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ARERA: elettricità, dal 1° luglio 3,7 milioni di clienti non vulnerabili in Maggior Tutela passano automaticamente al Servizio a Tutele Graduali.

2 Luglio 2024
Dal 1° luglio termina il servizio di Maggior Tutela per 3,7 milioni di clienti domestici non vulnerabili, che passeranno automaticamente al Servizio a Tutele Graduali con il fornitore selezionato tramite asta. Delle circa 30,2 milioni di utenze domestiche, 22,7 milioni sono oggi servite nel mercato libero, mentre 7,5 milioni sono... [continua]

Intelligenza artificiale: dal Garante privacy le indicazioni per difendere i dati personali dal web scraping

25 Giugno 2024
Il Garante privacy ha pubblicato le indicazioni per difendere i dati personali pubblicati online da soggetti pubblici e privati in qualità di titolari del trattamento dal web scraping, la raccolta indiscriminata di dati personali su internet, effettuata, da terzi, con lo scopo di addestrare i modelli di Intelligenza artificiale generativa (IAG).... [continua]

Consob: il dato Esg guida i clienti, ma anche i consulenti

25 Giugno 2024
Tra i fattori che potrebbero incoraggiare gli investimenti sostenibili, quello più indicato dagli investitori riguarda la disponibilità di informazioni attendibili in merito all’effettivo conseguimento degli obiettivi ambientali e sociali legati ai prodotti; tale elemento è segnalato anche dai consulenti come principale driver sia dell’interesse... [continua]

Relazione sull'attuazione della direttiva su una migliore applicazione e modernizzazione delle norme dell'Unione in materia di tutela dei consumatori

18 Giugno 2024
La Commissione Europea ha pubblicato il rapporto di attuazione sulla modernizzazione dei diritti dei consumatori. Tutti i paesi dell'UE hanno recepito questi diritti per proteggere i consumatori. Ora è il momento dell’applicazione e della cooperazione. [continua]

“Consumers' Forum: 25 anni di confronto e dialogo tra associazioni dei consumatori e imprese”

14 Maggio 2024
Nata nel 1999, Consumers’ Forum è un’esperienza unica di dialogo permanente tra imprese e consumatori, nel segno del consumerismo e della sostenibilità. [continua]

L'Unione europea prova a fare ordine nel settore della finanza sostenibile. Nei giorni scorsi l’Esma, l’ente di supervisione europeo su mercati e strumenti finanziari, ha pubblicato un report contenente le linee guida che devono rispettare i fondi che vogliano usare termini legati alla sostenibilità. Un percorso necessario per cercare di contrastare il gigantesco greenwashing.

Negli ultimi anni il mondo della finanza ha fatto a gara per presentarsi come sostenibile, attento all’ambiente, verso le emissioni zero e chi più ne ha più ne metta. Andando a vedere sotto la superficie, però, ci si accorge come a tale proliferare di dichiarazioni e impegni non è seguito un corrispondente cambio di rotta nelle politiche di investimento.

L’Unione europea ha promosso una serie di regole e direttive per definire e inquadrare la finanza sostenibile. Un’attività normativa che non sembra però a oggi essere stata in grado di fare cambiare strada al sistema finanziario, né di evitare tale inaccettabile distanza tra le dichiarazioni e l’operatività quotidiana.

Per fare un esempio, una delle principali regolamentazioni europee – la Sustainable Finance Disclosure Regulation o SFDR – è entrata in vigore nel 2021. Vengono definite due tipologie di fondi sostenibili: quelli che promuovono caratteristiche ambientali e sociali (cosiddetti fondi Articolo 8) e quelli che hanno proprio come obiettivo gli investimenti sostenibili (fondi Articolo 9). Una ricerca del 2023 mostrava come ben il 73% di questi fondi era però esposta sui combustibili fossili.

Analogamente, molte altre analisi hanno mostrato come la gran parte dei fondi che usa nel proprio nome termini quali “sostenibilità”, “clima”, “ESG”, “transizione” o simili, poi, adotta politiche di selezione dei titoli e di esclusione di quelli più inquinanti del tutto insufficienti.

Le linee guida appena pubblicate dall’Esma stabiliscono che, per potere utilizzare questi termini, come minimo l’80% degli investimenti deve riguardare asset sostenibili, ovvero che possano dimostrare obiettivi di investimento ambientali o sociali.

Da un lato questo dovrebbe portare a una maggiore corrispondenza tra quanto pubblicizzato da un gestore in materia di sostenibilità e gli investimenti effettivamente realizzati. Dall’altro, vista anche l’esperienza degli ultimi anni, rimangono molti dubbi sull’effettiva capacità di eliminare o, per lo meno arginare, il greenwashing del settore finanziario. 

Il problema è che, oltre alle definizioni, servirebbe un deciso salto in avanti riguardo la trasparenza di una finanza che rimane incredibilmente opaca. Ancora prima, fino a oggi le istituzioni hanno promosso elenchi di quali attività possano definirsi sostenibili (la cosiddetta tassonomia verde). Manca però il lavoro speculare di inquadramento delle attività che devono essere escluse.

È cosi che moltissimi fondi possono fregiarsi della patente di sostenibilità continuando a investire massicciamente nelle fonti fossili e in altri settori con pesanti impatti sul clima. Le linee guida dell’Esma potrebbero rappresentare un passo nella giusta direzione. Al momento, però, appare per lo meno improbabile che possano essere sufficienti per mettere fine a tali pratiche. E per permettere alla platea crescente di risparmiatori che vogliono investire in maniera sostenibile di poterlo fare nel rispetto delle proprie volontà.

https://valori.it/unione-europea-finanza-sostenibile-regole/

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