Il Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò, ha esaminato ieri il dossier relativo alla piattaforma TivùSat decidendo all'unanimità l'apertura di un'istruttoria per verificare il rispetto, da parte della RAI, degli obblighi di servizio pubblico e del contratto di servizio.

L'Autorità, sulla base degli elementi raccolti, ha infatti riscontrato un' insufficiente informazione agli abbonati sulle modalità di visione dei programmi RAI in simulcast via satellite, la mancanza di preavviso sulle scelte effettuate, la difficoltà di orientamento dei consumatori nella scelta degli apparati e una carenza di informazione sulla regolamentazione e le modalità di criptaggio dei programmi, la mancanza di tutela dei cittadini all'estero.

L'istruttoria dovrà accertare le modalità di distribuzione delle smart card (incluse quelle per gli italiani all'estero) i criteri per la distribuzione dei programmi televisivi privi di diritti per l'estero, la possibilità per tutti gli utenti di ricevere la programmazione di servizio pubblico gratuitamente su tutte le piattaforme distributive anche in linea con quanto avviene in altri paesi europei. Il Consiglio dell'Agcom ha inoltre deciso, a maggioranza, che, allo stato degli atti, non esistono i presupposti per l'avvio di un'istruttoria relativa alla costituzione della società TivùSat ai sensi dell'art.43 del Testo Unico della radiotelevisione. Contestualmente, anche a seguito delle segnalazioni di alcune associazioni dei consumatori e della situazione d'incertezza venutasi a creare tra gli utenti, ha aperto un'istruttoria al fine di accertare le tipologie dei decoder attualmente sul mercato, la loro conformità degli accordi di cessione delle licenze alla normativa di settore nonchè tutte le iniziative utili all'adozione di un decoder unico.


 

Tre giorni per la portabilità del numero telefonico. Il limite individuato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è stato confermato dal Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso presentato dall'Agcom e ha sospeso la sentenza del Tar del Lazio che aveva bloccato la delibera con la quale si imponeva alle compagnie telefoniche un tempo di tre giorni per attuare la portabilità del numero di telefonia mobile.

L'Autorità aveva infatti deciso di fare ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar del Lazio, che aveva accolto il ricorso dei gestori contro la delibera Agcom che aveva stabilito un tempo massimo di tre giorni per la portabilità del numero da un gestore all'altro. Con la delibera, l'Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni era infatti intervenuta per rimediare ai ritardi protratti da tutti i gestori di telefonia mobile in caso di procedura di migrazione per l'utenza: il tempo limite sino a quel momento era di 5 giorni, ma solo sulla carta. Mediamente per gli utenti la procedura durava 15 giorni. La delibera ha dunque ristretto il tetto a 3 giorni visto che il passaggio avviene in forma automatizzata.

Le Camere di Commercio rafforzeranno i controlli su prodotti di largo uso come materiale elettrico, giocattoli, prodotti a compatibilità elettromagnetica, imballaggi, metalli preziosi: è quanto prevede il Protocollo d'Intesa siglato fra Unioncamere e Ministero dello Sviluppo Economico, con l'obiettivo di realizzare 30 mila controlli su prodotti e strumenti metrici, 800 verifiche documentali e 2 mila prove di laboratorio.

Il protocollo intende dunque potenziare l'attività di vigilanza delle Camere di Commercio, accrescere la qualità dei controlli in un'ottica di prevenzione dei rischi, rendere omogenee le procedure su tutto il territorio nazionale e alimentare la collaborazione con le diverse autorità, a cominciare dalla Guardia di Finanza. Sarà rafforzata anche l'attività di rilevazione dei prezzi di beni e servizi a sostegno di Mr Prezzi.

Il Protocollo destina 5 milioni di euro e dà il via a un progetto che durerà 30 mesi. Si tratta di un'iniziativa funzionale all'attuazione del Regolamento comunitario 765/2008, che entrerà in vigore nel gennaio 2010 e stabilisce che tutti gli Stati della Ue definiscano e comunichino il proprio piano nazionale di vigilanza su tutti i prodotti non alimentari oggetto di normativa di armonizzazione comunitaria.

 

Nel primo semestre del 2009 gli acquisti domestici di alimenti biologici confezionati sono aumentati del 7,4%, continuando e migliorando il trend del 2008. A trainare il bio sono gli ortofrutticoli freschi e trasformati.

Il biologico resiste dunque alla crisi: mentre l'andamento dei consumi nazionali risulta stagnante da parecchi mesi, gli alimenti biologici prendono sempre più spazio nel carrello delle famiglie italiane. E' quanto rileva un'indagine Ismea/Nielsen che ha registrato una crescita, in termini monetari, del 5,4% nel 2008 rispetto all'anno precedente degli acquisti domestici di alimenti biologici confezionati.

Trend che si conferma, anzi si rafforza nel 2009 che chiude il primo semestre con un +7,4% su base annua a fronte di un irrisorio aumento dello 0,2% del totale del mercato agroalimentare e di una riduzione dell'1,8% dei prodotti a marchio Dop e Igp. E la rilevazione dell'Ismea non include le vendite presso i negozi specializzati di biologico ed è riferita soltanto agli acquisti domestici, quelli cioè destinati ai consumi in casa.

Al primo posto nelle preferenze degli italiani ci sono gli ortofrutticoli freschi e trasformati che registrano gli aumenti più significativi: +19,8% nel 2008 e +37,8% nella prima metà di quest'anno. Seguono le bevande e le uova, mentre gli acquisti di lattiero-caseari, dopo il +1,5% del 2008, hanno fatto segnare in questo primo semestre una contrazione del 3,9%.

Il biologico non rientra, invece, nella prima colazione degli italiani: caffè, tè, biscotti e dolciumi registrano un andamento negativo sia nel 2008, sia nel primo semestre del 2009 (-13,8% e -2,8%).

 

Più della metà dei siti web che vendono prodotti elettronici mettono in atto pratiche commerciali sleali e pubblicità ingannevoli. E' quanto è emerso da un'indagine su scala europea, che ha interessato 26 Stati membri più Norvegia e Islanda, realizzata nel mese di maggio su 369 siti internet che vendono apparecchi fotografici digitali, telefoni cellulari, lettori MP3, lettori DVD, computer e console per videogiochi.

L'indagine ha preso di mira 200 dei principali siti web che vendono apparecchiature elettroniche e oltre 100 siti web su cui i reclami dei consumatori avevano richiamato l'attenzione. Dunque il 55% dei siti indagati ha presentato le seguenti irregolarità: informazioni fuorvianti quanto ai diritti dei consumatori, informazioni fuorvianti sul costo totale del prodotto oppure indicazioni incomplete per contattare il commerciante.

I controlli effettuati dalle autorità nazionali di forza pubblica (coordinate dalla Commissione europea) hanno verificato l'ottemperanza a tre normative comunitarie in materia di consumatori: la direttiva sulle vendite a distanza, la direttiva sul commercio elettronico e la direttiva sulle pratiche commerciali sleali.

Il 55% dei 369 siti web indagati presentava irregolarità che sono oggetto di ulteriori indagini. Il 13% dei siti problematici richiederà una cooperazione transfrontaliera tra le autorità nazionali.

I problemi più comunemente riscontrati sono:

  • informazioni fuorvianti sui diritti dei consumatori (66% dei siti web problematici). Gli acquirenti non vengono informati affatto o vengono mal informati sul loro "diritto di restituzione" - vale a dire il diritto di recedere, entro un minimo di 7 giorni, da un contratto stipulato a distanza e di restituire il prodotto senza dover fornire una motivazione. Ad esempio, si informano i consumatori che il commerciante non accetta la restituzione del prodotto o che essi possono ottenere un rimborso esclusivamente in forma di credito (un buono d'acquisto) invece che un rimborso in contante. In altri casi i consumatori sono ingannati quanto al loro diritto di far riparare o sostituire un prodotto difettoso per un periodo di almeno 2 anni dopo l'acquisto (ad esempio si dice loro che godono di questo diritto esclusivamente per un anno);
  • informazioni fuorvianti sul prezzo totale (45% dei siti web problematici). Ad esempio mancano o sono difficili da trovare le informazioni sui costi extra di consegna. Gli extra vengono addizionati soltanto nella fase finale, quella del pagamento. Certi altri siti web arrivano addirittura al punto di promettere una "consegna gratuita" o un acquisto "tutto compreso" anche se poi di fatto applicano dei costi di consegna;
  • informazioni mancanti o incomplete per contattare il commerciante (33 % dei siti web problematici). L'indicazione del nome del commerciante, del suo indirizzo geografico o del suo indirizzo e-mail sono risultate mancanti o incomplete rendendo così impossibile contattarlo in caso di problemi.

Secondo le rilevazioni di Finalta presso 29 banche europee, il livello di soddisfazione della clientela (customer satisfaction) nel retail banking è calato in Europa in media del 2,2% negli ultimi 12 mesi. Il calo si combina con un altro risultato dell'indagine: a diminuire è anche l'indicatore di fedeltà dei clienti misurato con il referral rate (disponibilità a consigliare la propria banca a conoscenti), sceso del 6%, e cioè di 3 volte rispetto alla customer satisfaction.

Non tutte le banche hanno sofferto allo stesso modo: un quarto di esse non ha lamentato problemi. Le banche che hanno sofferto di più sono quelle che hanno avuto i maggiori problemi di reputazione e di capacità di assicurare fiducia ai clienti. Un'altra preoccupazione viene dal fatto che i clienti più importanti sono quelli più insoddisfatti. I clienti "affluent" (con disponibilità superiori ai 50-100.000 euro) mostrano un calo della soddisfazione verso il loro Istituto (-4%) doppio rispetto alla media, triplo rispetto alle famiglie (-1,4%) e doppio rispetto alle piccole imprese (-2,2%).

Consumi in leggera ripresa: a giugno e luglio, per la prima volta dopo un anno e mezzo, si rilevano infatti due variazioni positive consecutive sia rispetto ai mesi precedenti sia rispetto al 2008. E il miglioramento segnala una crescita della domanda sia per i beni che per i servizi. È quanto registra l'odierno Indicatore dei Consumi di Confcommercio (ICC) che segnala in particolare, per il mese di luglio 2009, un incremento dello 0,5% su base annua e dello 0,2% rispetto a giugno.

Segnali di miglioramento arrivano anche dal clima di fiducia delle famiglie, mentre i prezzi relativi al paniere dei beni e servizi che compongono l'ICC hanno evidenziato, anche nel mese di luglio 2009, una significativa tendenza al ridimensionamento con un meno 1,6% complessivo.

La stima della domanda delle famiglie per prodotti alimentari, bevande e tabacchi - registra ancora l'ICC - segnala però una diminuzione del 3,1% in termini di volumi acquistati e questo viene interpretato come fattore che richiede prudenza: "Questa evidenza - precisa Confcommercio - è uno degli elementi che obbligano alla massima cautela nell'interpretazione dei dati, certamente positivi, del bimestre giugno-luglio 2009".

 

Dai Nas nuovi sequestri a tutela della salute. Il Comando Carabinieri del Nas a Cerea, in provincia di Verona, ha infatti sequestrato 1300 confezioni e tre cisterne con prodotti fitosanitari non registrati in Italia e non autorizzati. L'operazione è stata accolta con apprezzamento dal Sottosegretario con delega alla sicurezza alimentare Francesca Martini, che annuncia per la prossima settimana una riunione ad hoc: "Esprimo ancora una volta apprezzamento all'azione svolta dai Carabinieri del Nas nella lotta contro l'uso illegale di prodotti fitosanitari commercializzati da operatori senza scrupoli che mettono a repentaglio la salute pubblica - ha detto Martini - Ho convocato all'inizio della settimana prossima una apposita riunione con il Comando Generale del Nas e con la Direzione competente in materia di sicurezza alimentare per verificare ulteriori interventi, anche di natura legislativa, per rendere ancora più rigorose le norme di commercializzazione di questi prodotti, nel rispetto della normativa comunitaria, e sanzionare penalmente coloro che agiscono illegalmente".

 

Buone notizie dall'Unione Europea per i diritti dei consumatori. Un cittadino che acquista beni o servizi attraverso un contratto a distanza ha il diritto di recedere da tale contratto entro 7 giorni lavorativi e non deve essere obbligato a pagare penalità né ad indicare il motivo del recesso dal contratto. Le uniche spese che gli possono essere imputate sono quelle di spedizione della merce al fornitore.

E' quanto ha precisato oggi la Corte di Giustizia dell'Unione Europea intervenendo nella seguente vicenda: una consumatrice tedesca ha acquistato un computer portatile via Internet; otto mesi dopo l'acquisto si è accorta di un difetto del prodotto e ha voluto recedere dal contratto di vendita, poiché il venditore si è rifiutato di rimediare gratuitamente al problema. La consumatrice ha chiesto il rimborso di 278 euro, cui il venditore si è opposto reclamando a sua volta un'indennità compensatrice per gli otto mesi di utilizzo del pc (somma pari a 316,80 euro).

Nella sua sentenza la Corte di Giustizia ha precisato che, in maniera generale, l'imposizione di un indennizzo per l'utilizzo del bene acquistato attraverso un contratto a distanza è incompatibile con gli obiettivi della direttiva comunitaria sulla protezione del consumatori in materia di contratti a distanza (direttiva 97/7/CE del 20 maggio 1997). Il consumatore sarebbe scoraggiato ad esercitare il suo diritto di recessione se questo fosse legato al pagamento di un indennizzo. Soltanto ad alcune condizioni, il pagamento di un'indennità compensatrice può essere imposta al consumatore che utilizza un bene acquistato in modo incompatibile ai principi del diritto civile, come quello della buona fede.


 

A eccezione di alcune regioni dove i saldi continueranno ancora per qualche giorno (Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Gulia, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Valle d'Aosta), nelle altre città si può azzardare un bilancio sulla stagione ormai conclusa. Secondo la stima della CIDEC (Confederazione Italiana degli Esercenti Commercianti) la stagione conclusa è stata negativa.

"Il calo si attesta intorno all'8-10 per cento rispetto all'anno scorso - sottolinea il presidente nazionale Agostino Goldin - c'è chi parla di calo consistente rispetto all'anno scorso e chi di un calo più contenuto ma, a fronte di mesi difficili, che hanno lasciato i magazzini pieni di giacenze, quella appena trascorsa è da archiviare come una stagione estiva negativa".

"Il dato preoccupante riguarda le forti giacenze di magazzino - spiega Goldin - siamo arrivati ai saldi già con stock di invenduti elevati a causa della frenata dei consumi. Quindi l'effetto saldi è riuscito solo in parte a "salvare" una stagione estiva alla fine risultata negativa".

Ad agosto si confermano i segnali di recupero della fiducia dei consumatori italiani, che è cominciata a salire nel mese di aprile. L'aumento è di ben 4 punti, secondo l'inchiesta ISAE realizzata tra il 3 e il 21 di agosto, e la fiducia dei consumatori italiani raggiunge 111,8, uno dei valori più elevati dal marzo del 2007. I dati risultano particolarmente favorevoli per la situazione economica personale che registra un balzo di oltre 6 punti, passando da 118,4 a 125, valore massimo dal marzo del 2002.

Arretra invece lievemente l'indicatore relativo al quadro economico generale, che passa da 87,3 a 87. Favorevole risulta infine l'evoluzione degli indicatori relativi al quadro corrente (da 114,4 a 118 massimo dal giugno del 2002 ) e a quello futuro, che migliora per il quinto mese consecutivo passando da 100,9 a 104,2 (massimo dall'aprile del 2007).

Gli italiani percepiscono inoltre una sostanziale stabilizzazione dei prezzi correnti e si attendono un rallentamento della dinamica inflazionistica. La crescita della fiducia è diffusa a tutto il territorio nazionale, pur risultando relativamente più intensa nel Nord Est (da 107,2 a 114,1) e al Centro (da 107,7 a 112,3) rispetto al Nord Ovest (da 109,2 a 111,6) e al Mezzogiorno (da 108,3 a 110,1).

A contestare questi dati arriva immediata la reazione di Federconsumatori. "Il PIL scende del 6% - scrive l'Associazione dei consumatori in una nota - la contrazione dei consumi è attesa a -2,5%, il tasso di disoccupazione sta raggiungendo le due cifre, mentre la cassa integrazione aumenta a dismisura (comportando ricadute sul potere di acquisto delle famiglie a reddito fisso di 980 euro annui), tuttavia, gli italiani, per l'Isae, sono felici e contenti".

Anche secondo Adiconsum "l'indagine dell'Isae è condivisibile quando afferma che non ci sono stati aumenti generalisti; non è condivisibile quando afferma che ci sono state riduzioni di prezzi. L'inflazione è a zero, ma i consumatori colgono anche gli aspetti speculativi sui carburanti e tutto ciò è dimenticato nell'indagine.

Quanto alla fiducia verso la situazione economica, Adiconsum non rileva l'ottimismo dell'Ente di ricerca del Ministero del Tesoro. Se la crisi finanziaria, infatti, può considerarsi superata con considerevole perdita di risparmio delle famiglie, quella produttiva e sociale è lungi dall'essere superata con rischio elevato di chiusura delle fabbriche, perdita del posto di lavoro e ricorso alla cassa integrazione.


 

Peggiora la fiducia dei contribuenti italiani nei confronti delle banche. Lo rileva Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani che con lo Sportello Antiusura monitora costantemente la fiducia dei contribuenti nei confronti delle principali banche italiane. Il sondaggio effettuato nel corso della manifestazione Fisco Tour 2009 su un campione di 1.230 famiglie rileva nel mese di agosto un calo di fiducia dei contribuenti italiani dell'1,75%: solo una famiglia su quattro si fida della propria banca. Su 1.230 famiglie, il 18,20% sono a favore della propria banca, mentre il 81,80% sono contrarie.

"E' il peggior dato registrato nel 2009 - ha sottolineato Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it - Il risultato è da attribuirsi alla mancanza di trasparenza nei bilanci delle banche. E' importante che si faccia luce sulla qualità dei bilanci bancari.

Argomenti da trattare urgentemente con il ministro Tremonti e con Draghi". "Siamo pronti al dialogo ed al confronto - ha proseguito Carlomagno - per esporre la grave situazione in cui versano i contribuenti italiani. Sarebbe opportuno aiutare le famiglie e concedere anche a loro una tregua per almeno 12 mesi, per il rilancio dei consumi e dell'economia".

 

 

 

 

A breve potrebbe scattare un'azione risarcitoria collettiva contro Sky e Rai "che stanno danneggiando gli utenti impedendo la visione di programmi del servizio pubblico": gli utenti abbonati a Sky, che pagano il canone Rai, in alcune ore della giornata non hanno la possibilità di vederne i programmi.

Lo ha annunciato oggi Federcontribuenti ritenendo "inammissibile, alla luce dell'obbligatorietà del pagamento del canone Rai, che gli utenti abbonati a Sky si vedano oscurare i programmi dei canali della rete pubblica. Di contro Sky - denuncia Federcontribuenti - non garantisce la visione di alcuni programmi, comunque trasmessi dalla rete a pagamento di Murdoch, vedi domenica il Gran Premio di Formula 1 di Spa, costringendo gli abbonati al pagamento di ulteriori somme per la visione di un canale sport di Sky; dunque: doppia beffa e doppio costo per non vedere nulla, se non paghi ulteriormente.

"In Italia - afferma il Presidente di Federcontribuenti, Carmelo Finocchiaro - stiamo assistendo ad una drammatica situazione della comunicazione nei mezzi d'informazione orientata sempre più a interessi di potentati economici o politici. Bisogna reagire in maniera decisa per garantire gli utenti sia dal punto di vista economico, che dal punto di vista della libera informazione, specie quando per una fascia notevole di cittadini ormai viene impedito in molte ore del giorno l'accesso ad alcuni programmi della rete pubblica, così come impossibile è ormai la visione dei canali Rai Premium e Rai Extra che sono stati totalmente oscurati. La fine del monopolio pubblico - conclude Finocchiaro - che doveva essere una garanzia di informazione per tutti i cittadini adesso è diventato un limite per milioni di italiani".

La Federcontribuenti chiede "l'immediato ripristino di tutti i programmi Rai, in quanto il persistere di tale situazione non potrà che portare alla dovuta richiesta di riduzione del costo dell'abbonamento Sky e per quanto riguarda la Rai a un rimborso del canone oltre che ad una azione legale, nei confronti del CdA, per interruzione di pubblico servizio".

 

E' entrato in vigore oggi il Decreto del Ministero dello sviluppo economico 23 luglio 2009 in materia di sicurezza degli ascensori. Il provvedimento dispone una verifica straordinaria, "finalizzata alla realizzazione di un'analisi delle situazioni di rischio", su tutti gli ascensori installati e messi in esercizio prima del 1999, disponendo inoltre la realizzazione dei "conseguenti interventi di adeguamento", anche in questo caso con scadenze legate alla data di costruzione degli ascensori.

Di fatto secondo l'Assoutenti si tratta di un balzello posto a carico delle famiglie per fare contente le imprese di manutenzione. La normativa vigente, infatti, già prevede verifiche di sicurezza adeguate e le statistiche sugli incidenti non registrano nessuna ragione di verifiche straordinarie.

Secondo alcune stime delle associazioni ascensoristiche il costo medio degli interventi imposti dal decreto del Ministero dello sviluppo economico potrebbe essere di 15.000 euro ad impianto, con un fatturato - e, di conseguenza, un onere a carico delle famiglie italiane - di circa 6 miliardi di euro. Una tassa surrettizia - dichiara Mario Finzi Presidente Assoutenti - con la quale il Governo mette le mani nelle tasche delle famiglie senza considerare la situazione di grave disagio economico che i consumatori italiani stanno vivendo in questi mesi.

 

 

 

Manca poco alla riapertura delle scuole e in questi giorni fervono gli acquisti del materiale didattico: zaini, astucci, quaderni e quant'altro. Secondo un'indagine di Federconsumatori a crescere maggiormente (con punte tra il 10% e il 16% rispetto al 2008) sono soprattutto i prodotti di marca (zaini, astucci, diari), quelli cioè più gettonati dai ragazzi, che vogliono sempre stare al passo con le mode e le tendenze del momento. Rimangono stabili, invece, i prezzi di quadernoni e matite colorate, che hanno già subito un rincaro lo scorso anno.

L'importante, per questo tipo di acquisti, è non avere fretta - consigliano dall'Associazione - Si possono risparmiare fino a 16 Euro per acquistare uno zaino di marca, a patto, però, che si abbia il tempo per confrontare i prezzi applicati in diversi punti vendita, scegliendo quello più conveniente.

Non si dimentichi - avverte Federconsumatori - che, alla spesa iniziale per il nuovo anno scolastico, vanno aggiunti i costi da sostenere durante l'anno per i ricambi del materiale didattico (quaderni, album da disegno, penne, matite, colori, accessori, ecc.) per i quali si arriva a spendere anche 250-300 Euro. A tale proposito Federconsumatori ed Adusbef consigliano di effettuare una scorta di questi ultimi, approfittando delle numerose offerte che si presentano in questo periodo dell'anno.

Un'ulteriore spesa è quella relativa ai libri, che, quest'anno - secondo le stime delle Associazioni - si attesterà intorno a 440 - 450 Euro annui, registrando cioè un aumento del 3-5% rispetto allo scorso anno.

In relazione a tale voce di spesa, assai onerosa per le famiglie, Federconsumatori e Adusbef chiedono che vi siano maggiori controlli rispetto al puntuale sforamento dei tetti di spesa fissati dal Ministero (che dovrebbero attestarsi, ad esempio, a cifre inverosimili come 286 Euro per la I° media e 320 Euro per il 4° ginnasio in un Liceo Classico!). Sempre a tale riguardo chiediamo di promuovere iniziative, anche via web, di scambio o vendita di libri usati, incentivando anche l'editoria elettronica o, quantomeno, rendendo disponibili in rete gli aggiornamenti per le nuove edizioni, senza obbligare l'alunno ad acquistare necessariamente un testo nuovo.

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