La cancellazione delle  tariffe  di  roaming  nei  confini dell’Unione Europea entro il 2017 è stata a lungo sbandierata come la dimostrazione di voler realmente creare un’Europa più vicina agli interessi e al portafoglio dei suoi cittadini. Al momento però il dibattito è ancora del tutto aperto. Il Presidente della Commissione Europea, Jean Claude Junker,  infatti, ha bocciato il testo che prevedeva forti limitazioni all’uso del roaming e ha proposto di formulare un nuovo orientamento. Oggetto della discussione è il regolamento 531 del 2012, che appunto disciplina    la rimozione delle tariffe sul roaming, per il quale è necessario procedere a dettagliare la cosiddetta “fair use clause”, clausola che consente l’abbandono del roaming senza causare la distorsione del mercato interno.

Dal 15 giugno 2017 le compagnie telefoniche dovranno infatti includere nei loro contratti i servizi di roaming alle stesse tariffe offerte per il traffico nazionale per chiamate, messaggi e connessione dati. Ad avvantaggiarsi delle nuove misure saranno    i cittadini del Paese in cui è attivo l’operatore e coloro che con esso hanno legami stabili: studenti trasferiti all’estero per periodi di scambio, lavoratori “pendolari” (la Commissione cita ad esempio il caso di residenti francesi o tedeschi che si recano a lavorare in Lussemburgo) o  cittadini  che  si  trasferiscano  per periodi prolungati in Paesi diversi di quelli di residenza. Il rischio che si vuole evitare è quello di  un “roaming permanente”, che porterebbe ad una guerra tariffaria tra gli operatori dei diversi paesi.    La prima versione dell’atto regolativo, presentata agli inizi di settembre, includeva una combinazione di tetti di utilizzo del roaming e di tariffe applicate una volta superati che rischiava di innescare una guerra tariffaria tra gli operatori dei diversi paesi: 30 giorni di utilizzo roaming consecutivo, 90 complessivi in un anno, e conseguenti tariffe di 4 centesimi al minuto per chiamata, 1 centesimo per SMS e 0,85 centesimi per Megabyte utilizzato. L’ultima versione del atto, presentata a settembre dalla Commissione, dispone invece tre criteri per verificare l’effettiva  esistenza  di pratiche abusive: la netta prevalenza di traffico  in roaming rispetto a quello nazionale, la lunga inattività di una SIM che sia utilizzata esclusivamente in roaming e la sottoscrizione di abbonamenti multipli, utilizzati solo in roaming, da parte dello stesso utente.

Questa formulazione, che dovrà essere discussa entro il prossimo 15 dicembre con il Berec, arriva in realtà al termine di una fase piuttosto turbolenta che ha rischiato di compromettere l’esito dell’intero regolamento. Le associazioni dei consumatori italiane e le loro rappresentanze europee temono infatti che l’approccio adottato sia ancora troppo “morbido”   e inefficace a raggiungere l’obiettivo di un mercato unico delle telecomunicazioni. L’invito da parte delle associazioni nazionali è rivolto principalmente a Governo e Ministero dello Sviluppo Economico affinchè l’Italia si esprima con una posizione che rispecchi l’interesse dei consumatori.

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