Il 79% dei ragazzi e delle ragazze italiani vorrebbe ricevere maggiori informazioni su come i pirati della rete rubano le password dei loro profili personali e vorrebbe sapere, dunque, come fare a proteggere la propria privacy. Il 64,4% di loro chiede ai gestori di social network e di altre piattaforme su web di non rendere obbligatorie troppe informazioni personali nella creazione dei profili e oltre la metà dei ragazzi invita questi gestori e le istituzioni a realizzare campagne di sensibilizzazione sui problemi e i rischi che si possono incontrare in internet.

Un'altra forte esigenza avvertita dai ragazzi è quella di inserire dei filtri di ricerca più sicuri, affinché non si venga rintracciati dagli sconosciuti, ma si possa visualizzare un profilo prima di accettarlo tra i propri contatti. Infine, una richiesta che arriva dai ragazzi ed evidenzia il loro elevato grado di consapevolezza nei confronti della rete, è quella di vietare che pubblicità per adulti siano accessibili ai minori o arrivino direttamente sui propri profili personali. Il 65,2% dei ragazzi vorrebbe quindi che sia facilitata la segnalazione degli abusi.

Queste sono in sintesi alcune delle richieste emerse dall'indagine "Servizi web 2.0 e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza" presentata oggi in occasione del Safer Internet Day, nel corso di un evento svoltosi a Roma e organizzato da Save the Children e Adiconsum, i referenti in Italia del Programma Safer Internet della Commissione europea.

"Quest'anno abbiamo pensato di celebrare questa giornata istituita dalla Commissione Ue per promuovere un uso consapevole di Internet e delle nuove tecnologie, dando voce direttamente ai ragazzi che sono coloro che utilizzano di più la rete" ha spiegato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia. " E devo ammettere - ha aggiunto Neri - di aver appreso tante cose, a cui non avevo mai pensato, come ad esempio la grande paura, condivisa dalla maggior parte dei ragazzi, di vedersi rubare la password del proprio profilo personale. Dalla ricerca emerge chiaramente il forte grado di consapevolezza che i ragazzi hanno verso la propria privacy e il bisogno di garanzie di sicurezza della propria identità, di fronte a cui non possiamo restare fermi.

Per questo - ha concluso Neri - le istituzioni qui presenti dovranno garantire che il dialogo di oggi venga portato ad un livello di utilità più alto. Credo che sia necessario un atto di autoregolamentazione e che il Governo garantisca che si arrivi ad un patto con le aziende per una maggiore sicurezza della rete".

Oggi, si è ricordato durante il convegno, a Bruxelles si arriverà ad una Carta dei principi generali, che detteranno le linee guida per i gestori europei di network e piattaforme in rete.

"La rete rappresenta per i giovani un'occasione di conoscenza e di socializzazione, ma anche di eventuale rischio - ha dichiarato Paolo Landi, Segretario Generale di Adiconsum - Internet è una grande autostrada della comunicazione e, come le vere autostrade, presenta tanti pericoli. Per questo vogliamo che ci sia una segnaletica completa, a disposizione dei ragazzi, e un controllo da parte di tutti. I genitori devono fare la loro parte, magari mettendo i computer in stanze comuni della casa e non in posti isolati, ma è indispensabile l'ausilio della scuola e un'opera preventiva da parte degli stessi gestori. Le proposte dei ragazzi - ha sottolineato Landi - sono concrete ed efficaci; ci aspettiamo quindi da parte degli operatori una pari disponibilità per la loro attuazione".

La rete, infatti, è sempre più diffusa tra i minori italiani: l'86% di essi naviga in Internet e il 51,8% utilizza i servizi web 2.0 tutti i giorni; il più usato è il servizio di messaggistica istantanea (il 50,9% dei ragazzi si collega tutti i giorni a MSN, Skype e YahooMessanger); seguono i servizi di visualizzazione video, ad esempio YouTube e i social network classici, come LiveSpace di MSN, NetLog, Myspace e Facebook.

I ragazzi coinvolti nella ricerca presentata oggi sono stati 962 tra gli 11 e i 16 anni, i quali hanno risposto a questionari elaborati dai ragazzi delle scuole medie di Roma "A. Rosmini" e "D.R. Chiodi" e del centro di aggregazione "Il muretto". Questi ragazzi hanno raggruppato i punti deboli dei servizi web 2.0 in 4 gruppi principali:

  • la privacy;
  • i contatti con gli sconosciuti;
  • i contenuti inadeguati e il cyber bullismo;
  • la comunicazione e l'informazione.

Le problematiche e le soluzioni sono state poi rapportate alla Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, cercando dei collegamenti con i vari articoli.

"Devo ammettere una cosa di cui forse, noi genitori non ci rendiamo conto - ha dichiarato Isabella Rauti, Capodipartimento alle Pari opportunità - ho trovato dei ragazzi pienamente consapevoli; la loro coscienza dei rischi di Internet è decisamente maggiore di quello che percepiamo noi e questo è già un messaggio preciso che abbrevia il gap generazionale. Grazie alle richieste fatte da loro, abbiamo di fronte un quadro di rischi e potenzialità estremamente chiaro e non possiamo che assumerci ora le nostre responsabilità. Possiamo usare questo catalogo di rischi e vantaggi - ha concluso Rauti - come canovaccio per stilare un codice di autoregolamentazione".

Anche l'europarlamentare Roberta Angelilli ha espresso la sua meraviglia di fronte alla chiarezza e concretezza con cui i ragazzi hanno presentato le loro richieste. "Devo fare un mea culpa - ha detto Angelilli - nonostante la mia giovane età, quando sono entrata in parlamento europeo mi sono messa dalla parte degli adulti e rispetto alla questione della rete ho sempre visto soltanto i rischi. Consideravo i minori come dei piccoli adulti dispersi tra una serie di pericoli; ma oggi ho capito che internet ha anche grandi potenzialità e che non si può solo bloccare e demonizzare. La legislazione - ha concluso Roberta Angelilli - non deve essere solo degli adulti, ma deve parlare un linguaggio comune ai ragazzi, coinvolgerli nelle decisioni che li riguardano ed in questo è fondamentale il ruolo delle scuole e delle associazioni".

 

Contro il bullismo online, l'adescamento in rete a scopi sessuali e la divulgazione di informazioni personali, le società del web hanno firmato per la prima volta un accordo europeo per migliorare la sicurezza dei minorenni che usano i siti di socializzazione in rete. L'accordo è stato firmato oggi a Lussemburgo, annuncia la Commissione europea, in occasione del Safer Internet Day, la giornata che la Commissione Europea dedica ad un uso consapevole e senza rischi di Internet.

L'accordo è stato firmato da 17 importanti società del web (tra cui Arto, Bebo, Dailymotion, Facebook, Giovani.it, Google/YouTube, Hyves, Microsoft Europe, Myspace, Nasza-klaza.pl, Netlog, One.lt, Skyrock, StudiVZ, Sulake/Habbo Hotel, Yahoo!Europe e Zap.lu.) che intendono assumersi responsabilità e identificare i rischi potenziali che i loro siti comportano per i minorenni, in particolare il bullismo online (molestie ai bambini su siti Internet o tramite sms), l'adescamento in rete a scopi sessuali (quando un adulto entra in contatto con un bambino con l'intenzione di commettere abusi sessuali) e comportamenti rischiosi come rivelare informazioni personali.

Quali i provvedimenti? Le società intendono limitare i rischi attraverso un tasto "segnalazione di abusi" di facile uso e accessibile, che consenta agli utenti di segnalare con un click contatti o comportamenti inappropriati di altri utenti. Inoltre agiranno perché i profili completi online e gli elenchi dei contatti di utenti di siti Internet registrati come minorenni siano automaticamente classificati come "privati", in modo tale che i malintenzionati abbiano maggiori difficoltà ad entrare in contatto con i giovani.

Le aziende intendono agire garantendo che sia impossibile compiere ricerche in merito ai profili privati di utenti minorenni e che le opzioni di tutela della privacy siano evidenti e accessibili in ogni momento, cosicché gli utenti possano capire facilmente se solo i loro amici possano vedere quanto da loro messo online o se possa accedervi chiunque. Dovrebbe inoltre diventare difficile usare siti di socializzazione a utenti che non hanno l'età minima richiesta. I siti di social network informeranno la Commissione sulle loro politiche di sicurezza e sull'attuazione dei principi previsti entro aprile 2009.

Con 41,7 milioni di utenti regolari in Europa, i siti di socializzazione in rete sono un fenomeno sociale ed economico emergente, rileva la Commissione europa: l'uso di reti sociali è cresciuto lo scorso anno del 35% in Europa ed entro il 2012 il numero degli utenti dovrebbe più che raddoppiare salendo a 107,4 milioni.

"La Commissione accoglie con favore questo primo accordo europeo sulla socializzazione in rete. Si tratta di un progresso importante per garantire la sicurezza dei nostri figli che si collegano ai siti di socializzazione in rete - ha dichiarato da Viviane Reding, commissaria europea per la società dell'informazione e i media - La socializzazione in rete ha un enorme potenziale di sviluppo in Europa e può contribuire a rafforzare la nostra economia e a rendere la nostra società più interattiva - purché vi siano gli strumenti idonei a garantire che bambini e adolescenti possano fidarsi ed essere sicuri quando si fanno nuovi "amici" e condividono dati personali online".

 

Cambia il paniere dell'Istat e apre a nuovi prodotti che fotografano i cambiamenti di consumo delle famiglie. E così fanno il loro ingresso per il 2009 quattro nuove posizioni: "Pasta base per pizze, rustici e dolci", "Mais in confezione", "Chiave USB" e "Film in DVD". È quanto comunica l'Istat aggiornando la composizione del paniere usato per il calcolo dell'inflazione.

Non si registrano uscite di posizioni già esistenti e gli aggiornamenti riguardano l'ingresso di nuove posizioni e la modifica di alcune già comprese nel paniere. Entrano dunque mais e pasta base, i prodotti dell'elettronica come le USB e i DVD, mentre sono stati inseriti nuovi prodotti all'interno di posizioni già esistenti. In particolare, la posizione relativa ai Servizi di telefonia fissa comprende ora anche le "Tariffe inerenti tecnologie di tipo DSL" mentre in quella relativa a Personal computer è stato introdotto il nuovo prodotto "Netbook".

Nel 2009 il paniere per il calcolo dell'inflazione sarà dunque composto da 530 posizioni rappresentative (erano 533 nel 2008), che costituiscono il campione di prodotti o di gruppi di prodotti per i quali vengono diffusi mensilmente i relativi indici dei prezzi al consumo. Poiché molte posizioni comprendono più prodotti, sono in tutto 1.143 i beni e servizi inclusi nel paniere (erano 1.099 nel 2008).

Ci sono poi cinque capitoli che registrano un incremento del loro peso relativo rispetto all'anno precedente: "Abbigliamento e calzature", "Abitazione, acqua, elettricità e combustibili", "Mobili, articoli e servizi per la casa", "Comunicazioni" e "Servizi ricettivi e di ristorazione". In termini assoluti, la diminuzione più rilevante riguarda invece il capitolo "Trasporti".

L'aggiornamento del paniere viene effettuato alla fine di ogni anno, comunica l'Istat, "sulla base della verifica della rappresentatività dei prodotti, della loro evoluzione tecnologica, delle tendenze degli specifici mercati, delle differenziazioni regionali. Questa operazione conduce all'inserimento di quei prodotti che hanno assunto maggiore importanza nella spesa effettiva delle famiglie e all'esclusione di altri la cui diffusione o utilizzo risulta in declino o marginale". I comuni che concorrono al calcolo dell'indice restano 84 per una copertura di popolazione provinciale pari all'86,6%.


 

Il Governo non abroghi il divieto delle clausole di esclusiva nel rapporto di distribuzione tra compagnie assicurative e agenti, introdotto dal Decreto Legge 4 luglio 2006, né la facoltà di recesso annuale senza oneri, prevista per i contratti assicurativi con durata pluriennale. E' quanto chiede l'Antitrust in un documento inviato al Presidente del Senato, della Camera, del Consiglio dei Ministri e al Ministro dello Sviluppo Economico.

L'Autorità precisa che tale decreto è intervenuto su alcune delle cause strutturali alla base del "mancato impatto positivo della deregolamentazione di tariffe e condizioni di contratto sul livello dei prezzi, sulla qualità dei prodotti offerti e sulle modalità distributive" nel settore della Responsabilità civile auto (RCA).

La norma ha vietato la possibilità di prevedere clausole che impongano il monomandato nel rapporto compagnia di assicurazione/agenti e aprendo, conseguentemente, la possibilità alla diffusione di reti in plurimandato. Il divieto di esclusiva è stato poi esteso alla distribuzione di servizi assicurativi relativi a tutti i rami danni e ha introdotto la facoltà di recesso a favore dell'assicurato titolare di una polizza avente durata poliennale.

Entrambe le norme risultano in corso di esame, presso la X Commissione permanente Industria, Commercio e Turismo, del Senato della Repubblica, e se fossero abrogate comporterebbero effetti restrittivi in un'ottica antitrust incidendo negativamente tanto sugli assetti concorrenziali dei mercati assicurativi coinvolti, quanto sulla tutela del consumatore.

"A giudizio dell'Autorità, il confronto competitivo non può che essere innescato dai positivi stimoli provenienti da una domanda finale correttamente informata, in grado di comparare agevolmente e senza costi di ricerca le varie offerte, quindi di scegliere e cambiare rapidamente l'originario fornitore.

Le richiamate proposte di modifica volte da un lato a reintrodurre la possibilità di adozione di clausole di esclusiva nella fase distributiva e, dall'altro, a limitare il diritto di recesso per il consumatore nei contratti poliennali, sembrano andare in una direzione esattamente opposta agli auspicati sviluppi pro-competitivi nella struttura dei mercati e di tutela del consumatore finale. Tra l'altro, solo il confronto competitivo nella fase distributiva e la mobilità della domanda sono il veicolo per indurre una riduzione nel livello dei prezzi finali delle polizze assicurative in esame; ciò, in un contesto di crisi quale l'attuale, appare indispensabile.

In tre anni i riti alternativi al processo sono più che triplicati ma la loro diffusione potrebbe essere ancora maggiore. Il numero di domande che riguardano la giustizia alternativa in Italia - dunque conciliazione e arbitrati amministrati - è più che triplicato, passando dalle 15.916 del 2005, alle 26.896 del 2006 fino alle 50.808 del 2007. Nel 2007 le domande di conciliazione rappresentano il 98% di tutte le domande di giustizia alternativa e la maggior parte riguarda controversie fra un'impresa e un consumatore, generalmente promosse dal consumatore stesso. E iniziano a comparire i primi casi di conciliazione online. Sono i risultati principali del Secondo Rapporto sulla diffusione della giustizia alternativa in Italia, presentato oggi a Milano e realizzato da Unioncamere, Camera di Commercio di Milano, Camera Arbitrale di Milano insieme a ISDACI (Istituto per lo studio e la diffusione dell'arbitrato e del diritto commerciale internazionale).

Negli ultimi tre anni, rileva dunque lo studio, è più che triplicato il numero globale delle domande inerenti il ricorso agli strumenti di giustizia alternativa, proveniente sia dal mondo delle Camere di commercio, sia da tutti gli altri operatori che non fanno capo ad esse, passando da 15.916 del 2005, a 26.896 del 2006 e 50.808 del 2007. La durata dei procedimenti è in media di 70 giorni per una conciliazione e di 138 giorni per un arbitrato amministrato. Quasi tutte le tipologie di conciliazione, nel 2007, sono risultate gratuite.

In tema di valore dei procedimenti, per le conciliazioni quello medio è di 17.555 euro (per le conciliazioni presso i Corecom è di 340 euro), mentre per gli arbitrati è di 132.300 euro (ma per la Camera dei Lavori Pubblici e la Camera Arbitrale di Milano il valore medio supera i tre milioni di euro).

Nel 2007 le domande di conciliazione rappresentano il 98% di tutte le domande di giustizia alternativa, quelle di arbitrato solo l'1%. In particolare, c'è una preferenza per la conciliazione presso i Corecom (33.167 domande) e presso le Camere di commercio (che dal 2005 al 2007 hanno più che raddoppiato il volume delle conciliazioni gestite, passando da 6.034 a 14.183). Il maggior numero di domande di conciliazione rilevate nel 2007 riguarda controversie sorte tra un'impresa e un consumatore, generalmente promosse da quest'ultimo. L'86% degli arbitrati ha visto invece contrapporsi due imprese. E anche in Italia, rileva lo studio, iniziano a comparire i primi casi conciliazione on line, come il servizio offerto dalla Camera Arbitrale di Milano.

"I consumatori, così come gli imprenditori, - ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano - hanno bisogno di norme in grado di offrire soluzioni veloci e flessibili delle controversie. Una necessità che oggi la giustizia civile fatica a soddisfare e che trova invece una risposta nell'arbitrato e nella conciliazione". Per Francesco Bettoni, Vice Presidente di Unioncamere "la crisi della giustizia civile ha un costo elevato sulla competitività delle imprese italiane e incide fortemente sull'attrazione degli investimenti. In questa fase delicata dell'economia è ancora più importante rafforzare gli strumenti di giustizia alternativa che possono contribuire a recuperare la certezza del diritto".

Per il presidente di ISDACI Giovanni Deodato, "il positivo trend di crescita degli strumenti di giustizia alternativa evidenziato dal Rapporto è indubbiamente un risultato lusinghiero ma siamo ancora davanti ad una goccia d'acqua nel mare della conflittualità. In particolare, l'informazione resa possibile dal Rapporto si rivolge innanzitutto al Parlamento e al Governo e poi alle associazioni imprenditoriali, dei consumatori, nonché all'opinione pubblica affinché sia conosciuta l'offerta delle modalità di accesso alla giustizia privata. L'offerta dei servizi di arbitrato, mediazione e conciliazione, infatti, adempie ad un ruolo che forse non dobbiamo più definire soltanto alternativo, bensì anche complementare alla amministrazione della giustizia".

 

Ogni giorno 156 italiani perdono la vita per le conseguenze dell'eccesso di peso. Secondo l'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel nostro paese le morti attribuibili a sovrappeso e obesità sono state circa 57mila nel 2002, un decimo del totale. "Sono numeri da guerra è oggi il sovrappeso è un problema troppo sottovalutato" ha detto Franco Di Mare, giornalista di RaiUno, in occasione della conferenza stampa di lancio dell'iniziativa "Dai peso al peso" che si è tenuta oggi presso il policlinico Umberto I di Roma.

In cosa consiste il progetto "Dai peso al peso" che vede coinvolti per la prima vota diversi soggetti, tra cui l'Istituto Superiore di Sanità, l'IRCCS San Raffaele Pisana, la Società Italiana dell'Obesità e Acaya Formazione & Salute, in partnership con Abbott e Coop? Dal 13 febbraio fino al mese di giugno, milioni di italiani che hanno superato i limiti di peso potranno recarsi in un supermercato Coop per un check-up gratuito che misurerà il loro stato di sovrappeso.

In oltre 50 centri IperCoop di tutta Italia, le persone di età compresa tra i 18 anni e i 75 anni, in sovrappeso evidente o sospetto, potranno eseguire il controllo dei valori ematologici, misurazione della pressione arteriosa, misurazione della circonferenza addominale, indice di massa corporea, valutazione della distribuzione di grasso rispetto alla massa magra, e test sul comportamento psicologico nei confronti dell'alimentazione.

L'obiettivo del progetto è quello di valutare i principali fattori di rischio legati all'eccesso di peso creando un data base unico nel suo genere, nonché quello di aumentare nelle persone il grado di consapevolezza sulla propria condizione di rischio e incoraggiarle a modificare il proprio stile di vita.

Perché si è scelto il supermercato invece che la piazza? "Abbiamo pensato di intervenire lì dove ci sono le scelte del consumatore, per orientare il gusto, ma soprattutto lo stile di vita nella giusta direzione" ha spiegato Salvatore Puscio, Presidente Acaya Consulting, una società che fa simulazioni di interventi ospedalieri per preparare meglio i medici alle operazioni reali. "Il progetto nasce da una forte esigenza di testare i problemi di sovrappeso degli italiani - ha detto Puscio - e abbiamo deciso di farlo sul campo, offrendo gratuitamente la possibilità agli italiani attraverso degli ambulatori mobili".

Il sovrappeso ormai è un'epidemia che coinvolge milioni di persone: i più recenti dati Istat indicano che più di un italiano su tre (34,2%) è in sovrappeso, mentre quasi uno su 10 (9,8%) è obeso. Gli obesi adulti sono ormai un esercito di oltre 4 milioni di persone. E il loro numero è in crescita. Le statistiche confermano che vi è stato un incremento dell'obesità in tutti i Paesi in Europa, in Australia e soprattutto negli Stati Uniti con un aumento delle persone obese fino a circa il 30% della popolazione. Dagli anni '70 ad oggi la popolazione in sovrappeso e obesa in Italia è aumentata del 10% e in Inghilterra di circa il 18%.

Secondo uno studio condotto dall'Istituto Superiore della Sanità sulla fascia d'età 6-11, è emerso che dal 1990 ad oggi, si è verificata una crescita della popolazione giovane in sovrappeso e/o obesa di circa il 30%, che corrisponde al dato del 30% degli adulti in USA.

"Il grasso in realtà è un vero e proprio organo - ha dichiarato Saverio Cinti, Presidente Società Italiana dell'Obesità - in quest'organo ci sono due tipi di cellule: un tipo trasforma i grassi in calore quindi è positivo, mentre l'altro tipo sono cellule che accumulano il grasso e possono scoppiare generando un'infiammazione. Quando succede ci troviamo di fronte ad una vera e propria malattia e non si può far da soli". Giuseppe Rosano, del Centro di Ricerca Clinica e Sperimentale del San Raffaele di Roma, ha ricordato che "siamo fatti per vivere in assenza di cibo. Quindi quando c'è uno sbilanciamento tra quello che sprechiamo e quello che immagazziniamo, l'organismo accumula. E l'aumento di peso - ha concluso Rosano - aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e di tutta una serie di altre malattie". Diabete, ipertensione, ictus e anche tumori sono i rischi del sovrappeso, con pesanti ricadute anche in termini sanitari e socio-economici.

"C'è la necessità di spiegare che questo non è un problema estetico - ha ribadito Giovanni Spera, Prof. Di Medicina Interna all'Università La Sapienza di Roma - purtroppo è una malattia che va gestita dal Sistema Sanitario e da tutte quelle strutture che possono affrontare il problema. Oggi ci sono dei protocolli standard che prevedono tante attività che funzionano. La chirurgia è sicuramente quella che dà risultati sul breve periodo, ma ci sono anche altre soluzioni". Infatti la perdita di grasso non è necessariamente perdita di peso e i due presupposti fondamentali per combattere il sovrappeso restano una dieta equilibrata e un giusto esercizio fisico. "Tutte o quasi tutte le terapie farmacologiche per dimagrire sono estremamente pericolose - ha ribadito Cinti.

Ma cosa ci si aspetta da questi dati che si raccoglieranno sul sovrappeso degli italiani? "Sicuramente c'è una curiosità scientifica - ha detto Cinti - non sappiamo realmente quanti soggetti in sovrappeso hanno una situazione di pericolo dal punto di vista sanitario. Questa è la prima volta che viene fatto uno screening di massa che ci aiuterà a capire le abitudini degli italiani". "Oltre ad essere tutto anonimo - ha precisato Stefano Vella dell'Istituto Superiore di Sanità - così che nessuno possa sentirsi schedato, verrà messa su una corte epidemiologica, per cui quest'iniziativa non darà solo una fotografia statica della situazione, ma seguirà i dati ne tempo, cercando di analizzare i fattori avversi e gli impatti dell'obesità nel tempo".

"L'obesità è una malattia solo dei paesi ricchi?" ha chiesto Franco Di Mare in conclusione. "Non è proprio così. Certo dove non c'è da mangiare ci sono altre urgenze, ma nei posti dove c'è un apporto di cibo almeno sufficiente subito si affaccia il problema dell'obesità". "Perché è un problema soprattutto di educazione alla salute, su cui si deve investire, e bisogna avere un approccio sistemico per inquadrare la malattia nel suo complesso" ha concluso Vella.

La caduta dei consumi segna un rallentamento e si attenua le tendenza negativa per quasi tutti i beni e servizi, in particolare per alimentari e bevande. La situazione resta critica per gli acquisti di autovetture e motocicli mentre continua a essere dinamica, anche se in frenata, la domanda di beni e servizi per comunicazioni. La previsione di una sostanziale "tenuta" dei consumi viene dalla Confcommercio. Secondo l'Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC), infatti, "a dicembre c'è stato un calo dello 0,5% e si è così attenuata la tendenza negativa dei consumi per quasi tutti i beni e servizi, in particolare per gli alimentari e le bevande". Dopo il meno 5% di novembre "si conferma la previsione di una sostanziale tenuta dei consumi, conseguenza anche di un comportamento delle famiglie nel periodo natalizio non particolarmente difforme da quanto tenuto negli anni precedenti".

Nella media dell'anno le quantità acquistate hanno registrato una riduzione del 2,3% a fronte di una crescita nel 2007 dell'1,1%. Anche a dicembre è proseguita la tendenza a un ridimensionamento dell'inflazione, rileva Confcommercio, e dunque i prezzi relativi al paniere di beni e servizi che compongono l'ICC hanno fatto registrare una crescita dello 0,7%, "in sensibile ridimensionamento rispetto ai valori raggiunti in estate". In termini tendenziali le diminuzioni più rilevanti hanno interessato i beni e servizi per la mobilità e le comunicazioni. Dopo il meno 2,8% registrato nel mese di novembre, la domanda per beni e servizi ricreativi ha registrato a dicembre 2008 una ulteriore diminuzione (meno 2,0% in termini tendenziali). Solo per dischi, supporti per la registrazione e concorsi a pronostici si è riscontrata una crescita. Nella media dell'intero anno la flessione è stata del 3,4%.

A dicembre continua a diminuire la domanda di beni e servizi per la mobilità (meno 5,8% in termini reali rispetto all'analogo mese del 2007) dovuta al permanere di una situazione fortemente critica per gli acquisti di autovetture e motocicli e delle spese per il trasporto aereo. Si conferma invece dinamica la domanda relativa ai beni e servizi per le comunicazioni, con una variazione in termini reali del più 9,8%, evoluzione a cui ha contribuito la tendenza espansiva degli acquisti di dotazioni per l'informatica e telecomunicazioni. Ciò nonostante, anche questo aggregato presenta un sensibile rallentamento rispetto al 2007 se si considera che nella media annuale l'aumento è stato del 7% a fronte del più 12,9% registrato nel 2007.

Beni e servizi per la cura della persona fanno registrare un ulteriore aumento delle quantità vendute (più 2,4% nel mese, più 2,3% nella media del 2008), quasi esclusivamente per la domanda di prodotti farmaceutici e terapeutici. Segnali negativi per abbigliamento e calzature (meno 3,1%) per i quali le famiglie spostano gli acquisti durante i saldi. E per quanto riguarda la domanda delle famiglie per i prodotti alimentari, bevande e tabacchi, la stima per dicembre 2008 pur evidenziando una ulteriore flessione (meno 0,6% in termini tendenziali) indica la tendenza a mantenere inalterati gli acquisti per questa tipologia di consumi in occasione delle festività di fine anno. In media nel 2008 la flessione della domanda è stata del 3,6% rispetto al 2007.

 

Quattro facciate al posto di otto e istruzioni ridotte da 100 a 24 pagine. Numeri mini per Unico mini, versione "pocket" e "user friendly" del modello Unico persone fisiche studiata dalle Entrate per i circa 4 milioni di contribuenti italiani con i redditi più comuni. Breve e facile da riempire, il nuovo modello si presenta all'appello con la prossima stagione delle dichiarazioni con righi ridotti nel numero ma ampliati nelle dimensioni per rendere più agevole la compilazione.

I dati anagrafici, ad esempio, che nel modello Unico ordinario richiedono una pagina intera, sono condensati in un solo rigo, dove il contribuente si limiterà a indicare nome, cognome, codice fiscale e domicilio fiscale. Una tappa ulteriore, dunque, nel percorso di semplificazione degli adempimenti portato avanti dall'Amministrazione finanziaria anche attraverso modelli di dichiarazione più chiari e "leggeri".

Unico mini, platea maxi
Sulla base dei dati di Unico persone fisiche 2008, saranno in 4 milioni a poter optare per Unico mini 2009, di cui 3 milioni di lavoratori dipendenti e un milione di titolari di altri redditi (ad esempio di terreni e fabbricati).
Il nuovo modello potrà essere utilizzato dai contribuenti residenti in Italia che hanno percepito uno o più tipi di redditi tra: redditi di terreni e di fabbricati, di lavoro dipendente o assimilati, di pensione, derivanti da attività commerciali e di lavoro autonomo non esercitate abitualmente e che intendono fruire delle detrazioni e deduzioni per gli oneri sostenuti e delle detrazioni per carichi di famiglia e lavoro.

Essendo dedicato ai contribuenti che presentano le situazioni più comuni e più semplici, è invece off limits per i titolari di partita Iva, per chi deve presentare la dichiarazione per conto di altri (ad esempio eredi o tutori) e per coloro che devono presentare una dichiarazione correttiva nei termini o integrativa.

Unico mini, vantaggi maxi
Tutte le agevolazioni introdotte per il 2008 trovano naturalmente spazio in Unico mini. In particolare, il nuovo modello accoglie - con un'apposita colonna in cui indicare il reddito complessivo dei singoli familiari - il bonus straordinario per le famiglie e la tassazione con imposta sostitutiva del 10% da applicare alle prestazioni di lavoro straordinario e assimilate, nel caso in cui la scelta venga effettuata in sede di dichiarazione.

Sostanzialmente invariati nella struttura i quadri RA e RB (redditi dei terreni e dei fabbricati), dai quali vengono però tenuti fuori i casi più particolari: mancata coltivazione del terreno, immobili inagibili, canoni di affitto in regime vincolistico o non percepiti per morosità. Semplificati anche i quadri RC (redditi di lavoro dipendente e assimilati), che si presenta senza la tradizionale suddivisione in sezioni, e RP (oneri e spese), che include tutte le spese detraibili - comprese quelle sostenute per lavori di ristrutturazione - ad eccezione degli oneri che comportano particolari complessità nei calcoli.

Ridotti, infine, i righi del quadro RN (determinazione dell'Irpef), che tiene fuori crediti d'imposta e una serie di informazioni non necessarie perché relative a dati non presenti nei quadri precedenti. Chiude il nuovo modello il riquadro destinato alla richiesta del bonus straordinario per le famiglie a basso reddito e quelli relativi alla firma della dichiarazione, all'impegno alla presentazione telematica e alla destinazione dell'otto e del cinque per mille.


 

Disattivare i siti web pedopornografici, ostacolare i loro sistemi di pagamento online, promuovere filtri per i siti porno e punire i gestori di forum pedofili. Lo raccomanda il Parlamento europeo che oggi ha approvato con 591 voti favorevoli e 2 contrari, la relazione dell'eurodeputata italiana Roberta Angelilli, che propone di rafforzare la lotta allo sfruttamento sessuale dei bambini, adottando anche norme comuni sul turismo sessuale, favorendo le denunce e tutelando di più le vittime di violenze.

Anzitutto il Parlamento Ue chiede di incoraggiare gli Stati membri che non lo hanno ancora fatto a sottoscrivere, ratificare e attuare tutte le convenzioni internazionali pertinenti, in particolare quella del Consiglio d'Europa (firmata dall'Italia nel novembre 2007), e ad aiutarli a migliorare la loro legislazione, anche sancendo che i reati a sfondo sessuale nei confronti delle persone di età inferiore a 18 anni "siano sempre classificati in tutta l'Unione europea come abuso di minori" e penalizzando tutte le forme di abuso sessuale nei confronti dei minori.

Ma i deputati chiedono anche di rivedere la decisione quadro in modo da elevare il livello di protezione almeno sino a quello previsto dalla Convenzione del Consiglio d'Europa e da concentrare l'attenzione sugli abusi connessi a Internet e ad altre tecnologie della comunicazione. Più in particolare, chiedono di punire la partecipazione ad attività sessuali con una persona di età inferiore a 18 anni ricorrendo a coercizione, forza o minaccia, oppure abusando di una posizione riconosciuta di fiducia, autorità o influenza, o di una disabilità mentale o fisica del minore, o ancora dando in pagamento denaro o altre forme di compenso in cambio del coinvolgimento del bambino in attività sessuali. La nuova decisione quadro dovrebbe anche penalizzare il matrimonio forzato di un bambino nonché la partecipazione intenzionale a esibizioni di carattere pornografico che coinvolgano bambini e li costringano intenzionalmente ad assistere ad abusi o attività sessuali.

 

La liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica è in linea con le tendenze europee ma il cambiamento è in media basso fra i consumatori domestici, che sono interessati a valutare offerte sul mercato libero solo se queste portano a risparmi del 15-20%. È quanto dichiara Paolo Vigevano, amministratore delegato di Acquirente Unico, in occasione della presentazione della ricerca RIE sul comportamento dei clienti tutelati ed in particolare quelli del mercato domestico. "La liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica in Italia è in linea con il trend europeo, ma la propensione al cambiamento è soprattutto dei grandi utenti, ossia delle imprese industriali e commerciali, mentre è mediamente bassa fra i consumatori domestici - ha detto Vigevano - In un anno e mezzo circa 2,3 milioni di clienti, infatti, sono passati dalla maggior tutela al mercato libero, un tasso di trasmigrazione (switching) che è in linea con le migliori esperienze europee".

In particolare, "il numero di clienti serviti in maggior tutela è passato da 34 milioni a poco più di 31 così che il numero di famiglie che continuano ad avere la fornitura di energia elettrica nel regime di maggior tutela è passato da 28 milioni a circa 26 milioni". I consumatori, ha continuato l'ad di Acquirente Unico, "si sono dichiarati interessati a valutare offerte sul mercato libero solo allorché i risparmi conseguibili fossero dell'ordine di grandezza di almeno 15-20%. Per un consumatore domestico tipo (2.700 kWh l'anno) dei 500 euro circa di spesa annua, due terzi soltanto riguardano l'energia elettrica e la commercializzazione e vendita. È evidente, quindi, come sia difficile per una società di vendita fare offerte commerciali sul mercato domestico con sconti elevati come quelli attesi dai consumatori".

 

Cosa pensano le famiglie e le imprese italiane a proposito dei servizi pubblici locali? Ad esempio, vengono considerati al pari di altri diritti di cittadinanza, sono troppo "burocratizzati" e segmentati? Ma soprattutto soddisfano gli utenti e le imprese? Sono questi gli interrogativi alla base di una ricerca condotta da Censis-Confservizi, presentato oggi a Roma.

Il servizio idrico integrato risulta il servizio pubblico locale più importante per le famiglie italiane, in relazione allo stile di vita del nucleo familiare; seguono i rifiuti, l'energia elettrica, il gas, le aziende sanitarie e i servizi assistenziali di cura. All'ultimo posto ci sono i servizi culturali, per il turismo e il tempo libero. Per le imprese sono i servizi pubblici dell'energia elettrica a rivestire maggior importanza; restano secondi i rifiuti, ma al terzo posto troviamo il trasporto pubblico locale; il servizio idrico integrato arriva quarto e ultimo il gas.

Parliamo di liberalizzazioni. Il 53% delle famiglie italiane riconosce grande importanza ai processi di messa in concorrenza delle aziende che erogano i servizi pubblici locali; il 55,7% si aspetta un miglioramento della qualità del servizio a prezzi inferiori e il 24,9% a prezzi immutati.

Ed è il prezzo a determinare la scelta dell'operatore, in un ipotetico contesto concorrenziale (per il 51,9% delle famiglie); il 39% sceglie in base alla chiarezza delle condizioni contrattuali, il 31,2% in base alla credibilità dell'interlocutore o alla notorietà dell'azienda. Solo per il 7,5% delle famiglie è importante l'informazione sui servizi erogati. Secondo il 65,9% delle imprese le aziende che offrono servizi integrati di pubblica utilità secondo il modello multi service semplificano i passaggi burocratici e rendono più facile interloquire con un unico soggetto di offerta. Per il 61,1% delle famiglie il modello di multi utilities offre all'utente vantaggi di interloquire con un unico soggetto.

Com'è il rapporto tra il consumatore e l'azienda che offre servizi pubblici locali? Il 64,8% delle famiglie si rivolge direttamente all'azienda erogatrice per far presente le proprie esigenze, il 10,2% lo fa attraverso le associazioni dei consumatori, il 23,6% non ha mai avuto occasioni di farlo. Inoltre il 43,8% delle famiglie ritiene che le procedure conciliative siano il modo più efficace per fronteggiare eventuali controversie con le aziende; il 24,8% preferisce le azioni collettive risarcitorie.

 

 

E' disponibile, da qualche giorno sul sito dell'Agenzia delle Entrate, il modello di comunicazione per la ricezione telematica, da parte dei sostituti d'imposta, dei dati relativi ai 730-4, con gli importi da trattenere o da rimborsare, tra i quali, per esempio, l'Irpef. Il modello è accompagnato dal provvedimento di approvazione ed è completo di istruzioni e specifiche tecniche. Quest'anno si allarga il ventaglio delle province interessate dalla modalità sperimentale di scambio telematico, sempre più rapida, economica e sicura.

Il modello consente ai sostituti d'imposta con domicilio fiscale nelle province coinvolte nella sperimentazione di comunicare l'utenza telematica presso cui l'Agenzia renderà disponibili i dati dei 730-4 trasmessi dai Caf - dipendenti. Questo flusso informativo a tre vie, realizzato grazie ai servizi telematici dell'Agenzia, rappresenta una procedura necessaria per consentire i conguagli su retribuzioni e pensioni con vantaggi evidenti in termini economici e di sicurezza.

Le province coinvolte sono: Agrigento, Aosta, Arezzo, Ascoli Piceno, Asti, Belluno, Benevento, Biella, Brindisi, Caltanissetta, Campobasso, Chieti, Cosenza, Cremona, Crotone, Enna, Gorizia, Imperia, Isernia, L'Aquila, Lecco, Livorno, Lodi, Macerata, Matera, Oristano, Perugia, Pistoia, Pordenone, Potenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Rovigo, Salerno, Sassari, Savona Taranto, Terni, Trento, Verbania, Verona, Viterbo. I sostituti d'imposta devono presentare la comunicazione, esclusivamente in via telematica, entro il 31 marzo 2009. Possono farlo direttamente o tramite un intermediario abilitato alla trasmissione telematica delle dichiarazioni.

Banche e immigrati, un rapporto fatto di una pluralità di strumenti finanziari e di una clientela che in genere esprime esigenze "medie" anche se con diverse specificità nazionali. Così gli albanesi preferiscono il bancomat (80% a fronte di una media di circa il 67%), i ghanesi puntano sulla carta di credito (32%), i filippini sulle carte prepagate (24%). La comunità cinese è al primo posto per l'uso di libretti di risparmio (56%) e i prestiti personali (40%) mentre l'Ecuador è al primo posto per l'uso dell'home banking (oltre il 13%). Il lavoro è il canale di accesso al sistema bancario per le comunità del Senegal e del Marocco, mentre per la Romania la banca è soprattutto custode del risparmio e canale di accesso al credito. Fra i migranti, l'82% è cliente medio, ossia fa ricorso a una pluralità di strumenti finanziari che rispondono ad esigenze semplici e basilari. Il 16% appartiene invece a un profilo che investe e valorizza i risparmi.

Sono i dati della ricerca ABI-Cespi "Banche e nuovi italiani: i comportamenti finanziari degli immigrati" sul grado di utilizzo dei servizi bancari da parte degli immigrati, presentata al Forum Corporate Social Responsibility oggi a Roma.

Come ha spiegato Giuseppe Zadra, Direttore Generale dell'ABI, "oggi le banche si confrontano sempre più con le aspettative e i bisogni finanziari anche di nuovi soggetti, in particolare degli immigrati, che si sono inseriti nel nostro tessuto economico e sociale e che rappresentano un segmento del mercato non più trascurabile". Zadra ha sottolineato che "diviene perciò necessario comprendere le esigenze che emergono dal lato della domanda ed individuare soluzioni che possano rispondere ai bisogni ed alle attese degli interlocutori".

 

La maggior parte degli italiani paga con la carta, invece che in contanti, perché la considera uno strumento più comodo e veloce. Secondo un sondaggio condotto dall'ISPO, l'Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione, diffuso oggi, il 77% degli intervistati considera la "moneta elettronica" lo strumento più comodo, soprattutto durante viaggi e vacanze o periodi intensi di shopping, infatti permette movimenti o acquisti in maggiore tranquillità, senza preoccupazioni di furti o smarrimenti.

Il 65% degli italiani preferisce la carta perché fa "saltare" le code, soprattutto ai caselli autostradali o ai supermercati (53%); l'80% degli intervistati si sente più tranquillo perché sa che in caso di furto è sufficiente una telefonata a bloccare la carta, il 92% della popolazione, infatti, considera rischioso girare con molti contanti in tasca.

Un altro strumento prezioso per il 68% degli italiani è l'estratto conto che facilita la gestione delle spese; per le casalinghe e per gli ultrassessantacinquenni è un utilissimo mezzo di pianificazione finanziaria.

Ma quando si tratta di affrontare le spese quotidiane, gli italiani sono ancora legati al "contante", e da questo punto di vista il nostro Paese è ancora in ritardo rispetto al resto d'Europa. Un italiano fa in media 21,6 operazioni all'anno con la carta, mentre la media europea è di 50,5.

 

 

 

Ottenere un prestito bancario nonostante bassi salari, poche garanzie e mancanza di una storia di credito. È questa la possibilità offerta dalla Regione Puglia per dare modo ai più deboli, che si trovano di fronte a barriere insormontabili, di accedere al credito. Ogni cittadino potrà certificare la propria affidabilità creditizia, attraverso il curriculum del "buon pagatore" che attesta il puntuale pagamento delle bollette; a cominciare da quelle dell'Acquedotto Pugliese, ma anche del gas, dell'elettricità, del telefono. Si risolve così il problema della mancanza di "informazioni certificate" che le banche o le finanziarie possano utilizzare per valutare l'affidabilità del cliente.

Sono circa un milione le persone che ne potrebbero beneficiare: i giovani di età inferiore ai trent'anni che si stimano intorno ai 700mila, gli immigrati adulti, in Italia da almeno un anno, che secondo i dati Inail sfiorano le 68mila unità. A questi si aggiungono i giovani imprenditori e tutti i pugliesi che pur avendo già contratto prestiti desiderano incrementare l'accesso al credito.

Si chiama "Credito e inclusione sociale" il protocollo d'intesa firmato ieri dalla Regione Puglia, dall'Acquedotto Pugliese (AQP) società di proprietà regionale, che fornendo i servizi idrici alla Puglia detiene i dati sulla storia dei pagamenti delle utenze da parte dei cittadini, da Crif S.p.A, società bolognese specializzata nella gestione di informazioni e modelli di valutazione del merito di credito, utilizzati dalle principali banche e finanziarie italiane. Per 3-6 mesi si studierà la fattibilità del progetto cercando di definire le risorse umane e finanziarie necessarie per realizzare l'iniziativa, i ruoli che ciascuna istituzione o società ricoprirà nel progetto e gli investimenti necessari.

Se lo studio di fattibilità avrà esito positivo, la Regione e Crif daranno il via al progetto. Funzionerà così: il cittadino intenzionato a chiedere un finanziamento o che si è già visto respingere una richiesta, si rivolge a Crif per il Servizio Attestazione. L'azienda bolognese chiede alle società che erogano acqua, elettricità, gas, servizi telefonici i dati relativi ai pagamenti: in particolare la data in cui è stata attivata l'utenza, la storia dei pagamenti negli ultimi tre anni e gli importi pagati, la data in cui si sono verificati eventuali ritardi nei pagamenti e quando il ritardo è stato sanato. Crif verificherà anche la presenza di informazioni di rilievo sulle banche dati pubbliche e sul sistema di informazioni creditizie per includerle nella valutazione. L'esito della valutazione di affidabilità viene fornita al cittadino che può presentarla all'istituto di Credito al quale richiede il finanziamento.

 

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