Elena Bellizzi
Responsabile Servizio Tutela del Consumatore - Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo

Perché gli italiani sono costretti a sborsare cifre spropositate per l’assicurazione obbligatoria RcAuto? Gli addetti ai lavori sanno che l’argomento appassiona gli italiani da sempre e se ne è discusso anche nel corso della tavola rotonda organizzata da Consumers’Forum approfittando della presenza dell’Isvap, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private, che il governo Monti attraverso la legge 135/12 ha trasformato in Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni), dal primo gennaio 2013.

Punto di partenza – anche in questa circostanza - il caro tariffe: se in Europa i consumatori pagano in media 230 euro l’anno, in Italia il premio costa in media 480 euro annui. “il caro tariffe– ha assunto una connotazione di urgenza” ha spiegato Elena Bellizzi dell’Isvap. Il problema è che “la Legge prevede che l’impresa stipuli garantendo prezzi equi” ha aggiunto la Bellizzi sottolineando come non ci sia la possibilità per l’Autorità di Vigilanza di “concorrere alla determinazione del prezzo”. Il risultato è che gli aumenti dei premi sono diventati, in alcune regioni e per alcune categorie di popolazione, insostenibili: si pensi, ad esempio, alle cifre record che i neopatentati dovrebbero pagare in alcune regioni del Sud Italia. Il condizionale è d’obbligo perché, come ha detto la Bellizzi, è in quelle regioni che si assiste al più alto numero di circolazione dei veicoli e di motocicli sprovvisti di assicurazione.

“Occorrono azioni tangibili” ha affermato la Bellizzi “anche una revisione dello stesso sistema di RcAuto immaginando istituti alternativi a tutela de quella categoria di consumatori svantaggiati in termini di collocazione geografica e non solo”. La Bellizzi ha fatto riferimento alla “bad company” americana, una compagnia pubblica o consortile che svolge la funzione di assicuratore residuale.

 

 
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