Risparmia sui consumi alimentari fuori casa e cerca offerte economicamente convenienti. La tendenza è quella di andare verso "un consumatore più selettivo, più esigente, più nomade negli acquisti e più difficile da soddisfare". È quanto hanno rilevato diverse indagini sui consumi ed è una tendenza che si conferma nello studio "Le abitudini di consumo nei pubblici esercizi", realizzato Centro Studi Turistici per conto della Fiepet-Confesercenti.

La contrazione dei consumi c'è: il 15% degli italiani ha ridotto i consumi al bar, il 26% ha risparmiato sulle spese di ristorazione, resistono però il rito della colazione e alla pizza non si rinuncia.

La tendenza confermata, dunque, è che "la necessità di risparmio e il bisogno di sicurezza economica spingono i consumatori al cambiamento, all'insegna di una nuova sobrietà e frugalità, che si manifesta nel tipo di alimenti acquistati, nei luoghi in cui si fa la spesa o si consuma, nell'attenzione alla provenienza dei cibi e nella lettura delle etichette. Alcune di queste nuove abitudini resteranno legate alla crisi e scompariranno con essa, altri tipi di consumi stanno trovando invece una loro solidificazione nel tempo, e sopravviveranno alla crisi".

Sul versante dei consumi al bar, nell'ultimo mese il 50% del campione ha dichiarato una frequentazione più o meno assidua, mentre il 19,5% lo considera un consumo superfluo. Rispetto allo scorso anno, il 15,8% dichiara una riduzione nella frequenza e nei consumi al bar, con percentuali più elevate nel Centro Italia e nel Nord Ovest. Complessivamente resiste la colazione, il cui "rito" è segnalato dal 50% del campione, mentre minore è il risultato del consumo di aperitivi (16,6%) e del dopo cena (9,5%). I consumi nel settore della ristorazione vedono un 23,7% del campione che ha dichiarato abitualmente un pranzo fuori casa nell'ultimo mese, contro il 50,6% di consumi occasionali. Cala la propensione al consumo nella ristorazione fuori casa: il 26,7% del campione ha dichiarato una riduzione della spesa. In pausa pranzo va il 17,5% del campione, pari a circa 8,7 milioni di italiani che consumano un pranzo fuori e spendono in media 8 euro, per una spesa complessiva annua di circa 18,5 miliardi di euro.

"Il Consiglio europeo conviene sulla necessità che gli Stati membri introducano sistemi di prelievi e tasse a carico degli istituti finanziari per assicurare un'equa ripartizione degli oneri e stabilire incentivi volti a contenere il rischio sistemico. Tali prelievi o tasse dovrebbero essere parte di un quadro di risoluzione credibile": è quanto si legge nel documento conclusivo del Consiglio europeo riunito ieri a Bruxelles, che in questo modo ha raggiunto un'intesa per introdurre una tassa sulle banche. Il Consiglio sottolinea inoltre che "occorre proseguire con urgenza i lavori sulle loro caratteristiche principali e valutare con attenzione le questioni relative a condizioni di parità e agli impatti cumulativi delle varie misure regolamentari. Il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a portare avanti i lavori e a riferire in proposito nell'ottobre 2010".

Nelle conclusioni ci si sofferma inoltre sulla regolamentazione dei servizi finanziari: "Occorre completare con urgenza le riforme necessarie per ripristinare la solidità e la stabilità del sistema finanziario europeo e garantire la resilienza e la trasparenza del settore bancario. È essenziale compiere progressi nei prossimi mesi. Il Consiglio europeo conviene che i risultati degli stress test svolti attualmente dalle autorità di vigilanza bancaria saranno resi noti al più tardi nella seconda metà di luglio."

I CCT, certificati di credito del tesoro, attualmente in circolazione saranno gradualmente sostituiti da una nuova classe di titoli a tasso variabile con cedole semestrali indicizzate all'Euribor 6 mesi. Lo annuncia il Ministero dell'economia e finanze, precisando che il nuovo titolo sarà emesso, di norma, con una scadenza di 7 anni, ma il MEF si riserva di proporre altre durate in base alle preferenze espresse dal mercato.

A salvaguardia dei possessori dei vecchi CCT, il ministero si impegna a garantirne la liquidità e l'efficienza del mercato secondario attraverso tutti gli strumenti disponibili della gestione del debito. Ad ogni CCT in circolazione verrà inoltre garantito il mantenimento di un flottante minimo in modo da agevolare l'attività di quotazione e scambio da parte dei market maker sul mercato secondario.

"Intervenire con misure troppo drastiche di riduzione del numero di punti vendita porterebbe a riduzioni di prezzo che però verrebbero in parte compensate da maggiori costi dovuti alle maggiori percorrenze per effettuare il rifornimento". È quanto rileva lo studio "La rete carburanti nel 2009: il confronto con l'Europa", realizzato da Nomisma Energia per l'Unione Petrolifera e presentato ieri al Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti alla presenza del Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Stefano Saglia.

I dati rilevano che il numero di punti vendita dal 2006 è tornato ad aumentare, "segno - sostiene lo studio - delle difficoltà di chiudere numerosi impianti poco efficienti e dello sviluppo degli operatori indipendenti. Nel periodo 2001-2009, a fronte di una continua riduzione dei punti vendita "sociali" (-7%), le cosiddette "pompe bianche" sono praticamente raddoppiate (+63%) con una stima superiore ai 3.000 impianti, ponendo problemi dal punto di vista dell'erogato che in Italia risulta essere inferiore del 37% rispetto alla media europea e dunque dell'economicità delle singole attività".

L'indagine contraddice ipotesi di speculazione sostenendo che il prezzo alla pompa al netto delle tasse e della materia prima negli ultimi anni è sempre oscillato intorno al 12%. "L'Italia presenta inoltre caratteristiche proprie dal punto di vista della mobilità con una forte penetrazione di ciclomotori e motocicli (una moto ogni 5,8 abitanti ed ogni 3,4 auto) ed auto di piccola cilindrata (la media è di 1.547 cc) che impongono rifornimenti frequenti".

Una giornata al mare costerà quest'anno il 2,3% in più rispetto al 2009, e le regioni più care saranno Sardegna e Toscana. È quanto rileva l'Adoc in un'indagine che sottolinea come una giornata al mare per una famiglia di quattro persone costi in media 95 euro. Qualche esempio? Affittare un lettino costa 7,70 euro con un aumento del 2,6% rispetto allo scorso anno; per un ombrellone servono 7,30 euro (più 4,2%); quattro gelati in tutto fanno 10,60 euro, con un rincaro del 3,9% rispetto al 2009.

"Trascorrere una giornata al mare sta diventando sempre più un salasso per le famiglie italiane - dichiara Carlo Pileri, presidente dell'Adoc - rispetto allo scorso anno il costo complessivo è aumentato del 2,3%, la spesa media che una famiglia di quattro persone spende per rilassarsi in riva al mare ha superato quota 95 euro. Sono rincarate quasi tutte le voci, dall'ombrellone (+4,2%) al lettino (+2,6%) passando per sdraio (+1,6%) e ingresso (+2,6%). Anche le voci extra come i gelati, panini e caffè sono in rincaro, con i primi che segnano un aumento del 3,9%. Stabili solo i costi di parcheggio".

Le regioni più care sono Sardegna, Toscana e Liguria, dove si spende più della media nazionale: il 24,3% in più in Sardegna, il 23,1% in Toscana e il 16,9% in Puglia. Va meglio in Sicilia, dove si spende il 27,8% in meno della media nazionale, e in Puglia con il 23,6% in meno.

Oggi a Roma è stato siglato un protocollo di conciliazione paritetica sui pacchetti turistici, tra Federconsumatori e Movimento Consumatori da un lato e Astoi (Associazione tour operator italiani) e Assotravel Confindustria dall'altro. La firma di questo protocollo ha l'obiettivo di migliorare il rapporto tra le imprese e i consumatori in un settore che, soprattutto ultimamente, è stato interessato da una serie di disagi e "fallimenti".

Con la conciliazione paritetica i tempi per risolvere le controversie saranno più brevi e i costi minori. Il protocollo prevede, inoltre, un impegno a sensibilizzare i consumatori e gli operatori al reperimento delle informazioni utili ad evitare disagi e controversie prima, durante e dopo l'acquisto di un viaggio ed un'attività di monitoraggio della qualità del servizio.

"E' tempo di assunzione di responsabilità e di scelte". Dopo che il paese ha conosciuto le pesanti ripercussioni della crisi, "oggi anche l'Italia ha però imboccato il percorso di uscita dalla recessione. Nel primo trimestre del 2010, il Pil risulta in crescita dello 0,5%. Prove tecniche di ripartenza, dunque. Ma, nel suo complesso, il motore dell'Italia produttiva gira ancora troppo piano ed il riassorbimento della disoccupazione appare particolarmente critico. Stimiamo, così, una crescita del Pil dello 0,7% nel 2010 e dell'1% nel 2011. Anche i consumi delle famiglie seguiranno lo stesso profilo di moderata crescita del prodotto lordo. Stiamo quindi attraversando una difficile transizione dalla recessione al ritorno alla crescita, in cui resta elevato il livello di sofferenza dell'economia reale, delle imprese e del lavoro. Soprattutto, ci confrontiamo, ancora una volta, con una prospettiva di crescita lenta e fragile". È il quadro tracciato dal presidente Confcommercio Carlo Sangalli nella Relazione annuale di oggi.

Sangalli si è soffermato sulle manovra economico-finanziaria del Governo considerandola "una manovra quantitativamente impegnativa, necessariamente impegnativa. Ma più contenuta di quelle che dovranno operare altri grandi Paesi europei".

E dopo aver ricordato il contributo del settore manifatturiero ha chiesto "una politica per i servizi che si integri con la più consolidata e riconosciuta politica industriale. Una politica per i servizi - cioè un sistema di regole, di strumenti e di ragionevoli risorse - che supporti, anche in questo fondamentale settore, i processi di rafforzamento della produttività".

"Contratti di impresa e contratti dei consumatori" è questo il titolo del convegno, organizzato per giovedì 17 giugno dal Centro Studi Persona Diritto e Mercato e dalla Confconsumatori - Federazione Provinciale di Brindisi. Il convegno, che avrà inizio alle ore 15,30 (c/o la sala convegni dell'Istituto Alberghiero sito in Brindisi alla via Appia n. 356), ha ad oggetto la disciplina giuridica dei contratti di impresa e la tutela del consumatore avverso l'inserimento di clausole abusive.

Nel corso del convegno sarà anche presentato il libro "La tutela del consumatore contro le clausole abusive" scritto dall'avv. Emilio Graziuso ed edito da Giuffrè. Il volume, di oltre 600 pagine, è il frutto dell'attività di ricerca svolta dall'autore nel corso degli anni, il quale, oltre ad aver analizzato nel dettaglio la normativa, la giurisprudenza e la dottrina, ha offerto degli spunti di interpretazione delle norme, dettati, anche, dall'esperienza maturata "sul campo" nell'ambito dell'attività forense e di presidenza della Confconsumatori dallo stesso svolta.

L'Italia non può più permettersi di "pagare il prezzo di politiche anticompetitive". Bisogna "iniettare nel sistema dosi massicce di concorrenza" e per farlo serve andare avanti sulla strada delle liberalizzazioni. È quanto detto oggi dal presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Antonio Catricalà durante la presentazione della Relazione annuale. Il presidente ha ricordato come sin dallo scorso febbraio una segnalazione Antitrust abbia elencato gli interventi necessari a fronte dei quali però il disegno governativo ancora non è stato presentato. "Accogliamo con favore - ha detto Catricalà - le recenti dichiarazioni del Governo sulla volontà di aprire una nuova stagione di liberalizzazioni. Ben vengano le riforme costituzionali utili al fine. Condividiamo la necessità di anticiparne gli effetti con legge ordinaria, che garantisca a chiunque il diritto di intraprendere senza oneri burocratici. C'è anche l'urgenza di consentire alle nuove imprese e a quelle già esistenti di crescere e produrre ricchezza. Va quindi riformato il contesto di mercato oggi ostile al pieno esercizio dell'iniziativa economica. Lo strumento c'è, le idee non mancano, occorre tradurle senza ulteriore indugio in norme e fatti concreti". In sintesi, agire subito sul fronte delle liberalizzazioni.

Sul versante della tutela della concorrenza, l'Autorità ha concluso 12 procedimenti istruttori per intese illecite: fra queste, sei i casi nei quali sono state accertate infrazioni e irrogate sanzioni per quasi 50 milioni di euro. Sul fronte della tutela del consumatore, sono stati conclusi 355 procedimenti dei quali 315 con accertamento di violazioni. Le sanzioni sono state di oltre 40 milioni di euro. Altri 92 procedimenti si sono conclusi con moral suasion. L'Antitrust riconosce che "i consumatori sono più consapevoli dei loro diritti" e che le istruttorie spesso sono stimolate dalle stesse associazioni di consumatori.

I settori di maggiore intervento nella tutela dei consumatori sono comunicazioni e servizi creditizi e finanziari. Catricalà si è soffermato sulle banche e sulla vicenda delle commissioni di massimo scoperto: "Episodi come quello delle commissioni di massimo scoperto, abolite per legge ma sostituite dalle banche con oneri, certamente legali, ma più gravosi, non contribuiscono al recupero della fiducia dei risparmiatori - ha sottolineato il presidente Antitrust - Anche il collocamento di carte di credito revolving in luogo dei prestiti tradizionali è indicativo di un'attenzione rivolta solo alla redditività dell'impresa e non anche all'interesse della clientela".

Catricalà ha ricordato le sanzioni per la mancanza di prodotti civetta pubblicizzati, gli interventi contro la pubblicità ingannevole di alimentari e cosmetici, le condotte che non rispettano la garanzia dei prodotti - con un elemento positivo: "Dopo aver sanzionato alcune imprese, finalmente troviamo collaborazione nelle catene distributive dei prodotti di elettronica e di elettrodomestici che si stanno impegnando a cambiare atteggiamento" - ricordando però che "nel corso del 2009 si è registrato un ulteriore aumento delle pubblicità occulte. Spiace dover costatare che in questa pratica sono caduti anche operatori di rilievo quali le due maggiori emittenti televisive generaliste".

Da oggi chi deve chiedere il rimborso di somme affluite al "Fondo rapporti dormienti" (articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266) potrà chiamare il numero 06-85796444 attivo nei giorni feriali dal lunedì al giovedì dalle ore 9,00 alle 17,00 ed il venerdì dalle ore 9,00 alle ore 13.00. Si tratta della linea messa a disposizione da CONSAP s.p.a. - società interamente partecipata dal Ministero dell'Economia alla quale è stata affidata la gestione delle richieste di rimborso.

In particolare, Consap fornirà assistenza a chi ha già inviato le domande di rimborso al Ministero e a coloro che, consultando gli elenchi pubblicati sul sito www.tesoro.it o ricevendo direttamente informazioni dagli intermediari, risultino tra i titolari o gli aventi diritto di rapporti confluiti al citato Fondo.

Tra febbraio e aprile 2010, le banche hanno sospeso mutui per 2.3 miliardi di euro ad oltre 15mila famiglie. Questi i dati trimestrali del monitoraggio effettuata dall'Abi sull'applicazione del Piano sulla sospensione dei mutui partito il 1° febbraio scorso.

A fine marzo il valore dei mutui sospesi era di poco inferiore ad 1 miliardo di euro. La misura è stata applicata a 15.351 contratti di mutuo, per un debito residuo di 2.3 miliardi di euro. La liquidità in più per far fronte alla crisi, ha raggiunto una quota pari a 96 milioni di euro, con un incremento del 30% rispetto all'ultima rilevazione. Ogni famiglia avrà dunque a disposizione in media 6.800 euro in più. Nel dettaglio, la soluzione più frequente per le operazioni di sospensione ha riguardato l'intera rata (91% dei casi). La causa più frequente che ha determinato la necessità di ricorrere a questa opportunità nelle posizioni "in bonis" (senza ritardi nei pagamenti) è stata la sospensione dal lavoro o riduzione dell'orario (Cig, mobilità ecc.). Nelle posizioni con ritardo nei pagamenti, invece, la cessazione del rapporto di lavoro subordinato. Dal punto di vista "territoriale", il maggior numero di domande ammesse è al Nord con il 58,7%, seguono Sud e isole con il 22,2% e il Centro al 19,2%.

Promosso a pieni voti il Bilancio di sostenibilità dell'Enel. Secondo quanto afferma una nota stampa, "Il Bilancio di sostenibilità di Enel ha ottenuto il massimo livello di A+ di conformità e applicazione alle linee guida della Global Reporting Initiative. Il riconoscimento premia per il quarto anno consecutivo l'impegno di Enel orientato a una rendicontazione della corporate responsibility basata su standard rigorosi e riconosciuti a livello internazionale".

"Il nostro Bilancio di sostenibilità - ha detto l'Amministratore Delegato di Enel Fulvio Conti - rappresenta una referenza significativa, autorevolmente riconosciuta su scala globale che, con oltre 450 indicatori, misura il costante impegno aziendale nella responsabilità d'impresa nei 23 Paesi in cui Enel è presente".

I prezzi di alberghi, campeggi e case vacanza sono aumentati di poco rispetto al 2009, ma quest'anno andrà in vacanza solo il 40% degli italiani che privilegerà la "toccata e fuga". Le vacanze degli italiani si fanno sempre più "mordi e fuggi" e sempre meno da "alta stagione". Nonostante i prezzi di alberghi, campeggi e case vacanza non siano aumentati di molto rispetto al 2009 (+3%), per quest'anno si prevede una forte contrazione dei flussi turistici: -6-7% rispetto al 2009. E già l'anno scorso il numero dei vacanzieri era calato di molto. Alla fine dei conti quest'estate dovrebbe andare in vacanza meno del 40% degli italiani.

Dunque la crisi economica si fa sentire e si farà sentire ancora di più con la manovra finanziaria approvata dal Governo. E' la riflessione fatta da Rosario Trefiletti, Presidente di Federconsumatori, che ha introdotto la conferenza stampa di presentazione della quarta indagine nazionale sui prezzi di alberghi, campeggi e appartamenti delle località turistiche italiane. L'indagine, presentata oggi a Roma, è stata curata dall'Osservatorio Nazionale sul Turismo di Federconsumatori e da Federconsumatori di Modena; ha preso in esame oltre 1500 strutture alberghiere, 1000 quotazioni di locazione appartamenti e 350 campeggi.

"Purtroppo tutte le previsioni che il nostro Osservatorio ha fatto nel 2010 sono state tutte azzeccate - ha dichiarato Trefiletti - Per il turismo la previsione è di una forte contrazione dei flussi, anche per effetto della manovra che riduce di molto il potere d'acquisto delle famiglie. Si è stabilizzato - ha aggiunto Trefiletti - un nuovo modello vacanza: le canoniche due settimane ce le possiamo dimenticare mentre si privilegiano i ponti e il modello toccata e fuga. A dimostrazione anche di una maggiore sobrietà negli stili di vita degli italiani".

Le acque balneabili dell'Unione Europea sono pulite: nel 2009 il 96% dei siti costieri e il 90% di quelli in riva a fiumi e laghi hanno rispettano i requisiti minimi di qualità. Lo attesta la relazione annuale sulle acque di balneazione presentata oggi dalla Commissione europea e dall'Agenzia europea dell'ambiente. Il salto di qualità maggiore lo hanno fatto le acque interne, passando dal 52% del 1990 al 90%.

Nel 2009 la balneazione è stata vietata solo nel 2% dei siti costieri dell'UE, perlopiù in Italia. La qualità delle acque di balneazione varia maggiormente nelle località interne, tuttavia la maggior parte dei siti interni in Finlandia, Francia, Germania e Svezia rispetta anche i valori guida.

"Per migliorare ancora la qualità delle acque di balneazione europee - ha detto Jacqueline McGlade, direttrice esecutiva dell'Agenzia europea dell'ambiente - è necessario coinvolgere i cittadini, che dovrebbero innanzitutto informarsi sullo stato attuale dell'ambiente e comprenderlo, e successivamente esigere dalle autorità competenti acque più pulite. I nostri strumenti internet consentono ai cittadini di accedere facilmente alle informazioni sull'ambiente e servono da tribuna in cui possono esprimere le loro osservazioni".

Quella italiana è una sanità frammentata e a macchia di leopardo, che migliora la sicurezza mentre il Sud si conferma fanalino di coda dell'Italia, vittima di inefficienze, della presenza di strutture mediocri, della "missione impossibile" rappresentata dalla cura del dolore. È la fotografia restituita dal VI Rapporto Audit Civico "Il Sistema Sanitario visto dai cittadini. La valutazione civica delle Aziende Sanitarie", presentato oggi a Roma da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Il quadro generale è restituito da Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato: "Curare il dolore al Sud è una missione impossibile. Le liste di attesa sono un'area critica anche se qualcosa si sta muovendo. La burocrazia è il vero ostacolo per i diritti dei malati oncologici e degli affetti da patologie croniche. C'è fatiscenza e trascuratezza su un ospedale su due. Il Sud è fanalino di coda per la sicurezza. I cittadini sono considerati un ingombro, non una risorsa. Manca la certezza dell'attuazione in una situazione frammentata".

L'Audit è stato fatto su 87 fra Asl e Aziende Ospedaliere: 35 Aziende Ospedaliere, un terzo di quelle italiane, e 52 Asl su 195 totali. Per quanto riguarda la cura del dolore,"le Aziende peggiori dal punto di vista della gestione del dolore rappresentano circa il 7% del totale delle Aziende analizzate (12 su 82): si collocano soltanto al Centro, dove rappresentano il 23% delle Aziende, e al Sud, dove ben il 40% delle Aziende partecipanti ha riportato un valore pessimo o scadente. Tra le Asl peggiori, due siciliane e una Asl del Lazio".

Sul fronte sicurezza, ormai tutte le strutture adottano il documento di valutazione dei rischi. Se questo è il settore che registra valutazioni più positive, è anche vero che è quello dove non si possono ammettere eccezioni: "Sono infatti 16 gli ospedali nell'area di mediocrità e uno nella pessima. In queste strutture, che rappresentano il 20% del totale, si concentrano però tutti insieme gli aspetti più critici, come la mancata adozione di alcuni protocolli di aspirazione dei liquidi durante l'intervento chirurgico, in 6 si segnala la mancata adozione delle linee guida relative alla prevenzione della ritenzione di garze, strumenti o altro materiale all'interno del sito chirurgico". Qui il Sud va male, perché il 70% delle aziende del Nord e la metà di quelle del Centro si trovano nell'area dell'eccellenza mentre quelle mediocri riguardano solo il Sud.

Altro elemento critico è la burocrazia, soprattutto per i malati oncologici e i cittadini con patologie croniche: il 23% delle Aziende si posiziona su un livello critico o scadente; situazione critica al Sud dove sono il 66%, mentre solo il 33% raggiunge un livello discreto. Ancora: segni di fatiscenza sono presenti in oltre la metà degli ospedali visitati, anche se il comfort risulta in miglioramento. Per quanto riguarda il capitolo liste di attesa, nella maggioranza delle strutture osservate vengono rispettati i limiti stabiliti dalle norme in vigore nel momento della rilevazione, con il corollario che i cittadini devono spesso viaggiare nel territorio per trovare la sede di esami e visite. Il che non significa che il problema non sia presente: per una visita specialistica neurologica invece di 30 giorni in 12 Asl servono 90 giorni, e tanti altri sono gli esempi in cui i tempi di attesa "sforano".

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