Una nuova cartella di pagamento Equitalia, semplificata e più facile da leggere, con meno pagine, più spiegazioni e indicazioni più chiare per capire come, dove e quando pagare il debito: è quanto lanciato dall'Agenzia delle Entrate che, afferma una nota, "battezza così il nuovo modello semplificato di cartella, che sarà obbligatoriamente adottato per i ruoli consegnati agli agenti della riscossione dopo il 30 settembre 2010".

La nuova cartella è il frutto anche del confronto di Equitalia con le associazioni dei consumatori all'interno del tavolo del Cncu (Consiglio nazionale consumatori e utenti). "L'intento - afferma l'Agenzia - è coniugare semplicità, chiarezza e brevità, per agevolare i destinatari del messaggio di pagamento semplificato, che sono i cittadini tenuti a versare somme da riscuotere tramite Equitalia, come ad esempio tributi, contributi previdenziali, ma anche sanzioni amministrative e diritti doganali".

Quali dunque le novità? Ci sarà un quadro di sintesi del debito già in prima pagina, con il riassunto delle somme da versare, l'elenco degli enti creditori e le modalità di pagamento, e l'indicazione del termine di 60 giorni dalla notifica della cartella quale limite entro cui si deve saldare il debito. Il secondo foglio indicherà in alto a destra il nome e l'indirizzo dell'Ente che ha emesso il ruolo, rendendolo così immediatamente visibile. Inoltre, c'è una grafica nuova per la sezione chiamata "Dettaglio degli importi dovuti", che descrive nello specifico ogni singola iscrizione a ruolo elencata nella consueta area dedicata agli addebiti.

Nel nuovo modello le istruzioni dettagliano come e dove pagare, fornendo anche le informazioni relative alla possibilità di accedere alla rateazione del pagamento, ora raccolte nella nuova sezione "Dilazioni di pagamento". Più spazio infine alle avvertenze e una sezione con le "Informazioni utili".

Mentre è in corso la manifestazione di protesta, a Piazza Montecitorio, delle vittime della Legge 166/2008, quella che sta letteralmente scippando i risparmi di una vita ai cittadini, mentre i cittadini stanno ancora cercando di capire come sia possibile una legge del genere, in un paese civile e mentre si sta ancora sperando in un "rimedio", il Governo perde "l'ultima occasione per salvarsi la faccia totalmente compromessa nella vicenda delle polizze dormienti".

Era l'ultima occasione, quella del decreto incentivi; si sperava che nel decreto ci fosse, come promesso, l'emendamento alla Legge 166/2008 che ne eliminava la retroattività, salvaguardando il diritto delle famiglie dei risparmiatori deceduti, che avevano sottoscritto le cosiddette polizze dormienti, di recuperare i soldi. Ma il Consiglio del Ministri ha approvato il decreto incentivi senza l'emendamento.

A dare la notizia sono Adiconsum, Adusbef, Federconsumatori e Movimento Difesa del Cittadino, le Associazioni dei consumatori che dalle 10 stanno manifestando accanto alle famiglie truffate. "In questo modo, - spiegano le quattro Associazioni dei consumatori - Tremonti mette le mani nelle tasche di famiglie spesso povere, ma che comunque avevano affidato allo Stato attraverso Poste i risparmi di una vita. Questi soldi non si sa neppure dove andranno a finire, perché questo Governo sta pensando soltanto a raccattare soldi da tutte le parti per un fantomatico Fondo per il risparmio tradito, che in realtà non sta dando nulla a nessuno".

"Stiamo studiando tutti i modi per vincere questa battaglia contro questo decreto e ci riusciremo - ha detto Antonio Lirosi, responsabile Commercio e Consumatori del Pd, anche lui, da stamattina, al fianco dei manifestanti. "Prima di tutto la retroattività non è così scontata - spiega Lirosi - perché fino ad ottobre 2008 valeva la regola dei dieci anni. Questo ha spinto ieri sera Poste a fare pressione sul Ministero dell'Economia e so che hanno riaperto il caso durante il Consiglio dei Ministri".

"Ma è una cosa incivile, da terzo mondo far partire una legge due anni prima" dice una voce dal gruppo dei manifestanti. "Anche uno studente al primo anno di giurisprudenza, infatti, può vedere che c'è un difetto di incostituzionalità - risponde Lirosi - perché c'è un danno di tipo patrimoniale rispetto ad un diritto acquisito; e poi ci sono tre normative che si contrastano: il regolamento fatto dal Governo Prodi nel 2007 che disciplina le modalità di versamento al Tesoro dei dormienti, sia per le assicurazioni sia per le polizze di poste, e che dice che la prescrizione arriva dieci anni dopo e questa norma non è stata abrogata ed è valida fino ad ottobre 2008; poi arriva il Decreto Alitalia che obbliga le compagnie a versare tutte le polizze non riscosse dal 2006 in poi, cambiando il termine di prescrizione; e poi c'è anche il Codice Civile che dà 10 anni di tempo agli eredi per accettare l'eredità".

"Quindi i giudici si divertiranno con questa che è un'ingiustizia che lede i principi costituzionali, attacca le persone negli affetti più cari e crea un danno anche a Poste che da sempre è considerato un posto sicuro dove mettere i soldi."

 

Domani, 20 marzo, entra in vigore il Decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28 recante "Attuazione dell'articolo 60 della legge 18 giugno 2009, n. 69, in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali". Il Dlgs 28/2010 introduce nell'ordinamento giuridico italiano il nuovo istituto della mediazione civile e commerciale come metodo di risoluzione delle controversie alternativo rispetto al processo ordinario. L'obiettivo del provvedimento è risolvere le eventuali controversie in tempi ragionevoli o mediate un accordo amichevole o alla formulazione di una proposta per la risoluzione di una controversia civile e commerciale, fatta eccezione per quelle inerenti diritti indisponibili (ossia diritti della personalità, diritti non patrimoniali sui beni immateriali, molti diritti nascenti da rapporti familiari), attraverso un mediatore professionista con caratteristiche di imparzialità e idoneità al corretto e sollecito espletamento dell'incarico.

I soggetti, che intendono esercitare in giudizio un'azione relativa a diritti disponibili (condominio, successioni ereditarie, locazione, risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti, da responsabilità medica, contratti assicurativi, bancari e finanziari) devono preliminarmente ricorrere alla mediazione che diventa, dunque, condizione di procedibilità della domanda giudiziale. Lo svolgimento della mediazione non preclude in ogni caso la concessione dei provvedimenti urgenti e cautelari, né la trascrizione della domanda giudiziale.

Per accedere alla mediazione è sufficiente presentare una semplice domanda scritta, senza particolari formalità, che va depositata presso l'organismo di mediazione scelto. I consigli degli ordini degli avvocati possono istituire organismi di mediazione presso ciascun tribunale, avvalendosi di proprio personale e utilizzando i locali loro messi a disposizione dal presidente del tribunale.

Il procedimento di mediazione ha una durata non superiore a quattro mesi che decorre dalla data di deposito della domanda di mediazione stessa all'organismo di mediazione.

Il provvedimento non ha riscontrato il parere favorevole delle Associazioni dei Consumatori: queste, infatti, che avevano presentato un emendamento che non è stato preso in considerazione. La proposta era di inserire un comma nel quale si impegnava e si delegava al Ministero dello Sviluppo economico di attuare una normativa per il riconoscimento degli accordi di conciliazione diretta che le Associazioni hanno stipulato con le imprese e che hanno ottenuto, finora, meritevoli successi.

No alla profilazione occulta che permette di creare profili dei clienti in base a gusti o abitudini e di usare i dati personali per il marketing: le aziende devono chiedere un consenso specifico. È quanto ribadito dall'Autorità Garante per la Privacy in un provvedimento nel quale ha vietato alla società ASM Energia e Ambiente Srl, che opera nel settore dell'energia elettrica e del gas in alcune province del Nord Italia, l'ulteriore trattamento dei dati personali della clientela raccolti illecitamente.

Dalle ispezioni è emerso infatti che la società sottoponeva alla clientela un modello di richiesta di consenso unico sia per fornire il servizio - consenso non necessario quando si tratta di obblighi contrattuali, precisa il Garante - sia in ordine a diversi obiettivi per i quali i dati venivano raccolti e utilizzati, dalle analisi delle abitudini e delle scelte di consumo alle ricerche di mercato.

"La normativa sulla privacy stabilisce, invece, che la richiesta di consenso - informa l'Autorità nella newsletter - non può avere carattere generico: gli interessati devono essere messi in grado di esprimere consapevolmente e liberamente le proprie scelte in ordine al trattamento dei propri dati personali, manifestando un consenso specifico per ciascuna distinta finalità perseguita dal titolare". Alla società, che ha provveduto tempestivamente a non trattare i dati in modo illecito, è stato inoltre imposto di riformulare il modello di informativa e di trasmetterne esemplare al Garante.

Il consumatore 'intelligente' riesce a trarre insegnamenti positivi anche dalla crisi economica. Tra gli esperti di tendenze dei consumi, si sta facendo strada infatti la convinzione che - a causa della cattiva congiuntura - i consumatori abbiano iniziato ad apprezzare stili di vita improntati alla condanna degli sprechi, alla sostenibilità ambientale e a privilegiare i marchi che si distinguono per una maggiore attenzione alla dimensione etica.

Dal libro "La società post-crescita. Consumi e stili di vita" (Egea, 2010, 430 pagine, 26,50 euro) di Giampaolo Fabris, docente di sociologia dei consumi all'Universita' Iulm, emerge che nella società italiana, e non più solo in nicchie elitarie, si fa strada la convinzione che siano possibili e apprezzabili stili di vita contraddistinti inoltre "dal disagio per le forti sperequazioni sociali, dalla maggiore oculatezza nello spendere, dalla presa di distanza da processi di accumulazione di beni e servizi scissi da una loro effettiva fruizione, da uno shift di attenzione dai beni identitari a quelli relazionali, da un diffuso goodwill verso le marche che si caratterizzano per una maggiore attenzione alla dimensione etica".

Insomma, sotto i colpi della crisi anche il mito della crescita economica sembra cominciare a vacillare e a non essere più considerato un valore assoluto, da inseguire a ogni costo. Costretto a spendere meno, il consumatore si è accorto che può spendere meglio, rispettando gli altri e l'ambiente senza rinunciare alla qualità, è quanto rivela in pratica il libro di Giampaolo Fabris.

Per il sociologo, i più recenti sviluppi dei consumi - in tendenza complessivamente negativa a causa della cattiva congiuntura - dimostrano chiaramente che comparti come l'alimentazione biologica e il benessere sembrano andare invece controcorrente, a discapito della bulimia consumista ante crisi. Così, mentre a tavola la qualità prevale nettamente sulla quantità, si allungano invece i tempi di sostituzione di beni come automobili ed elettrodomestici.

"Gli italiani che dichiarano di consumare regolarmente cibi biologici - scrive Fabris nel libro - passano dal 22% del 2008 al 26% del 2009 (circa il 3% della spesa alimentare complessiva delle famiglie italiane), in linea con quanto segnalato da Nielsen che, nella prima metà del 2009, ha registrato nella grande distribuzione un aumento del biologico dell'8,5% in Italia, che con circa 50mila produttori che adottano tecniche di coltivazione rispettose dell'ambiente è il primo produttore al mondo nell'agroalimentare biologico".

Anche in economia, viene messo in discussione il mito del Pil come indicatore assoluto di sviluppo e vacilla il potere delle marche come inarrivabile segno di 'esclusività': il consumatore, costretto dalla crisi a spendere meno, ha scoperto che può usare meglio le sempre più risicate risorse economiche, senza necessariamente pagare cifre spropositate per comprare 'firmato'. Il sociologo ammette di individuare una tendenza ancora nella sua fase iniziale, ma scommette sul potere della Rete come moltiplicatore di informazioni per il consumatore.

"Il più forte ostacolo alla diffusione di queste nuove tendenze -scrive Fabris- è rappresentato dalla mancanza di un' elaborazione collettiva, di paradigmi a cui fare riferimento, dall'assenza di modelli proposti dai media".

Il web però si sta rivelando un elemento decisivo per il superamento della passività del consumatore a causa delle antiche carenze informative e il libro di Fabris potrebbe rappresentare un importante strumento di elaborazione teorica per l'affermazione di queste nuove tendenze.

La Commissione attività produttive della Camera ha approvato in sede deliberante il disegno di legge sul Made in Italy. Il via libera è stato dato all'unanimità ; la norma ora è legge. Cosa prevede il provvedimento? Innanzitutto saranno "Made in Italy" solo le scarpe, i vestiti e gli articoli in pelle prodotti prevalentemente in Italia.

La denominazione "Made in Italy" potrà essere usata esclusivamente per prodotti finiti le cui fasi di lavorazione abbiano avuto luogo prevalentemente nel territorio italiano; in particolare, se almeno due delle fasi di lavorazione sono state eseguite nel territorio italiano e se per le rimanenti fasi è verificabile la tracciabilità. I prodotti che non potranno essere marchiati come "Made in Italy" dovranno essere obbligatoriamente etichettati con l'indicazione dello Stato di provenienza.

L'etichetta obbligatoria consentirà la tracciabilità, nel senso che indicherà non dove il prodotto è stato finito ma dove sono state eseguite le lavorazioni. Dovrà essere apposta su tutti i prodotti finiti e intermedi, evidenziando il luogo di origine di ciascuna delle fasi di produzione. Dovrà, poi, contenere indicazioni sulla conformità dei processi di lavorazione alle norme vigenti in materia di lavoro, la certificazione di igiene e di sicurezza dei prodotti; l'esclusione dell'impiego di minori nella produzione; il rispetto della normativa europea e degli accordi internazionali in materia ambientale. Il Senato ha stabilito che sarà un decreto del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il ministro dell'Economia e delle Politiche europee, da emanare entro quattro mesi dall'entrata in vigore della legge, previa notifica all'Ue, a stabilire le caratteristiche dell'etichettatura obbligatoria e di impiego dell'indicazione "Made in Italy", nonché le modalità per l'esecuzione dei relativi controlli, anche attraverso il sistema delle Camere di commercio.

Il provvedimento dovrebbe entrare in vigore il primo ottobre.

Anche se in Italia gli affitti continuano a salire, prendere un appartamento in locazione a Roma o a Milano conviene rispetto alle altre principali metropoli europee. Di sicuro a Milano conviene di più che a Roma, come si evince dai dati della Camera di Commercio di Milano, elaborati sugli ultimi disponibili dell'Economist Intelligence Unit relativi a dicembre 2009. Infatti, su 32 centri europei Milano si posiziona al 20° posto, 2 posti più in alto rispetto all'anno precedente, mentre Roma è nella prima metà della classifica, cioè al 10° posto.

Londra è la città europea dove affittare un appartamento è quasi proibitivo, con costi che sono circa quattro volte quelli di Milano. Al secondo e terzo posto ci sono Parigi e Zurigo; seguono Copenaghen, Vienna e Ginevra. Le ultime due posizioni sono, invece, occupate da Sofia e Lione.

E se lo sguardo si allarga agli altri continenti, le cose non è che cambino di molto. Londra, infatti, resta al primo posto su 136 città. A seguire la città del Tamigi ci sono Tokio, Hong Kong, Mosca e New York. Milano si posiziona a metà classifica, al 67° posto e Roma 16 posizione più in alto, al 41°. Tra le prime dieci classificate ce n'è qualcuna che non ci si aspetta di trovare: al 7° posto c'è Almaty in Kazakistan, seguita dalla capitale del Qatar Doha, dalla nigeriana Lagos e da Teheran. La città più conveniente è invece la capitale del Nepal Kathmandu, seguita da Tunisi.

Il claim dell'operazione IDEAFORD recitava: "50% un'auto nuova al costo di un'auto usata. Nuovo come usato". Era al centro di una pagina con il logo Ford e l'immagine di diversi modelli dell'autovettura Fiesta Tdci, che riportavano sul cruscotto l'indicazione di prezzi da 4.950 euro a 6.120 euro, pari appunto a circa il 50% del prezzo di listino. Risultato: la campagna pubblicitaria - pubblicata sulle pagine di diversi quotidiani fra marzo e aprile 2008 - induceva i consumatori a credere che fosse possibile acquistare un'autovettura Ford Fiesta Tdci nuova a metà prezzo, ossia al costo di una usata.

Una pubblicità ingannevole, perché solo rivolgendosi ai concessionari Ford i consumatori venivano a conoscenza che l'offerta IDEAFORD consisteva in una operazione di finanziamento che prevedeva il versamento iniziale del 50% del prezzo di listino dell'auto, con la possibilità di utilizzarla e acquistarla, versando la restante parte del prezzo, chiamato Valore Futuro Garantito, alla fine della durata del contratto, pari a 24 mesi. Pubblicità ingannevole per la quale l'Antitrust ha sanzionato la Ford Italia Spa, la FCE Bank Plc del Gruppo Ford Motor Company e tre concessionarie (Motorstore Spa in fallimento, Authos Spa e Garage Alpe) con multe per complessivi 255 mila euro.

"Come accertato nel corso dell'istruttoria svolta, - afferma l'Antitrust nell'odierno bollettino - in realtà, l'operazione "IDEAFORD", pubblicizzata nei messaggi in esame, consiste in un finanziamento rateale con maxirata finale che prevede la possibilità di usare un'autovettura nuova, per un periodo di 24 o 36 mesi, versando un anticipo (compreso fra il 5% ed il 50% del prezzo di listino), con facoltà, al termine del programma, di riconsegnarla o di acquistarla, saldando il c.d. 'Valore Futuro Garantito'".

A questo si aggiunge che proprio l'enfasi del claim "50% un'auto nuova al costo di un'auto usata. Nuovo come usato" e, nello specifico, l'utilizzo dell'espressione "costo", che rappresenta il corrispettivo per l'acquisto di un bene, insieme alle immagini usate, "appaiono tali da fuorviare il consumatore circa il significato economico dell'operazione, inducendolo a ritenere che si tratti di un'offerta promozionale che prevede l'acquisto di un'autovettura nuova a metà prezzo". In particolare, le sanzioni decise dall'Antitrust sono di 90 mila euro per Ford Italia, 70 mila per FCE, 5 mila per Motorstore, 35 mila per Authos e 55 mila per Garage Alpe.

"I nostri soldi, i nostri diritti!". L'accesso a servizi finanziari stabili, sicuri e giusti riveste ovunque importanza per i consumatori, specialmente nella condizione di pressione esercitata dalla crisi finanziaria globale. Così per Consumers International è centrata proprio sui servizi finanziari l'odierna Giornata mondiale del consumatore, un evento che si celebra ogni anno il 15 marzo, dal 1983, per evidenziare la promozione e la protezione dei diritti dei consumatori. La Giornata trae origine dalla dichiarazione sulla protezione degli interessi dei consumatori del presidente statunitense John Kennedy, che il 15 marzo 1962 enunciò i quattro diritti di base dei consumatori: il diritto alla sicurezza, il diritto a essere informati, il diritto di scegliere e il diritto all'ascolto.

Il tema di quest'anno, ribadisce dunque Consumers International (movimento che riunisce oltre 220 organizzazioni componenti di 115 paesi) punta i riflettori sui servizi finanziari. Consumers International conduce sforzi internazionali per accrescere la consapevolezza e assicurare - si legge in una nota stampa - migliori servizi finanziari, dissipando dunque i falsi miti sulle attitudini dei consumatori verso materie finanziarie. In un nuovo rapporto, "I nostri soldi, i nostri diritti: come il movimento consumerista globale sta lottando per giusti servizi finanziari", Consumers International sottolinea nel dettaglio i diversi approcci adottati dalle organizzazioni dei consumatori per fare pressione verso l'adozione di equi trattamenti da parte dei fornitori di servizi finanziari. Ha commentato il direttore generale di CI Joost Martens: "Che protegga i consumatori da contratti ingiusti e tariffe inique o che aiuti nell'assicurare un accesso di base a coloro che attualmente ne sono privi, le organizzazioni consumeriste compiono un lavoro vitale sui servizi finanziari. La Giornata mondiale del consumatore 2010 è tutta dedicata ad attirare l'attenzione su questa causa fondamentale".

In occasione dell'odierna Giornata, il vice-presidente della Commissione europea responsabile per Giustizia, Diritti Fondamentali e Cittadinanza Viviane Reding ha assicurato: "John Dalli (nuovo Commissario Europeo alla Salute e ai Consumatori, ndr) e io lavoreremo insieme nell'interesse dei consumatori europei". Reding ha inoltre sottolineato l'importanza del Mercato Unico e ha evidenziato che la Direttiva sui diritti del consumatore "deve essere la pietra angolare per la protezione del consumatore nel Mercato Unico nei prossimi anni".

Fra i dati ricordati da Reding, c'è l'evidenza che gli europei vivono in un mercato composto da più di 500 milioni di consumatori, "ma quando andiamo online e proviamo ad acquistare, non ce ne accorgiamo" e il Mercato Unico lascia indietro i consumatori più "tecnologici". "Molti siti internet - ha detto Reding - permettono di acquistare online solo con un indirizzo di un determinato paese. Una ricerca ha rilevato che il 61% delle transazioni transfrontaliere non può essere completata perché i negozi online non servono il paese del consumatore". Allo stesso tempo, "è incoraggiante - ha aggiunto Reding - che ci sia un grande desiderio di trarre vantaggio dal Mercato Unico. Un terzo dei consumatori prenderebbe in considerazione l'acquisto online da un altro paese perché più economico o migliore. Purtroppo, solo il 7% in realtà lo fa. Se fornissimo ai consumatori più fiducia, potremmo sbloccare il pieno potenziale economico del mercato unico europeo online, che vale più di 100 miliardi".

Il 18 e il 19 marzo a Bruxelles si terrà il Vertice Europeo dei Consumatori, European Consumer Summit 2010. Tanti i temi in discussione, tutti incentrati sulla figura del consumatore e sui suoi diritti, e tante le personalità che parteciperanno al Summit, a cominciare dal nuovo Commissario Europeo alla Salute e ai Consumatori, il maltese John Dalli, e dal Direttore della DG SANCO, la Direzione Generale della Salute e dei Consumatori, Robert Madelin. Attraverso focus e workshop la politica europea dei consumatori verrà analizzata sotto tutti gli aspetti, e verranno delineate le sfide per la futura strategia per i servizi ai consumatori.

La materia dei servizi è, infatti, lo snodo da cui si dipanano trasversalmente tutte le politiche dell'Unione Europea sulla tutela del consumatore. E questo Summit si concentra, appunto sull'accesso, equità e scelta dei servizi. Riunendo consumatori, difensori dei consumatori, rappresentanti delle imprese e responsabili politici, il tema dei servizi verrà sviscerato da diverse angolazioni e si cercherà di produrre proposte concrete verso quello che è il principale obiettivo dell'Ue: un mercato europeo unico, che lavora per le persone, garantendo loro un miglior accesso, una più vasta scelta, una maggiore qualità e trasparenza, un reale confronto tra i prezzi e una maggiore facilità nel cambiare servizio o fornitore.

Una Regione può decidere orari e ritmi di apertura delle farmacie; questo non va contro i principi di libera concorrenza del diritto comunitario. E' quanto precisa oggi l'Avvocato generale della Corte europea di Giustizia che è stato chiamato in causa dal Tar del Lazio per chiarire la seguente situazione. La titolare di un'antica farmacia al centro di Roma, ha chiesto all'unità sanitaria locale (USL) che, in base alla legge regionale del Lazio fissa i ritmi di apertura delle farmacie della zona di competenza, di rinunciare alla chiusura annuale e settimanale ed allungare l'orario di apertura. L'USL non ha autorizzato questa richiesta e la farmacista si è rivolta al Tar che, a sua volta, ha presentato il caso alla Corte europea di Giustizia.

L'Avvocato generale ha ricordato che "la legge della Regione Lazio affida la fissazione dei ritmi di apertura delle farmacie site nel Comune di Roma all'unità sanitaria locale (USL) territorialmente competente, che, nel caso di farmacie situate in zone municipali particolari, può discrezionalmente modificare tali ritmi, sentiti il sindaco, l'ordine provinciale dei farmacisti e le organizzazioni professionali più rappresentative delle farmacie pubbliche e private".

Dunque secondo l'Avvocato generale "la partecipazione consultativa delle organizzazioni sindacali più rappresentative delle farmacie pubbliche e private nel procedimento decisionale, in quanto ispirata prettamente alla necessità di organizzare i servizi di guardia tra le farmacie, è compatibile con il divieto di creare, favorire o rinforzare delle intese anticoncorrenziali che incombe agli Stati membri in virtù delle norme in materia di concorrenza e del principio di leale cooperazione. Inoltre, la riduzione del servizio non discrimina i clienti in funzione della nazionalità, e pertanto la libertà di stabilimento non si oppone ad una legge regionale che limita le modalità di apertura quotidiana, settimanale ed annuale delle farmacie".

Il 4 marzo scorso Trenitalia e le Associazioni dei Consumatori hanno sottoscritto un nuovo accordo che estende la procedura di conciliazione a tutto il territorio nazionale. In particolare, la nuova procedura avrà per oggetto i reclami relativi ai viaggi effettuati a partire dal 1° gennaio 2010, con origine e destinazione nel territorio italiano, sui treni Trenitalia ES AV Fast, ES AV, ES Fast, Es, Es City, IC, ICN ad esclusione dei treni oggetto di contratto di servizio.

Se un reclamo non ha avuto una risposta soddisfacente o non ha ricevuto alcuna risposta entro sessanta giorni dalla presentazione, è possibile accedere alla conciliazione per il tramite di una delle Associazioni dei Consumatori firmatarie del Protocollo.

  • La domanda di conciliazione deve essere inviata:
    entro sessanta giorni decorrenti dalla data di ricevimento della risposta al reclamo
  • in caso di mancata risposta, entro sessanta giorni dalla scadenza del termine di sessanta giorni decorrenti dalla data di presentazione del reclamo
  • compilando l'apposito modulo di richiesta da inoltrare (via fax, raccomandata AR o in via telematica):
    o tramite le Associazioni firmatarie
    o direttamente all' Ufficio Conciliazioni di Trenitalia-Piazza della Croce Rossa,1 00161-Roma, al fax 06 44103490, oppure all'indirizzo email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (in questo caso va allegato in formato elettronico, il modulo firmato)

Se non viene indicata l'Associazione che dovrà rappresentare il cliente nella conciliazione, Trenitalia provvederà ad assegnare la domanda ad una delle Associazioni dei Consumatori firmatarie del Protocollo in applicazione di un criterio turnario.

La Commissione di Conciliazione, composta da Conciliatori designati da Trenitalia e dalle Associazioni dei Consumatori, esaminerà la domanda tenendo conto degli impegni contrattuali, della normativa di settore e delle norme di tutela dei consumatori e, secondo principi di equità, valuterà la possibilità di formulare una proposta di conciliazione soddisfacente per le parti, che comunque verrà sottoposta al cliente per l'eventuale accettazione.

L'Agenzia Italiana del Farmaco ha comunicato la revoca dell'Immissione in Commercio di "Tinset prima infanzia 0,25% gocce orali sospensione" giustificata da un'assenza di un significativo beneficio terapeutico del dosaggio 0,25% nella fascia di popolazione approvata (prima infanzia), per ridurre il rischio di esposizione a sovradosaggio. L'Aifa comunica, altresì, che l'unica formulazione orale liquida che rimane in commercio, Tinset 2,5% gocce orali sospensione, viene controindicata all'uso nei bambini di età inferiore ad 1 anno.

Oltre un quarto del reddito delle famiglie è destinato alla casa e l'Italia è molto lontana dagli standard europei in tema di affitti. "E l'accessibilità dell'affitto in Italia è diventata negli ultimi anni gravemente insufficiente, infatti il 17% delle abitazioni occupate lo sono in base ad un titolo di affitto. In Germania la percentuale sfiora il 60%; in Francia supera il 40%, in Gran Bretagna il 30%. Solo Irlanda e Spagna hanno percentuali più basse delle nostre". È il quadro che emerge dal convegno "Crisi del mercato italiano degli affitti: come uscirne", che si è svolto oggi presso il Cnel.

Il problema della casa è naturalmente particolarmente sentito, e l'Italia si colloca al secondo posto della classifica relativa all'aumento del rapporto tra spesa per la casa e totale delle spese delle famiglie. Oltre un quarto del reddito delle famiglie italiane è dunque destinato alla casa. "Si tratta di un dato - afferma il Cnel - che può essere apprezzato in tutta la sua rilevanza se si nota che la media europea oscilla attorno al 5% (cinque volte meno che da noi), e che Francia, Inghilterra e Germania sono sotto la media europea, mentre la Spagna ha una spesa di circa il 50% inferiore alla nostra".

Aumentano in Italia le richieste di finanziamento sospette di frode, con un percentuale pari al 40% nel 2009 e un'incidenza di circa 40 casi sospetti ogni 10 mila. Le frodi creditizie sono sempre più organizzate, e anche se il fenomeno a danni di banche e finanziarie appare contenuto, si segnala soprattutto "l'interesse sempre maggiore dimostrato da parte di gruppi microcriminali organizzati".

È quanto rileva Experian, società che offre informazioni commerciali e servizi d'analisi, per la quale "le segnalazioni di tentativi di frode riconducibili a gruppi di persone che si organizzano a tal proposito è aumentato di circa il 40%, con un'incidenza di circa 40 casi sospetti ogni 10.000, in confronto ai 28 registrati nel corso del 2008. Questi tentativi di frode - afferma la società - vedono più persone scambiarsi e condividere informazioni personali proprie o di terzi (come ad esempio documenti d'identità, conti bancari, indirizzi di residenza o recapiti telefonici), per richiedere finanziamenti poi in capo a terzi ignari o destinati a non essere mai più rimborsati".

Si tratta comunque di casi che possono essere bloccati dai sistemi antifrode che segnalano anomalie nell'uso dei dati personali.

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