Il presidente Francesco Mutti fa il punto: tutelare i lavoratori con l'ausilio del termo scanner in primis. E pensare fin da ora come dare impulso al sistema Paese. “In questo momento non c'è il rischio di carenze nei supermercati. Certo, ci sarà un cambiamento dei consumi, aumenta il retail mentre il fuori casa è in una situazione di forte criticità, ma in termini di volumi non credo impatterà il consumatore finale”. Francesco Mutti, il presidente di Centromarca, associazione confindustriale che riunisce le industrie di marca, sposta l'attenzione su altri problemi. In uno scenario complesso come quello che si è delineato, la priorità è “vedere la capacità effettiva del governo di intervenire, comprendendo la gravità del fatto. Chiediamo di essere un unico sistema Paese, far fronte comune evitando divisioni. Ricevere risposte chiare comprendendo le singole necessità è la cosa migliore da fare”.


Da questa crisi “dovremo cercare le forze di reagire in modo non estemporaneo ma sistemico e prospettico – prosegue Mutti – in primis la salvaguardia della salute e debellare il virus. Poi bisogna mettersi a studiare lo sviluppo del sistema Italia, perché un grande rilancio è indispensabile. Una ulteriore recessione ci potrebbe portare ad avere un ventennio di negatività. Servono manovre chiare per permettere al Paese crescita e sviluppo”.

I timori, ora come ora, sono su più fronti. “È necessario tutelare al massimo le aziende, soprattutto rispetto alla possibilità del controllo delle temperature delle persone in ingresso”. È diventato un tema da quando si è messa in mezzo la questione della privacy: da un lato le imprese vorrebbero provare le temperature, dall'altro è una questione di materia giuridica “C'è confusione: qualcuno lo fa, altri no”, dice Mutti. In realtà è vietato usare termo scanner in ingresso, nonostante i nobili motivi. Questo perché i dipendenti sono noti all'azienda, non anonimi come i viaggiatori che transitano negli aeroporti sottoposti a termo scanner. Il dibattito è aperto ma la competenza, spiega il Garante, è in mano alle autorità sanitarie e protezione civile. “Stiamo portando avanti le nostre istanze per garantire sicurezza sul luogo di lavoro e non interrompere la catena produttiva”, ribadisce Mutti. Ma è necessario che le risposte arrivino in fretta.

Altra criticità, “l'indebolimento del concetto di made in Italy. Il crollo delle vendite di birra Corona nel mondo probabilmente non è consapevole, ma si spera che nessuno associ il brand a un Paese, perché è un meccanismo che tende a distanziare soprattutto gli stranieri. Mi viene ancora in mente quando i turisti americani non venivano in vacanza in Italia durante la guerra dei Balcani”, ricorda Mutti.

www.centromarca.it 

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