Il 2 marzo scorso alla Camera alcuni deputati dell’Intergruppo Parlamentare per l’Innovazione Tecnologica hanno presentato una  proposta  di legge per regolamentare il settore dell’economia della condivisione. Uno dei punti fondamentali della proposta è la definizione stessa di sharing economy o economia della condivisione.

Il testo recita: è un’economia “generata dall’allocazione ottimizzata e condivisa delle risorse di spazio, tempo, beni e servizi tramite piattaforme digitali” i cui gestori “agiscono da abilitatori mettendo in contatto gli utenti e possono offrire servizi di valore aggiunto”; inoltre “tra gestori e utenti non sussiste alcun rapporto di lavoro subordinato”. Questa definizione riveste un ruolo centrale perché è basandosi su essa che si distingueranno le piattaforme di sharing economy da quelle che non lo sono e, di conseguenza, si stabilirà chi è soggetto alle norme prescritte dalla futura legge e chi no. Ma cosa sia veramente la sharing economy è una questione tuttora aperta e fonte di dibattito a livello internazionale, perché il fenomeno è recente e in forte espansione.

Per questi motivi, tra l’altro, si sono sviluppate una varietà di definizioni parallele: da “peer economy”    a “economia collaborativa”, da “economia on-demand” a “consumo collaborativo”. Termini a volte usati in modo intercambiabile, ma che, secondo gli esperti, indicano in realtà cose molto diverse. In fondo la sharing economy è uno dei capitoli di una sorta di grande romanzo collettivo sull’innovazione che si sta scrivendo giorno dopo giorno, pagina dopo pagina, e che può ancora riservare soprese. Ecco un rapido excursus delle definizioni più significative date fino ad oggi.

  • La sharing economy secondo l’Oxford Dictionary Il prestigioso dizionario ha introdotto il termine nel solo nel 2015, a conferma di quanto il fenomeno sia recente. La voce dedicata recita: “È un sistema economico in cui beni o servizi sono condivisi tra individui privati, gratis o a pagamento, attraverso Internet. Grazie alla sharing economy, si può agevolmente noleggiare la propria auto, il proprio appartamento, la propria bicicletta o persino la propria rete wifi quando non li si utilizzano”. Da questa definizione si potrebbe dedurre che è sharing economy è il fulcro dell’attività, per esempio, di BlaBlaCar, la startup che consente agli utenti di scambiarsi passaggi in auto. E Uber rientra in questa definizione? In fondo gli autisti di Uber utilizzano la propria auto per trasportare i viaggiatori, seppure intermediati dall’applicazione fornita dalla società californiana. La voce del dizionario non lo specifica.
  • La sharing economy secondo “The People Who Share” “People Who Share” è un movimento sociale nato per rendere mainstream la sharing economy ed è organizzatore della Global Sharing Week, che a giugno 2015 ha raggiunto oltre 100 milioni di persone in 192 Paesi. Iniziata in Gran Bretagna nel 2012 come National Sharing Day, la Settimana internazionale dello sharing è diventata la più vasta campagna di massa per far conoscere il fenomeno. Nella piattaforma Compare and Share si può trovare una delle più esaustive guide internazionali alla sharing economy, con oltre 7.900 siti di condivisione in tutto il mondo. La descrizione fornita da “The People Who Share” è piuttosto ampia: “Si tratta di un “ecosistema socio-economico costruito intorno alla condivisione di risorse fisiche e umane. Include la condivisione di creazione, produzione,  distribuzione, commercio e consumo di beni e servizi da parte di diverse persone e organizzazioni”. Questo summary, come si vede, non fa riferimento né alla gratuità né al pagamento dei servizi messi a disposizione.
  • La  sharing  economy  secondo  Rachel    Botsman Autrice di What’s Mine is Yours: How Collaborative Consumption is Changing the Way We Live (Harper Collins, 2010) e contributor di testate internazionali, l’americana Rachel Botsman è nota per il suo pensiero sul potere della collaborazione e della condivisione tramite l’utilizzo della tecnologia per trasformare il mondo. A suo dire “la sharing economy è un’idea destinata a durare, ma nel tempo si è dispersa l’idea di cosa sia e di cosa non sia. Il quadro sta diventando sempre più confuso e questo è un problema”. La sua definizione è: “Un sistema economico basato sulla condivisione di beni o servizi sottoutilizzati, gratis o a pagamento, direttamente dagli individui. Buoni esempi: Airbnb, Cohealo, BlaBlaCar, JustPark, Skillshare, RelayRides, Landshare”. Significativa è l’introduzione dell’aggettivo “underused” in riferimento ai beni e servizi da condividere.
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