Il Ceo di BlackRock, Larry Fink, entra a gamba tesa contro l'ambientalismo "politicamente corretto" e ricorda che a suo avviso la finanza è sostenibile, in primo luogo, se genera profitti. E su questo metro andrà valutata la transizione green.

"Green vantaggioso solo se porta utili": la presa di posizione del Ceo di BlackRock
"Dobbiamo essere chiari, la giusta ricerca del profitto è ancora ciò che anima i mercati; e la redditività a lungo termine è la misura in base alla quale i mercati determineranno alla fine il successo della vostra azienda”. Questo il passaggio chiave della lettera di Larry Fink, Ceo di BlackRoc, agli amministratori delegati delle aziende partner e al mondo della finanza che guarda con attenzione alle mosse dell'operatore da lui guidato per indirizzare le attività della "roccia nera" nel 2022.

Il titolo è un manifesto: "Il potere del capitalismo". Dopo un anno vissuto sull'ottovolante, dopo lo scoppio della crisi energetica, dopo la bomba inflativa Fink corregge il tiro tanto sul fronte della transizione energetica quanto su quello dello sviluppo della finanza sostenibile rispetto al messaggio positivista del 2021. Nel messaggio del 2022 lancia un messaggio esplicito: la transizione green è importante, ma diventa perseguibile esclusivamente nel caso in cui sia in grado di generare abbondanti utili. E la definizione di "finanza sostenibile" data dal 69enne californiano è inequivocabile: "Ci concentriamo sulla sostenibilità non perché siamo ecologisti, ma perché siamo capitalisti e siamo legati da un rapporto fiduciario verso i nostri clienti".

Il fondatore del campione mondiale dell'asset management, attivo da 34 anni e tra i principali indirizzatori delle strategie di investimento di governi e finanza, potrà probabilmente urtare le sensibilità di molti con parole chiare e incontrovertibili. Dal nostro punto di vista, possiamo sottolineare come su certi punti di vista BlackRock sia piuttosto l'antitesi del libero mercato, gestendo un patrimonio da 10 trilioni di dollari e riuscendo a condizionare le strategie globali con i suoi indirizzi sugli investimenti. Ma quanto Fink dice e sottolinea è una chiara e inequivocabile realtà che altri imprenditori, manager e finanzieri non hanno il coraggio di sottolineare.

Fink, in quest'ottica, entra in gamba tesa contro il Woke Capitalism, ovvero contro la narrazione politicamente corretta che ridipinge imprese e aziende in termini conformi ai trend più attenzionati dall'opinione pubblica e, scrive Dissipatio, è cavalcata da aziende capaci di fare "grandi proclami per accaparrarsi i favori di determinate classi di consumatori" senza cambiamenti sostanziali. Fink, prosegue Dissipatio, "si scaglia contro il Woke Capitalism, ammonendo chiunque affronti il tema ecologista con dichiarazioni esclusivamente di facciata, proponendo in alternativa un “capitalismo responsabile”. Una sincera, anche se forse non ideologicamente autentica, missione ambientalista motivata dal fatto che ormai la svolta green sia a tutti gli effetti da considerare un business ad alto potenziale". Fink sottolinea che ad oggi tecnologie pulite e sostenibili e prodotti ecologicamente meno impattanti costino in genere di più, ma non nega l'importanza dei criteri Esg come driver di investimento del lungo periodo. Fink e BlackRock sottolineano di stare chiedendo chiedendo alle aziende di fissare obiettivi a breve, medio e lungo termine per la riduzione dei gas serra, sottolineando però che la qualità dei piani per raggiungerli sia cruciale per gli interessi economici a lungo termine degli azionisti.

La sostenibilità ambientale degli investimenti, per Fink, deve essere una derivata prima della loro sostenibilità economica, e questo è il motivo per cui il finanziere rubrica ad atto controproducente, se non addirittura demagogico, il massiccio disinvestimento di alcuni operatori da settori impattanti come quelli del gas e del petrolio: "Il disinvestimento da interi settori – o, semplicemente, il passaggio delle attività ad alta intensità di carbonio dai mercati pubblici a quelli privati – non si tradurrà nel raggiungimento dell’obiettivo delle zero emissioni nette", taglia corto. Per Fink la certezza è che un mondo a ridotte emissioni e in cui i criteri sostenibili dominino la finanza sia raggiungibile all'interno del capitalismo, senza rompere con schemi consolidati e seguendo la logica del profitto come stella polare. Un'assunzione forte e che aspetta di essere messa alla prova: ma al leader di BlackRock riconosciamo, indubbiamente, una profondità di pensiero non banale e, soprattutto, il rifiuto di ogni ipocrisia. Fattore non scontato quando si parla di green e transizione energetica.

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