Sergio Veroli Presidente Consumers' Forum |
Telecomunicazioni: Digital Divide, Sviluppo Delle Reti, Rapporti con gli OTT.
Negli USA, nel 1997, il governo federale adottò, tra gli investimenti prioritari, “un piano di alfabetizzazione informatica”, che prevedeva l’assunzione di centomila nuovi insegnanti e il collegamento di ogni aula alle reti telematiche, per educare i giovani all’uso di scrittura e di comunicazione. Clinton era infatti convinto che, qualora non ci si fosse impegnati per rendere accessibili a tutti le più recenti innovazioni high tech, la rivoluzione determinata dal digitale avrebbe prodotto crescenti disparità sociali all’interno del Paese. Congedandosi dalla Casa Bianca aveva potuto vantare che oltre il 40% dei 22 milioni di nuovi posti di lavoro creati negli ultimi 7-8 anni riguardava attività specializzate; e che più del 60% di quanti li occupavano percepiva retribuzioni al di sopra della media. Questa importante esperienza, ricordata da Valerio Castronovo nel suo saggio “Il capitalismo ibrido”, evidenzia l’importanza sociale ed economica dello sviluppo digitale del sistema delle telecomunicazioni e sottolinea l’esigenza che la politica sia in grado di assumere decisioni strategiche, definendo gli obbiettivi fondamentali per lo sviluppo del Paese, mobilitando le risorse e le energie necessarie a raggiungerli. In Italia soltanto il il 50 % delle famiglie italiane possiede un computer e di questi non conosciamo quanti sappiano usarlo. Siamo fra gli ultimi in Europa. Le infrastrutture tecnologiche sono insufficienti e la pubblica amministrazione risulta, in questo ambito, drammaticamente arretrata. Questi i temi principali dibattuti nel convegno recentemente organizzato da Consumers’ Forum. E’ stato interessante verificare la sostanziale condivisione di analisi e obbiettivi fra studiosi, imprese, consumatori e istituzioni, naturalmente sono state più articolate le proposte sulle strategie, le scelte organizzative e finanziarie. Queste le esigenze condivise:
- un piano di informatizzazione che spieghi non solo come funziona un computer ma anche quello che ci si può fare;
- un piano di infrastrutture moderne per il prossimo futuro, che significa banda ultralarga e la necessità che la connessione sul territorio nazionale possa avvenire a costi sostenibili;
- la modernizzazione e la trasformazione profonda dei sevizi pubblici. Oggi, in molti casi anche dove è teoricamente possibile il collegamento on line, il servizio diventa praticamente inutilizzabile a causa della difficoltà di accesso alla rete.
Tutti d’accordo, quindi, anche se Stefano Maruzzi ex country manager di Google per l’Italia, ci ha detto che siamo irrimediabilmente in ritardo e che abbiamo perso tutti i treni. Quali sono le questioni che ostacolano il nostro sviluppo? Secondo il Prof. Frova, economista della Bocconi, il problema più importante da risolvere è il costo, certamente molto elevato, di un investimento “serio" nella NGN. Inoltre, la situazione concorrenziale del settore, la sua storia, i legami complessi con la regolamentazione rendono difficile la ricerca di una soluzione, tanto che ormai il settore delle TLC sembra orientarsi verso soluzioni non solo non ottimali, ma forse neppure di second best. Infine, negli ultimi tempi, il mercato è molto cambiato: la crescente mobilità e l’arrivo sul mercato di tablet, smarthphone e altri prodotti innovativi hanno fatto impennare la domanda di servizi, avviando a saturazione l’utilizzo delle reti mobili. Gli operatori si trovano così fra l’incudine e il martello: devono sostenere ingenti risorse per investire nelle reti, intasate da un traffico aggiuntivo che va ad alimentare gli introiti di altri operatori, fornitori di servizi e contenuti. Purtroppo, considerato che Apple e Microsoft sono controparti molto agguerrite, il rischio è che il bilanciamento dei costi venga fatto pagare ai milioni di utenti. Secondo l’opinione del Commissario dell’AGCOM Nicola D’Angelo, che è intervenuto e ha concluso il nostro convegno, la Commissione Europea, su questi fenomeni dovrebbe condividere l’adozione di regole comuni. “Rischiamo di parlare di concorrenza e sviluppo delle reti, mentre la sproporzione dei ricavi tra operatori dell’accesso e OTT può compromettere il mercato interno delle comunicazioni elettroniche e soprattutto rischia di creare due mondi di consumo diverso: quello di chi accede ai contenuti a pagamento e quello di chi non avendo questa possibilità si deve accontentare di una qualità minore, pesantemente condizionata dalla pubblicità e dalla limitazione della privacy”.
Sergio Veroli, presidente Consumers’ Forum |