Diventerà obbligatorio dal 2027 per tutti i comparti produttivi. La ricerca di Certilogo e Sda Bocconi: ecco le informazioni che chiedono i consumatori.
Nella marcia verso un’Unione europea sempre più attenta ai temi della sostenibilità e dell’economia circolare, uno strumento destinato ad assumere grande rilevanza è il passaporto digitale dei prodotti (Dpp – Digital Product Passport), obbligatorio per tutti i comparti produttivi a partire dal 2027. Un vero e proprio registro digitale che fornisce informazioni dettagliate sul ciclo di vita di un prodotto, dalle origini della materia prima ai vari componenti, dalla produzione, alla cura, allo smaltimento o al riciclo e che mira a migliorare la trasparenza, la tracciabilità e la sostenibilità lungo l’intera filiera produttiva.
La survey di Certilogo e Sda Bocconi
L’industria della moda è, ancora una volta, chiamata in causa: il passaporto digitale dei prodotti si pone come un nuovo tassello destinato a imprimere un cambiamento importante nelle abitudini di consumo tipiche della fast fashion. Secondo il regolamento dell’Unione Europea, tutti i prodotti tessili in circolazione in Europa dovranno essere provvisti di un dpp univoco e consultabile dai consumatori. Accessibile tramite un codice QR o un altro identificatore, il registro non solo fornirà informazioni sui prodotti, ma consentirà anche ai consumatori di accedere a esperienze digitali e di interagire con i marchi.
Ad accelerare i tempi del cambiamento sono i consumatori, come emerge da una recente ricerca promossa da Certilogo, impresa tecnologica che offre soluzioni di autenticazione e di passaporti digitali dei prodotti, in collaborazione con il Monitor per la Moda Circolare di SDA Bocconi. Dall’indagine, che ha coinvolto 1.741 consumatori di diverse età e provenienza geografica, emerge una forte consapevolezza da parte degli intervistati delle opportunità offerte dal Passaporto digitale. Il 49% del campione ha dichiarato di conoscere il concetto di dpp, nonostante l’adozione sia ancora in una fase iniziale di implementazione da parte di molti brand. Inoltre, lo studio evidenzia un significativo divario generazionale: la Gen Z dimostra maggiore familiarità con questo strumento (54%), rispetto alla Gen X (45%) e alla Gen Y (48 per cento).
Accedi e personalizza la tua esperienza
«Il settore della moda sta attraversando un cambiamento profondo, dettato dalla sostenibilità e dalla circolarità ma anche dalle tecnologie, come l’intelligenza artificiale, e dalla nuova sensibilità dei consumatori – commenta Michele Casucci, fondatore e amministratore delegato di Certilogo -. I brand si trovano ad affrontare sfide diverse, come l’introduzione del passaporto digitale dei prodotti, destinata ad aprire nuove opportunità di business nel lungo periodo, a condizione che le imprese approccino questo tema in modo strategico”.
Le informazioni che vogliono i consumatori
L’indagine approfondisce le informazioni specifiche che i consumatori cercano all’interno dei passaporti digitali di prodotto: l’autenticazione è la priorità principale per il 56% degli intervistati. Un risultato che evidenzia la crescente preoccupazione per i prodotti contraffatti e il desiderio di una prova verificabile di autenticità. Subito dopo seguono le istruzioni per la cura e la manutenzione (45%) e la composizione del prodotto (44%), in linea con la volontà dei consumatori sempre più alla ricerca di informazioni dettagliate per prendere decisioni di acquisto informate e prendersi cura dei loro capi adeguatamente.
«Azioni mirate a supportare la circolarità dei prodotti, la rivendita, la loro riparazione, come sperimentato con Save the Duck introducendo il tasto Dona sul loro passaporto digitale del pordotto, cambieranno l’industria, offrendo vantaggi alle imprese che si faranno trovare pronte – aggiunge Casucci -. Questa trasformazione necessita di passaggi intermedi, destinati a coinvolgere diversi livelli della scala produttiva e a creare una infrastruttura solida della catena del valore».
Lo studio ha anche esplorato l’impatto percepito di un’adozione diffusa del Digital Product Passport. Un significativo 71% degli intervistati ritiene che i Dpp aumenteranno la fiducia nei brand, mentre il 49% prevede una maggiore fedeltà al marchio. Questo sentimento positivo è stato particolarmente espresso tra gli intervistati della Gen Y (76%) e della Gen X (73%), denotando il potenziale dei Dpp e il ruolo che gioca per i brand nell’instaurare una relazione duratura con questi gruppi demografici di consumatori. Lo studio, infatti, ha anche rivelato che il costo (37%), il timore di contraffazioni (29%) e le preoccupazioni sul greenwashing (22%) sono i principali ostacoli all’acquisto di abbigliamento sostenibile.
“«Il passaporto digitale offre l’occasione di superare la vischiosità in cui può imbattersi il consumatore quando vuole fare una scelta circolare e acquistare un capo di seconda mano – conclude l’ad di Certilogo -. Questo registro è connesso con il brand, riporta informazioni dettagliate sul prodotto, oltre alla sua descrizione e alle informazioni sulla cura e le possibili riparazioni. Ai marchi viene data l’occasione di approfondire la conoscenza dei consumatori e di fidelizzarli, inoltre possono incentivare la cultura della riparazione, mantenendo i prodotti e i materiali in circolazione il più a lungo possibile».