Nella sua ultima riunione, lo scorso 5 maggio, il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (Cncu) ha deciso all'unanimità di sollecitare un'iniziativa di modifica e miglioramento delle disposizioni in materia di contenimento delle commissioni bancarie. A seguito di ciò il presidente, Stefano Saglia, in una lettera indirizzata al ministero dell'Economia, Giulio Tremonti, ha sollevato a quest'ultimo l'opportunità di valutare "congiuntamente eventuali iniziative da intraprendere".

A parere dei consiglieri dei Cncu, i punti sui quali occorre intervenire sono: il divieto di applicabilità contemporanea della Commissione di Massimo Scoperto (CMS) e del servizio di messa a disposizione delle somme; l'applicazione della CMS solo se il consumatore ha sottoscritto un contratto in cui è stata richiesta un'apertura di credito; il divieto per le banche di comunicare al correntista nuove condizioni contrattuali senza una sottoscrizione espressa del consumatore.

"In generale la struttura delle commissioni bancarie nel suo complesso va rivista e resa maggiormente trasparente se non più economica" ha commentato Fabio Picciolini, Adiconsum. "In particolare, la CMS è la commissione che necessita di una modifica: in taluni casi diventa vessaotoria". Picciolini si riferisce al caso in cui si è costretti a prelevare una somma dal proprio conto corrente il giono prima di avere la disponibilità della stessa: "in questo caso - spiega Picciolini - si arriva a pagare 5 euro al giorno di commissione. Ci sembra davvero troppo considerando il periodo di crisi generale". Picciolini auspica che venga adottato un provvedimento che "affronti il problema e ponga dei limiti ai costi delle commissioni, così come chiesto anche dalla Banca d'Italia".

 

Il 15 marzo 2010 il Parlamento italiano ha approvato all'unanimità la legge n. 38, quella sulle cure palliative e sulla terapia del dolore. "Una legge molto importante, che ha introdotto anche elementi di qualità, come quello della separazione tra la rete delle cure palliative e la rete dei centri antidolore. Ora abbiamo tutti la responsabilità di fare applicare questa legge nella pratica, sviluppando i centri antidolore, coinvolgendo i medici generici, le Regioni e le aziende sanitarie". E' quanto ha detto il Senatore Antonio Tomassini, Presidente della XII Commissione permanente Igiene e Sanità, nel suo intervento alla presentazione dell'indagine sul dolore cronico e sui percorsi assistenziali, realizzata da Cittadinanzattiva-Tribunale dei diritti del malato e presentata oggi a Roma.

"Non siamo nati per soffrire" è il titolo dell'indagine, titolo che fa riferimento ad uno dei 14 articoli della Carta europea dei diritti del malato: il diritto a non soffrire. L'indagine, realizzata in 7 Regioni (Campania, Calabria, Lazio, Liguria, Lombardia, Sicilia, Veneto) attraverso 418 questionari rivolti a pazienti in cura presso i Centri di terapia del dolore, pazienti affetti da patologia cronica e medici di famiglia, mostra chiaramente come sul dolore cronico ci siano ancora problemi di approccio culturale e di informazione.

La mancanza di informazione si riflette prima di tutto sul paziente, che spesso fa passare tanto tempo prima di riconoscere che il suo è un dolore cronico e che non è condannato a soffrire, ma ci sono cure adeguate al suo caso. Un cittadino su tre, infatti, attende mesi o anche anni prima di consultare un medico rispetto al suo dolore: nel 29% dei casi il dolore viene sopportato o sottovalutato dal paziente, nel 23% viene curato con antidolorifici. E la motivazione principale dell'attesa è la mancanza di informazione: il 27,6% non è stato indirizzato da nessuno presso un centro e il 17,3% ignorava la presenza di centri specializzati.

Per il paziente affetto da dolore cronico rimane prioritaria la figura del medico generico, che continua ad essere un soggetto centrale nel riconoscimento del problema. Oltre la metà dei pazienti, però, deve consultare da 2 a 5 medici prima di giungere ad un centro specializzato per la cura del dolore e nel frattempo passano mesi o anni. Un altro problema è il tempo, troppo breve, della durata delle visite. Il 55% dei pazienti non si sente sufficientemente ascoltato e il 63% dei medici segnala come problematica proprio la mancanza di tempo.

L'80% dei medici non segnala ai cittadini l'esistenza di specifici centri di terapia del dolore e nel 53% delle Asl non esiste un sistema informativo sull'esistenza di tali servizi. Positivo, invece, il quadro di chi si rivolge a questi centri: l'86% dei pazienti che vi accedono valutano positivamente la gestione dei proprio dolore e il 94% ritiene che gli specialisti del Centro prestino ascolto e comprendano il problema. I tempi di attesa risultano sostanzialmente accettabili, anche se variano da Regione a Regione perché questi Centri non sono ancora diffusi uniformemente sul territorio, né in numero sufficiente rispetto alle esigenze dei cittadini.

È stata presentata oggi la sesta guida per il cittadino realizzata dal Consiglio Nazionale del Notariato e da 12 associazioni dei consumatori e dedicata alla certificazione energetica degli immobili. Una casa "certificata" dal punto di vista energetico, igienico-sanitario e della sicurezza vale di più, permette di risparmiare economicamente, di raggiungere un'efficienza utile all'ambiente e di valutare prima dell'acquisto le spese che saranno necessarie per la sua gestione. Un esempio pratico: per un appartamento di 120 mq, la differenza fra la classe energetica di bassa qualità e quella di buona qualità può portare a una differenza nella spesa per il riscaldamento di quasi duemila euro l'anno.

Si rinnova dunque la collaborazione fra il Consiglio Nazionale del Notariato e le associazioni dei consumatori con una nuova guida, la sesta realizzata insieme, che tratta argomenti pratici per i consumatori che vogliano acquistare un'abitazione: la nuova disciplina energetica degli edifici. La guida "Acquisto Certificato. Agibilità, sicurezza ed efficienza energetica degli immobili" è stata presentata oggi a Roma presso il Consiglio Nazionale del Notariato ed è frutto della collaborazione fra Notariato e 12 associazioni di Consumatori - Adiconsum, Adoc, Altroconsumo, Assoutenti, Casa del Consumatore, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori.

La pubblicazione è dedicata alle nuove norme sull'acquisto degli edifici sotto il profilo della sicurezza e del risparmio energetico, che permettono all'acquirente di conoscere la qualità di un immobile e la spesa per la sua gestione energetica. Già alla stipula del preliminare va prestata particolare attenzione alla documentazione rilasciata dal venditore, che dovrà soffermarsi sul'agibilità, sulla sicurezza degli impianti e sulla certificazione energetica.

Gli italiani preferiscono il pane fresco artigianale, ma fanno fatica a riconoscerlo al momento dell'acquisto. Un consumatore su quattro infatti - secondo i dati di un'indagine Swg per la Federazione Italiana Panificatori - dichiara di non sapersi districare nei meandri della variegata offerta presente. Pane conservato, precongelato, pane in cassetta, baguette appena sfornate ma non per questo fresche e artigianali, rappresentano motivo di confusione per i consumatori che ora chiedono maggior trasparenze e certificazioni sulla qualità. Non solo: secondo l'indagine, i consumatori sarebbero pronti a spendere di più pur di riconoscere con certezza il pane fresco artigianale al momento dell'acquisto. Nove su dieci infatti giudicano importante l'introduzione di un marchio che permetta di distinguere la qualità, al punto di essere disposti a spendere il 5,6% in più del budget per l'acquisto di pane artigianale certificato.

La Federazione Panificatori si sta battendo per far applicare per il pane quanto accade già per il latte, denominando pane fresco il prodotto che non ha subito congelazione o altri metodi di conservazione e pane conservato gli altri tipi di pane, riportando in etichetta anche il metodo di produzione e le modalità di conservazione e consumo. Una distinzione che doveva essere applicata già dal 2007 dopo le liberalizzazioni del Decreto Bersani, ma il regolamento attuativo previsto dalla Legge n. 248 del 2006, non è stato mai emanato.

Consumers’ Forum fa il punto sulla pubblicità. Il principale veicolo della pubblicità ingannevole è internet, perché è veloce e sfugge al controllo. Nel 2009 sono stati 84 i procedimenti avviati dall'Antitrust su messaggi ingannevoli diffusi in rete, contro i 76 del 2008. Ma sono aumentati anche gli spot ingannevoli diffusi dalla Tv e dalla stampa: 30 i procedimenti avviati nel 2009 dall'Antitrust sugli spot televisivi, contro i 18 del 2008, e 63 quelli avviati dall'Autorità sui messaggi diffusi a mezzo stampa, contro i 50 del 2008.

Questi sono soltanto alcuni dei dati diffusi durante il convegno "La pubblicità: tra tutela del mercato e difesa del consumatore", che si è svolto ieri a Roma.  Nel corso degli anni la pubblicità è cambiata nel mezzo di diffusione e nei contenuti, diventando sempre più emozionale e sempre meno informativa. "La pubblicità per sua natura non può essere sincera perché è parziale": ha esordito così il Direttore creativo Lorenzo Marini. Marini ha spiegato che il rapporto tra il consumatore e la pubblicità è sempre stato emotivo. "Noi pubblicitari studiamo il comportamento dei consumatori e a questo adattiamo la pubblicità. Una volta ho fatto una classifica delle pubblicità delle automobili più vendute: quelle con le pubblicità più complete e informative erano agli ultimi posti".

Nel 2009 l'Antitrust ha riscontrato 239 casi di violazioni e ammontano a 35 milioni di euro le multe comminate dall'Autorità. Il settore più multato è stato, senza grosse sorprese, quella delle "Comunicazioni", con 60 casi di violazioni e 13,7 milioni di euro di sanzioni; al secondo posto c'è il settore del "Credito e assicurazioni" con 53 casi per oltre 8 milioni di euro di multe; seguono i settori "Alimentari, farmaceutico e trasporti" (40 casi e 5,4 milioni di euro di sanzioni), "Energia e Industria" (41 casi e 4,8 milioni di euro di multe) e la voce "Servizi" con 45 casi di violazioni e multe per 3,5 milioni di euro.

Dal lato meno istituzionale, a tutelare il consumatore c'è anche l'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) che può bloccare le campagne pubblicitarie ingannevoli e fornisce pareri preventivi alle aziende che vogliono sottoporre la loro campagna pubblicitaria all'Istituto, prima di lanciarla. Attraverso questo controllo preventivo, nel 2009 l'IAP ha impedito la diffusione di ben 931 casi di messaggi scorretti, fornendo 139 pareri preventivi, contro i 40 del 2008. L'IAP ha iniziato la sua attività nel 1966 e da allora ha esaminato quasi 18.000 casi; l'87% di questi riguardano provvedimenti a favore della tutela del consumatore.

La domanda cui ha cercato di dare una risposta il convegno di Consumers' Forum è stata: come possono i consumatori e le aziende corrette tutelarsi di fronte ad operatori che agiscono con pratiche aggressive e ingannevoli? Si è partiti da una ricostruzione delle norme a tutela del consumatore e del mercato. "Negli anni '80 vengono emanate una serie di normative specifiche relative a settori sensibili, come le specialità medicinali, i prodotti da fumo, i cosmetici e i claims nutrizionali e salutistici. Questo panorama - ha spiegato l'Avvocato Paolina Testa - cambia significativamente negli anni '90, quando direttive comunitarie introducono per la prima volta un divieto generale di pubblicità ingannevole. Dal 2000 in poi vengono introdotte le prime sanzioni e viene varato, in Italia, il Codice del Consumo. Nel 2005 c'è una nuova rivoluzione sostanziale: la tutela del consumatore viene separata da quella delle imprese e si inizia a parlare di pratiche commerciali scorrette in senso più ampio, di cui la pubblicità ingannevole fa parte".

"Non voglio demonizzare il ruolo della pubblicità che è un ruolo molto complesso - ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario generale dell'Unione nazionale Consumatori - Dall'altro lato non posso negare il fatto che i consumatori spesso sono superficiali e di fronte a questo la pubblicità ha gioco facile. Le pubblicità di alcuni yogurt, ad esempio, sono sbagliate perché ci fanno credere che possiamo anche avere un'alimentazione poco equilibrata, tanto poi c'è il rimedio. Sullo telefonia stendo un velo pietoso. E' uno dei mercati più concorrenziali, e per questo le offerte si fanno sempre più aggressive. L'unico rimedio è quello di accrescere la consapevolezza dei consumatori”.

Materiali del convegno:

Vincenzo Guggino (IAP)

Paolo Saba (Agcm)

Carlo Orlandi (IAP)

Domani debutta l'Indicatore Sintetico di Costo (ISC): un nuovo strumento voluto dalla Banca d'Italia che consentirà ai consumatori di confrontare i costi dei conti correnti in maniera semplice ed immediata. L'ISC serve a mostrare al consumatore il costo indicativo annuo del conto corrente, espresso in euro. Il valore è ottenuto sommando i costi annuali, fissi e variabili, del conto corrente modellati su sei profili tipo di utilizzo: Giovani (164 operazioni all'anno*); Famiglie con bassa operatività (201); Famiglie con media operatività (228); Famiglie con elevata operatività (253); Pensionati con bassa operatività (124); Pensionati con media operatività (189). (* Fonte: Bankitalia).

Per scegliere il conto corrente più conveniente, il consumatore dovrà identificare il profilo maggiormente rispondente al proprio tra i sei profili tipo di utilizzo; richiedere i fogli informativi dei conti correnti offerti ai consumatori nelle filiali delle banche o consultare il sito www.pattichiari.it; verificare che i conti correnti tra cui sta scegliendo siano adatti per il profilo tipo di utilizzo, ovvero presentino un ISC associato allo specifico profilo tipo di utilizzo; confrontare l'ISC tra i diversi conti correnti per cercare quello più conveniente per le proprie esigenze.

“Criticità e prospettive del mercato energetico retail: il punto di vista del cittadino” è il tema del convegno che si svolgerà domani a Roma presso la sala Auditorium del GSE a partire dalle 10.00, organizzato da Cittadinanzattiva. Si partirà con la presentazione dei dati del X Rapporto Pit del Settore energia, presentati dal responsabile energia e ambiente di Cittadinanzattiva Raffaele Mariano, per proseguire con l’intervento di Alberto Grossi, della Direzione consumatori e qualità del servizio, Autorità per l’energia elettrica e il gas, sul tema “Azioni e strumenti a tutela dei consumatori”. A seguire, due tavole rotonde: una centrata su “Il rapporto tra erogatori del servizio e cittadini consumatori: criticità e prospettive di miglioramento”, l’altra su “Scenari e prospettive: il punto di vista delle istituzioni”.

Migliora la qualità dei servizi di call center delle migliori aziende di vendita di elettricità e gas. L'Autorità per l'energia ha, infatti, pubblicato l'ultima "graduatoria" dalla quale emergono miglioramenti per parametri quali: i tempi di attesa, la possibilità di chiamare gratis almeno da un telefono fisso, la chiarezza delle risposte e la cortesia degli operatori.

La graduatoria, la terza che viene pubblicata dopo le precedenti di maggio e novembre 2009, è riferita al semestre luglio-dicembre 2009, e si basa sull'analisi dei call center di 29 aziende di vendita con oltre 50.000 clienti.

"La graduatoria è uno strumento a tutela dei consumatori perché contribuisce a stimolare un miglioramento continuo dei servizi e della capacità di dare risposta alle esigenze della clientela -ha osservato il Presidente dell'Autorità per l'energia, Alessandro Ortis- Una buona qualità dei call center è fondamentale per rispondere alle esigenze dei consumatori e rappresenta un vantaggio competitivo per le aziende stesse: infatti i call center sono i principali canali di contatto con i clienti e rappresentano un importante strumento di servizio per i consumatori".

I cittadini si trovano alle prese con una lunga lista di disservizi che riguardano telecomunicazioni, banche, energia elettrica e gas, servizi pubblici locali. Pubblicato oggi il X Rapporto Pit Servizi di Cittadinanzattiva.
 
Qualche esempio? Tre mesi di attesa per un guasto sulla linea telefonica. Un mese senza energia elettrica per il cambio di fornitore. Un anno per il cambio di gestore Internet. Doppia fatturazione delle bollette. Otto mesi di attesa per un richiesta di rinegoziazione del mutuo. I cittadini alle prese con i servizi pubblici si trovano di fronte a disservizi come questi e tanti altri, con una lunga lista di cahiers de doléances che attraversa trasversalmente tutti i settori, telecomunicazioni, energia, trasporti, banche, servizi pubblici locali. Trend che si confermano - le telecomunicazioni rimangono la maglia nera ma negli ultimi anni migliorano - e nuove emergenze, come il boom delle lamentele nel settore di elettricità e gas. È la fotografia che restituisce il X Rapporto Pit Servizi-Cittadinanzattiva "Servizi e PA dal punto di vista dei cittadini: dieci anni tra disservizi, reclami e nuove tutele", presentato oggi a Roma.

I principali problemi sono presto detti: nel 2009 le telecomunicazioni si confermano al primo posto fra i servizi più criticati dai cittadini, con un 20% di segnalazioni ma con un trend in discesa rispetto al 2008 (meno 16%); seguono i servizi bancari e finanziari, con il 18% di lamentele e un aumento del 40% di segnalazioni; l'energia elettrica e il gas raccolgono il 17% delle critiche ma segnalano un vero boom di lamentele con un più 72% rispetto al 2008; i servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporti pubblici) raccolgono il 16% delle segnalazioni con un trend in aumento del 24%. I cittadini lamentano disservizi nella PA (13%) con un trend questa volta in miglioramento (meno 34%) e nei trasporti ferroviari e aerei, che raccolgono l'8% delle segnalazioni, in aumento del 61% rispetto al 2008.

Questo l'andamento generale. I dieci anni del rapporto hanno messo in evidenza però alcune tendenze, come la crescente consapevolezza dei cittadini. Come ha evidenziato Isabella Mori, Direttore di Pit Servizi, quando il rapporto venne redatto per la prima volta, dieci anni fa, i cittadini chiamavano per chiedere semplici informazioni: "Nel 2009, invece, il 43% dei cittadini ha chiesto assistenza, il 22% consulenza, il 20% informazione. Il restante 15% ha inoltrato un reclamo al Pit per conoscenza". Significa dunque che c'è una crescente consapevolezza dei cittadini, che conoscono meglio i loro diritti. "I diritti più violati nel 2009 - ha detto Mori - sono il diritto alla qualità e il diritto alla sostenibilità economica".

Sarà dedicato a “Class action contro la PA e gestori dei servizi pubblici. Quale efficacia per migliorare la qualità del servizio?” il convegno organizzato da Adiconsum per lunedì 24 maggio al Cnel. La normativa sulla class action nella PA rappresenta, informa l’associazione, un nuovo strumento per intervenire sui disservizi e sulle criticità non solo della Pubblica Amministrazione, ma anche dei vari servizi pubblici e quindi può aprire nuovi spazi di tutela del cittadino sul fronte della qualità del servizio erogato. Il forum intende dunque rappresentare una occasione di approfondimento e di riflessione sul tema, a partire dagli aspetti giuridici e dalle attese fino ad arrivare alle possibili applicazioni e ripercussioni per i cittadini. L’appuntamento è presso la Sala del Parlamentino del Cnel a partire dalle 9.30.

“Pubblicità: tra tutela del mercato e difesa del consumatore”. Questo il tema del prossimo convegno organizzato da Consumers’ Forum e in programma al Cnel il 24 maggio. Il programma prevede l’intervento del presidente Sergio Veroli, cui seguiranno Massimiliano Dona (Unione Nazionale Consumatori) con un intervento su “Consumatori al centro?”, Vincenzo Guggino (segretario generale dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria) su “L’efficacia dell’autoregolamentazione pubblicitaria italiana” e Lorenzo Marini (direttore creativo) su “La pubblicità è sempre sincera?”. A seguire, gli interventi di Carlo Orlandi, presidente del Comitato di controllo IAP, di Paolo Saba, direttore generale per la tutela del consumatore dell’Autorità Antitrust, e dell’avvocato Paolina Testa. Interverranno rappresentanti di associazioni consumatori, imprese e istituzioni. Si inizierà alle 14.00 presso il Cnel.

Sono 7 le aree prioritarie d'azione delineate nell'Agenda europea del digitale, presentata oggi dalla Commissione Ue. Il primo obiettivo è quello di creare un mercato unico del digitale, nel quale i cittadini possano usufruire di servizi commerciali e prodotti di intrattenimento culturale su base transnazionale. Per realizzare ciò bisogna superare le barriere che impediscono l'accesso a servizi di tlc e digitali e a contenuti offerti su scala europea, eliminando la frammentazione dei mercati.

La Commissione intende aprire l'accesso a contenuti legittimi in rete semplificando i meccanismi esistenti di liberatoria del diritto d'autore, rilascio transfrontaliero di licenze e gestione dei diritti. Altre azioni comprendono l'agevolazione dei pagamenti e della fatturazione elettronica nonché la semplificazione della risoluzione delle controversie in rete. Un altro obiettivo è quello di favorire la diffusione di servizi TIC (tecnologie dell'informazione e della comunicazione) aperti ed interoperabili, nonché innovativi, stimolando la ricerca. Altra priorità: aumentare la sicurezza dei servizi online, elaborando una risposta coordinata ai ciberattacchi e norme più rigorose per la protezione della privacy.

Altro requisito fondamentale dell'Agenda europea del digitale è la velocità delle connessioni a internet. L'obiettivo per il 2020 è di offrire l'accesso a internet a velocità pari o superiori a 30 Mbp a tutti i cittadini europei, connessioni a 100 Mbp ed oltre alla metà delle famiglie europee. Oggi, solo l'1% dei cittadini UE ha accesso a reti ad alta velocità a fibra ottica, contro il 12% dei giapponesi e il 15% dei sudcoreani. La Commissione esplorerà, tra le altre cose, anche vari modi per attrarre finanziamenti destinati allo sviluppo delle reti a banda larga attraverso meccanismi di rafforzamento del credito e fornirà orientamenti su come incoraggiare gli investimenti nelle reti a fibra ottica. E' poi necessario fornire a tutti i cittadini le competenze digitali di base, poiché ancora un 30% della popolazione europea non si è ancora mai connessa alla rete.

Aumentano i finanziamenti alle famiglie soprattutto per i mutui per l'acquisto di case, bene rifugio per eccellenza, e aumentano anche le sofferenze bancarie. Sono alcuni dei dati che emergono dall'odierno bollettino mensile dell'ABI, dove si evidenzia che "in Italia i finanziamenti bancari destinati alle famiglie hanno continuato a manifestare anche nel primo trimestre del 2010 una dinamica in accelerazione, superiore rispetto a quanto mostrato dagli altri sistemi bancari europei, principalmente concentrata nel mercato dei mutui per l'acquisto di abitazioni".

"Pur in un quadro di incertezza del sistema economico e finanziario nazionale ed internazionale, - si legge nel documento - la favorevole dinamica dei tassi di interesse bancari, unitamente alla maggiore propensione delle famiglie italiane verso il mattone - da sempre considerato il "bene rifugio" per antonomasia - e ad un generale miglioramento del clima di fiducia, è alla base dell'accelerazione dei finanziamenti per l'acquisto di immobili delle banche nel nostro Paese". A marzo 2010 il tasso di crescita tendenziale dei finanziamenti alle famiglie è stato pari a oltre il 7,5% in Italia.

Sono più di 3000 le persone che negli ultimi dodici mesi si sono rivolte agli Sportelli per la Tutela dei Consumatori della Provincia di Roma, una rete capillare formata da otto punti d'ascolto dislocati in diverse zone della città compresi gli Outlet di Valmontone e Castel Romano.

Gli sportelli voluti direttamente dalla Provincia di Roma e gestiti in sinergia con le Associazioni dei consumatori, rappresentano un'esperienza del tutto innovativa nel settore della tutela del consumatore, mirata a tutelare fasce di cittadini/consumatori certamente più deboli e, allo stesso tempo, ad operare dove i problemi e le necessità sono più frequenti.

"La bontà dell'idea - ha spiegato l'assessore alle Politiche del Personale, alla Tutela dei consumatori e lotta all'Usura, Serena Visintin - è testimoniata dai dati che presentiamo: degli oltre 3000 contatti stabiliti tra maggio 2009 e maggio 2010, quasi il 50% arriva dai nuovi sportelli "Consumina", che hanno fatto registrare in 12 mesi ben oltre 1200 richieste".

"La loro nuova ubicazione all'interno dei Centri per l'impiego e Outlet - ha aggiunto l'assessore Visintin - ci ha consentito di raggiungere un'utenza diversificata, nel primo caso andando a recepire le istanze di consumatori più deboli, come extracomunitari o persone in stato di disoccupazione, molto spesso residenti in aree disagiate; nel secondo caso ci ha permesso di aiutare fasce di popolazione abituate ad avere meno difficoltà, inserite nel mercato e con la possibilità di spendere qualche "centesimo in più".

Via libera dal Parlamento Europeo, in seduta Plenaria a Strasburgo, allo schema di regolamento che prevede le etichette "made in" obbligatorie per tutti i capi d'abbigliamento commercializzati in Europa. Secondo gli europarlamentari l'etichetta che indica il Paese d'origine del capo d'abbigliamento è l'unico modo per assicurare un'informazione chiara al consumatore, permettendogli così una scelta consapevole e libera.

Attualmente la legislazione comunitaria sull'etichettatura tessile riguarda soltanto l'armonizzazione dei nomi delle fibre tessili vendute nel mercato europeo (ce ne sono 48: 18 naturali e 30 sintetiche) e della loro composizione. Il nuovo regolamento, proposto dal Parlamento Europeo, propone invece un'etichetta obbligatoria con l'indicazione del Paese d'origine, con possibili sanzioni per chi vìola la norma. Etichetta da applicare non solo ai capi di abbigliamento, ma a tutti i prodotti tessili: tende, divani, tovaglie, e perfino giocattoli se composti da tessuto almeno per l'80%. Gli eurodeputati hanno chiesto, infine, alla Commissione Europea di produrre un report, ogni due anni, per esaminare l'armonizzazione delle etichette, delle taglie di vestiti e scarpe, delle indicazioni di salute e sicurezza (infiammabilità, possibili sostanze allergiche).

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