Per la prima volta, l’ASviS misura la situazione di ogni Paese UE rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Lo studio, unico nel suo genere, è stato presentato oggi alla Farnesina alla presenza dei responsabili delle sedi diplomatiche estere in Italia, degli istituti di cultura stranieri, delle agenzie dell’Onu e delle organizzazioni internazionali con sede in Italia.  Il Portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini: “L’Unione europea si sta dotando di nuovi strumenti di governance fondamentali per realizzare gli impegni dell’Agenda 2030. Con questo Rapporto, l’ASviS fornisce uno strumento di analisi innovativo da utilizzare per passare rapidamente dalle parole ai fatti. Ora servono politiche economiche, sociali e ambientali coordinate a livello europeo per un cambiamento che garantisca un futuro sostenibile per questa e le prossime generazioni.”


Roma, 7 febbraio - L’Unione europea è l’area più avanzata rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, tuttavia permangono gravi ritardi che rischiano di far fallire il piano di azione su cui si sono impegnati tutti i Paesi del mondo nel 2015.  Gli indicatori compositi elaborati dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS)* per misurare la dinamica dell’Unione europea e dei singoli Stati verso gli Obiettivi dell’Agenda 2030, rivelano infatti che tra il 2010 e il 2017 la situazione migliora per nove Obiettivi (salute, educazione, parità di genere, energia, occupazione, città, produzione e consumo, cambiamento climatico ed ecosistema marino), peggiora per due (ecosistemi terrestri e cooperazione internazionale), mentre per cinque (povertà, fame, infrastrutture, disuguaglianze, pace e giustizia) la situazione resta invariata (per l’Obiettivo 6, acqua pulita e servizi igienico-sanitari, non è stato possibile creare un indicatore composito per mancanza di dati). Restringendo l’analisi al breve periodo, tra il 2016 e il 2017 si segnalano miglioramenti nei due terzi dei casi, cioè per gli Obiettivi 1, 2, 3, 4, 5, 8, 10, 11, 14 e 16, stabilità per gli Obiettivi 7, 9, 12, 13 e 17, mentre nel caso dell’Obiettivo 15 si manifesta un peggioramento.

Lo rileva l’approfondimento del Rapporto ASviS “The European Union and the Sustainable Development Goals” presentato oggi alla Farnesina alla presenza della Viceministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Emanuela Del Re, del Segretario Generale del Ministero Elisabetta Belloni e dei responsabili delle sedi diplomatiche estere in Italia, degli istituti di cultura stranieri, delle agenzie dell’Onu e delle organizzazioni internazionali con sede in Italia.

Il calcolo degli indicatori compositi è frutto di un complesso lavoro di analisi, condotto a partire dai dati pubblicati dall’Eurostat, che consente di valutare i progressi dell’Europa e di confrontare le performance relative dei singoli Paesi rispetto alla media dell’Unione (asvis.it/public/asvis2/files/Pubblicazioni/Compositi_Europei_ENG_HR.pdf). “I risultati medi europei - sottolinea il Presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini - nascondono, per gran parte degli Obiettivi, situazioni molto differenziate tra gli Stati membri. Le nuove politiche europee devono cercare di ridurre queste differenze, che minano la fiducia nell’Europa dei cittadini che vivono nei Paesi in fondo alla classifica del benessere”.

“La scelta della nuova Commissione europea di mettere l’Agenda 2030 al centro di tutte le politiche - commenta il Portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini - è molto importante e avrà notevoli riflessi anche sul modo in cui l’Italia deve disegnare e condurre le sue politiche. Non a caso, le recenti Comunicazioni sul Green New Deal, sull’organizzazione del Semestre europeo e sul Patto di Stabilità sono costruite intorno all’Agenda 2030 e aprono nuovi scenari. Il nostro Paese deve decidere se sostenere queste innovazioni o avere un atteggiamento conservatore. Non sono cambiamenti indolori, ma l’Italia ha tutto da guadagnare da politiche e fondi europei orientati verso la sostenibilità economica, ambientale e sociale”.

*L’ASviS, con oltre 230 aderenti, è la più grande rete di organizzazioni della società civile mai creata in Italia, e un unicum molto apprezzato a livello internazionale, creata per diffondere la cultura della sostenibilità e la conoscenza dell’Agenda 2030, sottoscritta nel 2015 da 193 Paesi, incluso il nostro. Più di 600 esperti realizzano ogni anno il Rapporto ASviS che, oltre a misurare l’andamento del Paese verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, propone alle istituzioni misure concrete per portare l’Italia verso la sostenibilità economica, sociale, ambientale. Il Rapporto dell’ASviS è scaricabile dal sito www.asvis.it, dal quale è possibile anche accedere alla banca dati online per valutare lo stato di avanzamento dell’Europa, dell’Italia e delle Regioni verso gli Obiettivi dell’Agenda 2030.

L’Unione europea e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile
Tra il 2010 e il 2017 la situazione in Europa migliora per i seguenti Obiettivi:

Obiettivo 3 (Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età), il cui indicatore composito mostra una tendenza positiva per tutti gli indicatori elementari. In particolare, aumenta la speranza di vita in tutti gli Stati dell’Unione e diminuiscono significativamente il tasso di mortalità da tubercolosi, epatite e HIV (-28% rispetto al 2010) e la quota della popolazione con necessità insoddisfatta di cure mediche, ridottasi di 1,4 punti percentuali rispetto al 2010.

Obiettivo 4 (Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti), per il quale l’indicatore composito mostra una tendenza sempre crescente nel periodo osservato. In questo caso, tutti i Paesi dell’Unione europea segnalano un miglioramento, seppur con diversa intensità, determinato dai significativi aumenti della quota della popolazione con un’educazione terziaria (39,9% nel 2017, quota sostanzialmente in linea con l’obiettivo del 40% della Strategia Europa 2020), e di quella relativa agli adulti che partecipano alla formazione continua (10,9% nel 2017, livello comunque lontano dal 15% di Europa 2020). Inoltre, diminuisce sensibilmente il tasso di uscita precoce dal sistema scolastico, sebbene negli ultimi anni l’intensità del miglioramento si sia ridotta, il che mette a rischio il conseguimento del valore del 10% della Strategia Europa 2020.

Obiettivo 5 (Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze), per cui l’indicatore mostra una tendenza sempre crescente, grazie all’aumento delle quote di donne che siedono nei parlamenti e di quelle che svolgono funzioni di senior manager (il cui valore raddoppia). C’è da segnalare il fatto che il divario occupazionale tra maschi e femmine, dopo una riduzione di 1,5 punti dal 2010 al 2014, è rimasto sostanzialmente costante fino al 2017.

Obiettivo 7 (Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni), per il quale l’indicatore composito sale ininterrottamente fino al 2014 per poi stabilizzarsi. La tendenza positiva deriva dall’aumento della quota di energie rinnovabili sul totale dei consumi energetici (dato in linea con il traguardo europeo del 20% per il 2020) e dalla diminuzione del valore pro capite dei consumi energetici delle famiglie. Tuttavia, con la ripresa economica del 2016, il consumo finale di energia è tornato a crescere e molto probabilmente non si conseguirà l’obiettivo definito dall’Unione per il 2020. Nonostante le forti differenze tra i livelli dei vari Paesi, quasi tutti presentano andamenti abbastanza simili.

Obiettivo 8 (Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti), il cui indicatore resta stabile fino al 2013, per poi aumentare negli anni successivi, grazie alla riduzione della quota di giovani che non studiano e non lavorano (NEET) e all’aumento della quota di investimenti sul PIL e del tasso di occupazione, vicino all’obiettivo del 75% fissato per il 2020. Anche il PIL reale pro capite è in ripresa dal 2010 e, nonostante la flessione del biennio 2012-2013, registra un aumento medio dell’1,2% annuo tra il 2010 e il 2017.

Obiettivo 11 (Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili), il cui indicatore composito aumenta ininterrottamente, spinto dall’aumento della quota di rifiuti urbani riciclati, da una minore esposizione della popolazione a polveri sottili, e dalla riduzione del numero di morti per incidenti stradali, che diminuisce del 21% rispetto al 2010. Contestualmente, migliorano anche gli indicatori relativi al disagio abitativo.

Obiettivo 12 (Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo), per cui l’indicatore ha un andamento positivo fino al 2016, grazie ai miglioramenti della produttività nell’uso delle risorse e del consumo di materia (+12% tra il 2010 e il 2017) e delle emissioni di CO2 da nuove autovetture. A partire dal 2016, si registra un leggero peggioramento causato dall’aumento della produzione di rifiuti (esclusi i principali rifiuti minerali), mentre il tasso di riciclo dei rifiuti rimane stabile per tutto l’arco di tempo considerato. Anche in questo caso, i diversi Paesi dell’Unione presentano andamenti abbastanza simili.

Obiettivo 13 (Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze), il cui indicatore mostra una tendenza sempre crescente dovuta alla riduzione dell’intensità di emissioni del consumo energetico (-6% tra il 2010 e il 2017) e delle emissioni di gas a effetto serra. Quest’ultime sono diminuite del 10% rispetto al 2010, superando l’obiettivo della Strategia Europa 2020, nonostante il fatto che negli ultimi quattro anni la situazione non mostri miglioramenti significativi.
Obiettivo 14 (Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile), il cui indicatore registra un aumento costante nell’arco del periodo analizzato, dovuto al miglioramento di tutti gli indicatori elementari. In particolare, a partire dal 2013, cresce l’indicatore relativo alle superfici marine comprese nella rete Natura 2000, che raddoppia in soli quattro anni.

La situazione peggiora per due Obiettivi:

Obiettivo 15 (Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica), per il quale l’indicatore sintetico appare in netto peggioramento. Tale andamento riflette il significativo aumento della impermeabilizzazione del suolo da copertura artificiale, cresciuta di circa 350 km2 all’anno (un’area superiore alla superficie di Malta) nel periodo 2006-2015.

Obiettivo 17 (Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile), il cui andamento negativo dell’indicatore risente delle diminuzioni sul piano delle importazioni europee da Paesi in via di sviluppo e dell’aumento del debito pubblico. Questi peggioramenti sono solo in parte bilanciati dalla crescita della quota di Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) sul reddito nazionale lordo. Inoltre, la quota di tasse ambientali sul totale delle entrate fiscali è diminuita continuamente dal 2010, attestandosi al 6,1% nel 2017.

La situazione è stabile per i seguenti Obiettivi:

Obiettivo 1 (Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo), per il quale l’indicatore composito diminuisce fino al 2014 a causa dell’aumento della popolazione a rischio di povertà ed esclusione sociale e di quella che vive in famiglie a bassa intensità lavorativa. A partire dal 2016, l’incremento registrato per l’indice composito è guidato dal miglioramento di tutti gli indicatori elementari presi in considerazione. In particolare, l’indice di grave deprivazione materiale raggiunge nel 2017 il valore più basso di tutta la serie storica. Nonostante la quota delle persone a rischio di povertà ed esclusione sociale diminuisca al 22,4% tra il 2016 e il 2017, il valore conseguito di 113 milioni di persone è ancora lontano da quello (96,1 milioni) fissato per il 2020 dalla Strategia Europa 2020.

Obiettivo 2 (Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile), per il quale la situazione resta complessivamente stabile per gli anni 2010-2017, risentendo di piccole fluttuazioni degli indicatori elementari che tendono a compensarsi tra di loro. Dal 2014 al 2017, infatti, l’indicatore composito mostra una moderata crescita dovuta al miglioramento della produttività agricola e delle coltivazioni biologiche, che passano dal 5,1% al 7% della superficie agricola utilizzata. È importante sottolineare, però, l’aumento continuo delle emissioni di ammoniaca del settore agricolo.

Obiettivo 9 (Costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione e una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile), il cui indicatore composito registra un andamento stabile durante il periodo 2010-2017 in quanto i miglioramenti dovuti all’aumento sia del numero di occupati impegnati in attività di ricerca e sviluppo (R&S) sia della quota di spese in R&S sul PIL (2,1% nel 2017, valore ancora distante dal target del 3% di Europa 2020), vengono bilanciati dalla riduzione del trasporto merci su rotaia e delle domande di brevetto.

Obiettivo 10 (Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni), il cui indicatore composito mostra una lieve tendenza negativa fino al 2014, causata dal peggioramento della disuguaglianza del reddito disponibile. Il leggero miglioramento del 2017 è guidato dall’aumento del PIL pro capite (corretto per le parità dei poteri d’acquisto) e dalla riduzione della distanza tra il reddito della popolazione a rischio povertà dopo i trasferimenti e quello corrispondente al 60% del reddito disponibile mediano equivalente.

Obiettivo 16 (Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile, offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti responsabili, inclusivi a tutti i livelli), per il quale l’indicatore composito, dopo una significativa riduzione, mostra negli ultimi due anni una tendenza positiva, sostenuta dalla maggiore fiducia espressa dai cittadini nel Parlamento, nella Commissione e nella Banca Centrale Europea e dalla riduzione del numero di omicidi rispetto alla popolazione (0,62 omicidi ogni 100.000 persone), diminuito del 31% tra il 2010 e il 2017.

Nei grafici che seguono, indicato con 100 il valore al 2010, è possibile identificare le aree che migliorano, peggiorano o restano stabili fino al 2017. Si segnala che nell’analisi che precede i grafici sono contenuti anche i riferimenti agli indicatori elementari che incidono maggiormente sull’andamento del composito, che possono variare.

www.asvis.it 

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