adr copyIl dibattito sulle ADR (Alternative Dispute Resolution), nate inizialmente come tecnica volontaria di soluzione delle controversie dei consumatori e quindi come modo di favorire l’accesso alla giustizia, ad una giustizia semplice, poco onerosa, ma pur sempre corretta, imparziale, tecnicamente precisa e per l’appunto “giusta” sta investendo sempre di più anche l’amministrazione della giustizia ordinaria.

Asvis“Il discorso del presidente Juncker sullo stato dell’Unione e la roadmap per i prossimi mesi, presentati oggi al Parlamento europeo, contengono numerosi spunti importanti, con l’impegno a ‘migliorare il Pianeta’ e a fare dell’Europa ‘il continente della solidarietà’, ma sono privi di una visione complessiva per una strategia di sviluppo sostenibile”. Questo il commento del portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) Enrico Giovannini, che segnala la mancata risposta alla lettera aperta indirizzata al Presidente della Commissione, al vice presidente Frans Timmermans e alla presidenza estone del Consiglio UE, in cui si chiede un ripensamento della governance e delle politiche dell’UE, che ponga il raggiungimento dei Sustainable Development Goals (SDGs) alla base dell’azione dell’Unione. La lettera aperta, formulata dalla coalizione informale Europe Ambition, di cui ASviS fa parte, è stata sottoscritta da ex primi ministri, ex ministri delle finanze e del lavoro, precedenti vertici della Commissione e del Consiglio UE e del WTO, oltre che numerosi esperti in finanza, statistica, filiere agroalimentari e questioni di genere. Per l’Italia, è stata firmata, tra gli altri, da Giuliano Amato, (giudice costituzionale, ex Presidente del Consiglio), Enrico Giovannini (portavoce ASviS, ex Ministro del lavoro), Enrico Letta (direttore Scuola affari internazionali dell'Istituto di studi politici di Parigi, ex Presidente del Consiglio), Mario Monti (Presidente Università Bocconi, ex Presidente del Consiglio), Fabrizio Saccomanni (vicepresidente Istituto Affari Internazionali, ex Ministro dell’economia e delle finanze).

garante privacy"Suscita sconcerto e preoccupazione la norma, contenuta nel testo del Ddl concorrenza, relativa al telemarketing. Essa elimina il requisito del consenso preventivo per le chiamate promozionali, "liberalizzando" il fenomeno del telemarketing selvaggio e prevedendo come unica forma di tutela dell'utente la possibilità di rifiutare le sole chiamate successive alla prima.

Si tratta di una soluzione diametralmente opposta a quella - fondata sul previo consenso all'interessato - ampiamente discussa nella Commissione di merito dello stesso Senato, indicata dal Garante e, in apparenza, largamente condivisa.

La norma peraltro risulta incoerente con la linea di maggiore tutela seguita dalla stessa Commissione nell'ambito dell'esame del Ddl sul Registro delle opposizioni.

Prendo atto del fatto che ancora una volta il legislatore intervenga sul Codice della privacy nel segno dell'estemporaneità, rendendo ancora più difficile l'attività di contrasto delle incontenibili violazioni in questo settore".

Roma, 4 maggio 2017

 

www.garanteprivacy.it

 

art Maggiore trasparenza delle procedure e dei criteri di individuazione degli ambiti di servizio pubblico e delle loro modalità di finanziamento
 Sostenibilità economica, ambientale e sociale dei servizi di trasporto pubblico
 Massimizzazione dell’efficienza dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale

mercati generaliIl provvedimento Madìa continua a preoccupare l'Associazione nazionale direttori mercati all'ingrosso (Andmi). Dopo varie vicissitudini è stato prorogato al 30 giugno 2017 il termine entro cui le Amministrazioni pubbliche dovranno fare una ricognizione di tutte le partecipazioni in vista della loro razionalizzazione (chiusura e dismissione).  Pietro Cernigliaro, presidente di Andmi, esprime la sua preoccupazione in quanto resta immutato a 1 milione di euro il parametro del fatturato minimo sotto il quale le società partecipate dovranno chiudere. Nelle ultime ore questo parametro sembrerebbe ridotto a 500mila euro.

AsvisL’ASviS si confronta con i principali partiti e movimenti politici sul tema dello sviluppo sostenibile.  Il Portavoce, Enrico Giovannini: “Il 70% degli italiani vuole politiche per lo sviluppo sostenibile. La politica guardi ai problemi attuali e trovi il coraggio di proporre soluzioni innovative per un’Italia sostenibile da tutti i punti di vista. L’ASviS propone progetti concreti per aumentare il benessere e portare l’Italia a conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile sui cui si è impegnata”.

asstraMigliora La performance economico- finanziaria delle imprese di TPL - sfatato anche il luogo comune sul numero delle imprese partecipate di trasporto.  Roncucci: il paese imbocchi una strada nuova, investire nel TPL può generare benessere economico e sociale.

visual Authority 2016La lettura dei risultati della ricerca svolta dall’Università Roma Tre su commissione di Consumers’ Forum dimostra definitivamente che Consumers’ Forum, per la composizione della propria compagine associativa, non poteva trascurare l’evolversi di questi fenomeni che mutano intorno a noi ogni giorno perché questi mutamenti cambiano la nostra vita di consumatori e quella delle imprese tradizionali, anche delle più evolute.


Come si passa dalla Sharing alla Social Economy?
Con il rapporto dell’anno scorso CF ha studiato la Sharing Economy ovvero: esperienze di collaborazione, condivisione di beni e servizi organizzata dal basso, condivisione “tra pari” per trarne un vantaggio economico in termini, per lo più, di minore spesa. Esperienze del genere esistono da sempre ma la crisi le ha rese più necessarie, più attrattive, più evidenti e più note a tutti. Internet le ha rese più efficienti. La condivisione, infatti, cambia il proprio volto grazie alla digitalizzazione: una esperienza tra pari, viene amplificata attraverso i social network. L’utenza si allarga: partiva tra conoscenti, nel posto di lavoro, nel condominio, nella scuola, nel comune, e all’improvviso si estende al mondo intero. Ecco la Sharing Economy.


A questo punto il fenomeno si struttura nelle piattaforme digitali di condivisione peer to peer, che fanno incontrare domanda e offerta in modo professionale ma ancora gratuito. Qual è l’interesse di queste piattaforme nel facilitare l’incontro? Assistiamo ad una nuova moneta di scambio: servizi apparentemente gratuiti o comunque meno costosi sono offerti in cambio di porzioni di privacy e di rinuncia ad alcune tutele . Siamo atterrati nella Social Economy.
Il fenomeno, con la sua espansione repentina, negli ultimi 3-4 anni rivoluziona quasi tutti i mercati, coinvolgendo in vario modo sia i consumatori e che le imprese tradizionali.
Le regole e le leggi vigenti che rendono ordinati e competitivi i diversi mercati sono spesso travolte dalla rapidità dei mutamenti. Si pongono di conseguenza alcune scelte ed ri-equilibri difficili per il legislatore e in generale per i regolatori che sentono di dover intervenire.
Il primo tema è di come non soffocare le nuove economie e contemporaneamente non lasciare indifese le categorie regolate e quelle protette. In proposito, le Linee guida della “Agenda europea per l’economia collaborativa” del giugno scorso, invitano i singoli Stati membri ad assecondare l’innovazione eliminando alcune incertezze normative che ne ostacolano lo sviluppo e invoca una soft regulation che chiarisca i nuovi schemi in cui sono coinvolti i soggetti della economia collaborativa: prestatori di servizi – consumatore/utente- intermediari. Le persone che siederanno oggi qui hanno questo non facile compito.


Dunque, SE si decide di intervenire, c’è il tema di quale sia il punto superato il quale servono nuove regole; c’è da individuare un QUANDO e, subito dopo, un QUANTO incidere.

E infine, ed è la parte più difficile, c’è un COME imporre qualche vincolo ad una economia sfuggente, in continuo divenire , i cui soggetti talvolta non hanno sedi fisiche e giuridiche riconoscibili o operano in sistemi giuridici che non riconoscono i poteri del nostro regolatore.

Le intese internazionali tra legislatori e regolatori sono indispensabili e non a caso si intensificano. Io sono grato alla ricerca di Roma Tre perché mi ha aperto gli occhi sul fatto che la Social Economy è un fenomeno che attraversa ormai tutti i campi dell’economia e che impatta in modo molto diretto sulle competenze di tutte le Autorità di vigilanza, controllo e regolazione.
“Trasversalità” può essere un sottotitolo della nostra giornata. La ricerca spazia tra i vari settori economici nella individuazione delle forme di esperienze sharing/social e coglie i momenti e i temi su cui i regolatori devono rimettersi al lavoro. Persino i settori più severamente regolati, come la finanza e gli stessi mercati monetari sono investiti da una ventata di innovazioni ( che talvolta danno luogo anche ad una “shadow economy”) di difficile contenimento da parte delle banche centrali.


Un altro sottotitolo è: come funzionerà il futuro paradigma del rapporto consumatore – professionista su cui si è finora basata la tutela del consumatore europeo e il nostro codice del Consumo? C’è un terzo di mezzo, la ”piattaforma digitale”, le cui responsabilità devono essere analizzate e disegnate ancora.


Abbiamo detto di bassi costi contro diritti e tutele decrescenti .
La piena consapevolezza rispetto a questa rinuncia ad una quota dei suoi diritti e tutele diventa per il consumatore l’elemento valutativo che gli consente di riconoscere un prezzo giusto : quanto sto risparmiando/ quanto sto rischiando.


Dunque si apre un grande ruolo di analisi dei nuovi mercati, di informazione ed educazione dei cittadini che cade sulle spalle delle associazioni dei consumatori, dei media e delle istituzioni.
Altrettanto duro lavoro per le aziende tradizionali alle prese con un concorrente sconosciuto e imprevedibile che invade il campo e che difficilmente può essere affrontato sul terreno dei prezzi. La competitività si gioca su terreni nuovi.


Infine c’è un “fattore tempo” che incalza tutti perché l’innovazione è turbinosa. La legislazione e la regolazione inseguono i mercati e rischiano di arrivare quando gli scenari sono già mutati in un continuo divenire.


Nel campo dei consumatori poi si aprono anche ulteriori abissi generazionali rispetto all’accesso alle nuove opportunità.


Obiettivo di Consumers’ Forum, anche in questo frangente, è innanzitutto quello di comprendere in pieno i fenomeni, farne oggetto di analisi indipendente e di dibattito culturale e di mantenere aperto il dialogo tra le parti dei rapporti consumeristici e con chi ne detta le regole.

Mario Finzi Presidente Consumers' Forum

asstraLe associazioni nazionali del trasporto pubblico locale e della sosta uniscono le forze per fare massa critica a favore della mobilità integrata e intelligente. “Utilizzare la gestione della sosta non come tassa, ma come leva per una pianificazione urbana finalizzata ad aumentare la quota di mercato dei trasporti collettivi mettendo al centro i bisogni dei cittadini e le diverse esigenze di accessibilità”.

food copyIl cibo è divenuto ormai da tempo un'ossessione dell'informazione. Se ne parla sempre ed in tutti modi. Magnificandolo, esaltando gli chef a divi, ma spesso anche suscitando paure sulla salubrità di ciò che mangiamo. Ne hanno parlato con Ivo Ferrario, direttore della comunicazione di Centromarca (associazione industria di marca) e Ovidio Marzaioli, vice segretario Movimento consumatori e segretario generale Consumers'Forum, il conduttore di "La versione di Oscar", Oscar Giannino, nella puntata del 18/10/2016

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