Il moltiplicarsi di guerre e conflitti, l’incognita Trump e il rallentamento della crescita europea generano impatti sull’Italia e sulla percezione del futuro dei suoi cittadini nel 2025. Alla richiesta di definire con una parola l’anno che verrà, il 40% del campione sceglie “preoccupazione”. Tuttavia, emerge anche uno spirito di adattamento: “curiosità” (28%), “fiducia” (23%) e “ottimismo” (22%) si alternano a sentimenti negativi come “insicurezza” (25%) e “inquietudine” (21%). Il risultato è un Paese diviso, dove chi esprime aspettative positive (52%) supera di poco i pessimisti. Questo clima è più grigio rispetto a un anno fa, quando “serenità” e “accettazione” dominavano tra le risposte.

 

Il rallentamento economico europeo e italiano è un dato di fatto. I manager intervistati prevedono per il 2025 una crescita del PIL italiano appena sopra lo zero (+0,5%, inferiore alla previsione Istat di +0,8%). Sebbene il saldo tra chi prevede un aumento e una riduzione dei consumi sia positivo (+6%), le spese previste riguardano principalmente bollette e utenze (+26%) e salute fisica (+24%), mentre gli altri settori, come ristorazione e viaggi, restano in calo. Gli acquisti di beni durevoli, come casa e auto, continuano a essere rimandati, così come quelli di smartphone, che cedono il passo ai piccoli elettrodomestici.

La famiglia torna al centro dei desideri degli italiani: stare più con i propri cari è l’obiettivo principale per il 75% degli intervistati, con un aumento del 25% rispetto al 2024. Seguono tranquillità e armonia (25%) e la realizzazione personale (16%). Tuttavia, cresce l’individualismo: valori come generosità e altruismo perdono 8 punti percentuali rispetto al 2024, così come integrità e ideali (-5 punti). Progetti come trasferirsi, avviare un’attività o riprendere gli studi restano in sospeso. Solo il 6% degli intervistati pensa a sposarsi o a mettere al mondo un figlio.

Anche le tendenze alimentari riflettono queste dinamiche. Home dining e long cooking sono in crescita, mentre il consumo fuori casa è appannaggio dei più abbienti. Il 71% privilegia piatti dalle preparazioni lunghe, e gli alimenti preferiti saranno salutari (66%), semplici (53%) e tradizionali (51%). Tuttavia, le famiglie a reddito più basso devono ridurre gli acquisti di verdura, frutta e pesce. Per risparmiare, il 29% aumenterà gli acquisti di MDD, e il 24% frequenterà più spesso i discount.

Infine, la GDO si prepara a un 2025 complesso. Le vendite a valore nel Largo Consumo Confezionato cresceranno del +1,3% rispetto al 2024. Le imprese dovranno affrontare l’aumento dei costi e le evoluzioni nei modelli di consumo, ma vedono opportunità nell’efficienza operativa, nell’innovazione tecnologica e nella valorizzazione del capitale umano. Investimenti in formazione, miglioramento delle condizioni contrattuali e politiche di welfare sono ritenuti fondamentali.

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