Lo scandalo della carne di cavallo non dichiarata in etichetta (scoppiato a febbraio scorso) ha messo in subbuglio l’itera Unione Europea. Da subito è stata attivata un’ondata di controlli, finanziati in parte dalla Commissione Europea, sul DNA delle carni bovine vendute nei vari Stati membri e migliaia di ispezioni negli stabilimenti produttivi; sui campioni analizzati è stato effettuato anche il test per verificare la presenza del “fenilbutazone”, farmaco utilizzato per i cavalli da corsa. A fine aprile la Commissione Europea ha pubblicato i dati dei 19 Paesi coinvolti nello scandalo: a contenere carne di cavallo in quantità superiore all’1% è il 4,66% dei campioni di carne etichettata come bovina analizzati in tutta l’Ue. Di questi, solo nello 0,51% sono state rinvenute tracce di fenilbutazone. I dati hanno “confermato” quanto detto dal Commissario UE alla salute e tutela dei consumatori Tonio Borg: si è trattato di “una questione di frode e non di sicurezza alimentare o di emergenza sanitaria”. Ma il problema dei controlli nei vari passaggi della filiera produttiva si è posto fortemente all’attenzione dell’opinione pubblica (per non parlare della necessità di fornire al consumatore un’informazione chiara e corretta su quello che acquista). Alcuni deputati del Parlamento Europeo (Comitato Ambiente, Sicurezza Alimentare e Salute Pubblica) hanno suggerito di includere il controllo dell’origine in etichetta su tutti i prodotti a base di carne, inclusi quelli trasformati. Il Commissario Tonio Borg ha fatto valere la scelta di non includere questo aspetto nel nuovo sistema dei controlli ufficiali, spiegando di essere in attesa della valutazione di impatto attesa sul Regolamento di Informazione ai Consumatori (Reg. UE 1169/2011).  In base a tale regolamento vi sarà obbligo di indicare l’origine del prodotto per carni suine, ovine caprine,e pollame a partire dal 13 dicembre 2014. 

Ma non è tutto. Il 6 maggio scorso la Commissione Europea ha adottato un pacchetto di provvedimenti che rafforza l’applicazione delle norme a tutela della salute, intensifica i controlli lungo tutta la filiera, passando ad un’impostazione più orientata alla gestione dei rischi e a strumenti di controlli più efficaci. Il pacchetto normativorisponde alla necessità di semplificare la legislazione e adottare norme più intelligenti che permettano di ridurre gli oneri amministrativi per gli operatori. La normativa dell’UE che disciplina attualmente la catena alimentare è formata da quasi 70 atti legislativi. Il pacchetto di riforme riduce l’intera normativa a 5 atti legislativi e diminuisce la burocrazia legata a processi e procedure cui sono soggetti agricoltori, allevatori e operatori del settore alimentare (produttori, trasformatori e distributori), così da agevolare lo svolgimento delle loro attività professionali.

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