Quanto è importante la consulenza preventiva gratuita per l'acquisto della casa e per la stipula, la rinegoziazione e la portabilità del mutuo?

Lo ribadiscono ancora una volta le Associazioni dei Consumatori che, insieme ai notai, mercoledì 29 ottobre incontreranno i cittadini per affrontare le tematiche relative all'acquisto della casa e all'aumento del costo dei mutui, individuando i modi più efficaci per combattere il problema.

L'incontro "Caro mutui: cosa fare?", si terrà a Milano presso la sala Orlando dell'Unione del Commercio, sarà moderato da Antonio Lubrano, e vedrà gli interventi di Domenico de Stefano Presidente del Consiglio Notarile di Milano, Giustino Trincia, responsabile per le politiche dei Consumatori di Cittadinanzattiva, Angelo Peppetti di ABI, l'Associazione Bancaria Italiana, Roberto Anedda di MutuiOnline e Domenico Storchi Vicepresidente Vicario di FIMAA Milano.

Si informeranno i cittadini anche sul Protocollo di intesa sulla portabilità dei mutui siglato dal Consiglio Notarile di Milano e da Banca Antonveneta, Banca Intesa San Paolo, Banca Popolare di Milano, ING Direct, UniCredit Banca, UniCredit Banca per la Casa e inviato per adesione a tutte le banche presenti sul territorio milanese per far sì che la portabilità prevista dal decreto Bersani venga di fatto applicata senza oneri per il cittadino.

Dal 23 ottobre sul sito www.comprarcasasenzarischi.it stanno arrivando le prenotazioni dei cittadini per oltre 1100 appuntamenti disponibili presso 240 studi notarili di Milano e della Lombardia per il periodo dal 3 al 14 novembre. Nell'occasione saranno distribuite le nuove Guide al Cittadino che il Consiglio Nazionale del Notariato ha realizzato con 11 Associazioni dei Consumatori per informare su questi temi nel modo più semplice e comprensibile.

LINK: Il sito del Consiglio Nazionale del Notariato

L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha assegnato a una serie di istituzioni accademiche la realizzazione di 14 progetti di ricerca nell'ambito del programma "Infrastrutture e servizi a banda larga e ultra larga".

Il programma, messo a gara lo scorso luglio da Agcom, è suddiviso in tre macro aree, tutte dirette ad analizzare le condizioni tecniche, economiche e giuridiche per la realizzazione di reti e servizi a banda larga nel nostro paese (quadro tecnico-infrastrutturale, economico-regolatorio, giuridico-normativo).

Lo stanziamento massimo previsto è di 50.000 euro per ognuno dei 14 progetti vincitori, pari a 700.000 euro complessivi. Sono state presentate 8 offerte da Università, anche consorziate tra loro, e centri di ricerca, corrispondenti a 67 progetti.

L'Università La Sapienza di Roma (capofila), insieme al Politecnico di Torino, Politecnico di Milano, Università di Pisa, Università di Siena, Università Roma Tre e Imperial College di Londra, è assegnataria di 5 Work Package; l'Università Federico II di Napoli è risultata assegnataria di 5 progetti; l'Università di Roma Tor Vergata (capofila), insieme al Politecnico di Milano, Università Bocconi di Milano, Università di Cagliari, Luiss Roma, Università di Napoli, Università Roma Tre, è assegnataria di 3 Work Package; il CERADI - Centro di ricerca per il diritto di impresa - della Università Luiss Guido Carli è assegnatario di un Work Package.

L'inizio delle attività di ricerca è previsto per il prossimo mese di novembre, con consegna dei risultati dei lavori entro la prossima estate. Agcom, nel sottolineare "la propria soddisfazione per l'impegnativo programma che sarà realizzato insieme al meglio della cultura accademica in materia, ritiene che i progetti rappresenteranno uno stimolo per la ricerca in un settore così rilevante per l'economia italiana, un importante strumento per la definizione di regole e modalità di intervento volte a promuovere innovazione e concorrenza e, infine, un utile riferimento per tutte le imprese del settore".

Ci saranno nuovi contatori elettronici anche per il gas e le bollette saranno calcolate sui consumi effettivi e senza dover ricorrere a stime. Risultato: una migliore qualità nella misurazione e nell'erogazione del servizio e un impulso per la concorrenza nella vendita del gas.

È quanto annunciato oggi dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas.

Dopo la diffusione, in via di completamento, dei nuovi contatori elettronici per l'energia elettrica, l'Autorità prevede infatti misuratori 'intelligenti' anche per il gas, che faciliteranno il controllo diretto dei consumi attraverso letture periodiche e distanza e renderanno più semplice la lettura e l'elaborazione della bollette. Il provvedimento è stato annunciato oggi dal presidente dell'Autorità Alessandro Ortis nel corso del convegno del Forum energetico internazionale a Pisa.

Con i nuovi misuratori le bollette, ha spiegato Ortis, saranno calcolate sui consumi effettivi, senza dover più ricorrere a stime. Si assicura così, informa una nota dell'Autorità, la possibilità di conoscere immediatamente i propri consumi reali e meglio valutare le offerte per eventuali libere scelte di fornitori convenienti. Ciò darà impulso anche alla concorrenza nella vendita di gas. Il nuovo sistema permetterà inoltre di avere prezzi differenziati per fasce giornaliere e stagionali.

In futuro saranno dunque introdotti contatori capaci di correggere la misurazione del gas istante per istante sulla base dei valori temperatura e pressione. Per le famiglie la correzione avverrà per temperatura mentre per la correzione delle pressione si continuerà ad applicare un coefficiente correttivo sul dato di consumo fissato dall'Autorità. Le famiglie avranno inoltre a disposizione una elettrovalvola che permetterà di disabilitare la fornitura del gas da remoto per ragioni contrattuali o di sicurezza.

Le prime attivazioni di nuovi dispositivi, informa inoltre l'Autorità, dovranno obbligatoriamente esser fatte entro 26 mesi per i grandi utilizzatori di gas ed entro 4 anni per le famiglie.

La delibera con le novità sarà pubblicata sul sito internet dell'Autorità.

Indagare, confrontare e stimolare il dibattito sulla cultura del consumerismo nei principali paesi europei mappando le più significative rappresentanza dei consumatori e le loro relazioni con le istituzioni, con le imprese e con il resto dell'associazionismo di stampo consumerista nei paesi di riferimento.

Questo l'obiettivo del workshop "Europa e consumatori: l'esperienza di Consumers'Forum" promosso da Consumers'Forum e che si è svolto questa mattina a Roma.

L'iniziativa è stata l'occasione per presentare una ricerca condotta dalla Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) dal titolo "Europa e Consumatori: modelli di relazione e cooperazione tra associazioni dei consumatori, imprese pubbliche e private, istituzioni nei paesi dell'Unione Europea" che si propone di identificare, analizzare e confrontare i modelli e le modalità consolidate di dialogo, comunicazione, confronto e interazione tra le organizzazioni e le istituzioni di riferimento che operano nei Paesi dell'Unione Europea a favore della cultura del consumo e della tutela dei consumatori e tra questi e le principali associazioni rappresentative delle imprese pubbliche e private.

In particolare l'indagine si propone di delineare e analizzare le relazioni e le forme di cooperazione tra le associazioni e attori pubblici per definire una mappatura Paese per Paese della rete di interrelazioni tra rappresentanze dei consumatori e interlocutori istituzionali e privati.

Ma vediamo nel dettaglio alcuni dei risultati che emergono dalla ricerca. Innanzitutto hanno a che fare con le tipologie di azione più attuate dalle associazioni. Al primo posto si classificano le correzioni dei fallimenti del mercato con particolare riguardo alla sicurezza e qualità dei prodotti e all'informazione degli associati.

L'educazione del consumatore e la promozione di una cultura del consumo socialmente responsabile rappresenta - in ordine di priorità assegnata - la seconda tipologia di azione praticata dall'associazionismo europeo. Minoritaria è invece considerata per priorità e risultati l'azione finalizzata alla correzione dei fallimenti dello Stato, con particolare riguardo alla qualità ed efficienza dei beni e servizi pubblici.

Secondo il prof. Carlo Antonio Ricciardi (IULM) che ha curato la ricerca, le cause di fallimento del mercato sono in ordine: imperfezioni informative, distorsioni concorrenziali dal lato dell'offerta, effetti esterni prodotti dal consumo, particolare natura economica di alcuni beni e servizi. Quanto alle cause di fallimento dello Stato, il prof. Ricciardi identifica: voto di maggioranza per decidere se produrre o non produrre un bene pubblico o un bene privato affidato al settore pubblico, effetto della prevalenza di interessi speciali o particolari, preferenza degli organi di governo pubblico e dei politici per le scelte che prospettano benefici evidenti e/o immediati e costi futuri.

Gli interventi delle associazioni dei consumatori considerate sono finalizzati al risarcimento del danno ovvero a porre rimedio alle inefficienze prodotte dalle cause strutturali di fallimento dei meccanismi economici piuttosto che a incidere su queste ultime. Non è trascurabile l'azione volta ad incrementare il numero degli associati.

Altra evidenza che emerge dalla ricerca riguarda la tipologia e l'intensità delle relazioni attivate nei diversi Paesi dalle associazioni dei consumatori con altri interlocutori pubblici e privati.

A questo riguardo la ricerca ha identificato cinque categorie di interlocutori: istituzioni ed enti pubblici nazionali; associazioni di imprese, ordini professionali; autorità di supervisione e regolamentazione; altre associazioni di consumatori nazionali; interlocutori internazionali.

Il risultato è stata una classifica che vede al primo posto l'Italia (valore effettivo delle relazioni: 400 - valore massimo teorico: 500), dove l'intensità delle relazioni è maggiore, seguita da Repubblica Ceca (275/500), Spagna (275/500), Francia (225/500), Germania (225/500), Polonia (225/500), Portogallo (175/500), Regno Unito (74/500), Finlandia (75/500), Danimarca (50/500), Belgio (25/500), Bulgaria (25/500), Cipro (257500), Grecia (0/500).

La ricerca, infine, indica che le associazioni non identificano alcuni settori o mercati come prioritari o più inefficienti rispetto alla sovranità e all'interesse dei consumatori rispetto ad altri e quindi meritevoli di un maggiore impegno per l'attivazione di forme di dialogo, di confronto o collaborazioni con le imprese.

Hanno ottenuto il via libera dal Parlamento Ue le nuove norme che migliorano la tutela del turista che fa vacanze in multiproprietà stabilendo eque condizioni di concorrenza su questo segmento del mercato. L'industria della multiproprietà, che registra un giro d'affari di oltre 10,5 miliardi di euro e occupa circa 40mila cittadini all'interno dell'Ue, ha deciso di eliminare i truffatori che causano problemi ai consumatori e compromettono la reputazione degli operatori onesti.

Le vacanze in multiproprietà sono molto popolari in numerosi paesi comunitari. Ad esempio, il Regno Unito, la Svezia, la Germania, l'Italia e la Spagna, dispongono del maggior numero di consumatori che acquistano vacanze in multiproprietà. La Spagna, il Portogallo, la Germania, l'Italia e la Francia hanno un numero ragguardevole di industrie interne di multiproprietà. Paesi come la Repubblica ceca, l'Ungheria e la Polonia presentano un mercato crescente per i consumatori che acquistano le vacanze in multiproprietà.

La nuova direttiva mira ad aggiornare quella attualmente in vigore, che risale al 1994, ed estende la tutela ai settori di rivendita e scambio dei diritti di multiproprietà, ampliando il campo di applicazione ai nuovi prodotti apparsi sul mercato, tra cui club vacanze, le vacanze in multiproprietà su navi da crociera o roulotte. Inoltre la nuova direttiva include:

  • contratti a più breve termine: saranno ora coperti contratti inferiori a tre anni;
  • beni mobili: le disposizioni copriranno contratti per multiproprietà su beni quali chiatte, roulotte o navi da crociera;
  • prodotti di vacanze a lungo termine: si tratta di club di vacanze in cui i consumatori pagano ad esempio 3 000 euro per ottenere una password ad un sito internet, in cui vengono loro promessi "sconti favolosi" che sono spesso ingannevoli, su alloggi per vacanze, voli e macchine a noleggio. Con le nuove norme, gli operatori non potranno richiedere l'intero pagamento per diventare membri di tali club all'inizio; i consumatori potranno invece pagare con rate annuali;
  • rivendita di multiproprietà: numerosi consumatori che posseggono diritti di multiproprietà vengono contattati da agenti commerciali che chiedono un compenso per vendere la loro quota di partecipazione alla multiproprietà;
  • scambio di prodotti di multiproprietà: alcuni possessori di una multiproprietà versano una quota aggiuntiva per far parte di un gruppo in cui è possibile scambiare la settimana di vacanza, ad es. alle Canarie con una settimana sulle Alpi. Informazioni supplementari potranno garantire che essi ricevano un ritratto fedele dell'offerta e che non rimangano delusi.

Il Commissario per i consumatori Meglena Kuneva ha detto: "Apprezzo l'appoggio del Parlamento a questa direttiva che contribuirà a garantire ai consumatori sicurezza e tranquillità al momento di firmare il contratto per la vacanza dei loro sogni. Queste norme serviranno ad assicurare la miglior protezione possibile ai consumatori nel mercato moderno delle vacanze e a far sì che i truffatori non siano più in grado di approfittare delle lacune nella legge"
 
LINK: Leggi nei dettagli il comunicato dell'Europarlamento

E' Taranto la città più inquinata d'Italia. Lo evidenzia una mappa dell'Italia inquinata dalle ciminiere, elaborata da PeaceLink. L'associazione ha scelto un "paniere" di agenti inquinanti, considerati cancerogeni, mutageni, teratogeni e neurotossici, tra le emissioni del registro INES (Inventario Nazionale Emissioni e loro Sorgenti). Diossine, mercurio, benzene, IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), piombo, arsenico e altre sostanze pericolose, che spesso sfuggono alle misurazioni delle centraline urbane di monitoraggio.

Dalle informazioni sulle emissioni in aria e in acqua di questi inquinanti provenienti dai principali settori produttivi e da grossi stabilimenti presenti sul territorio italiano, PeaceLink ha elaborato un macro-indicatore statistico. Tale indicatore, studiato appositamente per rendere omogenee le grandezze da sommare (modificazione da valori assoluti a lavori relativi), ha consentito di elaborare una graduatoria.

Con il suo macro-indicatore statistico, Taranto ha raggiunto ben 528 punti, sommando il 92% di emissioni di diossine e furani in aria, il 57,2% del mercurio in aria, il 34,3% del mercurio in acqua, il 95,8% di IPA in aria, ecc. ecc. Le città che seguono prendono un grande distacco da Taranto.

Al secondo posto troviamo Livorno con 101 punti, in buona parte frutto delle emissioni in acqua di arsenico (2930 chili all'anno) e piombo (5945 chili all'anno).

Al terzo c'è Nuoro nella cui provincia c'è Ottana (con la sua industria petrolchimica e la produzione di fibre tessili sintetiche) e il comune di Siniscola con il suo cementificio.

Al quarto posto di posiziona Venezia, già nota per gli storici processi per inquinamento promossi dal giudice Felice Casson.

Al quinto posto troviamo Caltanissetta per via delle emissioni della zona industriale Gela. Trieste, al sesto posto, si distingue per il mercurio in acqua (489 chili all'anno) e, sempre in acqua, per il piombo scaricato: ben 1168 chili annui.

Che fare per migliorare la situazione? Una proposta di intervento è quella di intervenire nelle AIA, le autorizzazioni integrate ambientali in discussione al Ministero dell'Ambiente e presso le Regioni.

LINK: Scarica il rapporto di PeaceLink (PDF)

Si aggrava il divario fra ricchi e poveri. Disuguaglianza e povertà sono cresciuti rapidamente e l'Italia si trova al sesto posto per gap fra ricchi e poveri nei trenta paesi dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

È il quadro che emerge dallo studio su redditi, disuguaglianza e povertà pubblicato oggi dall'Ocse dal titolo "Growing Unequal? Income Distribution and Poverty in OECD Countries".

Si tratta di un fenomeno diffuso. Secondo quanto rileva l'Ocse, la differenza fra ricchi e poveri è aumentata negli ultimi due decenni in oltre tre quarti dei paesi che fanno parte dell'organizzazione. Dalla crescita economica hanno tratto beneficio più i ricchi che i poveri. E in paesi come Canada, Finlandia, Germania, Italia, Norvegia e Stati Uniti il gap è aumentato anche fra i ricchi e la classe media. E, aggiunge l'Ocse, la mobilità sociale è più bassa nei paesi con una più elevata disuguaglianza, come Italia, Regno Unito e Stati Uniti, mentre è più elevata dove il reddito si distribuisce in maniera più uniforme.

Dall'approfondimento dedicato all'Italia emergono record negativi. Redditi da lavoro, da risparmi e da capitale hanno visto un aumento delle disuguaglianza del 33% a partire dalla metà degli anni Ottanta: si tratta dell'aumento più alto fra i paesi Ocse dove l'incremento medio è stato del 12%.

Se è vero che l'Italia ha fronteggiato la situazione aumentando le tasse familiari e con una maggiore spesa sociale per i poveri - un dato considerato "insolito" in quanto l'Italia è uno fra i tre paesi Ocse che ha aumentato questa voce negli ultimi dieci anni - i numeri sono negativi per quanto riguarda entità e distribuzione del reddito. Il reddito medio del 10% degli italiani più poveri, scrive l'Ocse, è di circa 5 mila dollari a parità di potere di acquisto (contro la media di 7 mila dell'Ocse) mentre il reddito medio del 10% di italiani più ricchi è di 55mila dollari (al di sopra della media Ocse).

I ricchi, rileva l'organizzazione, hanno beneficiato della crescita economica più dei poveri o della stessa classe media. Il tasso di povertà è diminuito fra la metà degli anni Novanta e il 2005, in particolare quello infantile che è passato dal 19% al 15%, anche se resta ancora al di sopra della media Ocse del 12%.

Altra nota dolente è rappresentato dalla mobilità sociale che, rileva l'Ocse, è più bassa rispetto a Paesi come Australia o Danimarca così che i figli di genitori poveri hanno una probabilità più bassa di diventare ricchi rispetto ai figli di genitori ricchi. La ricchezza si distribuisce in modo ancora più diseguale: il 10% dei più ricchi possiede il 42% della ricchezza totale.

"La crescente disuguaglianza - ha detto il segretario generale dell'Ocse Angel Gurría - crea divisione. Polarizza le società, divide regioni e paesi, divide il mondo fra ricchi e poveri. L'aumentata disuguaglianza di redditi soffoca la mobilità verso l'alto fra generazioni". Per Gurría "la parte più rilevante dell'aumento della disuguaglianza deriva dai cambiamenti nel mercato del lavoro. Lì devono agire i governi. I lavoratori a bassa specializzazione stanno avendo problemi sempre più gravi nel trovare lavoro. Aumentare l'occupazione è il modo migliore per ridurre la povertà".

LINK: Scarica il rapporto OECD (2008), Growing Unequal? : Income Distribution and Poverty in OECD Countries. Italy (PDF)

 

Record di conciliazioni per le Camere di commercio. Nei primi sei mesi dell'anno le conciliazioni gestite sono state più di 10 mila, con un aumento di oltre l'80% rispetto allo stesso periodo del 2007. Sono oltre 50 mila in dieci anni le conciliazioni gestite dalle Camere di Commercio. E in pole position in questo semestre c'è il Mezzogiorno, con Campania, Sicilia e Calabria che più delle altre regioni hanno fatto ricorso a questa forma stragiudiziale di composizione delle controversie insorte tra imprese e tra imprese e consumatori.

Sono i dati resi noti da Unioncamere in occasione della V Settimana di promozione dei servizi di conciliazione delle Camere di commercio, iniziativa che si svolge in tutta Italia da oggi al 25 ottobre. Per l'occasione, Unioncamere ha inoltre predisposto una guida informativa dedicata sia ai consumatori sia ai professionisti,che verrà diffusa su quotidiani nazionali e sarà disponibile nelle singole Camere di Commercio.

Il Mezzogiorno è l'area nella quale la conciliazione si diffonde in modo maggiore, tanto che rispetto al primo semestre 2007 le conciliazioni gestite tra gennaio e giugno 2008 sono addirittura raddoppiate. Nel complesso, il Sud Italia mette infatti a segno un più 113% delle conciliazioni rispetto ai primi sei mesi dell'anno scorso, seguito dal Centro (più 77,5%) e dal Nord Ovest (più 30,4%) mentre le conciliazioni sono in calo nel Nord Est (meno 3%). A livello territoriale, la Campania vince il primato della regione più "conciliante" con 4.190 conciliazioni e Napoli, Caserta e Salerno ai primi tre posti della graduatoria provinciale.

Il bilancio di Unioncamere rileva inoltre l'incremento del valore medio delle procedure, che nel primo semestre 2008 è 2,5 volte più elevato rispetto al 2007 (dagli 11 mila euro a oltre 29 mila euro) mentre la durata del procedimento raggiunge i 56 giorni (erano 51 lo scorso anno).

Aumentare la trasparenza e la leggibilità delle bollette di elettricità e gas. È l'obiettivo dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas che ha approvato un procedimento che "intende migliorare ulteriormente - informa una nota - la qualità delle informazioni fornite dalla bolletta, anche per rendere più facile il confronto tra le diverse offerte dei diversi venditori, agevolando scelte sempre più consapevoli e convenienti da parte dei consumatori". Saranno coinvolti operatori, consumatori e associazioni anche attraverso focus group.

La bolletta, rileva l'Autorità, rappresenta il fondamentale canale di comunicazione fra cliente ed aziende e "la tendenza sempre più diffusa alla sottoscrizione da parte dei clienti finali di offerte congiunte per la fornitura di energia elettrica e di gas (dual fuel) rende necessario - scrive l'Autorità - armonizzare i contenuti dei documenti di fatturazione relativi ai due servizi, per assicurare livelli equivalenti di trasparenza e leggibilità". L'Autorità intende inoltre sottoporre il nuovo procedimento all'Analisi di Impatto della Regolazione, che permette di valutare le ricadute della decisione attraverso il confronto con consumatori, operatori e parti interessate.

 

Soddisfatti della copertura farmaceutica pubblica ma con differenze territoriali fra Nord e Sud. Fedeli alla propria farmacia e al farmacista ma aperti ai nuovi canali distributivi e alla vendita dei medicinali nei supermercati. Fiduciosi nelle possibilità offerte dalla ricerca biotecnologica nel campo della salute. E convinti che per stare bene sia importante anche l'ambiente.

È l'identikit del rapporto fra italiani e farmaci secondo i risultati delle ricerca del Censis e del Forum per la ricerca biomedica "Trent'anni di ricerca biomedica e di lotta alle malattie" presentata oggi a Roma.

Gli italiani sono soddisfatti della copertura farmaceutica pubblica: quasi il 61% ritiene sufficiente la disponibilità di farmaci mutuabili rispetto alle proprie esigenze di salute.

La percentuale, però, cambia a seconda del territorio: si passa da oltre il 60% dei cittadini nel Nord-ovest al 62,5% nel Nord-est, a più del 78% al Centro, per poi scendere sotto il 49% tra i residenti del Sud.

L'indagine evidenzia la fiducia verso il proprio farmacista e, al tempo stesso, l'atteggiamento di apertura delle vendita dei farmaci nelle grande distribuzione. Emerge una persistente fedeltà dei cittadini alla farmacia di fiducia (il 67% degli intervistati si rivolge di solito alla stessa farmacia) e alla figura del farmacista che (77%) segue il medico di medicina generale (97%) come soggetto che, secondo gli intervistati, deve dare informazioni sui farmaci. Allo stesso tempo, oltre il 69% degli italiani è favorevole alla possibilità di vendere i farmaci in luoghi diversi dalle farmacie, anche se per il 56,6% deve avvenire sempre e comunque in presenza di un farmacista nel punto vendita.

Il 65% degli intervistati ritiene che debba essere sviluppata la ricerca biotecnologica limitatamente al campo della salute e per il 66% va potenziata l'ingegneria genetica purché sia usata per correggere geni che provocano malattie, mentre solo il 10% la indica come mezzo di potenziamento delle caratteristiche estetiche.

Diminuiscono gli italiani che individuano nello stile di vita una fonte di buona salute mentre aumentano coloro che segnalano l'importanza delle condizioni ambientali, indicate dal 22,2% degli intervistati, con un aumento del 10% rispetto al 1998, e di coloro che chiamano in causa ifattori ereditari (8,9%, +6%).

Gli italiani seguono quasi alla lettera le prescrizioni dei medici sui farmaci. Ritengono che nel futuro il compito della ricerca sui medicinali dovrà concentrarsi sulla lotta alle patologie incurabili (68%) e ridurre i rischi e gli effetti collaterali rispetto agli attuali medicinali (28,8%).

Gli italiani ritengono inoltre di avere una maggiore consapevolezza nell'uso dei farmaci: rispetto ai propri genitori, rileva il Censis, il 54% degli intervistati afferma di avere maggiore capacità di raccogliere informazioni utili per la corretta assunzione dei farmaci, oltre il 52% si attribuisce una maggiore dimestichezza sul quando e come utilizzarli, più del 51% ritiene di avere maggiore conoscenza degli effetti collaterali e dei rischi connessi a una eccessiva assunzione di farmaci, il 45,5% ha più fiducia nell'efficacia delle medicine e il 44,7% maggiore capacità di dialogare con il medico sui farmaci da prendere.

E quando si esagera nel consumo dei farmaci, per gli italiani la responsabilità non è tanto dei medici o dell'industria ma soprattutto della singola persona (74,7% degli intervistati) che per rassicurarsi contro ansia e stress finisce per rivolgersi al farmaco.

LINK: Leggi la sintesi della ricerca sul sito del Censis


 

Il 13% della popolazione italiana è costretto a sopravvivere con meno di 500-600 euro al mese, cioè meno della metà del reddito medio italiano (dati Istat). Tantissimi sono poi i quasi poveri, cioè quelli che superano la soglia di povertà soltanto di pochissimo.

Ad aggravare la situazione italiana c'è il fatto che i servizi sociali non hanno un forte impatto nel ridurre la società; in questo l'Italia è seconda, nell'area euro, solo alla Grecia. In Svezia, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Germania e Irlanda i trasferimenti sociali riescono a ridurre del 50% il rischio di povertà, mentre in Italia questa percentuale è del 4%.

Sono alcuni dei dati evidenziati dal Rapporto presentato oggi a Roma da Caritas Italiana e Fondazione Zancan di Padova. "Ripartire dai poveri", è questo il titolo del Rapporto di quest'anno che pone due questioni da affrontare con urgenza: il passaggio da trasferimenti monetari a servizi e la gestione decentrata della spesa sociale.

Nel nostro Paese risulta povero il 30,2% delle famiglie con 3 o più figli, e il 48,9% di queste famiglie vive nel Mezzogiorno (al 2006, ultimi dati disponibili). Sembra che avere più figli in Italia comporti un maggiore rischio di povertà, con una penalizzazione non solo per i genitori che si assumono questa responsabilità ma soprattutto per i figli, costretti a una crescita con meno opportunità. Eppure in altri Stati non accade così. Ad esempio, effettuando un confronto con la Norvegia, si evidenzia che in quel Paese non solo vi è un tasso di povertà notevolmente inferiore, ma anche una relazione esattamente opposta, ovvero più bambini si hanno (a meno di non averne più di 3), più basso è il tasso di povertà.

"Come evidenziano i dati - afferma Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan - i Paesi che investono di più in servizi piuttosto che in trasferimenti monetari sono gli stessi Paesi che riescono a incidere sul fenomeno della povertà del 50%. Una strada chiara, da percorrere anche nel nostro Paese".

Altri problemi si evidenziano nella gestione della spesa: nel nostro Paese l'assistenza sociale è tuttora erogata a livello centrale, sia dalle amministrazioni centrali che dagli enti di previdenza, piuttosto che a livello locale, diversamente da quanto prevedono le recenti modifiche costituzionali. Solo l'11% della spesa per assistenza sociale è gestita a livello locale. Si tratta di una contraddizione su cui è urgente intervenire, collegando strutturalmente il passaggio da trasferimenti a servizi e da gestione centrale a gestione locale.

Mentre il Rapporto del 2007 poneva l'interrogativo se rassegnarsi alla povertà, quello di quest'anno cerca di dare una risposta: basterebbe riallocare una parte delle risorse destinate alla spesa sociale. Ad esempio la spesa per indennità di accompagnamento e quella per assegni familiari vengono messe tra le aree di azione specifica per un piano di lotta alla povertà, ipotizzando forme parziali di riconversione dei 10.175 milioni di euro e dei 6.427 milioni di euro che rispettivamente compongono le due voci di spesa.

Da un approccio per categoria si dovrebbe passare ad un approccio basato sulla persona trovando soluzioni perché almeno una parte del trasferimento monetario possa essere fruita in termini di servizi accessibili, come prestazioni di sostegno alla domiciliarità, attività di socializzazione, servizi per l'inserimento lavorativo, ecc.

"Occorre applicare seriamente il principio di equità sociale e di universalismo selettivo - sottolinea Tiziano Vecchiato -, ponendo fine alle rendite di posizione, agli interventi a pioggia, mettendo al centro le persone".

Da un monitoraggio effettuato nel 2007 da Isfol in collaborazione con Upi, centrato su 346 casi di ambiti sociali appartenenti a 16 territori regionali, è emerso che sono i servizi domiciliari e gli interventi di promozione sociale le tipologie prevalenti di attività finanziarie. Seguono i sussidi economici, i servizi semiresidenziali. Le tipologie di servizio che più immediatamente possono riferirsi alla lotta all'esclusione possono identificarsi con i sussidi economici e con gli interventi volti a fronteggiare le emergenze sociali, entrambi presenti in più di 6 piani su 10. Per quanto concerne i trasferimenti monetari, il primato di una maggiore diffusione è detenuto dalle zone del Veneto (82,4%), dell'Emilia Romagna (80,8%) e della Liguria (77,8%).

Strategie territoriali integrate, è quello su cui bisogna puntare in futuro: piani di azione a lungo termine con cui accostarsi alle questioni sociali, facendo perno sui territori e promuovendo l'integrazione, ovvero selezionando sul territorio le risorse attivabili e le condizioni migliori per l'attuazione degli interventi nel superamento della logica dell'emergenza.

Mons.Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana, in conclusione ha ribadito: " La politica - quella vera e non serva del dio denaro - deve fare la sua parte. Riaffermando il bene comune e il primato della persona umana".

 
LINK: Leggi il Rapporto


 

Porto di Napoli al setaccio da parte del Corpo Forestale dello Stato che ha sequestrato 10 quintali di latte cinese ad alto rischio melamina e alimentari fra i quali mozzarella, prodotti caseari e tè cinese al latte.

Sono i risultati dell'operazione "Lanterne Rosse" sulla sicurezza alimentare, che ha visto impegnati questa mattina a Napoli più di cento forestali. Sono stati setacciati numerosi container di provenienza asiatica e quasi tutti "made in China".

L'operazione, effettuata fra il porto e il centro del capoluogo campano, ha portato a un maxi sequestro di 10 quintali di latte sospetto di essere contaminato da melamina, insieme a carni e pesce che non potrebbero essere commercializzati. Si tratta, ha detto il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia, del più ingente quantitativo di prodotti "made in China" mai posto sotto sigilli in Italia.

Il bilancio finale dei sequestri è di 10 quintali di latte cinese ad alto rischio melamina, 300 chili di mozzarella cinese, 50 chili di prodotti caseari, più di 100 chili di tè cinese al latte, 90 chili di papaia cinese al latte e 7 chili di zampe di gallina, la cui importazione è vietata per l'elevato rischio di influenza aviaria.

La Forestale ha inoltre sequestrato 40 chili di datteri di mare di provenienza locale e destinati all'esportazione in Cina, 10 chili di carne bianca, molluschi, pesci, circa 100 chili di funghi lavorati privi di qualunque etichetta e 500 chili di uova lavorate, per un totale del 70% dei prodotti rinvenuti senza alcuna etichettatura. Circa 20 mila kg di alimenti non conformi alle norme europee sulla tracciabilità sono stati confiscati e avviati a distruzione.

Sono sette le persone denunciate all'Autorità Giudiziaria. Sono state inoltre spiccate multe per centomila euro e sequestrati due esercizi commerciali totalmente abusivi.

"Sono orgoglioso - ha detto Zaia - del lavoro svolto dal Corpo Forestale dello Stato a difesa dei cittadini e consumatori italiani. Il sistema dei controlli nel nostro Paese funziona e funziona bene: non è mai stato così evidente. Con questa brillante operazione, che non ha eguali nel passato, è stato impedito che sulle tavole degli italiani arrivassero prodotti tossici o di illecita importazione e commercializzazione". L'operazione Lanterne Rosse, ha proseguito, "è l'esito coerente della politica che abbiamo scelto di avviare e che si muove su due binari: tolleranza zero e lotta senza quartiere a truffe, illeciti, sofisticazioni e frodi alimentari".

"La comunità cinese non tema: le attività criminali non hanno etnie o colori di sorta - ha detto Zaia - Ma è bene che tutti sappiano che chiunque trasgredisca la legge e cerchi di avvelenare i consumatori italiani, sarà severamente perseguito e punito".

I sequestri sono stati eseguiti dal Comando Provinciale di Napoli, dal Nucleo Agroalimentare e Forestale e della Sezione Investigativa Cites di Roma del Corpo forestale dello Stato e con la collaborazione della Polizia Provinciale di Napoli, della Polizia veterinaria dell'Azienda Sanitaria Locale e di alcuni esperti di prodotti ed etichettature riportanti scritte cinesi.

Su risparmio ed efficienza energetica l'innovazione arriva dal basso. E può arrivare dal settore edilizio, dalle esperienze innovative di riscaldamento domestico e dalle azione previste dai Regolamenti edilizi per il risparmio energetico. È quanto evidenzia il primo Rapporto dell'Osservatorio Nazionale Regolamenti Edilizi per il risparmio energetico, presentato a Bologna da Legambiente e dall'Istituto di ricerca Cresme.

L'indagine di Cresme e Legambiente sul regolamento edilizio come motore del cambiamento ha preso in considerazione un campione di 1000 comuni e ha raccolto ed esaminato 188 regolamenti edilizi, che, attraverso l'obbligo (104) o con i soli incentivi (85), promuovono un diverso modo di costruire che guarda alla sostenibilità ambientale.

Il principale indirizzo che emerge dall'analisi dei 188 regolamenti edilizi è quello che riguarda l'obbligo di progettare e realizzare l'impianto di produzione di energia termica in modo di coprire con fonti rinnovabili almeno il 50% del fabbisogno annuo di energia per la produzione di acqua calda e di prevedere l'installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica non inferiore a quantità definite con valori diversi per unità abitativa dai vari regolamenti.

In 104 Comuni i regolamenti condizionano il rilascio del permesso di costruire, e a volte di ristrutturare, a interventi legati alla produzione di energia da fonti alternative. Ci sono poi 24 Comuni che hanno inserito nei regolamenti edilizi obblighi di risparmio energetico con prescrizioni che vanno oltre la produzione di energia solare. Si tratta di indicazioni che valgono per le nuove costruzioni e prevedono l'adozione di sistemi di recupero di acque piovane e grigie da utilizzare per gli scarichi del water, la realizzazione di pavimenti drenanti nelle superfici lasciate libere o nei giardini, l'utilizzo di materiali naturali e di tecniche costruttive per incrementare l'efficienza energetica, l'installazione di rubinetterie con miscelatore acqua e aria, il controllo automatizzato dell'illuminazione delle parti comuni, il posizionamento e orientamento degli edifici per utilizzare al meglio il rapporto luce-ombra.

La maggior parte delle iniziative si concentra nel Nord Italia con oltre 132 regolamenti su 188, rispetto ai 48 del centro, mentre risulta assente la risposta del sud con solo 8 regolamenti.

Quali gli esempi di buone pratiche? Fra gli altri c’è il riscaldamento domestico a Dobbiaco, in Provincia di Bolzano, dove tutte le utenze sono collegate a un impianto di teleriscaldamento da biomasse. Ci sono esempi di riduzione del fabbisogno di riscaldamento e raffrescamento delle abitazioni a Bolzano. Nel comune di Prato allo Stelvio sono installati oltre 1.110 kW di solare fotovoltaico che riesce a soddisfare oltre il 76% del fabbisogno elettrico delle famiglie residenti. E a Varese Ligure i fabbisogni elettrici dei cittadini sono completamente soddisfatti da fonti rinnovabili.  

"Un prezzo da amico". Questo è lo slogan scelto dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi  per lanciare l'iniziativa contro il caro vita presentata questa mattina a Roma. In sostanza, nei bar che aderiscono alla Fipe l'intero listino rimarrà bloccato a partire dal 1 novembre prossimo. Facendo leva sul fattore prezzo e avviando nel contempo altre iniziative promozionali, il canale bar vuole così facilitare il rilancio dei consumi.

Contestualmente sarà avviato un osservatorio per studiare le reazioni della clientela, della filiera e degli stessi baristi. Alcuni bar, infatti, vogliono però andare oltre e intendono abbinare al blocco dei listini anche altre offerte promozionali le cui modalità sono lasciate alla libera iniziativa degli esercenti e soprattutto alle peculiarità di ogni singolo mercato.

"La recessione a cui si sta avviando tutto il mondo - ha affermato Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe - impone una riflessione e un contributo da parte di tutti, esercenti compresi. È evidente che questa iniziativa non basterà da sola a risollevare le sorti dell'economia. Tuttavia Fipe, come sistema, si è posta il problema di fare qualcosa per offrire un po' di serenità ad un consumatore che tra annunci drammatici, titoli eclatanti e una politica ancora "convalescente", si va chiudendo sempre di più in se stesso, modificando di conseguenza in senso restrittivo i propri comportamenti di acquisto. È il momento di effettuare politiche per ridare potere d'acquisto ai lavoratori, senza dimenticare le politiche destinate agli investimenti anticiclici, anche se questo dovesse comportare un ulteriore taglio alle spese".

"L'iniziativa della Fipe è pienamente apprezzabile - ha commentato Antonio Lirosi, Mr Prezzi - perché offre un contributo al contenimento dell'inflazione. Un messaggio positivo per la fiducia dei consumatori e perché crea condizioni virtuose per favorire promozioni e riduzioni di prezzi fornendo così un'immediata risposta alle conclusioni del tavolo di confronto che abbiamo tenuto il 3 ottobre".

"E' un'azione concreta contro il carovita - ha detto, invece, Antonio Longo, presidente del Movimento Difesa del Cittadino - che dimostra la volontà degli esercenti di fare la loro parte per stimolare i consumi e venire incontro alle difficoltà dei consumatori. Siamo sicuri che la campagna avrà successo tra i consumatori e ci auguriamo che sia presa da esempio anche da altre categorie. Commercianti e consumatori, grazie anche all'intervento e all'essenziale supervisione di Mister Prezzi, devono necessariamente diventare alleati per superare la crisi dei consumi e il carovita che sta mettendo in ginocchio il nostro Paese".

Nei primi 6 mesi del 2008 la spesa delle famiglie italiane si è contratta dello 0,3% rispetto all'anno precedente. Nello stesso periodo il reddito disponibile è cresciuto di un modesto 0,5%, metà che nel 2007, a causa dei rincari dei prezzi al consumo, influenzati dalle quotazioni internazionali delle materie di base. Questo influisce negativamente sulle aspettative rendendo prudenti le decisioni di spesa e stimolando il risparmio.

Le famiglie italiane restano fra le meno indebitate del mondo avanzato, ma si è appesantito l'onere per il servizio del debito, dato l'aumento dell'esposizione degli anni passati e i rialzi dei tassi d'interesse.

L'occupazione ha continuato a crescere nel secondo trimestre del 2008, ma è cresciuto molto il numero di persone che hanno perso recentemente il posto di lavoro tra quelle in cerca di occupazione, specie nel Centro-Nord.

E' quanto evidenzia il Bollettino mensile di ottobre 2008 pubblicato oggi dalla Banca d'Italia. Nel secondo trimestre 2008 si sono ridotti gli investimenti delle imprese: nel settore residenziale si è registrata una drastica contrazione delle compravendite e un rallentamento dei prezzi, che peraltro hanno continuato a salire, mentre in molti altri paesi scendevano, anche rapidamente.

Si sono contratte anche le esportazioni, a causa dell'indebolimento della domanda mondiale e la redditività delle banche italiane ha risentito della crisi finanziaria globale, ma in misura contenuta, data l'esposizione relativamente modesta al settore dei mutui subprime e Alt/A americani, a titoli collegati e a "veicoli" attivi nel comparto. In generale gli indicatori congiunturali italiani sono negativi. Nel secondo trimestre il prodotto si è contratto rispetto al primo; l'inflazione flette per il ribasso dei corsi petroliferi e la debolezza della domanda.

Le misure di sostegno del sistema finanziario appena decise dal Governo, non determineranno necessariamente un aggravio della spesa pubblica: la garanzia statale sulle passività delle banche accrescerebbe la spesa solo nella misura in cui fosse effettivamente utilizzata. Eventuali operazioni di ricapitalizzazione delle banche o di scambio di titoli pubblici con altri strumenti non incidono sul saldo di bilancio; potranno influire temporaneamente sul livello del debito lordo senza modificare il debito netto.

La politica di bilancio è volta a raggiungere un sostanziale pareggio nel 2011 e a condurre nello stesso anno il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto al di sotto del 100%. Il conseguimento degli obiettivi è in larga misura affidato al contenimento della spesa; saranno cruciali le modalità di attuazione degli interventi disposti negli scorsi mesi.

LINK: leggi il Bollettino della Banca d'Italia

 

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