che ogni giorno vengono assistite da 1200 enti caritatevoli convenzionati con il Banco Farmaceutico. In otto anni, sono stati raccolti oltre 1.400.000 medicinali per un valore di circa 8.7 milioni di euro.
La Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco si svolge con l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, con il patrocinio del Segretariato Sociale della RAI e della Fondazione Pubblicità Progresso.
Clicca qui per conoscere l'elenco delle farmacie convenzionate.
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