Nel contesto fortemente evolutivo dei consumi, della politica mondiale, della globalizzazione dei commerci e con l’avvio di nuove vie di comunicazione alternative al mare (come, ad es. la via della seta), appare evidente che il delicato ruolo che rivestono i mercati agroalimentari all’ingrosso debba adeguarsi a queste nuove realtà economico-sociali; pertanto è irrinunciabile avviare un profondo processo innovativo a tutti i livelli: innanzitutto culturale ma anche strutturale, tecnico, operativo, avvalendosi delle più aggiornate tecnologie informatiche, telematiche e logistiche.
È uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 sottoscritta dai paesi ONU. Ecco cosa serve, però, per creare una vera e propria cultura della sostenibilità. Garantire modelli sostenibili di consumo è uno dei 17 obiettivi che l’Agenda 2030, sottoscritta da tutti i Paesi membri dell’Onu, si è prefissata per una salvaguardia complessiva delle persone e del pianeta. Ne parla anche il Manifesto della Sostenibilità consumeristica redatto e sottoscritto dai soci di Consumers’ Forum, dove si sottolinea l’importanza di formare un “consumatore informato e consapevole”. Questo concetto è indissolubilmente legato a due aspetti fondamentali: la lotta alla povertà e alla diseguaglianza, necessarie da combattere prima di parlare di qualsivoglia tipo di atteggiamento nei confronti dei consumi.
Consumare “consapevolmente” comporta infatti mediamente una spesa maggiore per chi lo fa. E questo trova tutti i suoi limiti in un Paese come l’Italia dove ci sono 4,7 milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà, 2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano, il 5% delle famiglie più abbienti che detiene la stessa ricchezza del 75% delle famiglie non abbienti, il 18% delle case esistenti abusive.
In aumento il livello di responsabilità individuale nei confronti dell’ambiente e lo scetticismo verso il ruolo dei governi. Un nuovo studio globale Ipsos rileva il crescente livello di preoccupazione dell’opinione pubblica per le questioni ambientali. Quali tematiche preoccupano di più i cittadini? Più di un terzo della popolazione mondiale pensa che i cambiamenti climatici (37%), l’inquinamento atmosferico (35%) e lo smaltimento dei rifiuti non riciclabili (34%) rappresentino le principali minacce per il futuro del pianeta. Il grado di preoccupazione rilevato è in aumento rispetto al 2018.
"Alle prossime elezioni l’Unione Europea si presenta come un’istituzione criticata e contesa. L’Europa, infatti, è investita da una crisi profonda dell’intero occidente.
La velocità del cambiamento innescato dalla globalizzazione e dall’innovazione tecnologica e, parallelamente, gli scarsi investimenti in capitale umano e sociale che avrebbero dovuto ricomporre le lacerazioni tra progresso e società, tra tecnica e uomo, hanno determinato l’aumento delle disuguaglianze e l’impoverimento della classe media. Ciò ha scosso profondamente la fiducia di una parte dei cittadini nel futuro e nelle istituzioni comunitarie.
C’è chi critica il burocratismo di Bruxelles e la sua incapacità di decidere o di attuare decisioni, chi lamenta la scarsa legittimazione popolare delle istituzioni europee, chi segnala le debolezze di organismi che appaiono prevalentemente intergovernativi e quindi nelle mani degli Stati nazionali.
C’è chi critica gli squilibri europei, in particolare l’avere affidato all’Unione Europea la politica monetaria senza avergli affiancato la politica economica e fiscale.
Mai come in queste elezioni i temi europei si sono impossessati delle politiche nazionali dividendo l’opinione pubblica in europeisti e antieuropeisti.
Questa discrasia nei sondaggi può essere spiegata con la percezione che ci sia un trade-off tra l’essere membri dell’Unione Europea e la sovranità dei singoli Stati. Secondo questo modo di pensare, per riappropiarci della sovranità nazionale sarebbe necessario indebolire le strutture politiche dell’Unione Europea.
Il 70% degli italiani convinto che nei primi 12 mesi spebderà meno, ma l’egopower spinge a comprare prodotti biologici, superfood e Made in Italy. Il rapporto “Miti del consumo, consumo dei miti” di Censis e Conad. “Il nuovo mito sono io”, e dunque: “compro ciò che mi fa stare bene, che mi gratifica e che parla di me”. A pensarlo sono milioni di italiani, che dagli anni della crisi a oggi hanno modificato le proprie abitudini di acquisto trasformando il panorama dei consumi. Un panorama dove schizzano gli acquisti di alimenti biologici, di superfood e di prodotti Made in Italy, ma che vede anche gli italiani sempre più sospettosi verso esperti e portatori di competenze, pronti a fidarsi solo di se stessi.
La Commissione Ue ha pubblicato un documento di riflessione, con tre ipotesi condizionate dal grado di integrazione dell’Unione. Giovannini: "solo il primo scenario corrisponde alle nostre proposte". È stato lanciato dalla Commissione Ue il documento, già annunciato dal presidente Jean-Claude Juncker durante il discorso sullo stato dell'Unione del 2018, in cui viene formalizzato l’impegno dell'Unione a rispettare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, incluso l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
“L’Agcom si impegna a includere il rilevamento automatizzato e il monitoraggio dell’hate speech on line in un quadro regolatorio in cui l’Intelligenza Artificiale non sostituisce la valutazione umana nel perseguimento dei crimini di odio ma è limitata alla prevenzione e al monitoraggio”. Lo ha affermato il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Angelo Marcello Cardani, nel corso della tavola rotonda “Hate Speech and Artificial Intelligence Tools” tenutasi oggi a Bruxelles presso il Center on Regulation in Europe.
Sorvegliare piattaforme, situazione non più sostenibile. La moderna protezione dei dati personali è strettamente legata alla democrazia partecipativa. Le prossime elezioni europee, ed un eventuale referendum nel Regno Unito sulla Brexit, dimostrano l'importanza di un approccio corretto alle fonti informative.
E' stato presentato il Rapporto della Commissione globale sul futuro del lavoro, istituita dall'Organizzazione Internazionale del lavoro ( https://www.ilo.org/global/topics/future-of-work/WCMS_569528/lang--en/index.htm ). Sono stati 18 mesi di intensa attività e il Rapporto tratta di questioni molto rilevanti anche per l'Italia e l'Europa. Il Rapporto è disponibile all'indirizzo https://www.ilo.org/global/lang--en/index.htm .