
Il motivo principale per cui si spreca è l’eccesso di acquisto generico o per eccesso di acquisto per offerte speciali. La percentuale di sprechi è in calo – 5 anni fa veniva gettato nel cassonetto il 13% circa della spesa (oggi è il 7%) – ma resta alta. A fare la differenza – secondo l’Associazione – le nuove abitudini d’acquisto delle famiglie, sempre più orientate nel coniugare risparmio, tradizione e qualità.
L’Adoc ha registrato un incremento dell’acquisto di prodotti a Km Zero pari al 17%, sia per un discorso legato alla territorialità e alla qualità che per ragioni di sostenibilità ambientale. Ad oggi gli acquisti a Km Zero costituiscono il 9% della spesa annuale delle famiglie. Di pari passo sono cresciuti gli acquisti di prodotti equo-solidali (in crescita del 12%) e Made in Italy (+32%), ossia tutti i prodotti DOP e IGP. Ad oggi il 4,5% della spesa viene destinato ai primi mentre per i secondi le famiglie destinano il 26,9% dell’intera spesa annua.
Allo stesso tempo, l’Associazione ha rilevato un fenomeno rilevante, ovvero al crescita corso degli anni dei GAS (Gruppi d’Acquisto Solidale): negli ultimi anni sono aumentate del 20% le famiglie che, almeno una volta, hanno partecipato a tali gruppi d’acquisto, destinando in media il 5,6% della spesa alimentare. Segni di un’Italia che cambia, di consumatori e famiglie che “investono” maggiormente sulla qualità dei prodotti, che cercano nuove e più vantaggiose forme di risparmio e che non guardano più solo al prezzo ma anche alla “storia” dietro il prodotto, privilegiando aspetti quali la sostenibilità del prodotto o dell’azienda produttrice.
Ma le abitudini degli italiani non sono cambiate soltanto a tavola. Rispetto al 2001 la percentuale di famiglie che sceglie di fare la spesa presso i discount è aumentata del 40%, a discapito dei super e ipermercati, mentre nell’ultimo biennio stiamo assistendo ad una ripresa dei mercati agroalimentari, in crescita del 12%.
L’Adoc, al fine di favorire la riduzione degli sprechi e la promozione di una corretta alimentazione, pubblica un utile vademecum di consigli e due calendari della stagionalità di frutta e verdura. Consumare frutta e verdura di stagione ha conseguenze benefiche non solo per la nostra salute, ma anche dal punto di vista economico e dell’incentivazione delle risorse del territorio. I prodotti di stagione sono più sani, perché senza conservanti e senza trattamenti eccessivi e valorizzano il territorio d’origine, perché più prossimi al venditore e all’acquirente.